Santa Croce in Gerusalemme; la nascita della basilica, le trasformazioni, gli splendori artistici

di Francesco MONTUORI

Migranti sull’About

di M. Martini e F. Montuori

ANTICHE  CHIESE  DI   ROMA

La  Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Fig.1 Gli Horti di Mecenate (R.Lanciani. Forma Urbis Romae)

La zona archeologica di Santa Croce in Gerusalemme, topograficamente appartenente al Celio, ebbe fin dal IX secolo la funzione di grande cimitero della citta’di Roma; ma a partire dal V secolo a.C., attraversata da tre grandi strade di comunicazione la Labicana, la Prenestina, e la Celimontana, acquisì rapidamente interesse come vasta zona residenziale. Fu Mecenate che favorì la creazione di nuovi centri abitativi sull’Esquilino. Essendo in particolare uno dei punti più alti della città, vi confluirono inoltre ben otto acquedotti che rifornivano di acqua tutta la popolazione, favorendo in particolare la creazione di vasti horti urbani che furono soprannominati gli Horti di Mecenate (fig.1)

Dagli inizi del III secolo gli horti entrarono a far parte del demanio imperiale. L’imperatore Eliogabalo modificò la Villa dei Varii, dinastia dei Severi, trasformandola in una nuova residenza imperiale. Vennero collegati fra loro i vari nuclei monumentali della Villa dei Severi attraverso percorsi rettilinei articolati all’interno del vasto territorio pianeggiante.

La villa imperiale fu denominata Horti Variani ad Spem Veterem (fig.2);

Fig. 2 Gli Horti Variani, Horti Spem Veteris

ne facevano parte l’Anfiteatro castrense, il Circo Variano, il tempio di Venere e Cupido, le terme eleniane ed un’abitazione con una vasta sala absidata (fig.3), come vediamo nella rappresentazione settecentesca di G.B.Nolli. Le strutture erano utilizzate dalla corte imperiale per il giochi e la corsa dei carri, mentre le terme eleniane, edificate da Alessandro Severo, furono destinate a pubblica funzione.

3 G.B.Nolli. La zona di Santa Croce in Gerusalemme alla metà del 1700 (Frutaz, Le piante di Roma)

La costruzione del Circo fu probabilmente iniziata da Caracalla nel 212-217; la lunghezza originaria era addirittura superiore de quella del Circo Massimo. In seguito l’estensione di questa dimora imperiale fu ridimensionata dalla costruzione delle Mura aureliane che sacrificarono il circo ma inglobarono l’anfiteatro alla zona residenziale (fig.4).

L’anfiteatro castrense (Foto Montuori)

Con Costantino (306-337) la villa conobbe una nuova fase di splendore: fu trasformata in un nuovo imponente complesso, il palazzo Sessoriano, protetto da tre lati dalle mura e costituito da una parte pubblica, comprendente la basilica civile, nota come tempio di Venere e Cupido; una parte del palazzo fu destinata agli alloggi della corte, le domus lungo le mura, ed una parte fu riservata all’imperatore.

Fulcro del Palazzo Sessoriano era la basilica civile, costituita da un grande ambiente rettangolare di cui oggi rimane soltanto il muro di fondo con al centro l’abside monumentale; l’aula basilicale, presente in tutte le residenze imperiali era destinata alle attività dell’imperatore. Della sala oggi vediamo solo i resti di una semplice muratura a vista in laterizio (fig.5).

Fig. 5 Horti Variani, Il Palazzo Sessoriano, resti murari

L’antico atrio della villa severiana fu adattata a cappella Palatina dedicata al culto della Croce di Cristo per volere dell’imperatrice Flavia Giulia Elena madre di Costantino. Quando il figlio trasferì la capitale dell’Impero da Roma a Costantinopoli le fu data la possibilità di vivere nel Palazzo Sessoriano che divenne la sua personale residenza. Il nuovo palazzo doveva essere un vasto complesso incastonato nell’angolo sud orientale delle Mura Aureliane; Elena ne trasformò un ambiente in cappella. In seguito mentre il palazzo e gli edifici pubblici andarono lentamente i rovina, la cappella continuò ad esistere diventando meta di pellegrinaggi e importante centro vitale, intorno al quale si sviluppò una fiorente comunità religiosa.

Nel 327-28 Elena andò in pellegrinaggio in Terra Santa e ne torno’ con numerose reliquie della Croce di Gesù. L’imperatrice destinò la cappella a luogo delle reliquie e in un momento successivo fu aggiunto un battistero. La cappella e’ stata piu’ volte modificata; nel XVI secolo fu decorata con uno splendido mosaico a sfondo dorato, realizzato su disegno di Baldassarre Peruzzi (fig.6). Oggi la cappella di Sant’Elena e’ nei sotterranei della basílica: sotto il suo pavimento la santa fece spargere la terra del Calvario che aveva trasportato a Roma dal pellegrinaggio in terrasanta.

La cappella di Sant’Elena

Qualche decennio più tardi, intorno al 350 d.C. sarà edificata la basilica eleniana o sessoriana risultato delle trasformazioni del palazzo sessoriano; la basilica fu costruita per conservare una parte della Croce di Gesu’ e venne detta “in Gerusalemme” per ricordare che a base delle sue fondamenta e’ la terra consacrata del monte Calvario. Fin dal medioevo la chiesa fu chiamata “Hierusalem” e visitare questa basilica ebbe il valore di metter piede nella città santa di Gerusalemme.

