“Io sono un fotografo non sono un artista”. Alberto Muciaccia, architetture e paesaggi urbani …a casa Martini

di Alessandra IMBELLONE

ALBERTO MUCIACCIA architetture e paesaggi urbani …a casa Martini

C’è tempo fino al 24 febbraio per visitare la mostra ospitata in casa da Luigi Martini, studioso indipendente, collezionista, curatore di mostre e grande appassionato d’arte.

“Casa Martini è il mio appartamento a San Giovanni in Laterano – scrive nel raffinato catalogo pubblicato per l’occasione – da 40 anni ospita opere d’arte che hanno reso la mia vita migliore arricchita dalla frequentazione di artisti e intellettuali ma, in particolare, di amici e di appassionati alla vita”.

Alberto Muciaccia è uno di questi e l’esposizione delle sue fotografie (22 fotografie di architetture e paesaggi urbani stampate dall’autore) segue nel tempo la prima mostra casalinga organizzata in Casa Martini e dedicata a Nunzio Bibbò ( Castelvetere in Val Fortore, 1946 – Roma, 2014), artista che rimane presente con sei sculture di grande pregnanza fra le quali la sua ultima opera, un ritratto dell’amico Martini.

1 Alberto Muciaccia, Palazzo dei congressi all’EUR , Adalberto Libera, 2018

Nato a Bari nel 1954, Muciaccia ha iniziato fra il 1973 e il ‘75 a dedicarsi alla fotografia sociale:

“Ho iniziato in quegli anni a fotografare per strada la gente, le processioni religiose, e anche il territorio sia urbano che extra”,

scrive in risposta alle mie domande, specificando di aver fotografato fino al 1980 “con 35 mm usando prevalentemente Nikon”.

Negli anni Settanta, insieme al cugino Aldo, stampa gigantografie di foto storiche della CGIL o del PCI che documentano le lotte bracciantili in Puglia per conto dell’Istituto Gramsci. Attratto dal mondo del cinema, nel 1980 si trasferisce a Roma e inizia a lavorare come aiuto operatore per Tonino Delli Colli (Roma, 1923 – 2005), uno dei più celebri e versatili direttori della fotografia del cinema italiano, con il quale collabora a Fantasma d’amore (1981), fra i film più belli e drammatici diretti da Dino Risi. Collabora anche col regista televisivo Mario Barsotti a diverse puntate di Sereno variabile, storica trasmissione di Rai2 dedicata al viaggio. Nel 1982 abbandona l’idea di lavorare nel cinema e entra come assistente nello studio di Giovanna Piemonti, fotografa romana specializzata in redazionali per riviste di arredamento ch’era contesa dalle maggiori testate italiane e internazionali. Nello studio Piemonti Muciaccia apprende “i rudimenti del lavoro con il banco ottico [speciale fotocamera professionale utilizzata principalmente nella fotografia professionale di architettura] “Dall’ 80 ho usato Hasselblad e banco ottico 10x12cm praticamente fino a oggi”, specifica.

2 Alberto Muciaccia Angiolo Mazzoni Messina Stazione marittima. 1993
3 Alberto Muciaccia Roma Torre dell’acqua stazione termini Angiolo Mazzoni 1998

Nel 1984 apre con due colleghi uno studio di fotografia per la pubblicità e l’industria, lavorando al contempo per il teatro e lo spettacolo.

“A Roma vivevo a Monte Mario e ho avuto due studi – mi scrive -: il primo negli anni 80 con altri colleghi in zona Caffarelletta dove ho lavorato sia per ritratto di attori che per agenzie pubblicitarie nello still life”,

quel che definisce in un suo scritto in catalogo

“il puro divertimento nella creazione di fotogrammi assolutamente pianificati a tavolino […] esattamente il contrario o quasi di ciò che avviene nella fotografia in esterni dove bisogna fare i conti con la luce che c’è e saperla dosare per il risultato che si cerca”.

