“Porta Virtutis. Il Processo a Federico Zuccari”, un libro di P. Cavazzini fa luce sull’evento che costò l’esilio al più importante artista dell’epoca.

di Consuelo LOLLOBRIGIDA

La Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma ospiterà il prossimo giovedì la presentazione di Artisti in Tribunale, la nuova collana diretta da Michele Di Sivo e Massimo Moretti, dedicata alle vicende giudiziarie che ebbero come protagonisti pittori illustri e scultori di fama.

Ad aprire la nuova serie è il libro a cura di Patrizia Cavazzini, con la collaborazione di Yara Cancilla, Porta Virtutis. Il Processo a Federico Zuccari, che ricostruisce il procedimento per eccessi del 1581 contro Federico Zuccari (Sant’Angelo in Vado, 1540 ca. – Ancona, 1609), accusato di dileggio pubblico verso lo scalco bolognese Paolo Ghiselli, ‘familiare’ di papa Gregorio XIII Boncompagni, in seguito alla committenza del quadro Porta Virtutis.

Federico Zuccari, console della corporazione dei pittori, reggente dei Virtuosi del Pantheon e uno dei più famosi artisti attivi a Roma, venne incolpato di «eccessi» per aver disegnato un cartone satirico con l’illustrazione del trionfo dell’artista virtuoso sui propri detrattori ignoranti. Il disegno raffigurava Paolo Ghiselli come un asino ignorante e i pittori bolognesi come abitanti del regno dell’ignoranza, della maldicenza e dell’invidia. Esposto sulla facciata della chiesa di S. Luca nel giorno della festa dei pittori (18 ottobre 1581), scatenò l’ira del papa e si concluse con l’espulsione di Federico e del Passignano, suo collaboratore, da tutto lo Stato Pontificio il 27 novembre 1581.

Il volume con presentazione e interventi di Michele Di Sivo e Massimo Moretti, si articola in due capitoli, e riporta la trascrizione intera del processo e delle lettere del pittore e dei suoi protettori; sono inoltre schedati tutti i disegni e le incisioni relativi al cartone esposto e al dipinto bolognese rifiutato, entrambi perduti.

Federico Zuccari, Porta Virtutis, 1585 c.a, olio su tela, 159×112 cm, Urbino Galleria nazionale delle Marche

Nel primo capitolo Federico Zuccari, il cartone della Porta Virtutis e la giustizia del papa Patrizia Cavazzini ricompone le vicende giudiziarie del pittore marchigiano, dal momento in cui fu bandito da tutto lo stato della Chiesa fino al suo rientro in città. Il processo si tenne presso il Tribunale Criminale del Governatore e nessun altro artista nella Roma di fine Cinquecento e primo Seicento fu processato e condannato così pesantemente per una sua opera. L’esilio, da intendersi a vita, era rafforzato, in caso di contravvenzione al bando, dalla minaccia della triremi; mentre durante l’interrogatorio l’artista fu minacciato di dover pagare un’altissima penale – prima di trecento, poi di cinquecento scudi – se non si fosse presentato quotidianamente al Governatore.

A causa della sentenza, Zuccari abbandonò la famiglia a Roma, si trasferì prima nella sua casa fiorentina, poi a Venezia, da dove si recò brevemente in Germania alla Dieta di Augusta.

L’esilio durò circa due anni e fu interrotto grazie all’intercessione del duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, il cui interesse per le vicende della Porta Virtutis è testimoniato da un fitto scambio di lettere, iniziato ad aprile 1582, con in suoi agenti a Venezia e Roma.

Cappella Paolina, volta

Federico Zuccari rientrò a Roma nei primi mesi del 1583. Il papa gli riassegnò il completamento della Paolina, i cui lavori erano stati interrotti a causa del processo, e come scrive il figlio Ottaviano in una breve biografia del padre, «fu rimesso all’opera con maggior favore di prima». E fu proprio il prestigioso incarico della Paolina a suscitare le invidie dei bolognesi, in particolare di Prospero Fontana, deluso dalla mancata chiamata a Roma da parte del papa.

