La Collezione Rumma a Capodimonte. Così Sylvain Bellenger: “Con il loro dono Lia e Marcello Rumma entrano nella storia, ma, ancor più, fanno entrare la storia a Capodimonte”

redazione

E’ stata segnata da un successo forse anche oltre le aspettative, la conferenza stampa con cui -davanti ad una folla di intervenuti, fra cui le principali istituzioni partenopee, Sindaco e Assessori compresi, addetti ai lavori, giornalisti e semplici interessati-  lo scorso 21 Luglio, a Capodimonte, il Direttore del Real Bosco e Museo, Sylvain Bellenger, alla presenza del Segretario Generale del Ministero della Cultura, Salvatore Nastasi, del Direttore Generale dei Musei, Massimo Osanna e deI Direttore Generale Creatività Contemporanea Onofrio Cutaia, ha ufficializzato, per così dire, la donazione della prestigiosa collezione Lia e Marcello Rumma alla principale istituzione museale partenopea, la quale, come ha affermato in un messaggio il Ministro Franceschini (non presente per le note vicende politiche succedutesi il giorno prima che hanno malauguratamente portato alle dimissioni del Governo Draghi):

“Capodimonte si conferma come il grande museo dell’arte italiana dal XII secolo a oggi … Lia ha al suo fianco tutto il mondo del contemporaneo italiano a festeggiare questo grande gesto di mecenatismo culturale di cui lo Stato italiano non può che ringraziarla”.

Il Direttore Bellenger ha reso noti tutti i passaggi che hanno determinato l’evento, chiarendo che l’intera collezione  – che consta di 70 opere tra dipinti, sculture, grafica, realizzate a partire dagli anni Sessanta, da artisti italiani tra i più noti, in particolare esponenti dell’Arte povera-  sarà esposta nella Palazzina dei Principi, elegante edificio fondato dai Carmignano, marchesi di Acquaviva,  prima del Palazzo reale, situato davanti alla facciata principale della Reggia.

L’ideatore e direttore scientifico del progetto è Gabriele Guercio, storico dell’arte che ha numerose pubblicazioni a suo credito, attinenti all’arte quanto alla storia delle idee. Il progetto architettonico è affidato all’architetto Ippolito Pestellini e al suo studio 2050+, uno studio di ricerca e architettura con sede a Milano, che lavora tra design, politica, tecnologia, ambiente e cultura visiva.

Lia e Marcello Rumma alla Seconda Rassegna Internazionale di Arti Figurative di Amalfi, RA2, L’Impatto Percettivo, Amalfi 1967 Courtesy Archivio Lia Rumma

Va sottolineato come la raccolta Lia e Marcello Rumma si aggiunga alla sezione di arte contemporanea del Museo che consta oggi di oltre 175 opere inserite tra il secondo e il terzo piano, e che documenta l’impegno civile e culturale di artisti italiani e stranieri come Carlo Alfano, Daniel Buren, Luciano Fabro, Joseph Kosuth, Mario Merz, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Mario Merz, Louise Bourgeois, Candida Höfer e Sigmar Polke.

Terza Rassegna Internazionale di Arti Figurative di Amalfi, realizzata per iniziativa di Marcello Rumma; in primo piano l’opera Dirzione (1967 -68) di GiovannI Anselmo, Ph credit Bruno Manconi; courtesy Lia Rumma

Lia Rumma nel suo intervento ha tenuto a ringraziare quanti hanno reso possibile questo straordinaria circostanza, non mancando di ricordare con toni commossi come e perchè nacque la collezione: a partire dagli inizi degli anni ‘6o, quando lei e Marcello, direttore del Collegio Colautti, diviene sponsor e organizzatore di importanti rassegne d’arte a Salerno e negli antichi Arsenali di Amalfi, tra cui Arte Povera + Azioni Povere (1968) a cura di Germano Celant, recentemente inserita tra le mostre più importanti del secolo; poi il 1971, segnato dalla scomparsa di Marcello, quando Lia decide di trasferirsi a Napoli e apre la sua prima galleria d’arte contemporanea al Parco Margherita, inaugurando la sede con la personale L’Ottava Investigazione dell’artista Joseph Kosuth, uno dei principali protagonisti della Conceptual Art.

Di lì l’idea di Lia di indirizzare fin da subito la propria ricerca verso i movimenti artistici contemporanei nazionali e internazionali (Arte Povera, Minimal Art, Conceptual Art) e sui loro protagonisti.

