Procedono con un buon successo di pubblico gli spettacoli della 46ma Edizione del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano.

di Claudio LISTANTI

A Montepulciano due concerti nello ‘spirito’ del Cantiere.

La celebre rassegna poliziana, da quest’anno guidata da Mauro Montalbetti, dopo le prime manifestazioni in programma, sembra proiettata verso il prosieguo di quello spirito con il quale Hans Werner Henze fondò il Cantiere che tra le sue prerogative possiede quella di tentare l’esplorazione di nuove vie e la valorizzazione delle potenzialità artistiche locali.

La cartina di tornasole che dimostra quanto poco prima detto è da ricercarsi in due concerti ai quali abbiamo partecipato come ascoltatori: il 24 luglio al Tempio di San Biagio con un concerto dedicato a Vivaldi al quale è stata accostata una prima esecuzione assoluta di Carlo Boccadoro e il 28 luglio sul Sagrato della Chiesa di Sant’Agostino con un concerto di carattere squisitamente popolare affidato all’ensemble di fiati L’Usignolo per una rivisitazione in chiave folkloristica del grande capolavoro verdiano Il Trovatore.

Fig. 1 Un momento del concerto del 24 luglio presso la Chiesa di San Biagio © Giacomo Bai / Studio Pichini

Nello strepitoso scenario cinquecentesco del Tempio di San Biagio, capolavoro architettonico di Antonio da Sangallo il Vecchio, il 24 luglio protagonisti della serata sono state l’Orchestra Poliziana e la Corale Poliziana guidata e preparata da Judy Diodato; due formazioni locali costituite da allievi della scuola musicale Hans Werner Henze di Montepulciano. Con l’impegno e la serietà di preparazione hanno saputo dare a tutto il concerto il giusto impulso evidenziando una certa sicurezza nell’esecuzione tutta che si basava su un programma indiscutibilmente impegnativo.

La locandina, infatti, prevedeva due grandi pagine di Antonio Vivaldi, il Credo in Mi minore Rv 591 per coro a 4 voci miste, archi e basso continuo e il Gloria in Re maggiore Rv 589 per soli, coro, tromba, oboe, archi e basso continuo.

Fig. 2 Il direttore Antonio Greco durante l’esecuzione del concerto © Giacomo Bai / Studio Pichini

I due brani sono, oggi, tra i più conosciuti della produzione sacra del musicista veneziano anche se il cospicuo catalogo vivaldiano è stato rinvenuto, nella quasi totalità, a partire dal secondo quarto del ‘900.  Entrambi posseggono una ampia e grandiosa coralità e sono caratterizzati da una incontrovertibile sacralità. Inoltre nel Gloria, capolavoro tra i più conosciuti del repertorio vivaldiano, è prevista la partecipazione di soprano e contralto solisti ai quali si aggiungono anche oboe e tromba solista. Il tutto fa acquisire al brano quello ‘smalto’ barocco che lo rende di straordinaria presa per l’ascoltatore.

La riuscita dell’esecuzione di queste due partiture è dovuta anche alla cura del nuovo direttore musicale del Cantiere, Antonio Greco, che ha confermato quanto di buono ci aveva fatto ascoltare nel concerto in piazza del 18 luglio (Cfr., https://www.aboutartonline.com/per-il-cantiere-di-montepulciano-il-debutto-di-antonio-greco-ed-uno-spettacolo-di-ispirazione-dantesca/)

Con la sua prova ha dimostrato una certa affinità personale con il repertorio barocco sia per i tempi adottati sia per la cura dedicata ai giovani strumentisti dell’orchestra e a tutti gli elementi della corale riuscendo a farci ascoltare una esecuzione veramente godibile nell’insieme valorizzando le parti più propriamente spettacolari come i due estremi del Credo (Credo in unum Deum e Et Resurrexit) e del Gloria (Gloria in excelsis Deo e Cum Sancto Spiritu) ma anche per i momenti più riflessivi e delicati come il Crocifixus del Credo o gli straordinari Domine Deus, Agnus Dei, (contralto e coro) e Domine Deus Rex celesti del soprano dal Gloria.

