Con Beethoven il congedo di Roland Boer dal Cantiere di Montepulciano.

di Claudio LISTANTI

Il 2 agosto la Piazza Grande di Montepulciano ha ospitato la manifestazione di chiusura del 45mo Cantiere Internazionale d’Arte con un applauditissimo concerto dedicato al grande Beethoven. Sul palco due solisti di prestigio: la pianista Mariangela Vacatello ed il violinista Francesco D’Orazio. Sul podio il direttore Roland Böer alla guida dell’Orchestra Poliziana.

Oltre allo straordinario programma ‘beethoveniano’ proposto al pubblico, due estratti da Le Creature di Prometeo assieme al Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 ed al Concerto per violino, entrambi affidati a solisti di grande pregio, rispettivamente la pianista Mariangela Vacatello ed il violinista Francesco D’Orazio, la serata ha segnato un momento importante per la sua storia e la sua tradizione. Con questo concerto, infatti, Roland Böer, per l’occasione alla guida dell’orchestra Poliziana, si è congedato dalla direzione musicale del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano.

È stata una ‘giornata particolare’ per il Cantiere e tutti i collaboratori del festival che concludeva una rassegna sicuramente segnata dalle disposizioni anti-covid rispettate alla lettera dagli organizzatori costretti a plasmare un programma funzionale allo scopo ma che faceva registrare l’addio di un artista che può essere considerato uno dei più importanti del lungo viaggio fin qui percorso dalla manifestazione.  Iniziato nel 1976 e basato sulle linee guida dettate da Hans Werner Henze, il Cantiere di Montepulciano è tra le manifestazioni musicali più apprezzate al mondo ed alla sua affermazione ha contribuito in maniera inequivocabile Böer che con il suo operato ne ha rafforzato le robuste radici.

Fig. 1 Il musicista e direttore Roland Böer durante il concerto di chiusura del 2 agosto 2020 © Giacomo Bai – Dario Pichini Studio.

Infatti, Roland Böer con il concerto del 2 agosto ha chiuso una ininterrotta attività culturale ed artistica di ben 12 anni nei quali è stato uno dei massimi organizzatori ricoprendo, nel periodo, sia la carica di Direttore Musicale che quella di Direttore Artistico. L’attività del direttore tedesco, allievo ed erede delle idee del fondatore, si è estesa quindi per più di un quarto della vita del Cantiere mostrandosi sempre all’altezza del difficile incarico ricevuto, superando le immancabili difficoltà che immaginiamo possano essere intervenute durante il cammino ma operando sempre nell’interesse dell’Arte, della Musica e della Cultura avendo sempre ben presente lo studio e l’impegno di tutti gli artisti, non perdendo mai di vista la luce di quel faro che Henze accese fin dalla prima edizione.

Fig. 2 Il musicista Hans Werner Henze fondadore a Montepulciano durante una delle prime edizioni del Cantiere

In un certo senso il concerto del 2 agosto 2020 assume un significato paradigmatico rispetto a quanto abbiamo detto. Le difficoltà del covid brillantemente superate con un programma specifico dedicato risultato, in ognuno degli appuntamenti, particolarmente convincente e coronato da questa serata che ha visto protagonista l’Orchestra Poliziana, formata da giovani provenienti dalla scuola di musica, nell’impegnativo repertorio sinfonico di Beethoven ottenendo buoni risultati sia in termini di omogeneità dei suoni sia in termini di espressività e cantabilità, frutto della minuziosa guida di Roland Böer. È stata così onorata quella massima enunciata da Hans Werner Henze ben evidenziata nella pagina principale del sito web della Fondazione Cantiere internazionale d’Arte di Montepulciano: “Qui noi tutti siamo studenti e al tempo stesso insegnanti”.

Avendo seguito con un certo interesse ed assiduità questi ultimi dodici anni di Cantiere possiamo dire che il significato intrinseco di questa massima di Henze è stato pienamente rispettato; ci piace, altresì, esprimere piena soddisfazione non solo per quanto ascoltato e visto negli spettacoli e nei concerti ai quali abbiamo assistito ma anche per la conoscenza dei programmi, tutti strutturati per raggiungere una fusione tra tutte le varie componenti messe in campo in ogni manifestazione. Böer è stato molto importante per la vita culturale di Montepulciano e la città, sensibile a questi aspetti, lo ha insignito, nel 2018, del “Grifo Poliziano” e della cittadinanza onoraria.

Fig. 3 Piazza Grande a Montepulcino la sera del concerto di chiusura del 2 agosto 2020 © Giacomo Bai – Dario Pichini Studio.

Dopo dodici anni è difficile sintetizzare quanto ascoltato dalla bacchetta di Roland Böer, nei concerti di Piazza Grande, della Chiesa di San Biagio o delle serate operistiche al Teatro Poliziano e nemmeno è giusto ricordare un concerto piuttosto che un altro, una esecuzione operistica piuttosto che un’altra. Vogliamo solo comunicare ai lettori il giudizio di stima che abbiamo verso questo musicista concludendo con l’augurio di avere la possibilità di ascoltare sue interpretazioni non solo qui a Montepulciano nelle vesti di ospite e magari, anche, in altre occasioni che possono essere offerte dalla sua carriera internazionale.

