Grande successo all’Oratorio del Gonfalone per la “Santa Editta” di Alessandro Stradella

di Claudio LISTANTI con video

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[Alessandro Stradella. Santa Editta aria 'Speranze gradite, del cielo guerriere' soprano Beatriz Arenas Lago – Direttore Andrea De Carlo. Roma – Oratorio del Gonfalone 17 gennaio 2019]

Alessandro Stradella ‘illuminato’ da Andrea De Carlo e da una valida compagnia di canto

Alessandro Stradella

Un notevole successo ha salutato il 17 gennaio scorso l’esecuzione di uno dei capolavori di Alessandro Stradella, l’oratorio Santa Editta, vergine e monaca, regina d’Inghilterra, inserita nella stagione concertistica 2018-2019 dellOratorio del Gonfalone, ed affidato alla cura di uno degli ‘specialisti’ più in vista di oggi, il direttore Andrea De Carlo, una proposta di punta della stagione concertistica in corso della storica istituzione musicale romana, guidata oggi dal musicista Romolo Balzani.

La vita di Alessandro Stradella è giunta a noi avvolta nel mistero,

perché la sua biografia è stata sempre piuttosto avara di atti certi. Certamente condusse una vita avventurosa con numerose amanti e molti episodi ancora oscuri; già la sua nascita non è stata stabilita con esattezza sia per la data sia per il luogo dove essa avvenne. Recentissimi studi hanno stabilito, sembra con quasi assoluta certezza, che i suoi natali non ebbero luogo a Nepi in provincia di Viterbo nel 1639, come si credeva, ma a Bologna il 3 luglio del 1643. Di certo si sa che la sua avventurosa vita si concluse il 25 febbraio del 1682 nella città di Genova per mano di uno sconosciuto che lo pugnalò per motivi quasi sicuramente amorose, città presso la quale, oggi, riposano le sue spoglie.

La sua musica, quantitativamente cospicua

anche in considerazione della sua vita durata poco meno di 40 anni, consta di circa duecento cantate sia per solista sia per due e tre voci, 7 opere e 6 oratori oltre ad altre composizioni strumentali,  arie e pezzi d’insieme da concerto, è rimasta fino ai tre quarti del secolo scorso piuttosto sconosciuta; si sapeva della grandezza di Stradella soprattutto per l’oratorio San Giovanni Battista o per opere come La forza dell’amor paterno mentre con l’avvento del nuovo secolo si sono fatte sempre più intense le riprese dei suoi capolavori, affidate ad esecuzioni di stampo moderno che ne hanno valorizzato ed esaltato la poetica musicale.

Di questa decisa e convinta ‘rinascita’ dello Stradella

il musicista Andrea De Carlo, ascoltato qui al Gonfalone, ne è tra gli attori principali soprattutto per le interpretazioni degli oratori; la proposta della Santa Editta segue i successi di felici esecuzioni di Santa Pelagia,   Ester liberatrice del popolo hebreo e dell’opera Doriclea (solo per fare qualche esempio) che hanno contribuito ad ampliare la conoscenza dell’arte compositiva di Stradella per donarle un ruolo di fondamentale importanza nell’ambito della Storia della Musica. (Fig 1)

Fig 1 Alessandro Stradella, Santa Editta. Il direttore Andrea De Carlo e Sabrina Cortese. Oratorio del Gonfalone 17 gennaio 2019

Anche l’esecuzione di Santa Editta ascoltata qui al Gonfalone

ha aggiunto nuove certezze a questa ‘riscoperta’, confermando quanto il De Carlo già aveva ampiamente dimostrato nella sua incisione della Santa Editta di tre anni fa. Infatti, come del resto il direttore ha messo in risalto nella sua ‘appassionata’ introduzione all’esecuzione ascoltata al Gonfalone, anche questo oratorio evidenzia una indiscussa ‘teatralità’ che restituisce all’ascoltatore una efficace ‘tensione’ drammatica che mette bene a fuoco tutte le caratteristiche e lo stato d’animo di ogni singolo personaggio con l’utilizzo di ‘vibranti’ recitativi  accompagnati ma anche straordinari ‘ariosi’ che donano all’esecuzione  una non comune intelligibilità.

Anche noi siamo d’accordo con De Carlo che l’oratorio del  ‘600 è una forma musicale che, forse più dell’opera dello stesso periodo, anticipa la grande stagione dell’opera italiana ottocentesca dove tutto è in funzione dell’azione e del dramma rappresentato; uno stile, quindi, che ha aperto una finestra sul futuro.

