Abraham Brueghel (1631-1697). La figura e l’opera del Maestro della Natura morta barocca nel volume di Alberto Cottino.

di Luca BORTOLOTTI

Alberto Cottino, Abraham Brueghel 1631-1697. Un maestro della natura morta fra Anversa, Roma e Napoli, Etgraphiae, Roma 2022 [FIG. 1, COPERTINA].

1) Copertina

È perlomeno dal lontano 1989 – quando giovanissimo si occupò della natura morta caravaggesca all’interno dei due fondamentali volumi dedicati alla natura morta italiana, curati da Federico Zeri e Francesco Porzio per i tipi di Electa – che Alberto Cottino non ha smesso di indagare ogni rivolo di questo tema, arduo quant’altri mai e bisognoso di uno specialismo estremo, vero sesto grado della connoisseurship.

Tra tutti, il terreno più assiduo dei suoi studi è sempre rimasto quello della natura morta romana, sia nei decenni della prima metà del XVII secolo in cui essa è caratterizzata dall’influsso predominante di Caravaggio e dei suoi seguaci, sia nella stagione più propriamente barocca, legata alle figure prominenti di Mario de’ Fiori, Giovanni Stanchi, Michelangelo Pace, Michelangelo Cerquozzi e infine Abraham Brueghel. Si può dunque dire che fosse fatale che, dopo tante occasioni di approfondimento più o meno occasionali, Cottino si impegnasse infine in un vero e proprio catalogo ragionato riservato a uno di questi protagonisti: Abraham Brueghel, per l’appunto.

In questa sua fatica l’autore si dichiara ben consapevole che essa – frutto di studi attenti, lunghi e irti di ostacoli – non possa costituire un punto di arrivo, quanto piuttosto un necessario punto di approdo verso ulteriori conoscenze documentarie e nuove acquisizioni. La monografia qui in oggetto mette, in effetti, un punto fermo sullo stato degli studi e, sebbene continueranno negli anni a venire ad emergere ulteriori opere autografe di Abraham Brueghel, magari anche firmate e/o datate e, in numero molto maggiore, tentativi più o meno appropriati di attribuirgli composizioni di fiori e frutta, essa rappresenterà a lungo un punto di riferimento imprescindibile per ogni indagine sull’artista e in generale sulla natura morta romana di secondo Seicento.

Ultimo esponente di rango di una delle più illustri stirpi di artisti nell’Europa fra seconda metà del XVI e prima metà del XVIII secolo, ben poco è noto della fase di formazione del pittore, avvenuta nelle native Fiandre. È altamente presumibile che egli fosse allievo del padre, Jan Brueghel il Giovane, ma di fatto l’opera più antica oggi conosciuta è una ghirlanda di fiori, con un ritratto virile all’interno certamente di altra mano, firmata e datata 1655 [FIG. 2, cat. 1], quando Abraham aveva già 25 anni ed era un artista fatto e finito.

2) Ritratto d’uomo in ghirlanda di fiori, firmato e datato 1655, Coll. privata

Di sicuro nel 1659 egli risulta già stabilmente a Roma e questa data è stata sin qui generalmente assunta come quella del trasferimento in Italia del pittore. Cottino propone però di anticipare di qualche anno tale evento, assolutamente centrale negli sviluppi della carriera del pittore, cosa che renderebbe più comprensibile l’assenza di qualsiasi sua opera nota in cui sia riscontrabile una presenza significativa di marcati caratteri “nordici”, in favore di una nota costante in tutta la sua produzione che vede dominare la matrice italianizzante se non italiana tout court.

L’ampio saggio introduttivo che precede il catalogo delle opere affronta in sequenza tutti i nodi critici salienti relativi all’attività di Abraham Brueghel, a partire da quello, rilevantissimo sotto ogni rispetto, dei rapporti commerciali con la nobile famiglia Ruffo, in particolare col principe Antonio della Scaletta, fra i maggiori e più colti collezionisti del suo tempo. Tale partnership iniziò probabilmente prestissimo, e coinvolse, oltre ovviamente le nature morte, non solo generi pittorici di cui purtroppo oggi non abbiamo tracce nel corpus di Brueghel, come i paesaggi (otto esemplari a lui riferiti negli inventari di secondo Seicento, accanto a 27 composizioni di fiori e frutta), ma anche dipinti di altri autori, a testimonianza di una sua collaterale attività da mercante e consulente artistico di don Antonio. Non proprio disinteressato, peraltro, se spiccano nel carteggio fra i due personaggi i commenti tutt’altro che lusinghieri nei confronti di Rembrandt (!) nonché una certa spregiudicatezza nella valutazione di Poussin e Pietro da Cortona, a fronte delle lodi iperboliche riservate a illustri sconosciuti, come Francesco (François) de Neve.

Di certo Abraham Brueghel riscosse un notevole successo presso molte delle principali casate nobiliari capitoline e troviamo sue opere negli inventari Altieri, Borghese, Chigi [FIG. 3, cat. 71a],

3) Rose, garofani, tulipani, peonie, convolvoli in un’urna argentata su un cornicione di pietra.

Colonna, Rospigliosi, Corsini [FIG. 4, cat. 17]

4)

e perfino nelle collezioni della regina Cristina di Svezia, estendendosi fino al nord-Italia con casa Savoia a Torino [FIG. 5, cat. 16] e la famiglia Arese a Milano.

5) Natura morta con fiori, frutta e vaso con rilievi

Debito spazio viene riservato nel saggio alla collocazione di Brueghel all’interno dell’eccezionalmente vivace e variegata scena artistica romana contemporanea e ai suoi rapporti con le personalità dominanti nell’ambito della natura morta.

