I Santi Quattro Coronati. Architettura ed Arte a Roma nella basilica paleocristiana del IX sec

di Francesco MONTUORI

Migranti sull’About

di M. Martini e F. Montuori

Antiche chiese di Roma

LA  BASILICA  DEI  QUATTRO  SANTI  CORONATI

Seconda Parte 

Il Monastero benedettino ed il Palazzo cardinalizio

Dopo le devastazioni e l’incendio dell’esercito invasore normanno, il pontefice Pasquale II affidò la basilica, a fatica restaurata, ai possessi della potente abbazia benedettina di S. Croce di Sassovivo presso Foligno, in Umbria. Ad una comunità di monaci fu affidato il compito di garantire l’esercizio minimo del culto.

Le dimensioni della grande basilica, in seguito all’intervento di Pasquale II, furono ridotte e parte della navata sinistra fu trasformata in un ambiente per l’ospitalità dei monaci, la soluzione più semplice ed economica in una situazione di profonda decadenza.

Il monastero si sviluppò intorno ad un chiostro centrale e ad un palatium dormitori,  l’edificio contenente le celle dei monaci (fig.1).

Fig. 1 Chiostro benedettino, il corridore (rivistavocazioni.chiesacattolica.it)

Il chiostro benedettino che si appoggia al fianco sud della basilica, appartiene alla metà del XIII secolo ma il monastero dovette avere uno spazio claustrale sin dalle origini, come proverebbero i resti sul sito di antiche strutture.

Il chiostro costituisce la struttura architettonica per la distribuzione dell’insediamento monastico. Seguiamo la descrizione che ne fa Lia Barelli (n.1):

“Sul chiostro si affacciavano la chiesa e gli altri ambienti destinati alla vita dei religiosi: il refettorio, la cucina, la sala capitolare; al piano superiore si trovavano i dormitori. Allo stato attuale il corpo di fabbrica sul lato est del chiostro ospita al piano terreno una successione di stanze eterogenee: una prima stanza detta della “comunione”, già parte della navata sinistra della basilica carolingia, ove si trova una scala per l’accesso al piano superiore; la cappella di Santa Barbara, uno degli oratori della basilica carolingia, dislocata simmetricamente al lato opposto della cappella di San Nicola”.
Fig. 2 Chiostro benedettino, il giardino (fotografia G.Zecca)

Il chiostro duecentesco occupa un’area di forma leggermente trapezoidale di mt. 16×23 ed è formato da quattro corridori, originariamente ad un solo piano e coperti da un tetto ligneo; la parte centrale realizzata con gran cura in un’unica fase, forma un rettangolo costituito da pareti traforate da archetelle poggianti su 96 colonne binate e 10 pilastri di marmo posti agli angoli e al centro di ciascun lato (fig.2).

L’aspetto attuale risale al radicale restauro condotto tra il 1912 e il 1916 da Antonio Munoz che cercò di restituire al chiostro un immagine la più vicina a quella duecentesca. Il giardino è stato rifatto nel 2005 dopo la conclusione dello scavo archeologico durante il quale è stato scoperto l’antico battistero, poi riseppellito per ragioni conservative.

La fontana al centro del chiostro, fu realizzata dallo stesso Antonio Munoz nel 1913 (fig.3).E’ composta da una vasca quadrata al cui centro, sopra una base che imita quelle delle colonnine duecentesche, si trova un rocchio di colonna scanalata che sorregge un singolare elemento di epoca medioevale formato da due vasche circolari sovrapposte.

Fig. 3 Chiostro benedettino, la fontana
(fotografia G.Zecca)
Fig. 4 Chiostro benedettino, cappella carolingia di Santa Barbara (fotografia G. Zecca)

 

 

Lungo le pareti del chiostro Antonio Munoz realizzò un antiquarium dove riordinò in prevalenza alcune epigrafi provenienti da antichi cimiteri toscani (fig.4).