La formazione del monastero a Santa Croce in Gerusalemme risale al X secolo, come attesta l’epigrafe funeraria di Benedetto VII, posta all’ingresso della chiesa. Durante il pontificato di papa Lucio II nel XII secolo si ebbe la trasformazione della chiesa in stile romanico; furono create tre navate, il transetto, il chiostro, in seguito demolito, e il campanile in laterizio. La formazione del monastero a Santa Croce risale al X secolo (fig.7).

7 Giuseppe Vasi, Basilica e monastero di Santa Croce in Gerusalemme

Lo stato di totale abbandono ebbe fine con l’avvento di papa Benedetto XIV quando prese l’assetto definitivo; nel 1740-58 il papa conferì l’incarico agli architetti Domenico Gregorini e Pietro Passalacqua che trasformarono la navata centrale e sostituirono il nartece con un atrio ellittico sul quale fu apposto il nuovo fronte in travertino della chiesa (fig.8).

8 L’atrio ellittico (Foto Montuori)

Tra le ali “neutre” del nuovo convento sessoriano l’impianto della facciata concavo-convesso di chiara derivazione seicentesca ad un unico ordine di paraste corinzie, culmina, oltre il timpano curvilineo (fig.9), nel fastigio aereo con le statue degli Evangelisti, di Elena e di Costantino.

10 Il colonnato della navata interna (Foto Montuori)

La facciata barocca costituirà il fondale all’attuale via di Santa Croce in Gerusalemme, l’asse urbano rettilineo del piano sistino che un tempo fu chiamato strada Felice e congiunge ancor oggi Santa Croce con la basilica di Santa Maria Maggiore.

L’interno e’ suddiviso da dodici colossali colonne di granito, quattro delle quali inglobate nei pilastri della trasformazione settecentesca; a questo intervento si debbono le paraste che interrompono il ritmo della trabeazione, la ricca decorazione degli stucchi e il soffitto ligneo del Gianquinto voltato a botte nel quale si aprono i sei lunettoni che sostituiscono le originali finestre (fig.10).

Fig. 10 Il colonnato della navata interna (Foto Montuori)

Nel semicatino Antoniazzo Romano affrescò la leggenda dell’invenzione della Croce (fig.11);

Fig. 11 L’abside con l’affresco di Antoniazzo Romano (Foto Montuori)

sul soffitto ligneo Corrado Giaquinto celebrò l’Apoteosi di Sant’Elena e decorò il presbiterio (fig.12).

Fig. 12 Il soffitto ligneo del Gianquinto (Foto Montuori)

Nella parte retrostante l’abside si può accedere a due cappelle: a sinistra la cappella di San Gregorio; a destra la cappella di Sant’Elena con la volta decorata da un mosaico che mostra per la prima volta  pappagalli e tucani, uccelli proveniente dall’America; sotto il pavimento e’ conservata la reliquia più preziosa, la terra del Calvario di Gerusalemme che darà il nome alla basilica.

L’altare e’ dominato dal ciborio opera di Gregorini e Passalacqua (fig.13);

Fig. 13 Il Ciborio (Foto Montuori)

nella parte retrostante e’ l’urna in basalto che custodisce i corpi dei santi Cesario e Anastasio mentre al centro dell’abside si possono ammirare un tabernacolo in marmo e bronzo dorato opera di Carlo Maderno e la tomba del cardinale Quinones, confessore di Carlo V, opera del Sansovino. Sull’altare e’ stata posta un’enorme statua di Sant’Elena, ottenuta dalla trasformazione di una statua di Giunone ritrovata ad Ostia Antica.

Nel 1476 papa Sisto IV fece ricostruire l’Oratorio di Santa Maria del Buon Aiuto, che sorgeva tra Santa Croce e San Giovanni: una semplice chiesetta con tetto a capanna e piccolo campanile a vela (fig.14);

Fig.14 L’oratorio di Santa Maria del Buon Aiuto (Foto (Montuori)

si narra che il papa, sorpreso da un temporale, si rifugiò a ridosso delle Mura Aureliane dove venne protetto da un’immagine della Madonna; in quel luogo fece costruire la Cappella della Madonna del Buon Aiuto, dove e’ ancora custodita quella sacra immagine. Nel piccolo Oratorio e’ conservato uno splendido affresco attribuito ad Antoniazzo Romano.

L’anfiteatro castrense è un “anfiteatro di corte” e come la basilica di Santa Croce ha origine dal Sassorium di cui faceva parte (fig.15).

Fig.15 L’Anfiteatro castrense

Ancor oggi fa parte del complesso architettonico; con la costruzione delle Mura Aureliane l’anfiteatro fu tagliato a metà e trasformato in bastione e al suo interno e’ stato ricreato l’orto del monastero. Vi si accede tramite una moderna cancellata recentemente realizzata dall’artista Jannis Kounellis (figg.16 e 17).

Fig.16 La porta di ingresso all’Anfiteatro, opera di Jannis Kounellis (Foto Montuori)
Fig. 17 Dettaglio dell’opera di Jannis Kounellis (Foto Montuori)

Francesco MONTUORI    Roma 9 maggio 2021