Nello specifico, come già anticipato, il concerto di chiusura prevedeva un programma del tutto dedicato a Ludwig van Beethoven per celebrare il grande musicista in occasione dei 250 anni dalla sua nascita. Aperto da brani da Le Creature di Prometeo che si agganciavano idealmente al contenuto dell’altro concerto beethoveniano eseguito in Piazza Grande il 30 luglio ed affidato al Markus Stenz (Cfr. https://www.aboutartonline.com/il-direttore-markus-stenz-al-cantiere-di-montepulciano-per-celebrare-beethoven/

La serata inoltre prevedeva, dobbiamo dire del tutto insolitamente, anche due grandi capolavori di Beethoven per strumento solista e orchestra: il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in do minore, op. 37 e il Concerto in re maggiore per violino e orchestra, op. 61.

Fig. 4 La pianista Mariangela Vacatello durante l’esecuzione del Concerto n. 3 di Beethoven nel concerto di chiusura del 2 agosto 2020 © Giacomo Bai – Dario Pichini Studio.

Il Concerto n. 3, fu scritto tra il 1800 e il 1802 ed eseguito per la prima volta a Vienna nel 1803 con lo stesso Beethoven al pianoforte. Con questo concerto appare per la prima volta, in modo evidente, la concezione sinfonica del concerto solistico di Beethoven. Qui il pianoforte acquista un ruolo determinante in tutta la composizione instaurando una poderosa dialettica con il sostanzioso organico orchestrale. Lo strumento acquisisce così una specifica personalità evidenziando le prime connotazioni ‘romantiche’; non a caso fu tra i cinque concerti beethoveniani per piano ed orchestra il più eseguito nell’800. La pianista Mariangela Vacatello ha dimostrato di essere strumentista ideale per mettere in risalto queste caratteristiche grazie al suo pianismo raffinato e di grande personalità valorizzato dalla conduzione di Roland Böer che, coadiuvato dall’Orchestra Poliziana, riusciva a fondere i due elementi per regalare al pubblico un ascolto ‘trascinante’ e coinvolgente.

Fig. 5 Il violinista Francesco D’Orazio durante l’esecuzione del Concerto per violino di Beethoven nel concerto di chiusura del 2 agosto 2020 © Giacomo Bai – Dario Pichini Studio.

Il Concerto per violino è l’unico scritto da Beethoven scritto per questa formazione. Composto nel 1806 ebbe la sua prima esecuzione negli ultimi giorni dello stesso anno presso il Theater an der Wien con il violino di Franz Clement. Secondo i giudizi dell’epoca Il concerto, pur evidenziando una certa incontrastata bellezza d’insieme era affetto da una certa monotonia dovuta a ripetizioni e frammentarietà del discorso musicale. Visto con l’occhio (e l’orecchio) di oggi, la parte solistica presenta una linea elegante e sinuosa, sicuramente lontana dalla concezione ‘dialettica’ dei concerti per piano per un colloquio con l’orchestra più posato e tranquillo ma con una spiccata parte virtuosistica che attrae spesso l’attenzione di quegli interpreti più inclini all’esibizionismo.

Il violinista Francesco D’Orazio ha fornito una prova soddisfacente evitando di cadere in questa forma di esibizionismo dimostrando comunque una netta padronanza del virtuosismo estremo contenuto nella partitura riuscendo nel valorizzare quell’elemento ‘colloquiale’ che caratterizza questo concerto creando, assieme a Böer, una ‘impronta’ più confortante e rasserenante.

Il pubblico ha applaudito a lungo al termine di ogni brano in programma dimostrando inoltre grande apprezzamento sia per i due solisti sia per Roland Böer e l’Orchestra Poliziana.

Questa però era una occasione particolare ed il concerto ha avuto un piacevole epilogo. Uno dei desideri di Roland Böer era quello di inserire nei concerti del Cantiere il brano Prométhée. Le poème du feu di Aleksandr Skrjabin composizione ispirata alla base dalla figura di Prometeo ed al suo sentimento di ribellione e di sfida a tutte le imposizioni.

Fig. 6 L’installazione luci creata per l’epilogo della serata conclusiva del 2 agosto 2020 da Gianni Trabalzini e Alessandro Martini in un momento del suo svolgimento © Giacomo Bai – Dario Pichini Studio.

Sarebbe stata la conclusione ideale per questa edizione del Cantiere che conteneva quagli accenni beethoveniani contenuti nei due precedenti concerti sinfonici.  Un sogno che non si è potuto realizzare per il contenimento quantitativo del programma. Ma l’idea non è stata del tutto accantonata. Grazie ad una installazione luce di Gianni Trabalzini e Alessandro Martini con le note di Skrjabin eseguite alla tastiera elettronica dallo stesso Böer. Una performance risultata suggestiva ed avvolgente anche grazie all’architettura di Piazza Grande, non solo significativo omaggio all’attività musicale di Böer ma anche per rinnovare la memoria di Guido Levi, persona importante per il Cantiere perché è stato ottimo disegnatore luci, al quale gli autori Trabalzini e Martini hanno dedicato la performance come riconoscenza del suo insegnamento.

Fig. 7 Roland Böer impegnato alla tastiera durante l’epilogo della serata conclusiva del 2 agosto 2020 © Giacomo Bai – Dario Pichini Studio.

Conclusione di una serata nella quale era palpabile in tutti i componenti del Cantiere una evidente   ‘malinconia’ di fondo per l’addio di Roland Böer e del suo collaboratore artistico Giovanni Oliva, tutte persone pienamente stimate. Un momento di cambiamento che porta inevitabilmente con sé apprensioni ed incertezza per il futuro prossimo ma con la convinzione che i cambiamenti sono una delle caratteristiche della vita di tutti noi.

Claudio LISTANTI    Roma 9 agosto 2020