Per HEVRIN KHALAF, per non dimenticare. L’arte e la cultura contro i crimini dell’integralismo

redazione

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“Fermate il massacro del popolo curdo”

12 ottobre. Un’auto crivellata di proiettili. Un corpo  giace sul terreno con il viso e i capelli ricoperti di polvere.

E’  Hevrin Khalaf attivista curda per i diritti delle donne, assassinata lo scorso 12 ottobre in Siria in una imboscata con altre otto persone, in una vera e propria esecuzione ad opera di killer, criminali integralisti islamici, i veri “terroristi” al soldo di Erdogan.

Hevrin Khalaf, 35 anni (Al-Malikiyah, 15 novembre 1984 – Tell Abyad, 12 ottobre 2019), era segretaria generale del Partito del futuro siriano (Future Syria Party), un partito come non ce ne sono in Medio Oriente, un partito che ha tra i suoi principi la laicità dello Stato in una Siria “multi identitaria”, un partito che predica la “rinuncia alla violenza” in favore di una “lotta pacifica per la risoluzione delle controversie”, un partito votato al rispetto delle idee e all’ “eguaglianza tra uomini e donne”.

Tutti principi che le bande assassine filo turche ma anche chi le finanzia disprezzano e temono come temono il risveglio delle coscienze dei popoli.

Hevrin stava viaggiando su un veicolo insieme al suo autista nel tentativo di raggiungere la città di Qamishli quando è stata fermata sull’autostrada M4 dai miliziani arabo-siriani che combattono fianco a fianco con i soldati di Erdogan e tra i quali militano anche elementi jihadisti. Anzi, la trasmissione Piazza Pulita del 17 ottobre ha dimostrato come il cosiddetto “esercito libero siriano” filo turco altro non è che un mascheramento usato dai terroristi di Al Qaeda, in campo contro i combattenti curdi.

Hevrin secondo le prime testimonianze arrivate ad alcuni giornalisti curdi sarebbe stata prima violentata e poi lapidata. Botin Kurdistani di Kurdistannews24 è stato tra i primi a diffondere la terribile notizia ripresa poi successivamente dai media internazionali.
Del massacro sono stati diffusi due video in rete filmati con i cellulari dagli stessi miliziani. E dopo lo scempio un criminale le si avvicina e la scalcia con i piedi prima di esclamare: «Questo è il cadavere dei maiali».

Noi la ricorderemo per le sue battaglie, per la sua fiducia nel futuro che non vivrà, per il suo sorriso. E con le parole che Giovanni Pesce dedicò al giovane partigiano  Dante Di Nanni, morto a vent’anni a Torino nel 1944 combattendo contro i nazifascisti, parole che uniscono per sempre chiunque ami e combatta per la libertà.
“Gli anni e i decenni passeranno: i giorni duri e sublimi che noi viviamo oggi appariranno lontani, ma generazioni intere si educheranno all’amore per il loro paese, all’amore per la libertà, allo spirito di devozione illimitata per la causa della redenzione umana sull’esempio dei mirabili garibaldini che scrivono oggi, col loro sangue rosso, le più belle pagine della storia”