Santi di Tito (Firenze, 1536 – 1603), precisazioni e nuove acquisizioni nel catalogo dell’artista

di Roberto CIABATTINI

Santi di Tito (Firenze, 1536 – 1603)

Dopo la mia monografia su Santi di Tito e i suoi allievi del luglio 2014 [1] sono stati pubblicati ulteriori aggiornamenti, in primis da parte della studiosa Nadia Bastogi, un’ allieva della Prof.ssa Mina Gregori (che per il momento sta bene, che ricordo sempre con molto affetto e che il prossimo anno compie 100 anni).

Nadia Bastogi  ha pubblicato la data di nascita dell’artista avvenuta a Firenze il 5 dicembre 1536 (e non a Sansepolcro come era stato precedentemente ipotizzato) nel popolo di San Michele Visdomini, da Maria d’Andrea di Benaccio e da Tito di Santi di Bartolomeo dal Borgo a Sansepolcro (m. 1555), velettaio in via dei Servi, dove si era trasferito prima del 1535 (Belluzzi – Belli, 2016, pp. 45 s.) (cfr.Dizionario Biografico degli Italiani, 90, 2017).

Altri studiosi si sono avvicendati per valorizzare questo artista che ha certamente influenzato e portato novità nel panorama artistico dell’epoca, dominato dal Pontormo e dal Bronzino. Si deve però all’insegnamento e all’impegno della Prof.a Mina Gregori la messa a fuoco della figura e dell’opera del pittore, grazie alle sue lezioni all’Università di Firenze in cui faceva notare ai suoi allievi le novità naturaliste che Santi di Tito apportava all’arte del suo tempo, in quell’epoca impregnata soprattutto dal manierismo vasariano e michelangiolesco.

Il mio libro del 2014 venne presentato a Pisa, alla Chiesa del Carmine, in occasione del restauro (un restauro un po’ discutibile) della pala di Santi di Tito con l’Assunzione della Vergine, (Foto 1) alla presenza della stessa Mina Gregori, nonchè della Prof.a Gigetta Dalli Regoli. Marco Collareta (2014) presentava una serie di saggi sulla Chiesa del Carmine e sull’Assunta di Santi di Tito [2].

Santi di Tito, Assunzione della Vergine, 1579, chiesa di Santa Maria del Carmine (Pisa)

Nel mio peregrinare di alcuni anni fa insieme al mio amico studioso Filippo Gheri, compagno di studi all’Università di Firenze, anch’esso un allievo della Prof.a Mina Gregori, ci fermammo a Trestina (una piccola frazione nel Comune di Città di Castello); nella piccola chiesa di San Pietro in Nestore, in una posizione quasi isolata su una strada provinciale all’incrocio con altre strade, sull’altare maggior compariva una grande pala d’altare. Capimmo subito che si trattava di un’opera di Santi di Tito. Parlammo con il parroco dopo la messa per chiedergli il permesso di poter fotografare il dipinto e soprattutto per riverargli l’autore di quel dipinto che lui stesso ignorava. Si trattava del Matrimonio mistico di santa Cecilia tra i santi Bernardo, Domenico e il vescovo Florido, e in fondo a sinistra del dipinto si poteva vedere uno stemma che poi è risultato quello di Città di Castello e a destra la firma dell’artista [3].

Foto N. 2. Santi di Tito, Matrimonio mistico di santa Cecilia tra i santi Domenico, Bernardo e san Florido, olio su tela, cm. 362 x 225, firmato in basso destra Santi di Tito, a sinitra con lo stemma della Città di Castello, proveniente dalla Chiesa di San Domenico di Città di Castello.
Trestina (Perugia), Chiesa di San Pietro in Nestoro.

Da mie successive ricerche mi accertai che il dipinto proveniva dalla Chiesa di San Domenico di Città di Castello, già dai primi dell’Ottocento spogliata di alcune sue opere importanti come la Crocifissione Mond di Raffaello finita poi alla National Gallery di Londra [4]. Ai successivi trafugamenti di altari ed opere operati tra il 1911 e il 1920, era fortunatamente questa opera trasferita in questa piccola chiesa, pressoché isolata da un contesto agglomerato di case. Ora è auspicabile, data l’importanza dell’opera, e dopo l’avvenuto restauro, che la collocazione sia posta in un luogo idoneo e più sicuro.

Ritornando a Santi di Tito, nel 2017 il parroco di San Gervasio a Firenze, Don Alessandro Bellincioni incaricava tre bravi studiosi, Maurizio Naldini, Lia Brunori e Cristina Acidini di descrivere le vicende della Chiesa e i restauri che aveva fatto eseguire su due opere di Santi di Tito, la Lapidazione di Santo Stefano (foto N. 3) e la Moltiplicazione dei pani e dei pesci (foto N. 4), cui seguì una pubblicazione [5].