La cappella di Santa Barbara

La cappella fa parte della basilica di Leone IV insieme a quella simmetrica sul lato nord del complesso, detta di San Nicola, e segue il modello distributivo già sperimentato della cappella di San Zenone nella basilica di Santa Prassede.

fig. 5 L’antiquarium di Antonio Munoz (fotografia G. Zecca)

E’ uno dei pochissimi oratori altomedioevali conservati a Roma: coperta da una volta a crociera con quattro mensoloni angolari in marmo finemente scolpiti, reperti marmorei romani parzialmente rilavorati nel IX secolo (fig.5). Probabilmente sotto di essi dovevano trovarsi delle colonne che contribuivano alla sontuosità dell’architettura. Sul lato nord della cappella si trova una grande porta rettangolare che costituiva l’originario ingresso dalla basilica leonina. Dopo essere stata inglobata nel monastero benedettino la cappella subì delle trasformazioni: le absidiole sud ed ovest vennero demolite e fu realizzata la porta sul chiostro. Anche l’attuale aspetto della cappella è il risultato dell’intervento di restauro di Antonio Munoz che fra le altre cose fece ricostruire le absidiole sud ed ovest e appendere sulle pareti i calchi dei plutei che si trovano riutilizzati al rovescio nei parapetti delle gallerie della basilica.

Il palazzo cardinalizio

fig. 6 Il Palazzo cardinalizio su via Quattro Santi
(fotografia F. Montuori)

Salendo per via dei Quattro Santi, dal Colosseo verso il Laterano, emergono le imponenti sostruzioni del Palazzo cardinalizio, molto simili alle fortificazioni di un castello che si volle inaccessibile (fig.6).

Nel corso del IV secolo il fianco destro del complesso divenne la residenza del clero titolare e l’edificio fu trasformato in un grande e lussuoso palazzo dotato di torri ed importanti opere di fortificazione.

Una parte del palazzo fu fatta costruire da Stefano Conti, cardinale di S. Maria in Trastevere, vicario pontificio e nipote di papa Innocenzo III, il quale assegnò allo stesso Stefano Conti la grande struttura; questi divenne così il proprietario di un edificio di importanza strategica: vicinissimo al Laterano garantiva il controllo della sottostante via maior che collegava il palazzo papale del Laterano ai palazzi Vaticani, offrendo una residenza sicura per lo stesso pontefice. Un epigrafe datata 1246 è posta a ricordo dell’edificazione del palazzo e della consacrazione della cappella di San Silvestro.

Dopo la morte di Stefano Conti i papi affidarono il palazzo ad altri potenti cardinali e importanti personaggi laici come il principe Carlo d’Angiò; al culmine della sua espansione il palazzo occupò tutta la zona nord del complesso dei Quattro Coronati; comprendeva numerosi corpi di fabbrica affacciati sui due cortili; il primo che costituiva l’atrio del complesso (fig.7);

fig. 7 Palazzo Cardinalizio, il primo cortile con la Torre di Leone IV (fotografia F. Montuori)

il secondo risultato dalla riduzione dell’originaria navata centrale della basilica leonina (fig.8).

fig. 8 Palazzo Cardinalizio, il portico del secondo cortile (fotografia F. Montuori)
fig. 9 Palazzo Cardinalizio, la Torre con le finestre del Salone gotico (fotografia F. Montuori)

Le opere di difesa erano imponenti. Scendendo per via dei Quattro Santi, provenendo dal Laterano, spicca la Torre maggiore che ospita la cappella di San Silvestro e il Salone gotico (fig.9); fanno parte di questo lato del complesso dei Coronati il parlatorio delle monache, la cappella di San Nicola; numerosi ambienti di rappresentanza, camere private, locali destinati alle attività quotidiane.

La cappello di San Silvestro

Anche la cappella di San Silvestro, al piano terra della Torre Maggiore, fu costruita per volere del cardinale Stefano Conti che la fece consacrare nel 1247.

fig.10 Cappella di San Silvestro (fotografia G. Zecca)

Sin dalla costruzione fu formata da due parti separate da un arcata a tutto sesto; una piccola navata coperta da volta a botte, con un presbiterio rialzato di tre gradini, coperto in origine da una volta a crociera ed illuminato da due monofore sormontate da un oculo (fig.10).

Degli affreschi che in origine ricoprivano tutta la cappella, si conserva nella navata il ciclo delle Storie di papa Silvestro risalenti al secondo quarto del XIII secolo: di esse è parte integrante la famosa Donazione con cui Costantino avrebbe ceduto al papa Roma, le provincie italiane e le regioni d’occidente, atto su cui si fonderà il potere temporale della chiesa e la superiorità del papa sull’imperatore. La leggenda di Silvestro assunse nel medioevo un particolare ed importante significato politico (fig.11).

fig.11 Oratorio di San Silvestro, Storie di papa Silvestro (dinamo press.it7)

Il salone gotico

fig.12 Il Salone gotico (fotografia G.Zecca)

Il cosidetto Salone gotico situato al primo piano della Torre maggiore, era l’ambiente di maggior prestigio del palazzo voluto dal cardinale Stefano Conti che lo fece consacrare nell’anno 1247 (fig.12). In esso si svolgevano ricevimenti, banchetti  e si amministrava la giustizia.

