Il sogno della Pace. Le opere di Jean Michel Folon in mostra ai Musei Vaticani

di Alessandra IMBELLONE

Folon. L’etica della poesia. Tra impegno civile, denuncia e speranza nell’uomo

È una mostra di grande attualità l’antologica di Jean-Michel Folon (1934-2005), prevista per il 17 marzo del 2020, rimandata a causa della pandemia sino ad aprire i battenti il 6 maggio 2022, a 71 giorni dall’invasione russa dell’Ucraina. Il messaggio veicolato dall’opera dell’artista è infatti una condanna senza mezzi termini della guerra, delle armi, della violenza, della sopraffazione, delle politiche oppressive. Il rispetto per i diritti umani e per i valori di fratellanza e solidarietà fra i popoli è un messaggio che si accorda perfettamente con l’apostolato di papa Francesco, così vicino alla teologia della liberazione, così attento alle sorti degli oppressi e dei poveri e così attivo nella difesa dei diritti sociali, ambientali ed economici.

1. Jean-Michel Folon, Copertina per la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, acquerello, 1988, La Hulpe, Fondation Folon

La mostra, visibile fino al 27 agosto, è ospitata dai Musei Vaticani nelle Salette della Torre Borgia, aperte al pubblico per la prima volta così come la Sala della Cicogna all’interno della Torre di Innocenzo III, uno degli ambienti più antichi del primo palazzo papale del XIII secolo, dove è stata collocata per l’occasione la statua in bronzo dell’Angelo custode (2005), donata ai Musei Vaticani insieme alla serie di grafiche dedicate al Libro della Genesi À propos de la Création (1989-90). È una mostra al femminile questa di Folon, curata da Stéphanie Angelroth, direttrice della Fondation Folon, Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, e Marilena Pasquali, una delle più note studiose di Giorgio Morandi e membro del comitato scientifico della Fondation Folon; coordinatrici le storiche dell’arte Francesca Boschetti, Elisabetta Masala Isabelle Douillet-de Pange e Pauline Loumaye. L’appello alla pace e alla speranza contro la terribile guerra in corso passa anche attraverso di loro e non è un caso che il percorso espositivo si concluda proprio di fronte alla magnifica cappella concepita nel 1961 da Giacomo Manzù per l’abitazione privata di don Giuseppe De Luca, nota come Cappella della Pace.

2. Jean-Michel Folon, Angelo Custode, bronzo, 2005, Musei Vaticani, Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea

La selezione delle opere comprende ottanta disegni e acquerelli dell’artista belga, in parte inediti, che dalle opere giovanili di protesta arrivano ai grandi fogli via via più liberamente poetici degli anni Ottanta e Novanta. A questi si aggiungono alcune sculture della sua ultima stagione creativa, dagli anni Novanta fino alla morte. L’allestimento curato dall’architetto Roberto Pulitani sottolinea cromaticamente le sezioni tematiche della mostra: le pareti della sala L’uomo e la metropoli sono color petrolio, verde acceso per L’uomo e la natura, rosso scarlatto per L’uomo e la guerra, celeste come gli orizzonti dell’utopia per La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, grigio perla per Le stanze della speranza al piano superiore. Per le scale e al termine del percorso espositivo sono appese alle pareti le riproduzioni di alcuni dei più famosi manifesti realizzati da Folon per importanti campagne umanitarie a sostegno di associazioni quali Unicef, Amnesty International e Greenpeace per l’abolizione della pena di morte, l’ecologia, la pace e l’alimentazione o contro il razzismo, e per eventi culturali quali il Festival dei Due Mondi a Spoleto e il Festival di Cannes.

Abbandonati gli studi di architettura per dedicarsi al disegno, Jean-Michel Folon raccolse i primi successi intorno al 1960 pubblicando le sue vignette su prestigiose riviste americane per poi pubblicare ed esporre a Parigi, dove si era trasferito nel 1955, a New York e Milano, e veder crescere il proprio successo internazionale come artista ed illustratore negli anni Settanta, quando espose e lavorò in Giappone, a Venezia, Londra, Olanda, Paesi Bassi, Milano ,Parigi, Chicago, Germania, Svizzera, New York.

