di Silvana LAZZARINO
Virginia Vandini, Sociologa, Supervisor-Trainer Counselor e Costellatrice immaginale descrive la forza evocatrice dei Nat, Spiriti del popolo birmano, e delle carte loro riferite e dedicate, per ritrovare il proprio risveglio interiore verso una rinnovata consapevolezza in linea con uno stato di natura.
Essere osservatori di se stessi è importante per guardare anche in modo più consapevole e partecipe gli altri e i fatti che accadono e in cui si è coinvolti. Essere osservatori di se stessi permette di responsabilizzarsi proprio perché si viene proiettati all’ascolto profondo delle proprie emozioni spesso lasciate nell’ombra e da cui si tende a fuggire specie se legate a fatti dolorosi: emozioni che vanno riconosciute e gestite anche attraverso il cambiamento al fine di costruire relazioni di scambio e confronto con l’altro senza giudizio.
Verso una maggiore consapevolezza nel definire i propri bisogni entro un’ottica di distacco da quelli che sono i condizionamenti limitanti legati al passato, ma anche per certi aspetti al presente, conducono tre fattori fondamentali quali: l’Amore, l’Ascolto e l’Accoglienza parole strategiche che orientano ad un cambiamento riconoscendo il proprio valore e autenticità nel rispetto di sé in vista della propria autorealizzazione. Queste tre parole rappresentano il filo conduttore del libro “Amore. Ascolto. Accoglienza. Le risorse del femminile in ognuno di noi” progettato da Virginia Vandini, Sociologa, Supervisor-Trainer Counselor e Costellatrice immaginale, in cui le stesse parole sono viste non solo quale prerogativa del femminile, come fino ad oggi si è pensato, ma riferite a tutti poiché riscoperte attraverso l’apprendimento di nuovi modi di interagire con sé stessi e gli altri.
Inoltre partendo dal significato di queste parole Virginia Vandini presidente dell’Associazione “Il valore del femminile” e fondatrice della “Scuola di Counseling Umanistico Centrata sulla Persona” insieme al suo staff, due anni fa ha dato vita ad un progetto ambizioso “Portatori di Unicità. Individua il Talento sviluppa la Solidarietà” realizzato in collaborazione con la Facoltà di Sociologia dell’Università “La Sapienza” di Roma che ha riscosso una grande attenzione anche da parte delle Istituzioni.
Di grande interesse tra i seminari proposti quali arricchimento personale sia per chi frequenta la scuola di Counseling, sia per chi si è avvicinato alle proposte dell’Associazione, è il laboratorio condotto da Virginia Vandini ogni mercoledì dalle 18,30 alle 20,30 dedicato alla conoscenza dei Nat, spiriti guida del popolo birmano, ovvero energie invisibili che dominano la natura e la psiche umana, cui si accompagna lo studio delle 37 Carte dell’omonimo libro. Questa conoscenza dei Nat e delle Carte avviene attraverso un approccio immaginale con cui riprendere un nuovo contatto con se stessi a partire da quanto è in relazione al cosmo e alle sue energie.
Parliamo con Virginia Vandini del laboratorio “Ritorno allo Stato Naturale: Rito e Sciamanesimo con le carte dei Nat” che anche durante questi mesi in cui si è stati costretti a restare a casa per via dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, è stato molto seguito su piattaforma Zoom.
I Nat, in quanto Spiriti-Guida della cultura animistica birmana, rappresentano un legame profondo con gli avi. Le antiche etnie, ancora presenti nella foresta birmana, ritengono che vi sia una stretta connessione fra Nat, antenati e spiriti. Essi, i Nat, in quanto rivelazioni di una coscienza animistica istintiva, permettono all’anima umana di entrare in contatto con quelle forze cosmiche, che sono diretta espressione degli elementi della natura. Entro questa visione tutto è un’immagine prodotta dalla nostra stessa anima: i nostri disagi, le nostre difficoltà, i nostri antenati altro non sono che un aspetto della nostra psiche. Attraverso questa esperienza si acquisterà una nuova consapevolezza e una visione più ispirata dell’esistenza.
Intervista a Virginia Vandini a cura di Silvana Lazzarino
- Dal titolo degli incontri dedicati ai Nat e alla lettura delle Carte, già si evince come questo laboratorio presenti un lavoro esperienziale delle carte dei Nat: un lavoro, potente ed efficace per parlare con gli antenati, caratterizzato dall’incontro tra cultura animistica birmana, psicologia simbolo-immaginale e filosofie naturali. Cosa rappresenta l’entrare in collegamento con questi spiriti che nelle 37 carte simboleggiano ciascuno un archetipo anche se poi ve sono molti di più?
R: Rappresenta la possibilità di risvegliare energie profonde anestetizzate dalla vita urbana, prendere coscienza che siamo molto di più della storia che abitualmente ci raccontiamo nella mente ed elevare la visione della vita da un piano personale a un piano mitico, quello degli Dei dell’Olimpo e dei Nat che dimorano sul Monte Popa. In questo senso un abbandono, una fortuna mancata, un fallimento economico non sono eventi da giudicare, capire, risolvere secondo una prospettiva sociale, ma Enti, Entità, Spiriti dotati di una loro energia che, attraverso i Nat, si trasformano in pura forza per giungere alla realizzazione.
