“Amori miti e altre storie”, l’omaggio a Ovidio alle Scuderie del Quirinale (fino al 27 gennaio)

di Francesca LICORDARI (foto dell’autrice)

Ovidio. Amori, miti e altre storie.

Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano Ritratto di Ovidio

E il poeta, fin che non muoia l’inno, vive, immortale”.

Quanto mai veritiera ci appare questa affermazione di Giovanni Pascoli, dal poema conviviale Solon, visitando la mostra “Ovidio. Amori, miti e altre storie” ospitata alle Scuderie del Quirinale, organizzata in occasione del bimillenario della sua morte.

A dispetto della damnatio memoriae che Augusto aveva voluto per le immagini di Publio Ovidio Nasone, poeta latino a lui contemporaneo facente parte del circolo letterario di Mecenate insieme a Orazio, Virgilio e Properzio, è sopravvissuta la sua produzione letteraria nei secoli, grazie ai libri manoscritti che ne hanno tramandato la grandezza poetica. Niente sappiamo del suo aspetto fisico ed è quindi di fantasia il ritratto che accoglie il visitatore in mostra, opera del primo Cinquecento del pittore ferrarese Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano, che ce lo presenta con una penna in mano, la barba lunga e un copricapo esotico in un paesaggio marino che fa pensare al suo esilio sul Mar Nero, presso Tomi (oggi Costanza, nell’attuale Romania), dove venne confinato dallo stesso Augusto per un motivo non ancora chiarito.

Come ha evidenziato la curatrice della mostra Francesca Ghedini, Ovidio fu testimone della “rivoluzione” operata da Augusto non solo in campo politico, ma anche riguardo ai costumi pubblici e privati, “una rivoluzione che il poeta non condivise, al punto da osteggiarla più o meno apertamente”. Fu probabilmente questa la causa della condanna all’esilio e forse si potrebbe aggiungere un coinvolgimento nello scandalo che colpì Giulia, la figlia dell’imperatore, accusata di adulterio e relegata nell’isola di Pandataria (oggi Ventotene).

Augusto come pontefice massimo
Particolare di affresco con pittura di giardino

In mostra sono esposti i ritratti dei membri della famiglia imperiale, tra cui una statua di Augusto raffigurato come pontefice massimo (dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia), ovvero la massima autorità religiosa, quasi a voler ribadire il suo atteggiamento moralistico e incorruttibile, la moglie Livia, la figlia Giulia e i suoi tre mariti Marcello, Agrippa e Tiberio.

Ovidio, maestro d’amore”, è uno dei temi affrontati nell’esposizione. Il poeta, autore degli Amores e dell’Ars amatoria, canta l’amore in tutte le sue forme, dal sentimento alla passione, dalla seduzione all’erotismo, prendendo a modello gli amori delle divinità. Non possono mancare le scappatelle adulterine di Giove, padre degli dei, che si presenta con le trasformazioni più impensabili per conquistare le sue amate. È proprio questo uno dei temi principali delle Metamorfosi, un poema che ci ha trasmesso molti miti della classicità greca e romana.

Affresco con Leda e il cigno da Ercolano
Cammeo con Leda e il cigno

Partendo proprio da Giove troviamo in mostra la sua trasformazione in un bianco cigno per possedere la bella Leda, raffigurata in un affresco da Ercolano, in un cammeo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in una statua del Museo Archeologico Nazionale di Venezia. Sullo stesso tema è esposta anche la copia della Galleria Borghese di un dipinto di Leonardo Da Vinci, in realtà di non certa realizzazione.

Tintoretto, Ratto di Europa
Affresco con Io a Canopo da Pompei

Lo stesso Giove si trasforma in toro bianco per conquistare Europa, come illustrato dal Tintoretto in uno dei riquadri che decoravano una camera del palazzo veneziano di Vettor Pisani, che coglie la fanciulla nel momento in cui sale sulla groppa del toro, e in un dipinto di Antonio Carracci dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Per possedere la ninfa Io, Giove fa scendere, sulla pianura dove si trova la giovane, una fitta nebbia. La moglie Giunone scopre l’inganno e si precipita sulla terra. A quel punto il dio, per salvare la fanciulla desiderata, la trasforma in giovenca, dando inizio a una storia tormentata. Troviamo il soggetto raffigurato più volte in affreschi pompeiani e in un dipinto del 1599 di Giovanni Antonio Figino.

Venere callipigia ed Eros
Venere ed Eros
Venere callipigia

Ma è Venere, dea dell’Amore e della Bellezza, a essere stata scelta come immagine guida dell’esposizione, colta come “callipigia” nel momento in cui si volta indietro mostrando i più bei glutei del mondo antico (Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Sullo sfondo di un affresco pompeiano raffigurante un ameno giardino, le è accanto la statua del figlio Eros, con tanto di arco pronto a colpire col suo strale amoroso.