Fig. 3 Il soprano Valeria La Grotta e il mezzosoprano Anna Bessi assieme al direttore Antonio Greco al termine del concerto © Giacomo Bai / Studio Pichini

Questi sono solo alcuni esempi che ci aiutano a farci capire la validità dell’esecuzione che è stata comunque apprezzabile nell’insieme grazie anche al soprano Valeria La Grotta e al mezzosoprano Anna Bessi.

I due capolavori vivaldiani costituivano gli estremi del programma; al centro era collocata una nuova composizione di Carlo Boccadoro: “Ecco sparir le stelle” per soprano, contralto coro e orchestra, espressamente commissionata dal Cantiere e presentata in prima esecuzione assoluta. Composta per i giovani musicisti del territorio di Montepulciano, elemento che lo stesso Antonio Greco ne sottolinea la valenza con alcune significative parole:

“Un autore di riferimento per il contemporaneo come Carlo Boccadoro ha donato al Cantiere questo brano adeguato alle qualità tecniche dell’Orchestra Poliziana che saprà rendere l’atmosfera intima e rarefatta.”

Anche per il brano di Boccadoro le cantanti soliste sono state il soprano Valeria La Grotta e al mezzosoprano Anna Bessi.

Il testo utilizzato da Carlo Boccadoro è un madrigale di Torquato Tasso, scritto intorno al 1565, nel quale evidenzia la dolcezza di alcuni elementi naturali come il sorgere del sole, il nascere di un nuovo giorno e gli effetti che questi producono, concludendo poi con un riferimento alla donna amata.

Fig. 4 Il compositore Carlo Boccadoro al termine del concerto © Giacomo Bai / Studio Pichini

Il brano, piuttosto breve e conciso ma sicuramente efficace, propone atmosfere dolci e rarefatte proprio come anticipate dallo stesso Greco ma, la sua collocazione al centro del programma, ne sancisce la caratteristica di elemento di contrasto con la religiosità dei brani vivaldiani. Boccadoro ha dichiarato, in alcune interviste, il suo essere ateo o, comunque, disinteressato per la religione e i suoi riti. A nostro giudizio, ascoltando “Ecco sparir le stelle”, grazie alla delicata e sapiente orchestrazione, ci è sembrato un brano ideale per estrinsecare queste sue convinzioni e rendere il concerto particolarmente stimolante.

Il pubblico che esauriva i posti resi disponibili dalle disposizioni anti covid relativamente agli spettacoli al chiuso, ha applaudito a lungo tutti gli interpreti a partire da Carlo Boccadoro per finire con le cantanti e il direttore Antonio Greco visibilmente soddisfatto dell’andamento della serata che ha consolidato la tradizione cantieristica della valorizzazione degli artisti del territorio non escludendo la correlazione tra tradizione e innovazione.

Concludiamo ricordando che il concerto è stato dedicato a Yara Gattavecchi giovanissima componente della Corale Poliziana prematuramente scomparsa in un tragico incidente proprio alla vigilia del concerto.

Fig. 5 Un momento de Il Trovatore Ballabile. Montepulciano 28 luglio 2021. © Giacomo Bai

Giovedì 28 luglio un’altra manifestazione nel solco indelebile dello spirito del Cantiere di Montepulciano, quello indirizzato verso il popolare e le tradizioni ad esso legate. Sul Sagrato della Chiesa di Sant’Agostino c’è stato un interessante concerto affidato all’Ensemble L’Usignolo una formazione creata per rinnovare l’esperienza dei cosiddetti ‘Concerti a fiato’ che hanno caratterizzato la cultura popolare di quelle zone site nel cuore dell’Emilia, da Parma a Reggio Emilia, nelle quali per circa un secolo, da metà ‘800 a metà ‘900 ha animato il mondo popolare. Con un organico prevalentemente di fiati intervenivano a feste sull’aia, sagre, balli popolari ed erano collante privilegiato per le gioiose e affollate riunioni caratteristiche di quella esplosiva zona d’Italia.

