Parla una attrice-intellettuale: la ‘Storia del Cinema’ raccontata da Isabelle Adriani (Prima parte)

di Isabelle ADRIANI

Isabelle Adriani, laureta presso l’Università di Perugia, è attrice, scrittrice ed artista, oltre che giornalista professionista; parla cinque lingue ed ha preso parte a decine di film e fiction in Italia all’estero, lavorando con attori ed attrici di fama internazionale; ha pubblicato numerosi romanzi, saggi e fiabe; ha scritto e prodotto un importante documentario Opum Qunatum Relativity sulle torie dei viaggi nel tempo degli scienziati italiani Basini e Capozziello; ha inciso due album musicali ed è nota anche come doppiatrice. Come artista ha realizzato più di cento opere a tecnica mista, tra cui i collages vetrificati di recente composizione; ama collezionare libri antichi soprattutto di mitologia, nonchè fotografie inerenti la storia del cinema. E proprio come esperta di Cinema inizia la sua collaborazione con About Art con una serie di puntate sulla Storia del Cinema

http://www.isabelleadriani.com

asst.isabelleadriani@yahoo.it

“Come si può riflettere sul tempo e sullo spazio  della nostra Era, senza pensare alle Immagine e al Cinema. Ho sempre considerato il Cinema una sorta di ‘emulazione divina’, un destino narrato da un regista universale, la cosa più vicina al pensiero di Dio, un deus- ex- machina che gestisce i nostri destini, e nel caso della settima arte, i destini dei personaggi e delle loro storie.  L’immenso amore ed il profondo rispetto che nutro per il cinema in generale e la mia laurea in storia, mi impongono di cominciare questo appuntamento su ‘aboutartonline’, proprio con LA STORIA del CINEMA,  e non solo dei films, partendo dall’inizio…e cioè dall’invenzione dalla Camera Oscura Leonardiana, passando per la cosiddetta ‘Lanterna magica, la sala ‘Panorama’ e la Cyclorama, e naturalmente per i Fratelli Lumiere che nel 1895 inventarono il primo ‘Cinematografo’ subito dopo il ‘Cinetoscopio’ di Edison del 1891,…fino ad arrivare alle camere digitali e poi ancora delle origini di Hollywood e dei suoi protagonisti fino ad oggi … Essendo appassionata di fiabe ed avendone pubblicate molte, il titolo mi sembrava quasi ‘dovuto’ perché non c’e’ fiaba più bella del cinema, che può raccontare praticamente tutto con immagini,  parole e musica…e vorrei cominciare questa piccola rubrica augurandovi buona lettura e sperando che questo appuntamento possa farvi capire l’immenso lavoro che, personalmente ho vissuto in decine di produzioni come attrice, ma che coinvolge numerose e straordinarie professionalità di vario genere, dal produttore al regista, dal regista allo sceneggiatore, dal costumista al ‘trucco e parrucco’, dal direttore della fotografia ai cameraman, dagli assistenti alla regia a quelli di scena, dagli stunt-men agli attrezzisti, ecc…, ecc…in ciò che oggi chiamiamo semplicemente…:  film….” (Isabelle)

STORIA DEL CINEMA

di Isabelle ADRIANI (Parte I)

La storia del cinema prende forma dopo la nascita della fotografia che a sua volta, deriva dall’invenzione della cosiddetta camera oscura, che fu inventata quasi mille anni fa dall’arabo Alhazen (Bassora, 965– Il Cairo, 1039). I suoi studi sui raggi luminosi e sulle teorie della luce, vennero approfondite da molti altri inventori tra cui il grande Leonardo da Vinci e da Daniele Barbaro (Venezia, 1513 – 1570) che utilizzò la camera con l’ausilio di una lente migliorando così la nitidezza dell’immagine. Essa fu anche utilizzata dai pittori per riprodurre sulla tela i contorni dell’immagine esterna. La camera oscura (oppure chambre oscure) fu utilizzata per riflettere l’immagine di un oggetto in una scatola con un piccolo forellino. La scatola viene depositata vicino all’oggetto che viene illuminato da una sorgente di luce (sole, candela….,ecc.) ,il cui riflesso viene proiettato sul foro e l’immagine viene trasmessa abbastanza chiara nel punto di focalizzazione. Successivamente la camera oscura fu dotata di una lente (1568) per migliorare la qualità dell’immagine. In questa forma essa è il prototipo di macchina fotografica.  I primi esempi di immagini in movimento si ebbero con dispositivi ottici: “Camera Oscura Leonardiana” (1641) che seguiva lo stesso principio ottico del nostro occhio e della fotografia.  5 anni dopo arrivò la “Lanterna Magica” (1646) che proiettava su una parete di una stanza buia immagini dipinte sulla lente, posta dinanzi ad una candela, entrambe situate all’interno di una scatola; Verso la fine del 700 fa la sua comparsa il “Mondo Nuovo”, con una funzione differente: si doveva guardare all’interno della scatola chiusa per vedere le immagini illuminate (questa funzione ne rendeva possibile l’utilizzo anche di giorno, anche all’aperto; ma permetteva una visione monoculare).