G.B. Carlone, Marte e Venere sorpresi da Vulcano
S. Botticelli, Venere pudica

Fiore all’occhiello della mostra è sempre la dea della bellezza nel dipinto di Sandro BotticelliVenere pudica”, dalla Galleria Sabauda di Torino, che si dice raffiguri l’affascinante Simonetta Vespucci, musa ispiratrice del pittore, morta prematuramente all’età di 23 anni.

Ed è sempre Venere che è rappresentata più volte come moglie fedifraga quando, sorpresa in flagrante con il suo amante Marte, è punita dal marito Vulcano: ricordiamo in particolare un dipinto secentesco di Giovanni Battista Carlone.

Oltre alle divinità già citate, sono molte altre quelle protagoniste della mostra insieme a eroi, ninfe e giovinetti, interpreti e vittime di tutte le passioni:

Rilievo con Apollo e Marsia

Apollo, protettore della nuova era inaugurata da Augusto, in preda al suo ardore amoroso corre dietro alla ninfa Dafne, che, volendo mantenere la sua verginità, chiede aiuto alla dea Diana che la trasforma in alloro, albero da quel momento in poi consacrato al dio. I due fratelli Apollo e Diana ci appaiono molto vendicativi. Apollo fa scorticare vivo il satiro Marsia, reo di averlo sfidato in una gara musicale, mentre Diana, che nella descrizione ovidiana appare come cacciatrice crudele e selvaggia, trasforma il povero Atteone in cervo per averla vista casualmente nuda durante il bagno, condannandolo così a essere sbranato dai suoi stessi cani. Inoltre le due divinità sono insieme protagoniste di uno dei più feroci massacri di giovani innocenti.

Le Niobidi
Niobide Chiaramonti
Niobide minore

Quattrodici figli di Niobe, figlia di Tantalo, vengono uccisi semplicemente perché la madre aveva osato deridere Latona, madre di Apollo e Diana, per aver messo al mondo solo due figli. Il tema è ricorrente nel mondo romano ed è spesso raffigurata tutta la serie dei Niobidi e delle Niobidi, colti in corsa nel disperato tentativo di mettersi in salvo, come nel caso dell’esemplare Chiaramonti (dai Musei Vaticani) presente in mostra.

Ermafrodito, da Palazzo Massimo
C. Saraceni, La caduta di Icaro

Molti altri sono i miti che ci colpiscono, dalla morte di Adone a quella di Meleagro, dalla storia di Piramo e Tisbe (i “Romeo e Giulietta” del mondo antico) a quella di Ermafrodito e della ninfa Salmacide, dalla caduta di Fetonte a quella di Icaro, raffigurato con tocco idilliaco in una trilogia da Carlo Saraceni (oli su rame, Napoli, Museo di Capodimonte, 1605-1608). Curiosa è la presenza nei primi due dipinti (il Volo di Icaro, la Caduta di Icaro) di un sole nero, dovuto forse al ricordo dell’eclisse del 1605.

Dulcis in fundo, il rapimento del bellissimo Ganimede, oggetto di desiderio omoerotico, che viene trasportato dall’aquila di Giove nell’Olimpo, dove diverrà l’immortale coppiere degli dei.

Ganimede
Rilievo con Ganimede

Una scultura ce lo mostra nudo, accanto all’aquila divina, mentre in un altorilievo è raffigurata anche una terza figura, che potrebbe essere quella del padre del fanciullo, in lutto per la perdita del figlio. Un ratto questo che, come quello di fanciulle vergini (vedi il Ratto di Proserpina nel dipinto di Hans von Aachen del 1589), potrebbe essere visto in chiave simbolica come passaggio dall’adolescenza alla maturità sessuale, o anche, secondo i neoplatonici, come rapimento dell’anima a Dio. In questo caso l’amore di Giove verso Ganimede non sarebbe carnale, ma tutto spirituale. Il ratto, così come la “metamorfosi”, potrebbe essere visto anche come trasformazione psichica ed è accettato dalla “vittima”, poiché gli umani non possono opporsi a certi disegni che li trascendono: dall’accettazione potrà anzi derivare uno sviluppo salutare.

Francesca LICORDARI    Roma 3 novmbre 2018

Mostra: Ovidio. Amori, miti e altre storie

Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio, 16, Roma, dal 17 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019. Da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30. Intero € 15,00 – Ridotto € 13,00 (audio guida compresa nel prezzo del biglietto).Catalogo: L’Erma di Bretschneider