L’importanza attuale della sala dipende dalle sue forme architettoniche in stile gotico, eccezionali per la città di Roma, e dallo straordinario ciclo pittorico che ne riveste le pareti. La sua scoperta nel 1995 ha comportato la necessità di una completa revisione della storia della pittura a Roma nel XIII secolo. Il Salone infatti da una parte testimonia una consistente ed inaspettata immissione di cultura gotica nell’ambiente romano e dall’altra manifesta un cosciente e quanto mai colto e profondo recupero della tradizione classica.

Il Salone gotico ha una pianta all’incirca rettangolare di 9 x 17,50 per un’altezza di 11,50 m ed è diviso da un arco trasversale di conci di peperino in due campate di volte a crociera a sesto acuto.

Oggi la sala è illuminata da tre grandi finestre di epoca moderna, ma in precedenza la luce filtrava da numerose differenti aperture.

Gli affreschi in origine rivestivano tutte le superfici del Salone, ma di essi rimangono quasi esclusivamente le parti comprese nelle lunette delle volte. Quattro piccole nicchie si trovavano agli estremi dei lati lunghi e in quelle rimaste a sud est e a nord ovest rimangono gli affreschi che la decoravano all’interno, rispettivamente un fiore fra due uccelli e una scena di omicidio, forse Caino che uccide Abele.

Nel registro inferiore entro archi inflessi costituiti da sinuosi delfini con le code intrecciate sono rappresentati i Mesi dell’anno, mentre nel registro superiore si trovano le personificazioni delle arti liberali a partire dalla Grammatica, seguita da Geometria, Musica, Matematica, Astronomia. All’imposta della volta infine, sono rappresentate le Stagioni (fig.13).

fig.13 Oratorio di San Silvestro, il Giudizio Universale (fotografia Universale Zecca)

Gli affreschi del Salone gotico insieme a quelli della cappella di San Silvestro e della stanza del Calendario fanno parte di un’unica campagna decorativa commissionata dal cardinale Stefano Conti e probabilmente attuata fra il 1235 e il 1247, anno del completamento dei lavori e della consacrazione della cappella.

Si può notare che i tre cicli di affreschi del Salone gotico siano collegabili, in particolare, con gli affreschi del Duomo di Anagni. Nella cripta anagnina come ai Ss. Quattro Coronati lavorò un numeroso gruppo di artisti di cui almeno due, quelli cosidetti Maestro Ornatista e Terzo Maestro, sono documentati in entrambi i cantieri. Tra gli artisti operanti nella Salone gotico romano alcuni studiosi credono di poter distinguere l’apporto diretto di Giunta Pisano.

Con gli esempi citati gli affreschi dei Ss. Quattro Coronati hanno in comune anche lo stesso clima culturale e gli stessi significati ideologici e politici  in riferimento alla lotta del papato contro l’imperatore Federico II. Nella cappella di San Silvestro il messaggio della superiorità del papa sull’imperatore è reso manifesto dall’attribuzione fatta da Costantino a Silvestro dei simboli del potere imperiale come il cavallo bianco, la tiara o il mantello rosso (fig.14). Il significato politico è preciso: i papi sono i nuovi sovrani della città eterna, sono gli eredi degli antichi imperatori romani.

fig.14 Palazzo Cardinalizio, la Torre Maggiore (fotografia F.Montuori)
fig.15 Il complesso dei Quattro Santi Coronati da via dei Querceti (fotografia Munoz 1879)

Lo sviluppo edilizio del Palazzo cardinalizio avvenne quasi contemporaneamente a quella del Monastero benedettino, cosicchè alla fine del XIII secolo tutto il complesso fu rinnovato in forme grandiose.

Percorrendo in salita la via dei Ss. Quattro Coronati si erge maestosa la Torre Maggiore, caratterizzata da due possenti speroni (fig.15); dalla  trasversale via dei Querceti è possibile ammirare, in una fotografia storica di Antonio Munoz, in tutta la sua imponenza l’abside della grande basilica (fig.16);

alla sua destra si sviluppa il fronte del palatium dormitori, direttamente appoggiato all’ abside della basilica, costruito nella prima metà del XIII secolo per ospitare le celle dei monaci di Sassovivo.

Fig 16

Francesco MONTUORI     Roma 18 aprile 2021

NOTE

(1) Lia Barelli. Il complesso monumentale dei Ss. Quattro Coronati a Roma. Viella s.r.l.  editrice 2009