2. Attraverso i diversi lavori che si possono scegliere di fare con la disposizione delle 37 carte, i partecipanti sono guidati a entrare in contatto con l’anima istintuale e con le energie invisibili che caratterizzano i Nat per liberarsi dai condizionamenti della vita quotidiana e per rielaborare il rapporto con i propri avi. Così i Nat aiutano a nobilitare ogni persona a rientrare in sintonia con ogni parte di sé. Mi parli di questo aspetto?
R: Fin quando dentro di noi vive la relazione con uno o più antenati basata sulla colpa, la vergogna, la paura sarà molto difficile conseguire una vita sana e compiuta. Abbiamo necessità di pacificare ciò che ci crea disagio, confusione e malessere rispetto al nostro passato altrimenti non procederemo liberi nel nostro cammino, ma condizionati da irretimenti antichi. Nobilitare gli avi, che secondo la visione sciamanica sono i nostri stessi organi, è un passaggio fondamentale verso una piena integrazione di sé.
3. Questo recupero della conoscenza istintiva e di quelle energie invisibili presenti in essa aiutano il richiedente ad acquisire un sentire più naturale che consentirà di vivere disagi e difficoltà come autentici patrimoni, come sorgenti di creatività e di unicità. Mi puoi presentare un esempio a riguardo con un archetipo?
R: Pensiamo all’archetipo dell’amore. Ci sono molte persone che trascorrono la loro vita a inseguire un falso mito rispetto a cosa sia l’amore e s’incastrano in relazioni etichettate come disfunzionali perché sono disposte a fare di tutto pur di veder trasformato il loro sogno in realtà. Spesso, quando mi trovo di fronte a situazioni simili, ho davanti a me cuori frustrati, delusi e/o arrabbiati nei confronti dell’esistenza non avendo ricevuto ciò che si aspettavano. I Nat ci aiutano a comprendere che l’Amore non c’entra nulla con le nostre visioni limitanti. L’amore è la vita stessa, è una necessità intrinseca all’anima e ogni esperienza è un mezzo affinché ci si possa ricongiungere ad Amore. Questa prospettiva che non interpreta quanto vissuto fino a quel momento, non lo filtra attraverso le categorie di bene e di male, ma lo trasforma come prospettiva evolutiva del mio essere qui in questa terra e fa comprendere come ogni difficoltà sia in verità il nostro più grande patrimonio.
- Così i Nat aiutano a trasportare la storia su un piano universale e infatti il risultato cui si giunge è quello di stare nel presente senza giudizio. Essi aiutano a nobilitare ogni persona facendola rientrare in sintonia con ogni parte di sé. Vuoi parlarmi meglio di questo concetto e di come la meditazione associata a ogni Nat sia fondamentale?
R: La meditazione con i Nat è un vero e proprio rituale dove ripristiniamo la relazione con il Sacro che è l’aspetto più importante per giungere a una condizione di vero benessere. Purtroppo l’homo consumens guarda ogni cosa come un oggetto materiale che può usare e sfruttare a suo piacimento. Ha perso completamente la conoscenza che ogni essere animato e inanimato è dotato di un suo spirito, di una sua essenza con la quale si è costantemente in relazione. Gli sciamani traducono questo concetto con un’immagine bellissima, quello dello sposo, della sposa interiore.
- Attraverso i Nat si entra nella comprensione dello stato di sogno. E’ grazie a questa comprensione dell’immaginale che ci si aggancia a quello che si avverte dentro di sé, poiché la realtà è legata a quello che lo stesso individuo crea e prova dentro sé stesso e non a quella che gli altri vogliono far credere. Si avverte l’importanza del sogno e il nesso con alcuni aspetti del Mantra Madre. Mi spieghi cosa si intende per stato di sogno con riferimento alle proiezioni in rapporto al lavoro con i Nat?
R: Comprendere lo stato di sogno significa aver chiaro dentro di sé che è tutto immagine, proiezione, sogno appunto e io sono il sognatore del sogno. Tilopa afferma che quando esali hai il giorno portando in essere le tue immagini interiori e quando inali hai la notte ritirando le proiezioni vissute. Il problema che la nostra cultura sta vivendo è quello di non riuscire più a inalare, cadendo vittima della visione materialistica della vita, dell’oggettività delle cose. Bisogna svegliarsi da questo inganno, da questa illusione. C’è una pratica sciamanica molto semplice e, allo stesso tempo, molto potente a riguardo che dice di ripetere più volte al giorno “sto sognando, sto sognando, sto sognando” perché così facendo entri nella comprensione dello stato di sogno e ti ritrovi desto.