Foto N. 3. Santi di Tito, La Lapidazione di Santo Stefano, olio su tavola.
Firenze, Chiesa di San Gervasio
Foto N. 4. Santi di Tito, La Moltiplicazione dei pane e dei pesci, olio su tavola. Firenze, Chiesa di San Gervasio

Cristina Acidini, Direttrice dell’Accademia del Disegno a Firenze descriveva quest’ultima opera in un bellissimo saggio. Lucia Bencistà nella mostra di Montevarchi (AR) del 2019 illustrava il dipinto di Santi di Tito con la Natività della Vergine (foto N. 5) [6] del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo ma che proveniva dalla Chiesa di San Michele Arcangelo alla Ginestra di Montevarchi. Dipinto che precedentemente al suo restauro avevo attribuito a Tiberio Titi [7].

Foto N. 5. Santi di Tito, Natività della Vergine. Arezzo, Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo, provenienza: Montevarchi (AR), Chiesa di San Michele Arcangelo alla Ginestra.

Carlo Falciani attribuiva a Santi di Tito una bella Annunciazione, di proprietà dell’antiquario Giorgio Baratti (foto N. 6), esposta alla mostra Tra il Sacro e il Profano nel 2020,[8] a Vilnius, capitale della Lituania, la quale a fine mostra decise di acquistarlo per il proprio Museo.

Foto N. 6. Santi di Tito, Annunciazione. Vilnius (Lituania), Museo d’Arte Sacra, già Milano, Galleria Giorgio Baratti.

Sempre in quella mostra Carlo Falciani attribuiva a Santi di Tito il Ritratto del Vescovo Antonino Pierotti, conosciuto come sant’Antonino (Foto N. 7) anch’esso dell’antiquario Giorgio Baratti [9].

Foto N. 7. Santi di Tito, Ritratto di Marcantonio Adimari in veste di Sant’Antonino Pierozzi. Milano, Galleria Giorgio Baratti, olio su tavola, cm. 115 x 85.

Successivamente Sandro Nesi (2022)[10] individuava il personaggio raffigurato in Marcantonio Adimari.

Tra le nuove acquisizioni al catalogo di Santi di Tito c’è un san Girolamo nello studio con ai piedi il mondo (Foto N. 8), carico di una forza espressionistica assoluta e di un naturalismo vero nelle carni nude del santo, passato all’asta Minerva Auction, 27 Novembre 2018, Lot. 48.

Foto N. 8. Santi di Tito, San Girolamo nello studio con ai piedi il mondo. Già Minerva Auction, 27 Novembre 2018, Lot. 48.

L’Antichità Rossi e Onesti di Assago (Milano), presentava alla mostra Il Gotha di Parma del 2014 un’Incoronazione di Santa Caterina d’Alessandria, olio su tavola, un inedito di Santi di Tito (Foto N. 9), un vero capolavoro con un’espressività rimarchevole.

Foto N. 9. Santi di Tito, Incoronazione di Santa Caterina d’Alessandria, olio su tavola. Assago (Milano), Rossi e Onesti Antichità, presentata alla mostra “Il Gotha” di Parma nel 2014.

Alcuni anni fa potevo vedere nella collezione senese di Marco Ciampolini una piccola tavola con Una testa di Cristo incoronato di spine di Santi di Tito  (Foto N. 10), ancora inedito, dipinto che più lo guardi, più rimani incantato dalla dolce sofferenza del suo viso.

Foto N. 10. Santi di Tito, Testa di Cristo incoronato di spine, olio su tavola. Siena, Coll. Marco Ciampolini

All’asta Christie’s di New York, del 2021 [11] è passato un dipinto devozionale di Santi di Tito con la Madonna col Bambino tra san Domenico e santa Caterina da Siena (Foto N. 11). La posa del Bambino Gesù anticipa quello che realizzerà successivamente Caravaggio nella Madonna Palafrenieri della Borghese di Roma.

Foto N. 11. Santi di Tito, Madonna col Bambino tra San Domenico e santa Caterina da Siena.
Ubicazione ignota, già New York, Christie’s 14 Ottobre 2021, Lot. 41.

All’asta il Ponte di Milano è passata una Madonna col Bambino e san Giovannino (Foto 12) con la giusta attribuzione a Santi di Tito. Si tratta di una replica di un dipinto identico che si trova nel Museo d’Arte Sacra di Tavarnelle Val di Pesa attribuito da Caterina Proto Pisani a Jacopo da Empoli [13].

Foto N.12. Santi di Tito, Madonna col Bambino e san Giovannino. Ubicazione ignota, già Milano, Il Ponte Auction House, 28 Marzo 2023, lot. 153, olio su tavola, cm. 78 x 56.