L’Usignolo ha rinnovato, ai giorni nostri, questa tradizione proponendo una serie di concerti che ne ricordano il ‘sapore’ popolare. Strutturato come settimino di fiati trova ispirazione anche nella musica cosiddetta ‘colta’ proponendo, tra le altre, anche rielaborazioni di musiche di Giuseppe Verdi la cui matrice popolare è sicuramente alla base delle sue opere, soprattutto del primo periodo che culmina con quelle ormai conosciute unanimamente con l’appellativo di ‘trilogia popolare’ anche se il genio del musicista di Busseto ha saputo costruire su quelle basi personaggi dall’indole e dal temperamento universale.

Per il Cantiere 2021 L’Usignolo ha proposto Il Trovatore ballabile basato su un arrangiamento che mette in risalto i ritmi che suggeriscono passi di danza, da loro considerati come radici del ballo liscio. L’idea generatrice dello spettacolo ha convinto il neo direttore artistico del Cantiere, Mauro Montalbetti, le cui parole ci chiariscono i motivi dell’adozione:

“È un’idea molto coinvolgente quella dell’ensemble l’Usignolo che prende un capolavoro della cultura mondiale come Il trovatore e lo restituisce alla strada, alle piazze, alle aie della tradizione popolare; il ballo liscio è radicato nella nostra natura più autentica e la qualità tecnica di questi musicisti esprime una forma artistica che sembra non avere età.”
Fig. 6 Un momento de Il Trovatore Ballabile. Montepulciano 28 luglio 2021. © Giacomo Bai

Pur essendo uno spettacolo ‘importato’ possiamo senza dubbio dire che esso è sicuramente in linea con i principi fondativi del Cantiere di Montepulciano che tende a valorizzare il ‘popolare’ riuscendo così a rafforzare le radici estetiche sulle quali è da 46 anni costruito.

Anche il luogo scelto per l’esecuzione, il Sagrato della Chiesa di Sant’Agostino che si trova lungo una delle vie più frequentate di Montepulciano ha dato il necessario senso di partecipazione popolare anche se molte persone sono transitate senza il necessario rispetto per il momento, penalizzando a volte, la completa fruizione da parte del pubblico.

La parte musicale è stata del tutto godibile grazie ad una formazione strumentale che ha dimostrato affiatamento nell’insieme per una esecuzione festosa e coinvolgente. È costituita da Mirco Ghirardini e Miriam Scala (quartino), Fabio Codeluppi (tromba), Valentino Spaggiari (bombardino), Cristina Zambelli (genis), Francesco Bossaglia (corno), Gianluigi Gialla Paganelli (tuba).

Fig. 7 Un momento de Il Trovatore Ballabile. Montepulciano 28 luglio 2021. © Giacomo Bai

Una larghissima parte della partitura de Il Trovatore è confluita in questo arrangiamento creato con una apprezzabile sapienza musicale dallo stesso trombettista Fabio Codeluppi che è autore anche del testo ‘esplicativo’ della trama letto con efficacia da un altro strumentista, Mirco Ghiradini. Questa idea di abbinare un testo esplicativo della trama, considerata per Il Trovatore, scarsamente sintetizzabile, ma che tutti noi che amiamo l’Opera riusciamo sempre ad individuare i vari momenti teatrali, è risultata del tutto condivisibile. Il Trovatore del resto ha nel ‘racconto’ il motore principale dello sviluppo dell’azione scenica e, chiarire con un ‘racconto’ semplificativo è risultato del tutto appropriato.

Il pubblico convenuto numeroso ai piedi del Sagrato di Sant’Agostino ha applaudito a lungo tutti gli interpreti dedicando loro un chiaro e appassionato successo.

Claudio LISTANTI   Roma 1 agosto 2021