Nel 1792 nacque il “Panorama”: una sala di forma circolare al cui interno venivano proiettate, sulle pareti, immagini di posti lontani (dando la possibilità a tutti gli spettatori di fare un’esperienza di viaggio); Infine, nel 1884 nacque il “Cyclorama”: luogo simile al panorama, in cui però la proiezione delle immagini era di tipo circolare e su tutta la stanza.

Durante il XIX sec. furono inventate numerose macchine capaci di proiettare immagini statiche. Grazie all’invenzione della fotografia nel 1826 si riuscì a proiettare immagini in rapida successione così da renderle in movimento (es: fucile fotografico). Nel 1891 Thomas Edison aveva brevettato il cinetoscopio, un apparecchio che possedeva già molte caratteristiche tecniche delle moderne macchine da presa, ma il vero inizio ufficiale del cinema si ebbe il 28 dicembre 1895 grazie ai fratelli Lumière che per primi riuscirono a portare queste immagini alla visione collettiva. Applicando un meccanismo da parte alla pellicola ( già inventata in precedenza) che faceva fermare ogni fotogramma davanti a una luce per 1/16 di secondo. Si poteva proiettare una rapida successione di fotogrammi, 16 al secondo appunto, che venivano captate in movimento dal cervello umano. Il ‘primo’ cinema nacque come documentario (venivano ripresi fatti di cronaca, cerimonie, guerre, cataclismi, competizioni sportive).

Nel 1895 i Fratelli Lumière crearono il “Cinematografo”, che riguardava un tipo di fotografia in movimento; era piccolo e quindi facilmente trasportabile e poteva eseguire riprese e proiezioni. Per quanto riguarda le inquadrature, i personaggi entravano e uscivano dallo schermo creando movimento (quindi si può dire che le inquadrature avevano un carattere centrifugo). Caratteristiche principali delle vedute in movimento del cinematografo dei Fratelli Lumière erano:
1- inquadratura unica
2-profondita’ di campo
3- centri e soggetti molteplici in ogni inquadratura
4-consapevolezza dell’ “attore” nell’immagine…
5-presenza di un narratore

Questa cosa succedeva con tutti i dispositivi creati fino ad allora, dove la voce umana era l’unico strumento di informazione. Per arrivare all’effettiva nascita del cinema bisognerà attendere la scomparsa della figura dell’’imbonitore’ e che la macchina da presa inizi a comunicare da sola.
Trai le immagini in movimento dei Fratelli Lumière troviamo:
– Uscita dalle officine Lumière (1895)
– Arrivo del treno alla stazione di La Ciotat (1895) dove si nota la profondità di campo data alla cinepresa posizionata in diagonale; ciò per descrivere la locomotiva che arrivando da lontano esce, quasi passando sopra lo spettatore.
– La colazione del bambino (1913) dove l’attenzione viene data al movimento delle foglie sullo sfondo piuttosto che al bebè che mangia.

Mancava solo l’invenzione di un sistema di registrazione e sincronizzazione del sonoro – i futuri Vitaphone nel 1926 e Movietone nel 1931 – a far sì che le fondamenta del cinema moderno fossero completate. La tecnica del cinema si basa su una proprietà della retina dell’occhio umano, detta persistenza dell’immagine. Quando la lente dell’occhio mette a fuoco un’immagine sulla retina, lo sbiancare dei fotopigmenti scatena degli impulsi nervosi al cervello. Se l’immagine viene improvvisamente eliminata, l’attività chimica nei fotopigmenti persiste, mantenendo per un dato periodo lo stimolo dei segnali neurali; la lunghezza di questo periodo dipende dallo stato di adattamento dell’occhio. Quando l’illuminazione ambientale è bassa, la retina “si adatta al buio” e l’attività neurale continua per un tempo più lungo. È per questo che una torcia fatta ruotare in una stanza buia appare all’occhio come un cerchio ininterrotto: la sorgente di luce continua infatti a tornare ripetutamente nella stessa posizione, prima che la sua immagine sulla retina sia svanita. Le sale cinematografiche sono al buio per fare in modo che la retina degli spettatori vi si adatti e venga perciò stimolata da una serie di immagini fisse, proiettate sullo schermo in rapida successione producendo così l’impressione di un movimento continuo. La maggior parte delle pellicole viene proiettata a una velocità di 24 fotogrammi al secondo.

Isabelle ADRIANI     Reggio Emilia agosto 2018