“Sentivo la stretta esigenza di entrare nella contemporaneità e darle voce fin quando possibile, sia come organizzatrice di eventi e mostre, sia come collezionista”

così ha raccontato nel suo intervento; in questo modo Napoli poteva conoscere tempestivamente quanto di importante e di nuovo accadeva a livello artistico nelle grandi capitali internazionali quali New York, Londra e Parigi. E la scelta non poteva essere più azzeccata: la Galleria Lia Rumma diventava immediatamente un punto di riferimento essenziale per l’Arte Contemporanea a livello internazionale, lo dimostrano le esposizioni succedutesi nel corso degli anni.

Gilberto Zorio, Il Fuoco è passato (Eternit, non contenente amianto), rete metallica, combustione ottenuta con fiamma ossidrica Photo credit Bruno Manconi. Courtesy Archivio Lia Rumma

A Napoli : Castel dell’Ovo Rooted Rhetoric, a cura di Gabriele Guercio (1986); al Museo di Capodimonte, le personali di Gino De Dominicis (1986), Joseph Kosuth (1988), Anselm Kiefer  (1997) e William Kentridge (2009). E poi a Milano dal 1999, con la personale di Enrico Castellani e di seguito, a Trento e a Genova (2001) con Vanessa Beecroft.

Michelangelo Pistoletto, Mappamondo, 1966-68 Giornali pressati, ferro sfera Ø100 cm. struttura Ø 180 cm. Courtesy Archivio Lia Rumma
Gino De Dominicis, Il Tempo, lo Sbaglio, lo Spazio; scheletro di cane, Guinzaglio, pattini a rotelle, lanci metallica verniciata dimensioni variabili; Photo creditMichel Guido. Courtesy Archivio Lia Rumma

Non è possibile in questa sede richiamare tutti gli eventi e gli artisti di fama internazionale inervenuti, ma almeno occorre ricordare la Biennale di Venezia del 2013, con il Padiglione Cileno: e l’iinstallazione di Alfredo Jaar nella Biennale del 2015: e poi ancora le installazioni di Vanessa Beecroft, William Kentridge, Marzia Migliora, Luca Monterastelli e Tobias Zielony.

Fece molto discutere nel  2015-2016 Triumph and Laments di William Kentridge: un imponente fregio realizzato a Roma, sui muraglioni che costeggiano il Tevere tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini – una processione di figure che fanno riferimento alla storia e alla mitologia classica della Capitale. Ed è sempre di Kentridge, con la cura di Lia Rumma, l’installazione permanente nella Metropolitana dell’Arte di Napoli (fermata via Toledo). Nè si può tralasciare l’iniziativa del 2019 – 2022 con cui il Madre, a cura di Gabriele Guercio e Andrea Viliani  ricordava I sei anni di Marcello Rumma; infine l’evento ultimo in ordine di tempo del 2022 alla Biennale di Venezia Padiglione Italia: installazione di Gian Maria Tosatti.

Gilberto Zorio, Untitled, 1968. Ciotola in fibrocemento, polvere di zolfo con limatura di ferro, magnete con manico in
polietilene Ø 120 cm, h 30 cm Photo credit Michele Guido Courtesy Archivio Lia Rumma

Nel suo intervento Sylvain Bellenger ha magistralmente riassunto il significato profondo che la donaazione della Collezione Lia e Marcello Rumma assume in generale ma per Capodimonte in particolare:

“Ci sono vite che sonofatte di passione e di sacrifici, vite consapevoli che non si vince senza intelligenza e visione. Traquesti eroici lottatori ci sono i collezionisti che hanno intuito l’arte del loro tempo, che hanno capito i profondi messaggi che l’arte introduce sempre nelle nostre vite e nel mondo che cicirconda. Sono questi collezionisti a scrivere la storia, per questo i musei, che sono la memoria della sensibilità e del genio umano, rappresentano la destinazione naturale delle loro raccolte. Con il dono della collezione a Capodimonte Lia e Marcello Rumma entrano nella storia, ma, ancor più, fanno entrare la storia a Capodimonte, una storia di cui sono stati testimoni e attoriquando alla fine degli anni Sessanta con l’Arte Povera, l’arte italiana è entrata radicalmente nella contemporaneità”.

Roma 24 Luglio 2022