Lo Zuccari era giunto a Roma nel 1580 per completare la Paolina, cominciata da Michelangelo e proseguita da Lorenzo Sabatini. Già nel 1578 aveva accettato l’invito del Ghiselli a progettare la pala d’altare per una cappella del transetto destro della chiesa di Santa Maria del Baraccano a Bologna. In omaggio al papa regnante, il dipinto doveva rappresentare la famosa processione della Pasqua del 590, durante la quale papa Gregorio Magno aveva attraversato la città al seguito di un’icona della Madonna per implorare la cessazione della peste. Il dipinto, perduto e noto attraverso l’incisione di Aliprando Caprioli del 1581, fu rifiutato e al suo posto fu sistemato quello di Cesare Aretusi, con la collaborazione di Giovan Battista Fiorini e su invenzione di Prospero Fontana.

Insomma, di fatti per scatenare la rivalità tra le due fazioni ce ne erano molti, e l’episodio del cartone di San Luca fu il casus belli di una tensione che si protraeva nel tempo.

A Zuccari era successo in più occasioni di essere stato criticato per le sue opere. Il Cardinal Alessandro Farnese non era rimasto soddisfatto dei suoi affreschi a Caprarola e i fiorentini poco avevano apprezzato quelli della cupola del duomo. E in entrambi i casi il pittore aveva risposto tramite allegorie, rispettivamente la Calunnia di Apelle e il Lamento della Pittura.

Federico Zuccari, La Calunnia

Il recupero della calunnia di Apelle risaliva all’inizio del XV secolo quando il trattato di Luciano De Calumnia, da cui è tratto l’episodio, ben si adeguava alle nuove esigenze etiche e alle sue apprezzate qualità stilistiche, lessicali e retoriche.

La prima rappresentazione miniata del tema fu eseguita da Bartolomeo Fonzio nel 1472; anche se in principio la diffusione del De Calumnia rimase circoscritta a un pubblico ristretto di umanisti e ai loro colti interlocutori: Guarino da Verona e il suo mecenate Giovanni Querini (1403-1408); Lapo da Castiglionchio, allievo di Guarino, e il dedicatario della sua traduzione Joannes Reatinus (1436); Francesco Aretino, che tradusse il brano per John Tiptoft, conte di Worcester, durante il soggiorno di quest’ultimo in Italia (1460); e Rudolph Agricola de Groningen, che dopo avere appreso il greco a Ferrara insieme a Battista Guarini, figlio di Guarino, fu il primo professore di greco in Germania.

Federico Zuccari fa emergere molto chiaramente il significato generale del cartone satirico durante l’interrogatorio, dal suo memorandum e dalla lettera scritta in seguito al cardinale Alessandro Farnese:

«che tutto questo sia stato preso sinistramente lo do alla mia poca sorte, Né me ne faccio meraviglia, sapendo che anco le historie e le lettere sacre sono malamente interpretate dagli uomini empii et heretici».

Nel secondo capitolo, scritto in collaborazione con Yara Cancilla, il volume offre i profili biografici degli attori del processo. Oltre a quello di Federico Zuccari, è presente la biografia di Domenico Cresti, detto il Passigano (1559-1638), collaboratore di Zuccari nella preparazione del disegno della Porta Virtutis; Bartolomeo Carducci (c. 1560-1608), già con Zuccari nella decorazione di Santa Maria del Fiore e nella pala d’altare con la Processione di san Gregorio Magno; Paolo Ghiselli ( ?-1585), uno dei servitori più fidati di papa Gregorio XIII; Ludovico Bianchetti (1546-1587), maestro di camera di Gregorio XIII, prefetto della cappella Giulia.

Porta Virtutis, N.Y., Morgan Library

L’ottimo apparato iconografico è formato da una serie di tavole che riproducono i disegni e le incisioni della Processione e visione di san Gregorio Magno: Albertina, Vienna, Zeichnung und Druckgrafick; New York, The Tobey Collection; Biblioteca Palatina di Parma. Sono presenti anche le tavola della Porta Virtutis: quella di Oxford, di Monaco, di Francoforte e della Morgan Library di New York.

Consuelo LOLLOBRIGIDA   Roma 26 settembre 2021

Programma

Saluti:

Maria Beatrice Benedetto, direttore dell’Archivio di Stato di Roma

Gaetano Lettieri, direttore del Dipartimento SARAS dell’Università Sapienza di Roma

Interventi:

Alessandro Zuccari, Maddalena Spagnolo, Elisabetta Mori.

Giovedì 30 settembre 2021, ore 16.30

Archivio di Stato di Roma, Sala Alessandrina, Corso del Rinascimento 40

Accesso consentito con green pass e su prenotazione entro il 27 settembre all’indirizzo: artistiintribunale@gmail.com