Vittorio Sgarbi a 360°: “Nei Musei devono tornare Direttori italiani! Caravaggio ? Mai fatto doppi e la diagnostica non serve a niente”

P d L

Abbiamo incontrato Vittorio Sgarbi dopo una splendida cerimonia nuziale di una comune amica, storica dell’arte anch’essa; ci interessava conoscere il suo parere su vari aspetti della situazione che stiamo attraversando e non solo dal punto di vista culturale, a partire dall’attuale governo, da come viene trattata la cultura, per arrivare a temi più squisitamente storico artistici; le risposte, per quanto possano a volte sembrare polemiche e far discutere, tuttavia occorre riconoscere che non sono mai banali e in questo caso tracciano un quadro a nostro parere molto spesso del tutto condivisibile.

Prima di entrare in una conversazione più appropriata per una rivista d’arte come la nostra, vorrei iniziare questa conversazione con una domanda di carattere più generale magari un po’ impertinente: tu hai condotto una battaglia elettorale molto critica e secondo alcuni perfino esagerata nei confronti di alcuni esponenti politici che ora sono al governo del paese, governo che però poi hai votato. Perché? Forse hai creduto o saputo che si facesse qualcosa di meglio dal punto di vista culturale rispetto ai precedenti e quindi hai rivisto le tue posizioni? O ci sono motivi differenti che non conosciamo?

R: No, nessun particolare motivo se non una cosa beffarda collegata alla situazione di emergenza che derivava da una richiesta di Salvini a Berlusconi di poter infine trattare con i 5 Stelle per il Governo. A questo punto io scrivo a Berlusconi di non dare il benestare a Salvini perché in questo modo lo avrebbe separato come componente della maggioranza, mentre invece pressato da cinquanta deputati che avevano il timore di elezioni anticipate nelle quali non solo rischiavano la non rielezione ma addirittura la non ricandidatura visto che si sarebbe dovuto bilanciare il numero delle candidature alla luce dei risultati del 4 marzo, in cui la Lega com’è noto è risultata superiore a Forza Italia, Berlusconi ha dato il via alla operazione, cioè ha dato il là a Salvini che non aspettava altro e questi è effettivamente andato avanti ed ha portato a casa il governo. A questo punto Berlusconi avrebbe dovuto se non votarlo come minimo astenersi ed invece ha scelto la strada di un’opposizione che trovo ridicola, che non si sta dimostrando affatto fruttuosa, non solo perché è poco credibile ma anche perché non pare proprio poter rappresentare un’area del centrodestra che invece avrebbe potuto in qualche modo mettere in minoranza Di Maio, cosa che avrebbe rappresentato la strategia migliore. Quindi questa strada io l’ho seguita da solo, naturalmente divertendomi a dire “Io dove c’è disordine ed ignoranza prospero!”, una battuta che è molto piaciuta e ho proseguito col dire che ero in attesa del loro declino, cosa che mi sembra piuttosto vicina se consideriamo le contraddizioni delle due componenti –del tutto differenti- della maggioranza; per cui ho usato l’arma della provocazione logica collegata alla situazione del momento.

Sul piano culturale però è un governo che appare piuttosto irresoluto e privo di idee.

Alberto Bonisoli attuale Ministro dei Beni e delle Attività culturali

R: E’ vero, in effetti appaiono stranamente indifferenti a questi temi concernenti la cultura, hanno un ministro, Bonisoli, che forse è poco demagogico ma che come primo atto ha rilasciato dichiarazioni contro la gratuità domenicale nei musei, cosa che io ho combattuto perché ritengo, al contrario, che la gratuità vada estesa a tutti i giorni; subito dopo ha anche detto che non sarebbe essenziale l’insegnamento della Storia dell’Arte nelle scuole, con il che però ha fotografato una condizione reale perché è ovvio che l’insegnamento di un’ora a settimana della materia non determina un vera conoscenza ma neppure approssimativa delle problematiche artistiche, anche se naturalmente è meglio di niente. Non mi pare insomma che il governo dia particolari segnali d’attenzione per la cultura, considerando anche la totale sottovalutazione nella legge di Bilancio, ad eccezione forse di qualche sforzo del ministro Bussetti (ministro dell’Istruzione, ndA) e che ho portato con me in qualche occasione espositiva, a Pesaro, a Ferrara, e che è una persona con la quale si può comunque discutere.