Come sottolineato da Cottino:

“Appare del tutto verosimile che Brueghel, appena giunto a Roma, abbia ritenuto di accostare la propria grafia figurativa di origine nordica a quella di alcuni pittori che allora andavano per la maggiore in città”.

Soprattutto viene approfondito il tema dell’influsso esercitato su Brueghel dalla pittura di Michelangelo Pace detto Campidoglio, in passato alla base di tanti equivoci attributivi, in particolare nella tipologia, marchio di fabbrica del Campidoglio, dei trionfi di frutta e fiori all’aria aperta, spesso ambientati all’interno di giardini monumentali [FIGG. 6-7, catt. 8 e 109]: un regime di scambio che presto si sarebbe trasformato in un mutuo e paritetico rapporto di dare e avere.

6) Natura morta di fiori e frutta all’aperto, Firmato. Coll. privata, già Roma Galleria Remo Moroni
7)

Fondamentale nella produzione di Brueghel il capitolo della collaborazione con alcuni tra i massimi pittori di figura attivi a Roma nella seconda metà del XVII secolo: basti qui ricordare Maratti, Baciccio, Brandi, ma soprattutto Guillaume Courtois, col quale si stabilì una felice e prolungata partnership, da cui scaturirono autentici capolavori della pittura barocca romana [FIGG. 8-9, catt. 27 e 29].

 

8) Abraham Bruegel e Guillamo Courtois, Fanciulli e ragazzi che giocano con la frutta in un giardino monumentale
Abraham Bruegel e Guillam Courtois, Cerere alla fontana circondata da putti.

L’altro capitolo cruciale della carriera di Abraham Brueghel si determina col suo definitivo trasferimento a Napoli nel 1675, di cui non sono note le ragioni, ove gli sarebbero nati tre figli e dove sarebbe morto nel 1697. Il periodo napoletano fu tanto fecondo quanto fortunato, come testimoniano i prestigiosi committenti che arricchirono con sue opere le proprie collezioni, a partire da don Gaspar de Haro y Guzman VII, marchese del Carpio, che lo coinvolse, in collaborazione con Giovan Battista Ruoppolo e forse Luca Giordano, in una delle grandi tele, raffigurante l’Estate, che faceva parte di un vasto ciclo legato alla festa del Corpus Domini del 1684 [FIG. 10, cat.122].

10) Abraham Bruegel, Luca Giordano (?), Paolo de Matteis, Giovan Battista Ruoppolo, L’Estate, una ragaza e un erote appendono una ghirlanda a due erme (una raffigurante Dioniso ?) in un giardino pensile

Al pari del periodo romano, anche a Napoli Brueghel ebbe modo di collaborare con importanti pittori di figura tra cui, oltre a Giordano, anche Giovan Battista Beinaschi, Nicola Vaccaro [FIG. 11, cat. 129], Francesco Solimena e Paolo De Matteis.

11) Abraham Bruegel e Nicola Vaccaro, Giovane donna che raccoglie fichi in un giardino, con tre bambini

La ricognizione del periodo napoletano – ancorato, ancor più di quello romano, a pochi sicuri punti fermi cronologici (legati a qualche commissione documentata e soprattutto ai non molti dipinti datati) – fornisce l’occasione a Cottino per un tentativo benemerito di scansione temporale del corpus del pittore, perlomeno fra i due grandi periodi che ne segnano l’attività. In particolare, in quello napoletano lo studioso rileva

“un maggior respiro, anche paesaggistico, delle composizioni, un minore close-up (…) caratterizzato da una lieve diminuzione di scala dei fiori, della frutta, degli oggetti (e magari da un loro maggiore affastellamento) nonché delle figure” [FIG. 12-13, cat. 109 e 119a],

mettendo in evidenza la suggestione non superficiale che Brueghel esercitò sugli specialisti di natura morta locali, soprattutto Francesco della Questa, Andrea Belvedere e Gasparo Lopez.

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13) Natura Morta con frutta e fiori e sfondo di paesaggio

Dopo un’accurata ricognizione della fortuna critica del pittore e due preziose appendici, con le interessantissime lettere di Brueghel a don Antonio Ruffo e un succinto elenco dei principali inventari antichi che registrano la presenza di opere del pittore, è finalmente il catalogo ragionato a occupare la maggior parte del volume. Corredato di riproduzioni quasi tutte a colori, di ampio formato e mediamente di buona o anche ottima qualità, il catalogo si suddivide, con un’inevitabile margine di approssimazione, tra le opere romane (1-83) e le opere napoletane (84-166), per un totale veramente ragguardevole di 168 numeri, che includono molte coppie di tele en pendant, più 14 altre tele catalogate come di dubbia autografia o respinte del tutto.

Fra qualche inedito e qualche cambio di attribuzione, il catalogo ragionato allestito da Cottino mette finalmente ordine all’interno di una massa di opere che sin qui costituivano le tante membra disperse di un corpo, di cui però sfuggiva almeno in parte, non tanto l’entità o la qualità, quanto l’intima e coerente concatenazione, lo svolgimento e lo sviluppo interno. Grazie a questo volume, a chi lo ha faticosamente scritto, ma anche a chi lo ha generosamente promosso (in primis l’antiquario Renzo Moroni, da decenni tra i più fini conoscitori della natura morta romana) e all’editore Etgraphiae, che lo ha prodotto con cura, ora disponiamo di un’immagine panoramica veramente esauriente su Abraham Brueghel, in grado di restituirci appieno l’immagine di un pittore di tecnica formidabile e di raffinato estro compositivo, che recitò da protagonista su due dei palcoscenici più prestigiosi e cosmopoliti della scena artistica europea.

Luca BORTOLOTTI  Roma, 16 Aprile 2023