Galileo Chini (Firenze,1873-1956). Al Mart di Rovereto insieme a Klimt, un Maestro italiano del periodo Liberty.

di Francesco CARACCIOLO

Presso il MART di Rovereto è possibile visitare una mostra entusiasmante ed imperdibile Klimt e l’arte italiana, dal 16 marzo  al 27 agosto del 2023.

L’esposizione, ideata da Vittorio Sgarbi, consente ai visitatori di ammirare due capolavori di Gustav Klimt  “Giuditta II “ e le “Tre Età”, oltre a ben 200 opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, realizzate da 40 artisti che vennero influenzati dall’artista, tra i fondatori della “Secessione Viennese “ nel 1897.

1) Piazza centrale del Mart di Rovereto, foto dell’Autore

Il MART (Museo di Arte Moderna di Trento e Rovereto), è stato realizzato tra il 1988 e il 2002 su progetto di Mario Botta e Giulio Andreolli per esporre le opere lasciate alla città dal pittore futurista Fortunato Depero e quelle conservate nel Museo Provinciale d’Arte di Trento.

La struttura, che copre una superficie totale di 29000 metri quadrati, è incentrata attorno a una grande piazza circolare sormontata da una sorta di cupola del diametro di 40 metri in vetro e acciaio, con oculo centrale  ispirata al Pantheon.

Il Museo, sviluppato su quattro piani, ospita una collezione permanente di 20 mila opere in cui sono presenti i grandi nomi dell’arte contemporanea italiana, quali Boccioni, Balla, Severini, De Chirico, Sironi e altri. In questi giorni è presente anche la rassegna fotografica di Piero Pompili, fotografo romano, incentrata sui pugilatori, interpretati quali gladiatori moderni: i modelli nudi  in posa mostrano il loro fisico possente ed allenato, pur prostrato dalla fatica e dall’allenamento intenso.

Galileo Chini (ph Mario Nunes Vais)

Tuttavia, per meglio cogliere la vera essenza della mostra, che offre tanti spunti di riflessione e di studio, mi vorrei concentrare esclusivamente sulla figura poliedrica di Galileo Chini (fig. 2) – artista fiorentino della Belle Epoque e tra i maggiori esponenti dello stile Liberty in Italia – qui presente in mostra con alcuni tra i suoi capolavori pittorici ma anche della sua arte vascolare, di cui fu interprete eccezionale.

Galileo Chini fu un artista poliedrico e pieno di creatività: pittore, ceramista e decoratore, egli fondò nel 1896 in Toscana la manifattura “Arte della ceramica”, da cui uscirono soggetti che intrecciano le suggestioni preraffaellite e Liberty con i riferimenti alla nascente Art Déco.

Galileo Chini (ph Mario Nunes Vais)

Dai numerosi ritratti fotografici emerge una personalità magnetica: l’artista (fig. 3) esibiva un look molto moderno per quei tempi – siamo alla fine dell’Ottocento – con i capelli scompigliati e il volto barbuto più da intellettuale bohémien che da pittore. Inoltre, accanto all’attività di pittore e ceramista, egli si dedicò finanche all’attività di illustratore e di restauratore; partecipò alle Biennali di Venezia agli inizi del ‘900 in veste di decoratore di alcune sale dell’esposizione. Tra le opere presenti in mostra al MART di Rovereto, spicca un dipinto di grandi dimensioni ( 400 x 330 cm) dal titolo “ La primavera classica”, facente parte di un ciclo formato da diciotto grandi tele sul tema della primavera che perennemente si rinnova.

Siamo nel 1914 e il pittore fiorentino, reduce da un soggiorno in oriente, sprigiona in queste tele gigantesche una sensualità ed un erotismo memori dell’arte di Gustav Klimt, che era diventato celebre in Europa soprattutto per la rappresentazione di donne fatali e dominatrici; nel ciclo della primavera di Galileo Chini c’è un forte richiamo alla Secessione Viennese, che aveva scelto come titolo della rivista del movimento artistico proprio “Ver sacrum”, dove il riferimento appunto alla primavera sacra è un rimando alla rinascita delle arti.

4) Galileo Chini ,La Primavera Classica, 1914 (foto dell’Autore).

Nel dipinto in esame (fig. 4), che accompagna le altre opere presenti nella grande sala dedicata ai lavori di Galileo Chini, compare una grande decorazione con cinque figure femminili e fiori e frutti stilizzati; l’influsso di Klimt è evidente in modo particolare nella profusione di motivi decorativi che alternano forme circolari e triangolari, all’interno di cascate di fiori simili a murrine veneziane, nonché nella composizione verticale delle figure. In conclusione, la mostra dedicata al genio di Klimt consente anche di  mettere in evidenza alcune tra le principali figure di artisti del Simbolismo e  dello stile Liberty italiani, i cui caratteri sono sintetizzati mirabilmente, ma anche con un tocco di originalità e sensualità, nella straordinaria personalità artistica di Galileo Chini, definito giustamente il Klimt italiano.

Francesco CARACCIOLO  Vicenza 16 Luglio 2023