In collaborazione con lo studio grafico Massa & Marti fondato a Milano nel 1990 dalla designer Laura Massa con Christoph Marti realizza campagne pubblicitarie per società prestigiose quali, ad esempio, le Ferrovie Nord o la Colombo Design S.p.A. La stessa Laura Massa ha curato l’elegante design del catalogo pubblicato per l’attuale mostra in Casa Martini.

Dal 1992 Muciaccia si dedica quasi esclusivamente alla fotografia di architettura e realizza importanti campagne per studi professionali, istituzioni pubbliche e imprese editoriali, pubblicando le proprie foto sulle principali riviste del settore (“Abitare”, “Case d’abitare”, “D’Architettura”, “Casabella”, “Area”, “Domus”, “Disegno Interior”, “Bauwelt”, “Architecture d’aujourd’hui”).

“Tra la fine degli anni 80 e gli inizi dei 90, c’era molto fermento nell’architettura italiana, si costruiva tanto e si discuteva tanto – ricorda in catalogo -. Un mio amico dei tempi del liceo (Mauro Galantino) si era nel frattempo laureato in architettura e aveva aperto uno studio a Milano, con lui ho iniziato il mio percorso professionale nella fotografia di architettura, documentando nei 30 anni successivi tutte le sue opere […] Per tutti gli anni 90 fino a questi primi anni del secondo millennio ho fotografato architettura e paesaggio urbano per le riviste più conosciute […] Non avevo più uno studio perché ero sempre in viaggio”.
4 Alberto Muciaccia Palazzo del Rettorato alla Sapienza Roma, 2009
5 Alberto Muciaccia cimitero a Rimini, 2004

Nel 2006 accetta la proposta di condividere lo studio in via Giolitti con Jaber Alwan, pittore iracheno di fama internazionale specializzatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma nei primi anni Settanta. È lì che conosce Luigi Martini, il quale ha oggi in deposito diverse opere dell’amico iracheno.

“Fino al 2014 ho ripreso quindi l’attività di studio sperimentando anche il video digitale sotto la guida di un altro amico caro, molto più anziano di me ma con ancora tanto entusiasmo, quasi giovanile, per il cinema”:

Giulio Questi (Bergamo, 1924 – Roma, 2014), uno dei registi più originali del nostro cinema.

Conclusa quest’ultima sperimentazione e lasciata Roma per Penna in Teverina, dove vive, Muciaccia è ora impegnato a organizzare il proprio archivio di 40 anni di lavoro, sempre connotato da un rigore che è apprezzabile in ogni suo scatto. “Ho quasi sempre fotografato ciò che sentivo più vicino al mio modo di vedere la realtà”, afferma e, facendo sua la massima di Gianni Berengo Gardin: “Io sono un fotografo e non un artista”.

6 Alberto Muciaccia piazza Fiume 1998

A Muciaccia non piace parlare di se stesso e le sue fotografie davvero parlano da sole. A spiegarci quanto queste assomiglino alla sua personalità è l’amica sceneggiatrice Silvia Napolitano:

“Alberto ruba immagini nelle strade, nei paesi, nelle grandi città, nelle piccole piazze abbandonate, e le fa diventare parte del suo immaginario – scrive in catalogo – […] ama la precisione e non tollera i dettagli fuori posto (anche quelli de mondo) […] Alberto non ama le mezze misure, è un estremista, è intransigente nelle foto e nella vita […] ama le strade vuote, senza presenza umana […] ama il bianco e nero, e a volte il colore: ma il colore dev’essere deciso, senza mezze misure. E deve stupire. Oppure deve somigliare al bianco e nero, dev’essere elegante e ambiguo […] Alberto cerca ogni volta la luminosità che dà vita e pensiero all’immagine che sta catturando. E questa luminosità lui ce l’ha dentro”[i].

Alessandra IMBELLONE Roma  18 febbraio 2024

ALBERTO MUCIACCIA architetture e paesaggi urbani …a casa Martini

Via Boiardo 12 tel. 3294395943

Nota

[i] Per saperne di più:http://www.albertomuciaccia.com