Alessandro Maganza, il pittore della Controriforma a Vicenza, nella monografia di Francesco Caracciolo.

redazione

Fig 1

Al mese di marzo 2023 risale la pubblicazione del saggio di Storia  dell’Arte (fig.1), edito dalla casa editrice messinese “Di Nicolò Edizioni”, che si concentra sulla figura molto avvincente di Alessandro Maganza (1548-1632), pittore vicentino vissuto nel periodo della Controriforma cattolica, di cui l’autore, il Professore Francesco Caracciolo, docente di Storia dell’Arte nonché critico d’arte, traccia una biografia completa,  per la prima volta dopo tanti anni di profondo oblio nel quale è caduto l’artista dalla vita molto lunga ( morì a 84 anni) e dall’impegno costante ed assiduo nel campo della pittura veneta del tardo Rinascimento.

Alessandro, figlio del Magagnò, a sua volta pittore e poeta, amico di Andrea Palladio e membro della prestigiosa Accademia Olimpica, svolse nel territorio vicentino un’attività fecondissima quale pittore, architetto e titolare della più fiorente bottega artistica dell’epoca, la quale rivaleggiava addirittura con quella più quotata dei Da Ponte a Bassano, coinvolgendo nelle numerose imprese decorative sparse in tutto il territorio vicentino e padovano molti pittori locali, quasi tutti emergenti, tra cui Porfirio Moretti, Francesco Maffei (allievo del Maganza stesso) e naturalmente i figli maschi del pittore.

Fig 2

L’autore ripercorre le varie tappe della carriera artistica del Maganza (fig. 2), partendo dagli esordi avvenuti verso la fine degli anni ’70 del Cinquecento fino al grande successo degli anni ’80, in cui avviene la completa maturazione di Alessandro che si fa conoscere al cospetto della curia vicentina e degli ordini religiosi più influenti della città con opere di ampio respiro, a partire dalla grande pala della Madonna con i quattro Evangelisti, conservata presso il santuario mariano di Monte Berico.

La carriera dell’artista vicentino proseguì alacremente attraverso una serie interminabile di commissioni pubbliche e private; coadiuvato soprattutto dai figli, che seguirono le orme paterne, il Maganza produsse una tale mole di pale d’altare da riscuotere un enorme successo finanche in Lombardia, ma non solo.

Fig 3 Alessandro Maganza, Ecce Homo

Per la chiesa di San Rocco a Vicenza egli dipinse due grandi tele raffiguranti il Paradiso e l’Inferno, ispirandosi alla Divina Commedia del divino Dante Alighieri; per la cappella del Santissimo Sacramento in Cattedrale realizzò la serie della Passione (fig.3), in cui predomina la pennellata veloce e un movimento concitato dei personaggi, mossi da un anelito di vitalità misto a tragicità che enfatizza ancor più la carica emotiva delle azioni raccontate con una grande vena narrativa e pietistica, aspetto quest’ultimo molto tipico della pittura devozionale e controriformata. All’interno della trattazione l’autore intende persino mettere in luce le doti di ritrattista del Maganza attraverso la descrizione di una ricca galleria di personaggi straordinari e tutt’altro che ordinari: vescovi, principi, dottori, armigeri e giovani rampolli di grandi casate nobiliari vicentine che raccontano la storia di una città divenuta la culla della civiltà con lo sviluppo dell’architettura palladiana.

Infine, cosa non trascurabile per chi intende accostarsi all’affascinante figura di Alessandro Maganza, il testo è corredato di una ventina di foto a colori con l’analisi delle principali opere dell’artista veneto che lasciò un’impronta duratura nel tessuto culturale, pittorico e sociale della Vicenza del Rinascimento maturo, gettando le basi per lo sviluppo della pittura del ‘600 locale attraverso le figure del Maffei, già citato in precedenza, e di altri importanti figure artistiche prima dell’influenza che Luca Giordano e poi Sebastiano Ricci impressero alla cultura artistica del Barocco veneziano.

Redazione 4 Giugno 2023