Insomma, non mi pare proprio un buon percorso quello che si presenta  da questo punto di vista …

R: Si, però non mi pare che siamo capitati in una situazione così differente da quella precedente, non mi pare che siamo di fronte a chissà cosa di terribile o di così traumatico, considerato che è una condizione molto tipica quella di governi sempre molto carenti riguardo al tema generale della cultura, degli investimenti in questo campo, della salvaguardia dell’enorme patrimonio che abbiamo; anzi posso aggiungere che dal momento che sono al governo forze nuove, la Lega e i Cinque Stelle, con giovani magari ignoranti ma non collegati a vecchie consorterie, allora probabilmente avremo una politica meno legata a vecchi potentati e questo forse non è negativo.

Cioè, hai rivisto il giudizio molto tranciante che avevi più volte espresso sui Cinque Stelle ? E’ così?

R: Potrei dire che i Cinque Stelle hanno una dimensione che vorrei definire dadaista, nel senso che se è vero che hanno i loro meriti è non perché li abbiano mai dimostrati o maturati, ma sono del tutto frutto del caso, cioè quello che c’è nel loro campo è casuale, ovviamente ci sarà pure qualcuno bravo perché è inevitabile che nell’ammucchiata di quanti che sono entrati in quel movimento un 20 o 30 % di persone capaci le trovi, ma gli altri sono lì per fortuna, per casualità. Se parli con qualcuno vedi che sono in grado di capire o perfino di avere delle idee ma è una condizione molto minoritaria.

Torniamo alla cultura. Cosa ti aspetti dal nuovo ministro Bonisoli riguardo alla Riforma Franceschini che fece molto discutere.

R: Su questo mi sembra che Bonisoli stia dando buoni segnali perché mi pare che non si faccia sedurre

dalla impostazione di tipo provinciale, diciamo così, di Baratta che è stato il Presidente della Commissione che ebbe a selezionare il personale da indicare al ministro Franceschini per le nomine dei Superdirettori, il quale Baratta era preso evidentemente da vera e propria esterofilia, come se fosse stata la vera soluzione dei problemi che avevamo e che in larga misura restano.

Dario Franceschini ex Ministro

Tu avevi preso una posizione quasi intermedia a suo tempo.

R: La mia posizione era stata inizialmente di aspettativa, ma la verità è che sono entrati molti mediocri ed invece molti capaci sono stati sacrificati; il mio principio è che nei ruoli dello stato sia prescritta la cittadinanza italiana, d’altra parte non c’è mica un ministro straniero o un magistrato straniero o un preside straniero o un ambasciatore straniero e via dicendo e dunque perché mai il direttore di museo dovrebbe esserlo? magari perché l’arte è universale ? Ma tutto è universale, in realtà quanto è stato fatto ha significato solo mortificare competenze e capacità come quelle di Antonio Natali, ad esempio, a vantaggio degli Schmidt, ed anche ammettendo che entrambi fossero e siano meritevoli, non si capisce perché l’uno dovesse demeritare rispetto al secondo. Insomma quello che l’amministrazione dello Stato deve mostrare è innanzitutto il rispetto verso i propri funzionari, così come dei propri insegnanti, o dei propri soldati e così via; in caso contrario rischiamo di far fare ai musei italiani la fine delle squadre di calcio che sono ormai fatte quasi tutte di giocatori stranieri , per cui si chiamano ancora Lazio, Milan e così via ma sono italiane in minimissima percentuale.

E’ un modo tra l’altro che va anche  a scapito  della formazione dei giovani del nostro paese.

R: Proprio questo intendo dire ! e questo vale nel calcio ma rischia sempre più di valere anche nel campo della cultura e dell’arte; credere che gli stranieri in quanto tali risolvano i problemi da un lato non è vero dall’altro ostacola la formazione dei giovani italiani; è una cosa che non funziona  affatto senza contare che coloro che hanno studiato, che hanno ricoperto la carica di funzionari, che hanno svolto egregiamente le loro carriere hanno una competenza che  non può essere vanificata ed umiliata in nome di una totale esterofilia.

Insomma mi pare che auspichi un ritorno alla status quo ante. Tra poco peraltro le nomine scadono e non si sa ancora se i nominati saranno confermati.

