Ci lascia Letizia Battaglia, resta un’immagine di lotta e di arte

di Consuelo LOLLOBRIGIDA

Per pura passione.

Mai titolo fu più idoneo a raccontare l’opera di un’artista che della propria passione ha fatto l’arte del suo mestiere. Era l’aprile del 2016, di esattamente sei anni fa, quando il Maxxi di Roma dedicava a Letizia Battaglia un’antologica che ripercorreva cinquant’anni di vita e di lavoro della fotografa siciliana che si è spenta il 13 aprile a 87 anni.

Letizia Battaglia era nata il 5 marzo del 1935 a Palermo, ed è stata la prima fotoreporter italiana, sempre in prima linea con la sua LeicaM2 a catturare il mondo di sotto. Protagonisti dei suoi scatti sono gli ultimi, e in questa categoria rientravano le donne e i bambini perché la loro fragilità comunicava le contraddizioni di una società che la Battaglia voleva innanzitutto «documentare» e se «poi, se ci scappava anche la bella foto» tanto meglio. E di foto belle ce ne sono scappate tante da farle ottenere alcuni dei premi di fotografia più prestigiosi al mondo: prima donna europea insignita a New York del Premio “Eugene Smith” nel 1985, ex aequo con l’americana Donna Ferrato; nel 1999 il Mother Johnson Achievement for Life; nel 2009 il Cornell Capa Infinity Award dall’International Center of Photography; nel 2017 il New York Times la cita come una delle undici donne straordinarie dell’anno.

La carriera della Battaglia inizia alla fine degli anni ’60 quando comincia a fotografare per il quotidiano «L’Ora» di Palermo e prosegue con la fondazione, nel 1974, dell’agenzia “Informazione fotografica” con Franco Zecchini compagno di un ventennio. In questo periodo racconta la «miseria, disordine, contrasti, quartieri degradati e splendidi palazzi, volti strafottenti e sguardi intimoriti», come scrisse Carla Stampa e si avvicina alle strade insanguinate dai delitti di mafia della sua Sicilia. Gli anni ’80 la vedono sempre più presa nella narrazione della mafia, dando forma e sembianza al periodo più tragico della storia dell’Italia repubblicana. E’ suo lo scatto dell’assassinio di Piersanti Mattarella e quello dell’omicidio del giudice Cesare Terranova; è sua l’iconica immagine di Falcone e Borsellino, seduti e sorridenti, e quella di Giulio Andreotti insieme ai fratelli Salvo all’Hotel Zagarella, foto che sarà negli atti del maxiprocesso antimafia. E ancora è pronta a documentare i solenni funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie, della scorta; nel 1983 quelli di Rocco Chinnici, consigliere istruttore della Procura di Palermo; e quelli, struggenti e drammatici, di Falcone e Borsellino.

L’impegno professionale si tramuta in impegno politico. E’ a fianco di Leoluca Orlanda nella “Primavera di Palermo”; milita nei Verdi e diventa assessore, consigliere e consulente. La delusione di una rivoluzione che poteva essere e che non fu, del «silenzio assordante», la fa trasferire per un paio d’anni nel 2003 a Parigi, per far ritorno nella «sua Sicilia», la sua vita, e riprende il percorso di testimonianza nelle scuole.

All’attività di fotoreporter ha affiancato quella di scrittrice: nel 1999 esce monografia Passione, giustizia e libertà, dove sono descritti il suo impegno sociale e la sua passione per gli ideali di libertà e giustizia; nel 2020, in collaborazione con Sabrina Pisu, il testo autobiografico Mi prendo il mondo ovunque sia. Una vita da fotografa tra impegno civile e bellezza (Einaudi); nel 2021 il saggio Volare alto volare basso (Contrasto), un dialogo con Goffredo Fofi sui temi delle sue fotografie.

Ha fondato, con Simona Mafai, la rivista bimestrale “Mezzocielo”, realizzata e voluta da donne, e una piccola casa editrice.

Le sono stati dedicati i documentari Battaglia – una donna contro la mafia (2006) e Letizia Battaglia – Amoreamaro (2014). Nel 2017 ha inaugurato a Palermo, all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa, il Centro Internazionale di Fotografia.

Mancherà il suo sguardo solenne, antiretorico, schietto.

Consuelo LOLLOBRIGIDA  Roma 15 Aprile 2022