Una “grandeur” mancata, Roma e Napoleone (1809 – 1814). Al Museo Napoleonico in mostra i progetti (fino al 31 maggio)

di Nica FIORI

Aspettando l’imperatore. La mostra al Museo Napoleonico

A Roma, in contemporanea con le mostre dedicate a Canova e a Luigi Valadier (la prima a Palazzo Braschi e la seconda alla Galleria Borghese), un’altra mostra, ospitata nel Museo Napoleonico fino al 31 maggio 2020, ci parla di quel fecondo periodo artistico che è stato il neoclassicismo romano, e lo fa esponendo alcune opere grafiche poco conosciute, provenienti dalle collezioni del Museo Napoleonico e del Museo di Roma a Palazzo Braschi. La mostra Aspettando l’Imperatore. Monumenti Archeologia e Urbanistica nella Roma di Napoleone 1809-1814, a cura di Marco Pupillo, vuole dare un’idea, attraverso 50 opere (alcune delle quali inedite) di come doveva essere, almeno nelle aspettative, il volto della Roma napoleonica, rimasto in buona parte solo a livello progettuale, perché Napoleone non arrivò mai a Roma.

G. Camporese, R. Stern, G. Palazzi, Progetto urbanistico per l’area flaminia tra Ponte Milvio e Piazza del Popolo, acquerello su carta, Museo di Roma

Tra i nomi degli architetti che si cimentarono nell’arco di cinque anni per progettare una nuova immagine dell’Urbe troviamo Giuseppe Valadier (figlio di Luigi), Giuseppe Camporese e Raffaele Stern, che furono coinvolti nelle questioni urbanistiche della città dalla Consulta straordinaria del 1809, che seguì l’occupazione francese di Roma da parte del generale Miollis (2 febbraio 1808), e il successivo decreto imperiale con cui Napoleone annetteva gli Stati Romani all’Impero francese dichiarando Roma “città imperiale e libera”.

Fu quello un periodo difficile per la Roma cattolica, privata del suo pontefice Pio VII Chiaramonti, che venne arrestato ed esiliato, e dal punto di vista artistico la città vide la trasformazione del Palazzo del Quirinale per poter accogliere Napoleone e una serie di altri interventi e scavi archeologici, perché l’imperatore amava la Roma classica, sia repubblicana che imperiale, e ad essa si ispirava. Basti pensare allo stile Impero che ritroviamo nell’arredo del Museo ospitante, situato al pianterreno di Palazzo Primoli e donato nel 1927 al Comune di Roma dal conte Giuseppe Primoli, figlio della principessa Carlotta Bonaparte.

Progetto per Arco di trionfo in onore di Napoleone I (prosp. front.). MN
Anonimo, Progetto per Arco di Trionfo in onore Napoleone I

Nellaprima sala del percorso sono esposti alcuni documenti dell’epoca e su una parete troviamo quattro opere del Museo Napoleonico (MN), di impronta neoclassica, ovvero il progetto di Michele Ilari per un monumento a Napoleone (acquaforte), un acquerello  di anonimo del primo Ottocento con il Progetto per un arco trionfale in onore di Napoleone I, e un altro progetto, probabilmente di Giuseppe Camporese, sempre di un arco trionfale in onore di Napoleone I, sia come prospetto frontale, sia come prospetto laterale e sezione, realizzati a penna e inchiostro acquerellato su carta. Quest’arco ricorda molto l’Arco della Pace di Milano e quello del Carrousel di Parigi, ed è ispirato come quelli ai prototipi romani trifornici (Arco di Settimio Severo e Arco di Costantino).

B. Pinelli, Progetto per una medaglia per il Re di Roma

La sezione successiva è dedicata alle celebrazioni romane per la nascita del Re di Roma, ovvero il figlio di Napoleone e di Maria Luisa d’Austria, che nasce a Parigi il 20 marzo 1811, e viene chiamato Napoléon-François-Joseph-Charles Bonaparte. L’annuncio del lieto evento arriva a Roma dopo quattro giorni e viene festeggiato il mattino del 25 marzo con 101 colpi di cannone da Castel Sant’Angelo e con le campane a festa. Il governo francese immediatamente promuove numerose cerimonie ufficiali e festeggiamenti popolari che coinvolgano l’intera cittadinanza. Tra i tributi che si susseguono nella primavera di quell’anno, troviamo l’Allegoria per la nascita del Re di Roma (grafite, penna e inchiostro acquerellato su carta, MN) di Bartolomeo Pinelli, eseguita per la medaglia, pure esposta, che la Municipalità di Roma commissiona a Tommaso Mercandetti per celebrare l’avvenimento. Raffigura la dea Roma seduta, con tanto di elmo in testa, con il braccio il piccolo Re, sotto le ali protettrici dell’aquila imperiale e con accanto la lupa con i gemelli Romolo e Remo. Sempre di Pinelli è anche la composizione che decora l’altisonante Sonetto in onore del Re di Roma, composto da Bartolomeo Sivoli. Anonimo è invece l’artista che da Napoli manda un disegno preparatorio (Marte presenta a Roma il suo nuovo Re, grafite su carta, MN) all’incisore romano Giuseppe Girometti perché ne ricavi un cammeo. Due progetti, inoltre, documentano la decorazione del Campidoglio, curata da Giuseppe Valadier e Giuseppe Camporese in occasione di una fastosa cerimonia del 23 giugno 1811.