R: Voglio precisare che non è che abbiano lavorato tutti male o che abbiano tutti demeritato, e però dico che neppure hanno lavorato così tanto meglio degli italiani; in poche parole, il problema non consiste nel fatto che un direttore straniero non possa essere bravo come uno italiano, ma che un italiano possa essere considerato meno bravo di uno straniero, è questo che è assurdo! E siccome non conosco un solo italiano che non sappia o possa fare ciò che fa uno straniero, la discriminazione non ha alcun senso, ed è assurdo che, come è capitato con Baratta e Franceschini, la scelta sia avvenuta o debba avvenire  basandosi sul criterio della quantità, ovvero dieci stranieri si, meno no … considerando questa come la scelta magica. Un ministro, uno stato, in sostanza,  debbono difendere i loro funzionari perché così difendono la natura stessa dello stato. E cosa lo prova ? Lo prova il fatto che in Francia il direttore del Louvre è un francese, mica uno straniero, come pure in Spagna è uno spagnolo, o in Germania un tedesco; non si capisce perché proprio noi dovremmo avere questa posizione universalistica che invece al Prado, alla National Gallery di Londra e così via non hanno; che poi uno studioso straniero possa partecipare a mostre, convegni , cataloghi, consulenze è del tutto scontato, ma in generale si tratta di difendere la qualità, la credibilità, la carriera, l’impegno degli italiani.

A proposito di mostre, ne hai promosse parecchie in questi mesi …

R: Si, in particolare ho fatto molte esposizioni dopo il terremoto, soprattutto nelle Marche, contando anche sul sostegno delle amministrazioni locali e con grande successo di pubblico, a dimostrazione di come l’arte possa giocare un ruolo determinante anche per far rinascere speranza  calore e senso di comunità nelle zone del nostro territorio particolarmente colpite da questi eventi.

Ora sei impegnato a Sutri; a proposito: sei sempre sindaco ? o ti dimetti? Se ne sono lette molte sulla stampa.

R: Vedremo … qui siamo di fronte ad una situazione che riguarda la politica locale e che definirei di crisi psicologica, nel senso che non c’è alcun conflitto politico in atto ma alcuni si sentono magari inadeguati al ruolo che deve assumere il comune -in questo senso parlo di questioni psicologiche- cosicché si creano discussioni che poi ritornano sotto vesti diverse sui giornali. Quanto alla esposizione -che devo dire è stata molto ben recensita sulla tua rivista- (cfr https://www.aboutartonline.com/2018/10/14/sgarbi-a-sutri-il-museo-di-palazzo-doebbing-nuovo-grande-polo-artistico-e-a-dicembre-il-festival-dautunno-della-cultura-e-dellarte/), è molto importante ed interessante,  basata com’è in gran parte su opere –le più significative- delle diocesi, prese dopo un lavoro certosino chiesa per chiesa, con scoperte di grande rilievo.

Non dirmi che hai trovato un nuovo Caravaggio ?

R: No, sfortunatamente no; ma tutti devono venire a vedere questa esposizione piena di novità e di capolavori che esaltano un intero territorio.

Visto che lo abbiamo nominato, vorrei sapere tu cosa pensi degli sviluppi che stanno prendendo gli ultimi studi sull’opera del Caravaggio, che sembrano prediligere le indagini scientifiche e diagnostiche su supporti, mestiche, colori ecc e che hanno portato a mostre, pubblicazioni e convegni di vario tipo (l’ultimo in ordine di tempo dal titolo “Art from inside. La diagnostioca per immagini applicata al Patrimonio culturale” si tiene alla città della Scienza a Napoli il 20 novembre. NdA ).

R: La diagnostica ? Fu quella che consentì di affermare che le pietre di Modigliani erano buone; vuol dire che se ti metti nelle mani di un chimico, di un diagnostico per l’appunto puoi arrivare a dire esattamente il contrario del vero; quindi personalmente non ho alcuna fiducia in ciò che è legato a questa dimensione; si fanno comitati scientifici, tavoli scientifici come se questa parola, ‘scientifico’, fosse una sorta di alibi atto a giustificare qualunque errore o la mancanza di impegno professionale. Prendi il Cenacolo di Leonardo, dove come sai non possono entrare a vederlo più di cinque sei persone o giù di lì, perché altrimenti i fiati, la polvere, i rumori …

Tutte balle, costruite per creare il mito dello scienziato del restauro e della tutela, che è una categoria totalmente fasulla e che sostituisce alla capacità di conoscenza storica e visionaria degli occhi –che è quella dei grandi conoscitori- una macchina in grado di trovare una serie di elementi che portano perfino ad una attribuzione, in alternativa alla intelligenza, alla scelta, agli accostamenti, che solo un uomo può fare con la sua mente.