Nebulose sono le origini della Santa Editta;

Fig 2 Alessandro Stradella, Santa Editta. Il direttore Andrea De Carlo con Beatriz Arenas Lago – Oratorio del Gonfalone 17 gennaio 2019

l’unica partitura ad oggi conosciuta dell’oratorio è conservata presso la Biblioteca Estense di Modena assieme a due libretti datati 1684 e 1692 mentre si suppone che la sua composizione risale alla prima metà degli anni 70 del  600, nel periodo del soggiorno romano dello Stradella che musicò un testo del nobile romano Lelio Orsini.  (Fig 2)

Perfino la scelta del personaggio di Editta appare ancor oggi piuttosto misterioso anche se il tema della scelta tra una vita dedicata alla virtù e quella dedicata al vizio, negli anni della controriforma era molto in voga.  Qui la contrapposizione è tra convento ed agi frutto del potere e, come ipotizza  il musicolgo  Arnaldo Morelli nel suo saggio  ‘Tra chiostro e trono. Uno scenario storico-politico per l’oratorio Sant’Editta di Alessandro Stradellapubblicato su A Journal of the Humanities – Storie e Linguaggi – Fasc. 2 del 2016 ispirato al caso del matrimonio tra la principessa Maria Beatrice d’Este, figlia del defunto duca di Modena Alfonso IV e della duchessa reggente Laura Martinozzi, nipote di Mazzarino con  il principe Giacomo Stuartrimasto rimasto vedovo nel 1671,  matrimonio favorito da papa Clemente X, nonostante Maria Beatrice avesse scelto la via del velo, per  favorire l’ingresso della fede cattolica presso la corte inglese.

In questo oratorio abbiamo Editta al bivio tra virtù e dissolutezza

dove c’é Humiltà che la sprona alla castità ed alla vita monastica mentre Grandezza, Bellezza, Nobiltà e Senso, inteso come sensualità, cercano di condurla alle gioie terrene e a tutti quei godimenti che quotidianamente la vita offre. La scelta di Editta non è chiara; ma sia l‘Orsini con il suo testo e Stradella con la sua musica, ricordando anche la sua avventurosa esistenza, evidenziano uno ‘strisciante’ sentimento verso una vita di piaceri.

Per quanto riguarda la parte musicale, Santa Editta, rivela una straordinaria vitalità

ed una teatralità particolarmente trascinante, che contraddice il giudizio di certa critica degli ultimi 20 anni dello scorso secolo, che la reputava poco geniale, forse banale, dal punto di vista drammaturgico e, anche, dal punto di vista armonico. All’ascoltatore del terzo millennio, invece, questa musica appare del tutto incisiva, intensa e dinamica che non vive solo delle bellissime arie di Editta come, ma solo per esempio ‘Speranze gradite, del cielo guerriere’, la focosa ‘Se l’arciero lusinghiero’, l’appassionata  ‘Così disciolta da cure frali’ ma soprattutto nelle scene a due e tre come l’affascinante ed intenso duetto tra Grandezza e Humiltà ‘A che giova il regnar, se il tempo vola’  e gli strepitosi finali: il primo con ‘Chi può le nostr’alme’ sempre tra  Grandezza e Humiltà ed il Coro a 3 ‘A notte breve’ (soprano, contralto e tenore) a chiusura del secondo. (Fig 3)

Fig 3 Alessandro Stradella, Santa Editta, Il direttore Andrea De Carlo con Beatriz Arenas Lago e Leopoldo Punziano – Oratorio del Gonfalone 17 gennaio 2019

La compagnia di canto è risultata omogenea e di adeguato spessore

per una esecuzione come questa. Il soprano Beatriz Arenas Lago ha dimostrato di essere a suo agio con la sostanziosa parte di Santa Editta mentre l’altro soprano, Sabrina Cortese, interprete delle contrastanti parti di  Humiltà e Nobiltà, ha  esibito un’indiscutibile sicurezza nell’intonazione, affrontando  poi con disinvoltura e facilità i virtuosismi della linea vocale del personaggio confermando ancora una volta la sua abilità nel canto barocco. Grandezza  era Chiara Brunello, in possesso di una voce  di color bronzo da vero contralto, efficace per la specificità della tessitura  affidata al personaggio.  Il tenore  Leopoldo Punziano ed il basso Andrzej Lenart hanno felicemente caratterizzato i personaggi  di Bellezza e Senso.  (Fig 4)

Fig 4 Alessandro Stradella, Santa Editta. Il direttore Andrea De Carlo con Sabrina Cortese, Chiara Brunello, Leopoldo Punziano e Andrzej Lenart – Oratorio del Gonfalone 17 gennaio 2019

Dei meriti del direttore Andrea De Carlo abbiamo già accennato

ma vogliamo aggiungere che la sua concertazione e direzione sono risultate del tutto funzionali per apprezzare ‘in toto’ un capolavoro come questo grazie anche ai tempi ed alle dinamiche impressi a tutta l’esecuzione rivelandosi anche ottima guida per i giovani dello Stradella Young-Project che hanno partecipato all’esecuzione. Concludiamo dicendo che De Carlo ha voluto chiudere il concerto aggiungendo una piccola ma significativa coda costituita da Concentus di Donna Mc Kevitt, un piccolo brano contemporaneo ispirato all’aria di Santa Editta, ‘Piagge amene’, una operazione che può essere considerata un ponte tra il ‘600 della Santa Editta e i nostri giorni, un ideale  ‘trait d’union’ tra le due epoche per dimostrare la modernità di Stradella e la vitalità dell’arte musicale.

Un pubblico numeroso ha gremito la spettacolare sala dell’Oratorio del Gonfalone,

non solo per la bellezza architettonica ma anche per la superba acustica che possiede, ideale per l’ascolto di un’opera musicale come questa, ha applaudito a lungo al termine del concerto dimostrazione migliore della validità di questa proposta.

Claudio LISTANTI  Roma Gennaio 2019