Robert Doisneau, a Palazzo Roverella dal 23 settembre. In scena l’autenticità della vita

di Silvana LAZZARINO

A Palazzo Roverella a Rovigo dal 23 settembre 2021 sono esposti gli  scatti del maestro transalpino che immortalano gli uomini e le donne di Parigi e la sua banlieue

Non è facile comprendere il valore di una felicità assoluta che duri nel tempo. Forse perché già parlando di temporalità si pone un limite a questo stato di benessere che non è possibile mantenere secondo certi parametri in linea con abitudini, idee e principi. Ma la felicità può legarsi ad un attimo, un momento preciso che poi sfuma per sempre. Aristotele parlando di felicità spiegava come essa possa essere raggiunta coltivando le virtù più elevate e quindi la associava ad uno stile di vita.

Per la maggior parte delle popolazioni occidentali la felicità ruota intorno ad un parametro basato in particolare sul successo, sul potere e sul facile guadagno. Sicuramente tali aspetti possono dare soddisfazione alla persona, possono restituirle maggiori agevolazioni in diversi contesti della propria vita, ma non arricchiscono l’animo di quella sensazione di completezza interiore che porta a sentirsi in armonia con sé e quanto intorno vivendo la vita come dono. Questo perché l’individuo racchiude in sé oltre ai piani cognitivo-razionale, fisico ed emotivo, anche quello spirituale che lo caratterizza nella sua unicità.

Essere felici può diventare una sfida quando si percorre una vita in cui sono fortemente presenti sofferenza e morte, allora è importante l’atteggiamento con cui viene vissuto il dolore che può diventare occasione di crescita e apertura verso la felicità. A riguardo Freud parla di tolleranza verso la frustrazione indicando come attraverso la sofferenza si possa crescere ed in questa ottica il raggiungimento della felicità si lega ad un atteggiamento di disciplina, allenamento e sviluppo. Secondo il Dalai-Lama la felicità tra le varie definizioni da lui espresse si fonda sul rispetto per sé e gli altri e sulla responsabilità. Dare un senso alla vita permette di essere felici e il senso lo si può trovare nella propria quotidianità di gesti, parole, incontri.

Anche un bacio può evocare e trasmettere la felicità, e a proposito del bacio: come non pensare a quello scatto davvero sublime a firma di Robert Doisneau in cui è immortalata una giovane coppia mentre si bacia di fronte all’Hôtel de Ville di Parigi e tutto intorno nella piazza continua a scorrere come se nulla fosse nella totale indifferenza dei passanti? Sicuramente la coppia è felice e innamorata, mentre il mondo va avanti indifferente al loro sentimento.

Le baiser de l’ Hotel de Ville, Paris,1950 © Robert Doisneau

Questa immagine con cui il fotografo restituisce un momento di felicità è tra gli scatti presenti nella mostra “Robert Doisneau” che apre a Rovigo negli spazi di Palazzo Roverella il 23 settembre 2021 e in cui viene restituito un mondo di tenerezza, dove ritrovare la poesia e l’umanità in ogni gesto, sguardo restituiti con affetto e ironia, lasciando trasparire una sorta di inquietudine e malinconia.

Dopo una prima formazione nel campo della fotografia e un apprendistato presso lo studio di un fotografo, André Vigneau, che gli fornisce una finestra sul mondo dell’arte, Robert Doisneau collabora per quattro anni con il reparto pubblicitario della Renault per poi scegliere di diventare fotografo indipendente. Dopo l’interruzione dell’attività per via della guerra, e la liberazione della capitale parigina di cui è testimone, Doisneau lavora per la pubblicità e per diverse riviste tra cui “Le Point” e “Vogue” compresa l’editoria, portando avanti anche progetti personali che diventeranno oggetto di numerose pubblicazioni. All’agenzia Rapho che da 1946 distribuisce le sue fotografie, conosce Sabine Weiss, Willy Ronis ed in seguito Édouard Boubat, con i quali viene data vita alla corrente estetica spesso definita “umanista”.

Promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l’esposizione a cura di Gabriel Bauret propone un racconto attraverso 133 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge per parlare di un’umanità con le sue ambizioni, sogni, i suoi difetti, ma anche le paure e fragilità, senza dimenticare l’autenticità e quella tenerezza propria dei bambini.

Les frères, rue du Docteur Lecène, Paris, 1934, © Robert Doisneau

Vicino a Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, nato nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly, è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada.

Uomini e donne che popolano Parigi e la sua banlieue sono immortalati dal suo obiettivo nelle loro azioni quotidiane dove affiorano tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati. Diversi i contesti e gli ambienti da lui scelti e ripresi: dalle fabbriche ai banconi di bistrot, dalle portinerie alle cerimonie, dai club di jazz alle scuole o scene di strada, per restituire uno spaccato eterogeneo dove far brillare quell’emozione di felicità che accompagna il vissuto quotidiano in particolare delle persone più semplici e comuni con cui si trovava particolarmente bene. Queste a riguardo le sue parole:

Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.” E ancora ““Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente.”

Accanto al mondo dell’infanzia, ai paesaggi della Parigi del dopoguerra, al mondo del lavoro, Doisneau cattura, come prima accennato, il teatro della strada, gli interni di portinerie ed i caffè dando spazio ad una società riferita a contesti umili con figure anonime, cui accostare per contrasto un campione di personalità del mondo della letteratura e dell’arte.

Mademoiselle Anita, cabaret La Boule Rouge , rue de Lappe, Paris, 1950 © Robert Doisneau

Questo mondo dove si muovono gente semplice, operai, musicisti, altolocati, è raccontato attraverso uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che emerge anche nei suoi scritti e nelle didascalie delle foto; uno stile in cui si mescolano fascino e fantasia, ma anche una libertà d’espressione non lontana dal surrealismo. Se lo stile è l’uomo (come dice Buffon), allo stesso modo la fotografia si identifica con alcuni dei suoi soggetti per esprimere una sorta di inquietudine o malinconia.

A chiudere il percorso espositivo sono le sequenze che riguardano i momenti più intimi della vita e riti come il matrimonio, sul modello della leggendaria mostra “The Family of Man”, alla quale Robert Doisneau aveva a suo tempo partecipato.

Robert Doisneau si è spento nel 1994, nel suo atelier dove per oltre cinquant’anni ha stampato e archiviato le sue immagini, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Tra le pubblicazioni citiamo i reportages per “Vogue” e nel 1949 il libro realizzato in collaborazione col suo sodale celebre scrittore Blaise Cendrars “La Banlieue de Paris”, la prima sintesi dei molti racconti per immagini dedicati a questo mondo. A consacrare l’alto valore della sua opera estremamente ricca e densa e le numerose esposizioni in Francia e all’estero è stata l’assegnazione nel 1983 del “Grand Prix national de la photographie”. La mostra resterà aperta fino al 30 gennaio 2022.

Silvana LAZZARINO   Roma 19 settembre 2021

Robert Doisneau

a cura di Gabriel Bauret

 Rovigo, Palazzo Roverella dal 23 settembre 2021 al 30 gennaio 2022