All’asta Hargesheimer di  Dusseldorf, del 2019 è passata un’opera attribuita a Maestro Italiano con una Sacra Famiglia con san Giovannino, sant’Anna e san Leonardo [14]. Si tratta di un’opera realizzata da Santi di Tito con la collaborazione di Agostino Ciampelli (Firenze, 1565 – Roma 1630), in un bellissimo paesaggio che anticipa il Seicento Fiorentino.

Foto N. 13. Santi di Tito e Agostino Ciampelli (Firenze, 1565 – Roma1630), Sacra Famiglia con san Giovannino, sant’Anna e san Leonardo. Olio su tavola, cm. 49 x 36. Già Hargesheimer auktion, Dusseldorf, 14. Settembre, 2019, Lot n. 2016 (come Italienischer meister).

Alcune aggiunte alla bibliografia di Santi di Tito sono: F.Giannini, Il Cristo di Santi di Tito che è risorto due volte, in Finestre sull’Arte, 4 Aprile 2021; L.Giacomelli, Una Crocifissione di Santi di Tito in Francia e la sua copia a Empoli, in Miscellanea Storica della Valdelsa, Luglio 2021, pp. 165- 173.

Roberto CIABATTINI  Firenze 2 Luglio 2023

NOTE

[1] R.Ciabattini, Santi di Tito (Sansepolcro 1536 – Firenze 1603) e i suoi allievi, Firenze 2014.

[2] M.Collareta, Ritorno a Santi di Tito, pp. 75-78, in La chiesa di Santa Maria del Carmine di Pisa attorno al restauro dell’Assunta di Santi di Tito, in SCIENCE AND TECNOLOGY FOR CULTURAL HERITAGE 23 (1-2) 2014, Fabrizio Serra Editore; R.Ciabattini, Santi di Tito…cit., pp. 17, 118-120, Tavv. 79-79 B, pp. 118-120, 2014.

[3] Ringrazio la Dott.a Federica Tarducci e Don Andrea Czortek della Diocesi di Città di Castello per avermi inviato la scheda del dipinto: 3MX0013, N.catalogo 181101, Diocesi di Città di Castello, S.38. Il dipinto olio su tela, cm. 365 x 225.

[4] P.De Vecchi, L’opera completa di Raffaello, Luglio 1971, p. 89, n. 23; K.Oberhuber, grandi monografie, Raffaello, Milano, Mondadori Electa, 2006, pp. 72-75.

[5] C.Acidini, La moltiplicazione dei pani e dei pesci, in San Gervasio, Una Chiesa, un Quartiere, per il restauro della Moltiplicazione dei pani e dei pesci di Santi di Tito, Firenze 2017, Mandragola editore, pp. 35-43; L.Brunori, Una Chiesa moderna dal cuore antico, idem, pp. 27-34; M.Naldini, Campo di Marte. Il luogo dello stupore, in idem pp. 7-26.

[6] L.Bencistà, Santi di Tito (Firenze 1536-1603), Natività della Vergine, olio su tavola, cm. 129 x 138, in Botticelli, Della Robbia, Cigoli, Montevarchi alla riscoperta del suo patrimonio artistico, Settore8Editoria 2018, pp. 60-63.

[7] R.Ciabattini, Santi di Tito… cit., Cat. 179, p. 223, 2014.

[8] C.Falciani, Santi di Tito, Annunciazione, in Tra Sacro e Profano. La Collezione Giorgio Baratti – Milano, Catalogo della Mostra Internazionale, Vilnius, 16 Febbraio-27 Settembre 2020, pp. 312-319, olio su tela, cm. 136 x 117.

[9] C.Falciani, Santi di Tito, Ritratto di uomo come sant’Antonino Pierozzi, in Tra Sacro…cit., 2020, pp.546-549, olio su tavola, cm. cm. 115 x 85.

[10] A. Nesi, Santi di Tito. Ritratto di Marcantonio Adimari in veste di Sant’Antonino Pierozzi, 24 Marzo 2022.

[11] Christie’s New York, 14 Ottobre 2021, lot. 41, come Santi di Tito.

[12] Milano, Il Ponte Auction House, 28 Marzo 2023, lot. 153, olio su tavola, cm. 78 x 56.

[13] Museo d’arte sacra di Tavarnelle Val di Pesa, a cura di Rosanna Caterina Proto Pisani, Firenze, Novembre 2005, p. 45, olio su tavola, cm. 74 x 59,5, come Jacopo da Empoli.

[14] Già Hargesheimer auktion, Dusseldorf, 14. Settembre, 2019, Lot n. 2016 (come Italienischer  meister), Sacra Famiglia con san Giovannino, sant’Anna e san Leonardo. Olio su tavola, cm. 49 x 36.