A Isernia nuovi lavori di Anna Di Fusco; testi di Gennaro Petrecca e Carmen D’Antonino; una nota di Vittorio Sgarbi

redazione

Alla Galleria Spazio Arte Petrecca / Spazio Cent8anta. Isernia

La mostra potrà essere visitata fino al 14 settembre presso i locali situati in Corso Marcelli 180 a Isernia. con i seguenti orari di apertura: dal mercoledì alla domenica, dalle ore 11:30 alle ore 13:00 e dalle 17:30 alle ore 19:30.

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Il gusto, l’eleganza,la misura guidano il pensiero e la mano di Anna Di Fusco, che sembra l’erede di Mariano Fortuny dopo un incontro con Giulio Turcato. Ne esce una pittura sensibile a minime variazioni, come da intermittenze del cuore.  Vittorio Sgarbi

Gennaro Petrecca

Mi imbatto in Anna Di Fusco casualmente, per interposta persona, e di lei mi cattura immediatamente lo sguardo vigile, accorto, penetrante, che punta dritto all’essenza delle cose e delle persone che la circondano e la incuriosiscono.

Maledetti Toscani, scriveva l’indimenticato Curzio Malaparte, ed io di lei non posso che scrivere “testarda molisana ” avendo appreso che le sue radici, anche abbastanza recenti affondano nella dura terra che un tempo era il Contado di Molise.

La provenienza, tuttavia, mi ha aiutato nel dare un senso alla sua arte, riflesso della sua indole, una combattente penetra, una guerriera sannita, un donna che traspone sulla tela la propria vitalità ed energia creativa, anzi il suo disordine esistenziale trova nell’arte la sua quiete, quale fiume tempestoso che precipita in mare, laddove tutto si placa.

L’arte è per Anna Di Fusco innanzitutto un trionfo del colore, non solo dei colori primari quanto di una ricerca alchemica di tonalità indefinite, la sua pittura pur essendo una pittura di superficie, in molte opere è il risultato di una stratificazione cercata, frutto di accostamenti cromatici che nella sovrapposizione si fondono, si elidono vicendevolmente dando un senso di incompiuto e di forte impatto magnetico.

E’ necessario fermarsi a guardare con attenzione per capire il senso di alcuni lavori che affondano nel cosmico, richiamano la struttura dell’Universo e nello stesso tempo prendono le forme dell’estremo opposto, dell’infinitamente piccolo, di un’ immagine che pare ingrandita al microscopio alla ricerca quasi di un affresco coperto nei secoli dalla materia che vi si e’ sovrapposta.

Ebbene proprio con la materia Anna gioca in un equilibrio perfetto, tracciando linee, solcando la superficie pittorica con un spatolata secca, mai casuale o scontata, in quanto parte di un tutt’uno già presente nel suo immaginario pittorico, nei suoi paesaggi onirici, nei suoi colori elettrici che restano il segno più evidente della voglia di dire tanto, di esprimere con essi la forza della natura, sia essa rappresentata in un campo fiorito, nelle profondità dell’azzurro mare o nel grigio di un cielo plumbeo.

Certo è che traspare una conoscenza della geometria da cui tutto prende forma, che conferisce alla materia quel movimento armonico che dona all’opera il suo senso compiuto, la sua natura tettonica, la sua architettura finita.

Nulla è banale, nessuna linea tracciata, nessun accumulo di materia è li per caso, tutto è contrasto, sentiero, traccia, grumi di essere e di energia inespressa.

Chiari sono i richiami ai Maestri della pittura della nuova era, come oso definire i pittori che da Morandi in poi hanno destrutturato l’oggetto artistico, hanno fatto uso della tela come base di sperimentazione, molte volte con successi discutibili .La pittura di Anna Di Fusco è, nella sua raffinatezza, una pittura “onesta” di agevole lettura, frutto di studio e ricerca meticolosa del particolare che, inserito in contesti destrutturati diviene armonico, sinfonico. Una artista astratta che ben rappresenta le inquietudini ed i tumulti della vita contemporanea e le sfaccettature dell’ Essere.

     Carmen D’Antonino

Interpretare in senso compiuto la pittura di Anna di Fusco, artista di origini molisane già affermata su scala nazionale non può prescindere dall’approfondimento quasi freudiano della sua personalità  eclettica, multiforme, predisposta alla innovazione ed alla visione.

La sua produzione ha in se stessa una matrice sperimentale nella quale la materia e colore si fondono in un effetto dirompente che dona al quadro una dimensione di tridimensionalità, quasi che le figure accennate, il mare in tempesta piuttosto che dei fiori o delle dune sabbiose tendono ad uscire dalla superficie invitando l’osservatore a toccare la materia di cui le stesse sono fatte.

La sperimentazione contiene in re ipsa il superamento del manierismo, la spinta innovativa che nelle tele della Di Fusco prende forma attraverso la brillantezza dei colori e le loro variazioni cromatiche con spatolate precise e ben congegnate nella loro architettura, si trasformano in linee, spirali, ramificazioni e sovrapposizioni concettuali richiamate ad ordine nella loro compiutezza.

V’è una evidente tendenza all’universale inteso come infinito quasi costretto nella spazialità di un’opera seppur di notevole campitura, in cui la sequenza ritmica di colori e delle forme hanno in se qualcosa di musicale, di scala armonica oltre che cromatica.

Quelle di Di Fusco sono opere che nella loro essenzialità apparente “gridano” volontà inespresse, sorrisi da interpretare nella loro evanescenza come parole accennate sottovoce ma non udite in tutto il loro significato subliminale, l’Arte del non compiuto, del sospeso, prende forma in alcune opere che si avvicinano a tracce sonore, all’universo in espansione.

Ed è proprio dalla conoscenza dei maestri dell’espressionismo astratto tedesco, da Hartung a Kiefer che dona energia pura ai lavori della pittrice Di Fusco, laddove in essi il “segno” assume un valore particolare in una miscela di spontaneità e di controllo, di spunti grafici e pittorici.

Ciò nonostante il risultato finale è di estrema raffinatezza come se da questa fissione nucleare venisse fuori un paesaggio lunare, silente e perfetto nella sua compiutezza formale.