Dunque sei totalmente contrario?

R: Totalmente, sono cose che possono essere utili solo ed esclusivamente come ancelle sussidiarie: l’opinione di un critico avveduto diventa spesso verità, mentre la verità della diagnostica resta sempre un’opinione.

E allora come pensi si possa sciogliere questo enigma sulle opere ‘doppie’ di Caravaggio, laddove cioè due dipinti uguali si contendono –con buone ragioni spesse volte-  l’autografia caravaggesca?

R: Mi chiedi dei ‘doppi’ di Caravaggio, ma io in realtà non credo che Caravaggio replicasse, tanto è vero che ogni qualvolta è emersa un’ opera ritenuta replica di un’altra già nota del maestro essa è apparsa sempre imparagonabile con quella già conosciuta, o viceversa, quella riemersa è migliore e più credibile di quella che si conosceva; per me Caravaggio non ha mai fatto copie e quando esce un dipinto identico ad un altro secondo me non è suo, perché credo che non avesse proprio tempo per fermarsi ad elaborare una seconda opera una volta terminata la prima, dal momento che quell’idea di pittura è interna ad una logica inventiva così rapida e direi quasi rapinosa che non glielo consentiva.

Ed allora molti di questi quadri in dubbio di legittimazione caravaggesca?

R: Si tratta secondo me di espedienti per cercare di allargare il mercato  con opere che qualcuno tenta di legittimare e che magari sono parzialmente in dubbio di autenticità.

Vorrei che mi dicessi ora qualcosa su quello che sta accadendo a parti del nostro patrimonio architettonico ed artistico, per non parlare dei recenti disastri provocati dalla forza inarrestabile degli elementi atmosferici, devo dire che mi ha sorpreso il tuo silenzio sul rovinoso crollo del viadotto a Genova e, dopo, sul crollo del soffitto -fortunatamente meno devastante- della Chiesa di san Giuseppe dei Falegnami qui a Roma.

R: In realtà è perché su questo tema mi sono sempre espresso ed è esattamente quello che ripeto adesso. Il problema del nostro paese è che la quantità di patrimonio è così ampia che non è mai stato possibile farne una valutazione analitica, una mancanza che ci è costata e ci costa la decomposizione di intere strutture, i crolli, insomma quello cui assistiamo, significa che quando l’uomo non c’è il rischio è sempre più alto. Sul viadotto Morandi si sta procedendo con inchieste e valutazioni, su san Giuseppe dei Falegnami c’è poco da aggiungere, ma su entrambi  e sul resto c’è l’imperizia, l’incertezza, l’incuria; è assurdo che vengano sanati abusi edilizi per di più in zone sismiche o che un edificio o una costruzione qualsiasi che abbia più di sessanta-settanta anni non sia soggetta a manutenzione; solo facendo più spesso il tagliando degli edifici si possono evitare tante tragedie.

Ultima cosa sulle tue prossime iniziative.

R: E’ di prossima uscita un volume intitolato Il ‘900, dal Futurismo all’arte povera e che è sostanzialmente il punto di arrivo del percorso fatto con la collana dei tesori d’Italia; c’è poi una mostra meravigliosa che ho inaugurato lo scorso mese a Cremona Il regime dell’arte. Premio Cremona 1939-1941 e che non si può non vedere perché taglia una fetta di storia  e ce la mette davanti.  E’ una ricostruzione del concorso pittorico Premi Cremona, appunto, voluto da Roberto Farinacci nel 1939 con l’intento di sostenere l’idea dell’arte come celebrazione dei valori e delle imprese del fascismo, a sostegno delle esigenze di propaganda ideologica.

Non temi di riaprire vecchie ferite e sollevare nuove polemiche considerata l’aria di revisionismo storico che sta montando ?

R: No perché si tratta di un evento collegato alla cultura del tempo, appunto il Premio Cremona, che ha lo scopo di riproporre semplicemente al pubblico quel tipo di arte; poi ci sono a corredo conferenze che contestualizzano l’evento stesso.

Ed ora c’è Giovanni  De Mio a Schio

R: Si una mostra importante sul manierismo veneto e sul genio di Schio che Palladio giustamente definì “di bellissimo ingegno” sul quale una rivalutazione storica è assolutamente dovuta.

P d L  Roma novembre 2018