- Attraverso i vari incontri che possono essere seguiti anche singolarmente, vengono da te illustrate in modo chiaro ed efficace le carte e ciò che rappresentano. Ad esempio il primo incontro che ci sarà mercoledì 24 marzo è dedicato al Nat n.1 il Signore del Tempo, il Nat degli Antenati. Mi fai alcuni esempi di carte dei Nat cui magari ti senti più legata e a ciò che esse rappresentano?
R: È difficile questa domanda perché ogni Nat è meraviglioso a suo modo. Come non innamorarsi di Thonban Hla, l’archetipo della Bellezza o di Mahagiri che rappresenta la potenza di lavoro, il compimento dell’Opera. Per non parlare di Madalè Bodaw, il Signore della Magia o di TibyuSaung, l’Alchimista. Lavorare con i Nat è fare come un viaggio, il viaggio dell’eroe. È uscire dalla propria zona di comfort per entrare nel mondo sotto il mondo, l’underworld e riprendere con sé l’anello di potere, la spada magica.
- Ciascuna carta è collegata ad un’altra come se vi fosse una continuità tra questi spiriti guida: ad esempio il Signore della Montagna che rappresenta la forza istintuale è legato alla Signora dal Viso d’Oro che rappresenta l’arcano della dedizione essendo fratello e sorella. Questo ha un significato particolare nella lettura delle carte?
R: Si, i Nat sono 37 ma è come se fossero uno. Per comprendere questo concetto possiamo pensare all’immagine geometrica del frattale, dove la parte è nel tutto e il tutto è nella parte. Infatti nel frattale la più piccola parte di ogni elemento riporta la sua immagine completa. La stessa cosa accade con i Nat dove le loro storie sono un’Unica, Grande storia che ha un solo fine: ritrovare te, la tua Unicità nell’Unità.
- Parliamo delle diverse disposizioni in cui escono le carte. Con le carte si possono fare diversi schemi come lo schema di 10 e di 15 carte. Mi fai degli esempi di alcuni schemi anche di quelli delle 10 e 15 carte, accennandomi alle posizioni cardine delle figure che mi sembra siano la 4 e la 9?
R: Lo schema delle 10 carte è indicato soprattutto per avere un dialogo con gli antenati. Infatti su ogni carta viene anche scritto il nome di un familiare vivente o defunto. In questa stesa le prime 5 carte in alto sono le forze che sostengono il richiedente, in particolare la carta che si trova in posizione 4, mentre le seconde 5, quelle in basso, sono le forze che vanno consapevolizzate, soprattutto quella che si trova in posizione 9, per risolvere positivamente la questione posta. Va precisato che i Nat, essendo Spiriti di Natura, non vedono mai le cose secondo una prospettiva di giusto o sbagliato. Il loro intento è facilitare, accompagnare le persone a riequilibrare ciò che a causa del giudizio ma anche del dolore è stato negato per sentirlo come risorsa fondamentale al conseguimento del proprio benessere.
Nello schema delle 15 carte invece è possibile avere delle indicazioni su una questione che ci sta molto a cuore con un’attenzione al momento presente, al futuro prossimo e al destino finale includendo il consiglio dei Nat per un futuro alternativo. Devo dire che si possono creare moltissimi schemi di carte. Durante il laboratorio anche i partecipanti sono stimolati a trovare un approccio personale all’uso delle carte dei Nat che non ha veramente limiti o confini rigidi.
- La tua passione per i Nat quando è nata e cosa ti ha spinto a proseguire i tuoi studi su questi archetipi?
R: Ho conosciuto i Nat mentre ero alla ricerca di un corso in Costellazioni Familiari. Ho visto il documentario che l’autrice del libro, la Dott.ssa Selene Calloni Williams, ha realizzato su di loro grazie ai suoi viaggi in Birmania e mi hanno letteralmente catturata. La loro storia, il loro vissuto era la mia storia e il mio vissuto. Da quel momento in poi non li ho più abbandonati e sono diventati parte integrante della mia quotidianità, non solo della mia proposta formativa. Lavorare con questi archetipi è ogni volta una scoperta e si crea un’alchimia di apprendimento tra me, loro e i partecipanti al corso che è difficile tradurre in parole. Bisogna vivere l’esperienza.
- Per chi volesse conoscere le carte dei Nat e approfondirne anche le pratiche di lettura il libro a cura di Selene Calloni Williams può essere un ottimo strumento. In esso infatti sono descritti il significato di ciascun archetipo, ma anche le storie di questi spiriti. Cosa mi puoi dire di questo libro e a chi è rivolto?
R: Il libro della dott.ssa Calloni è uno strumento estremamente efficace per tutti coloro che stanno cercando una via per entrare in contatto, in ascolto con aspetti profondi della propria anima e per portare luce alle vicende accorse ai propri antenati imparando a sentire che chi ci ha preceduto non è una zavorra da cui liberarsi, ma un trono sul quale sedersi. Il lavoro con i Nat, sarà a questo punto evidente, è un modo alternativo per approcciare alla psiche e quindi alla vita umana che non viene più letta attraverso delle categorie diagnostiche, ma compresa e vissuta nella sua dimensione poetica e magica.
Silvana LAZZARINO Roma, 21 marzo 2021