In seguito al decreto del 17 febbraio 1809 con cui Napoleone stabilisce che “i monumenti della grandezza di Roma saranno custoditi e mantenuti a spese del nostro tesoro”, viene creata una Commissione per la tutela delle antichità, guidata dall’anno successivo dal prefetto Camille de Tournon. Tra i finanziamenti speciali “per gli abbellimenti di Roma”, vi sono quelli per gli scavi archeologici e la cura di monumenti antichi, i cui restauri sono in gran parte affidati all’Accademia di San Luca, guidata all’epoca da Antonio Canova.

In mostra ci colpiscono quattro incisioni (acqueforti acquerellate, MN) di Bartolomeo Pinelli che documentano l’importante intervento di scavo e ripristino al Foro Romano dei resti del tempio ritenuto all’epoca di Giove Tonante, ma in realtà di Vespasiano.

B. Pinelli, Tempio Giove Tonante (durante lavori)
Scavi nella Basilica Ulpia

Sotterrate per due terzi dell’altezza, le tre colonne del tempio sono liberate e rimesse in asse nel 1811 grazie a un imponente macchinario progettato dall’architetto Giuseppe Camporese. Scavi e demolizioni di case ed edifici religiosi nell’area del Foro di Traiano isolano anche la Colonna Traiana e permettono di rinvenire i resti della Basilica Ulpia, della quale viene ipotizzato un orientamento trasversale, diverso rispetto a quello reale, con il conseguente inserimento di un’esedra attorno alla Colonna. Un’incisione di Angelo Uggeri (Museo di Roma) raffigura i salariati romani impiegati nell’opera, non solo uomini ma anche donne e bambini. Altre due sue composizioni mostrano l’aspetto dell’area dopo la caduta di Napoleone, quando i lavori vengono completati sotto Pio VII.

Fierissimo combattimento tra gli antiquari al Colosseo (1813), incisione, Museo di Roma

Anche l’edificio simbolo di Roma, il Colosseo, è oggetto di una campagna di restauro. Gli scavi all’interno dell’anfiteatro (1811-1813) riportano alla luce le strutture sottostanti, come si vede in un’incisione di Uggeri e nell’acquaforte di Giovanni Battista Cipriani, entrambe del Museo di Roma. La disputa erudita tra archeologi-antiquari sulla datazione degli ambienti sotterranei è raffigurata in una stampa satirica attribuibile a Bartolomeo Pinelli, intitolata Fierissimo combattimento fra gli Antiquari di Roma nell’anno 1813 (acquaforte acquerellata, Museo di Roma).

L’itinerario espositivo prosegue con l’illustrazione di quei progetti monumentali che avrebbero dovuto caratterizzare la nuova Roma imperiale. In particolare ci colpisce il Progetto per il Giardino del Grande Cesare, di Louis-Martin Berthault e Alexandre-Jean-Baptiste-Guy de Gisors, costituito da più fogli di grande formato acquerellati con grande cura dei particolari, provenienti dal Museo di Roma e mai esposti prima.

Berthault e Gisors, Progetto per il Giardino del Grande Cesare
Acquerello con il Giardino del Grande Cesare

Si tratta di un grande giardino, o meglio una passeggiata che doveva comprendere la zona tra il Tevere, il Pincio e Villa Medici. In effetti, le direttive sui progetti di rinnovamento urbanistico prevedevano, oltre ad archi di trionfo, ponti, cimiteri extraurbani e scavi archeologici, la creazione di una serie di giardini pubblici nell’area Flaminia e nel Campidoglio, come pure la sistemazione degli argini del Tevere.

R. Stern, Progetto di sistemazione degli argini del Tevere, acquerello su carta, Museo di Roma
Progetto per un ponte sul Tevere, inchiostro acquerellato su carta, Museo Napoleonico

Questi progetti videro coinvolti gli architetti romani Camporese, Valadier e Stern, ma anche i francesi Berthault e Gisors, che intervennero in un secondo tempo per rimettere mano al progetto di Valadier del Giardino del Grande Cesare, che era stato approvato a Roma, ma non soddisfaceva del tutto Napoleone. I due francesi firmarono il loro lavoro il 13 aprile 1813, dando un interessante contributo ideativo al progetto precedente.

G. Camporese, Progetto per un cimitero extra-urbano, penna e acquerello su carta, Museo di Roma
G. Valadier, Prospetto per una colonna per Ponte Milvio

Berthault, architetto specializzato in giardini, sosteneva che si dovesse “tener conto dei monumenti e delle prospettive vicine per trarne materia di abbellimento” e pertanto intendeva fondere in un insieme unitario spazio urbano e spazio naturale, proponendo per la ellissi di Piazza del Popolo una serie di rampe di congiungimento col Pincio e dal lato del Tevere una cancellata. Ottenuta l’approvazione, i due architetti tornarono a Parigi e l’esecuzione venne affidata a Valadier, ma la situazione politica era destinata a precipitare e quel progetto, già finanziato, non potè essere portato a termine. Sarà sempre il Valadier, dopo la disfatta di Napoleone e il rientro del pontefice, a redigere nel 1815 un conclusivo e più economico progetto, che teneva conto degli spunti migliori di tutti i precedenti studi sulla “passeggiata”.

Aspettando l’Imperatore. Monumenti Archeologia e Urbanistica nella Roma di Napoleone 1809-1814

Museo Napoleonico, Piazza Umberto I, Roma

19 dicembre 2019 – 31 maggio 2020

Orario: da martedì a domenica, ore 10-18; chiuso il lunedì

Ingresso gratuito

Info: tel. 060608

www.museonapoleonico.it