di Nica FIORI
Un grande mosaico in bianco e nero raffigurante Ulisse e le Sirene è attualmente esposto in una delle Aule delle Terme di Diocleziano, accanto a un busto marmoreo dello stesso Ulisse, a tre teste femminili di personaggi a lui legati, a un sarcofago e a un’urna con altri episodi omerici.
Si tratta di alcune opere di arte classica, selezionate con cura per dare inizio al progetto “Depositi (ri)scoperti. Ulisse e gli altri”, che prevede il recupero di molti capolavori conservati nei magazzini del Museo Nazionale Romano.
Straordinari reperti che a poco a poco saranno portati all’attenzione dei visitatori e che, via via che procedono i lavori di sistemazione di nuovi spazi all’interno delle terme, verranno musealizzati, come ha dichiarato il direttore del museo Stéphane Verger.
La scelta di cominciare da Ulisse appare particolarmente felice, perché le sue vicende continuano ad affascinare i lettori dell’Odissea del XXI secolo, così come affascinarono gli antichi greci, etruschi e romani.
Come si può constatare dalle opere d’arte di ambito romano esposte in questa mostra, datate dal I secolo a.C. al II-III secolo d.C., anche in quell’epoca l’eroe omerico era considerato un vero mito, il prototipo dell’uomo scaltro, saggio e audace, che non si lascia piegare dal volere degli dei, e anzi, se necessario, lotta a testa alta contro di essi, conservando tuttavia l’amore per la sua famiglia e il senso di responsabilità verso i compagni.
Ce lo ricorda anche l’incipit del poema omerico, rievocato nella mostra:
“Parlami, o Musa, dell’uomo versatile e scaltro che andò vagando tanto a lungo, dopo che ebbe distrutto la sacra roccaforte di Troia. Egli vide le città di molti uomini e ne conobbe i costumi: soffrì molte traversie in mare cercando di salvar la sua vita e il ritorno dei compagni. Ma neppure così i compagni li salvò, sebbene lo desiderasse e volesse”.
Altri versi dell’Odissea, inseriti in un suggestivo allestimento multimediale, illustrano con immagini proiettate al di sopra del grande mosaico il viaggio di Ulisse nel Mediterraneo, localizzando i luoghi visitati e i principali protagonisti del poema.
Le immagini del passato lo ritraggono soprattutto come marinaio avventuroso e animato da sete di conoscenza, alle prese con figure femminili ammalianti o mostruose. Eccolo soggiogato dal canto melodioso delle Sirene, raffigurate generalmente col corpo di uccello.
“Nessuno è mai passato di qui con la sua nave nera senza ascoltare il nostro canto dolcissimo ed è poi ritornato più lieto e più saggio”,
cantano le mortifere incantatrici, ma Ulisse, che è esperto del mondo, si è premunito facendosi legare all’albero della sua nave e ha tappato le orecchie dei suoi marinai, stratagemma che gli permette di proseguire nel suo viaggio, nel corso del quale incontrerà anche Circe, la maga che trasforma i compagni dell’eroe in porci, per finire con Scilla, che in origine era una dolce fanciulla, ma che venne trasformata in un orribile mostro tentacolare per aver respinto l’amore del dio marino Glauco.
Tra le donne ‘normali’ vi sono solo la giovane Nausicaa, l’ultima che Ulisse incontra nell’isola dei Feaci prima di ritornare in patria, e ovviamente la moglie Penelope, che è stata raffigurata spesso nello sconforto dell’attesa dell’amato consorte, alle prese con la tessitura di una tela che non ha mai fine per sottrarsi alle mire dei suoi pretendenti.
Tra gli incontri mostruosi nel Mediterraneo non si può non ricordare Polifemo, il gigante antropofago dall’unico occhio, che viene accecato con un palo appuntito da Ulisse e i compagni per poter permettere la loro fuga.
Il viaggio dell’eroe così lungo e irto di ostacoli può essere inteso in chiave simbolica come una metafora della vita: forse per questo la mostra, illustrando alcuni protagonisti dell’Odissea come sono stati interpretati nell’antichità, cattura emotivamente il visitatore. Né va dimenticato che abbiamo a che fare con un mito eterno, primario, cha ha segnato profondamente il nostro essere.
Oltre alla figura di Ulisse, riconoscibile dal classico copricapo detto pileus nel busto ritrovato a Roma nel sepolcreto degli Statili (marmo greco, prima età imperiale), incontriamo la sua divina protettrice Atena (busto di marmo bianco ritrovato a Marcellina, II-III secolo d.C.), Penelope (testa in marmo pario molto rovinata, da Roma, II secolo d.C.) e Circe, raffigurata nella bellissima testa con fattezze che rimandano a quelle di Afrodite (marmo greco, dal c.d. santuario di Circe nel Circeo, I secolo a.C.).
Sono inoltre esposti due capolavori che meritano una visione non affrettata.
Il sarcofago di splendida fattura con la raffigurazione di Achille tra le figlie di Licomede (la didascalia riporta però il nome Nicomede), da Isola Sacra, databile alla seconda metà del II secolo d.C., racconta l’episodio omerico che vede Achille, che era stato travestito da donna e nascosto a Sciro tra le figlie del re Licomede per volere della madre Teti, nel momento in cui è scovato dallo scaltro Ulisse che porta in dono delle armi, e ovviamente Achille le afferra prontamente, desideroso di combattere nella guerra di Troia.
Le fanciulle cercano di trattenerlo, ma inutilmente.
Al sarcofago si aggiunge un’urna con la Contesa per le armi di Achille (proveniente da Ostia Antica, seconda metà del II secolo d.C.), che tra i vari personaggi della scena vede sulla sinistra ancora Ulisse con il suo tipico copricapo, mentre afferra l’elmo posto su un’armatura. Come si legge nell’iscrizione, l’urna è stata dedicata a Egrilia Felicitas, liberta della potente famiglia ostiense degli Egrilii, morta a 28 anni, da Carpoforo, compagno di servitù. Evidentemente l’uomo era sufficientemente ricco da potersi permettere l’acquisto di questa bella urna marmorea.
Ma ovviamente il pezzo forte della mostra è proprio il mosaico con l’episodio delle Sirene (II metà del II secolo d.C.), rinvenuto tra il 1998 e il 2001 nell’ambiente termale di una mansio (stazione di posta) a Quarto di Corzano, vicino a Gabii, e precedentemente conservato nei depositi delle Olearie papali.
La scena, inquadrata da una cornice vegetale, mostra Ulisse legato all’albero maestro di una nave con le vele arrotolate e le corde sciolte, mentre i suoi compagni continuano a remare; a sinistra si riconoscono alcuni animali marini (in particolare un polpo e un delfino), mentre sulla costa una sirena in tunica corta suona una lira. Dell’altra sirena a destra si vedono solo le zampe di uccello. In corrispondenza dei diversi personaggi sono indicati alcuni nomi in greco. Le iscrizioni che si leggono alla base del mosaico rimandano probabilmente al proprietario e ai gestori della mansio.
A questa prima tappa del viaggio tra i depositi del Museo Nazionale Romano, dedicata a Ulisse (dall’8 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023), seguirà il secondo momento espositivo dedicato a “gli altri” (14 gennaio – 19 febbraio 2023), che prevede una riflessione sul modo in cui erano percepite e rappresentate dagli artisti romani le popolazioni diverse da loro, tra stereotipi, diffidenza e curiosità.
di Nica FIORI Roma 11 Dicembre 2022