di Silvana LAZZARINO
Il tempo della memoria tra la fatica di un mestiere antico e la forza del mare.
Il passato si incontra con il presente a partire dalla forza evocativa di diversi materiali con cui l’arte contemporanea restituisce nuovo spessore a culture e tradizioni che grazie ad essa trovano un tempo sacro fatto di ascolto per chi guarda e ritrova quel sentire e quelle atmosfere uniche con richiami ad abitudini, storie, emozioni. Sempre l’arte contemporanea ha saputo e continua a valorizzare luoghi e città per le loro caratteristiche e il loro prestigio.
Dopo la suggestiva installazione “Fons Vitae” realizzata per gli spazi della Certosa di San Giacomo a Capri e il cortile del castello Visconteo a Pavia, Antonio Ievolella (Benevento 1952) scultore di richiamo internazionale presenta” Paranza”: opera in cui viene sintetizzata la sua poetica dove la tradizione resta nel tempo recuperando memorie e ideologie che rappresentavano punti fermi cui riferirsi. L’installazione a cura di Virginia Baradel, Storica dell’arte del Novecento, ha trovato la sua collocazione ideale nello Spazio Thetis, hub dell’arte contemporanea situato nell’antico Arsenale di Venezia lambito dalla laguna dove è visibile fino ak 27 novembre 2022.
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Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, Antonio Ievolella partecipa agli incontri della Galleria di Lucio Amelio grazie ai quali entra in contatto con i protagonisti delle principali tendenze artistiche internazionali. Se Milano è determinante per mettere in campo nuove esperienze e stringere amicizie importanti tra cui in particolare quella con Mimmo Paladino, Padova diventa il luogo per stabilirsi ed aprire il proprio studio. E’ a Padova verso la metà degli anni Novanta che ha luogo l’esposizione dell’Antologica ”Il Grande Carro”, impostata con l’installazione di sette sculture di grandi dimensioni lungo i principali snodi della città.
L’opera “Paranza ”, realizzata per l’Antico Arsenale di Venezia, evoca la struttura di una barca da pesca costiera, con lo scafo largo, la prua tozza e la poppa ampia, compresi albero a vela latina e un bompresso con un fiocco, ed è vista come relitto e memoir di lavori popolari antichi. Come afferma la curatrice Virginia Baradel :
“Paranza’ è un rottame di barca che era poca cosa in sé anche quando andava per mare, niente più di un mezzo usato infinite volte. Ma era pane e vita per le famiglie dei pescatori, ed ecco che lo scultore ne fa materia d’arte, ne rigenera la forma. Evocandone la struttura, eleva quel rottame a monumento, carico di memorie, suggestioni e moniti. In ‘Paranza’ domina la tensione serrata di curve nello spazio, scheletri di imbarcazioni, materiali restituiti dall’usura – forgiati dal usura -dovuta al tempo trascorso in mare; reliquia propiziatoria alle divinità marine ma anche tribuna votiva al travaglio dell’uomo, alla strenua destrezza di un mestiere antico fatto di sacrificio e di lotta, filtrato nel ricordo, nella pietas e nella nostalgia. Il movente espressivo deriva da una dimensione antropologica dissotterrata e magnificata nella mutazione formale, nella dilatazione spaziale e comunicativa di un oggetto che appartiene ad archeologie popolari e a umori mediterranei ”.
Mettendo in evidenza un rimando a quel tempo ancestrale dove l’uomo si doveva armare della propria tenacia e senso del sacrificio per far fruttare il proprio lavoro- come ad esempio quello dei pescatori- vi è il riferimento alla sopravvivenza che assume una connotazione sacrale.
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L’opera di Antonio Ievolella nella sua struttura geometrica essenziale e universale nel delineare lo scheletro della barca, la sede del mulinello e l’andamento dei due alberi, eleva la stessa barca a “monumento carico di memorie, suggestioni e moniti”. Come spesso succede nelle opere di Ievolella di ferro e rame, la disarticolazione delle parti avviene in modo dilatato nello spazio e acquista un carattere geometrico. In “Paranza” il mulinello acquista un’indipendenza formale a latere, fa da contrappunto alla barca: inserito in una struttura circolare, in buona parte occlusa da lastre di ferro, perviene a una complessità plastica, cromatica e geometrica che bilancia la barca con la sua compattezza e stabilità.
Tra le mostre personali e collettive che hanno segnato il suo successo, portandolo ad un’attenzione sempre maggiore di critica e pubblico, accanto alla “XLIII Biennale di Venezia” del 1988 su invito di Giovanni Carandente dove presenta l’opera “Trittico” nella sezione Scultori ai Giardini curata da Andrea del Guercio e alla personale presso la Galleria Oddi Baglioni a Roma sempre nell’1988 organizzata ancora da Andrea Del Guercio, vanno citate l’antologica “Il Grande Carro” a Padova articolata in sette sculture di grandi dimensioni installate lungo i principali snodi della città della metà anni Novanta, la personale a Castel dell’Ovo a Napoli “Materia Forma Luogo”, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e curata da Tommaso Ferrillo del 2006 e le grandi Fontane per una villa privata di Battaglia Terme (PD) e per la piazza di Voltabarozzo nei pressi di Padova (2008-2009). Va anche menzionato Il suggestivo complesso “I guardiani della dormiente”, grandiosa anticamera al regno dei morti inaugurato nel 2004, l’imponente opera “Ghirbe” presentata a Napoli nella Chiesa Santa Maria Incoronata nel 2014 e riproposta a Padova sempre nello stesso anno in occasione di una sua antologica.
La scultura dal carattere simbolico e concettuale, formata da due otri ciclopici realizzati su una struttura in acciaio cor-ten ricoperta da riquadri di lamiera trattati con differenti patinature, invita a riflettere sulla sopravvivenza della vita in relazione all’acqua al cui trasporto sono addette le ghirbe. Da ricordare come il riferimento all’acqua con la sua valenza simbolica che richiama la vita e la sua continuità, sia anche centrale nelle esposizioni “Fons Vitae” svoltesi a Capri e a Pavia tra il 2020 e 2021 dove il richiamo alla sua presenza è stato restituito dagli otri di terracotta (30 otri) su strutture di ferro in sospensione rispettivamente nella Certosa di San Giacomo (Capri) e nel cortile del Castello Visconteo (Pavia).
Silvana LAZZARINO Roma 2 Aprile 2022
“Paranza” di Antonio Ievolella
a cura di: Virginia Baradel
Spazio Thetis, Castello, Arsenale Nord, Venezia
Orario: 10-18 (chiuso sabato e domenica). Da fine aprile aperto anche il sabato e la domenica
25 marzo – 27 novembre 2022
Ingresso libero
Per informazioni e prenotazioni: +39 348 0171569, e-mail: spaziothetis@thetis.it
Come arrivare: LINEA ACTV 4.1 – 4.2 / 5.1 – 5.2 (Fermata Bacini – Arsenale Nord)
Sito Artista: https://www.antonioievolella.com/it