Con Pierluigi Pirandello scompare il testimone di una famiglia protagonista di una grande stagione artistica e letteraria

di Mario URSINO

La scomparsa di Pierluigi Pirandello (1928-2018)

Fausto Pirandello nel suo studio romano
Pierluigi Pirandello

Figlio del grande pittore Fausto Pirandello (1899-1975) [fig. 1] e nipote del celebre drammaturgo Luigi [fig. 2], Pierluigi Pirandello è stato l’ultimo testimone di ricordi del suo illustre nonno e del suo famoso padre: artisti che sono stati personalità di grande rilievo per la storia del teatro italiano e della pittura nella prima metà del secolo XX. Pierluigi non è stato artista, ma ha svolto la professione di avvocato, mentre suo zio Stefano, meglio conosciuto con lo pseudonimo Stefano Landi (1895-1972), si è dedicato al teatro come il padre Luigi, lavorando soprattutto per la televisione negli Anni Sessanta.

Ebbi l’onore di conoscere l’avvocato, mecenate e gentiluomo, Pierluigi Pirandello nell’ottobre del 1996, in occasione di una mia presentazione, nell’ambito dell’attività didattica domenicale della serie L’opera della domenica della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, di una delle più belle ed enigmatiche opere di Fausto Pirandello, Pioggia d’oro, 1933ca. [fig. 3]

Fausto Pirandello Pioggìa d’Oro

che il museo aveva acquistato nel 1992 dalla collezione dell’avvocato Pierluigi, il quale precedentemente aveva donato quindici splendide opere su carta del padre Fausto nel 1987: cosicché oggi la Galleria Nazionale d’Arte Moderna possiede complessivamente circa trenta opere del grande pittore, che meriterebbe, come molti altri grandi maestri  italiani del ‘900 (mi riferisco alle cospicue donazioni Balla, Fontana, Burri, de Chirico, Capogrossi, Guttuso, tanto per citare i maggiori), una sala a parte, ma purtroppo questo appartiene a criteri espositivi del recente passato, criteri eliminati dai nuovi indirizzi della modernità espositiva nel modo di percepire diversamente le opere antiche, moderne e contemporanee, conservate nei musei non solo in Italia, ma anche all’estero.

Max Slevogt, Danae
Fausto PIrandello, Ritratto di Stefano (foto di Silvio Scafoletti)

Come dicevo, nella mia presentazione di Pioggia d’oro ho voluto mettere in particolare evidenza la cultura figurativa internazionale di Fausto, il quale, come è noto, era nato a Parigi e a Parigi ha frequentato tra il 1928 e 1931 le avanguardie storiche, da Picasso a Kokoschka a Matisse e agli italiani a Parigi, quali de Chirico, Severini, Paresce, de Pisis, Campigli, sottolineando però la sua particolare attenzione alle opere del proto-espressionista Max Slevogt (1868-1932) (si veda la sua Danae,1895, Staedtische Galerie im Lenbachhaus und Kunstbau [fig. 4]).

L’avvocato Pierluigi, come ho detto, fu presente in quella occasione, insieme alla gentile consorte Giovanna Carlino, ed entrambi apprezzarono molto il mio riferimento alla cultura germanica, alla quale del resto era molto legato, come sappiamo, anche il nonno Luigi, e pertanto, pochi mesi dopo Pierluigi volle donare al nostro museo il Ritratto di Stefano, 1928ca. [fig. 5] (il 1928 è l’anno in cui Fausto si era recato a Parigi con la moglie Pompilia D’Aprile, una delle bellissime donne e modelle di Anticoli Corrado, la ridente cittadina laziale dove la famiglia Pirandello amava trascorrere l’estate dal 1921 e dove l’avvocato ha deciso di essere sepolto).

Pierluigi Pirandello e Mario Ursino
Fausto Pirandello Ritratto di Luigi Pirandello

L’importante dipinto fu poi da me nuovamente presentato insieme ad un notevole gruppo di opere del maestro, di proprietà del museo, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel marzo del 2010 [fig. 6], tra cui anche il Ritratto di Luigi Pirandello, 1936 [fig. 7] (altro generoso donativo), e successivamente nella mostra Fausto Pirandello, forma e materia, curata dall’amico Vittorio Sgarbi, nell’ambito del Festival di Spoleto nel giugno del 2010.

 

Pochi mesi prima l’avvocato Pierluigi, grato per il mio studio sul padre, nel novembre del 1999, mi fece dono di un prezioso volumetto, Piccole impertinenze, edito dalla Sellerio nel 1987 del padre Fausto [figg. 8-9], che raccoglie frammenti autobiografici dell’artista, memorie sparse e riflessioni sull’arte, di intima e riservata sensibilità che denotano anche le sue qualità di scrittore;

cosicché volli mettere in epigrafe al mio testo per Spoleto, Pioggia d’oro, queste singolari parole dell’artista:

“Una delle mie grandi fatiche con le quali aggravio la mia vita è quella di correre a mettermi da tutti, o quasi, i punti di vista, attraverso i quali le cose di questo mondo possono essere guardate, e da lì interpretate come appaiono”.

E ne è significativa prova il dipinto Pioggia d’oro nella sua inusitata e intrigante prospettiva e nella straniante fascinazione psicologica che genera nello spettatore.

Mario URSINO    Roma aprile 2018