3. Jean-Michel Folon, senza titolo, s.d., collage, inchiostri colorati e inchiostro di china, cm. 27,7×28,3, La Hulpe, Fondation Folon

Dal 1963 s’impose rapidamente come uno dei maggiori cartellonisti del XX secolo, elaborando un linguaggio e un repertorio tematico che porterà avanti con coerenza lungo tutta la sua carriera. Il suo segno elementare e la sua raffinatezza cromatica, che rivelano l’amore per Magritte e Klee ma anche più sottilmente per Cézanne e Morandi, sono immediatamente riconoscibili; il tema chiave della solitudine dell’individuo è incarnato da un personaggio che è al tempo stesso doppio dell’artista e proiezione dello spettatore, una sorta di antieroe moderno sballottato fra sogni e angosce.

4. Jean-Michel Folon, senza titolo, s.d., La Hulpe, Fondation Folon

L’uomo e la metropoli ci mostra uno dei temi dominanti della sua prima ricerca sulla condizione dell’uomo nella società di massa, metaforizzata da una metropoli incombente in cui l’essere umano è disorientato, snaturato, oppresso, ridotto ad automa fra gli automi, privo di senso. Disegni e acquerelli raccolti ne L’uomo e la natura approfondiscono il discorso sulla sofferenza provocata dalla riduzione dello spazio vitale dell’uomo, dalla perdita del contatto con la natura, stravolta senza rispetto, distrutta e minacciata. A minacciare e distruggere l’esistenza umana è poi la follia della guerra, del male, dell’oppressione, l’orrore del sangue mostrato nella terza sezione, L’uomo e la guerra.

5. Jean-Michel Folon, Uno per S.S., acquerello e inchiostro di china, cm. 29,5×14,2, La Hulpe, Fondation Folon
6. Jean-Michel Folon, Nixon vincitore, inchiostri colorati, 1968, La Hulpe, Fondation Folon

Nel 1988 Amnesty International incaricò Folon di illustrare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: nacquero così i 19 acquerelli qui presentati nella loro totalità e accompagnati dai testi, nelle varie lingue, degli articoli della Carta. L’artista ci mostra lo stravolgimento e la sopraffazione dei diritti dell’uomo, la loro negazione nello stato di oppressione, schiavitù e indigenza che i popoli si trovano a vivere in tante parti del mondo.

“Un’illustrazione è spesso una forma di contestazione – dichiarava – […] ho preferito disegnare ciò che si commette realmente nei paesi contro i diritti dell’uomo”.
7. Jean-Michel Folon, Lo straniero, acquerello, cm. 70×48, 1991, La Hulpe, Fondation Folon

L’acquerello-copertina della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo però, una mano-arcobaleno da cui spiccano il volo tanti uccelli che si librano nell’aria, prelude al tema della libertà, ulteriormente declinato nelle Stanze della speranza al piano superiore.

Le opere esposte sono quelle aeree e sognanti del Folon più conosciuto, quello del rinnovato ottimismo della maturità, frutto di un lungo lavoro su sé stesso teso a ritrovare come meta universale dell’uomo la gioia di vivere, lo stupore per la bellezza del creato, orizzonti nuovi. Abbandonato progressivamente il segno di contorno, Folon s’impone fra i grandi maestri dell’acquerello, tecnica che gli consente tramite trasparenze, velature e lavis di suggerire qualcosa di più etereo e impalpabile: il sogno.

“Agence de voyages imaginaires” avrebbe voluto scrivere l’artista sul proprio biglietto da visita https://www.youtube.com/watch?v=hkFrZv1eJ3c

Alessandra IMBELLONE  Roma 15 Maggio 2022