Novità a Tefaf-Maastricht 2018: Canova pittore inedito, un dipinto riemerso dopo 200 anni

P d L

              TEFAF MAASTRICHT 2018

GALLERIA ANTONACCI LAPICCIRELLA FINE ART STAND 345 presenta dopo più di 200 anni di oblio  un dipinto inedito di Antonio Canova

Dopo oltre 200 anni riemerge lo straordinario Autoritratto di Giorgione che Antonio Canova realizzò su commissione del principe Abbondio Rezzonico, uno dei suoi più importanti mecenati, dalla collezione del quale è transitato per altre prestigiose collezioni romane, fino a quella odierna.

Lo esporranno a Maastricht a partire dal prossimo 8 marzo, nel tradizionale appuntamento di Tefaf, il più prestigioso incontro internazionale di arte e antiquariato che si rinnova come ogni anno in questo periodo, Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella –titolari della omonima Galleria d’Arte romana di via Margutta, 54– non nuovi peraltro a scoperte e recuperi di autentici capolavori, a dimostrazione di quale ruolo di primo piano il mercato antiquario possa giocare per l’avanzamento degli studi storico artistici.

Il dipinto realizzato da Antonio Canova verrebbe oggi ribattezzato come una vera e propria provocazione. Non sappiamo se l’intenzione dell’artista fosse effettivamente quella di provocare i suoi colleghi del tempo, in una sorta di gara a chi fosse capace di riconoscere l’autentico rispetto al verosimile, fatto sta che da Angelica Kauffmann a Gavin Hamilton, ad Antonio Cavallucci, a Giuseppe Cades, a Giovanni Volpato, vale a dire le personalità artistiche più in vista in quegli anni, e a molti altri ancora, non vi fu chi riuscisse a rendersi conto del raggiro, se possiamo dire così, finendo per autenticare come originale di Giorgione quell’Autoritratto fatto oltre due secoli e mezzo dopo.

Non è naturalmente questo il primo caso in cui un’opera pittorica viene fatta passare per quello che non è. In un libro in corso di stampa per i tipi della Ugo Bozzi editore (cfr. Pietro di Loreto, a cura di, Originali repliche copie. Uno sguardo diverso sui grandi maestri, Roma, 2018) compaiono molti esempi del genere, collegati ad esigenze per lo più di mercato ma anche di tipo didattico e spesso emulativo.

E’ ad esempio assai noto l’episodio accaduto nella Firenze medicea primocinquecentesca, allorquando Andrea del Sarto venne ingaggiato da Ottaviano de’ Medici per “contrafare”, come tramandano le note dell’epoca, un capolavoro di Raffaello, il Ritratto di Leone X con due cardinali, di cui il pontefice Clemente VII voleva far dono a Federico II Gonzaga che se ne era invaghito, evitando così che lasciasse il capoluogo toscano; ed ancora più ammaestrante l’episodio che vide protagonista Terenzio Terenzi, meglio noto come Terenzio da Urbino, un artista del primo Seicento che Giovanni Baglione, nelle sue Vite, descrive come il classico falsario-copista, il quale, tanto per spirito di emulazione, quanto e forse più per l’orgoglio di dimostrare l’ignoranza dei supposti conoscitori, volle falsificare un dipinto di Raffaello proponendolo poi come tale al suo mecenate, il Cardinale Peretti Montalto. Questi però volle accertarne la paternità mostrando il dipinto a degli artisti dell’epoca che, a differenza dei colleghi di Canova, ne negarono l’autografia; naturalmente per Terenzio questo significò il licenziamento e la fine di ogni appannaggio.

Certamente le riproduzioni di Canova hanno una tale forza ed originalità che le rendono tipiche, e in ogni caso assai distanti dai lavori di un mero copista; ma che di sicuro il genio di Possagno ci tenesse a farsi considerare come emulo di un pittore sommo come Giorgione non deve meravigliare affatto. Racconta lo storico Missirini, che, nel caso dell’Autoritratto giorgionesco, egli volle fare “uno scherzo” che del resto, come abbiamo detto, “riuscì in pieno”, con l’intento di dimostrare come “lo scarpello procedeva coi metodi del pennello”.

Noto a tutti come il più illustre esponente del neoclassicismo plastico, infatti, Canova non godeva con tutta probabilità della stessa considerazione come pittore, anche se è vero che certe sue opere sotto questo aspetto non erano davvero di secondo livello. Certo è che proporsi come artista ‘totale’ in grado cioè di dimostrare come uno straordinario scultore fosse altrettanto eccellente in pittura, al punto di riprodurre un dipinto antico tanto perfettamente da poter ingannare perfino i più grandi artisti del tempo, apriva il campo all’idea che la pittura non fosse quell’arte complessa e soprannaturale definita spesso come irraggiungibile, ma che anzi la scultura potesse addirittura superarla.

  Il fatto è che la realizzazione di capolavori di straordinario impatto, come i monumenti funebri per Clemente XIII, in San Pietro, e per Clemente XIV, in Ss. Apostoli, eseguiti tra il 1783 e il 1787, non poteva non proiettarne a livello internazionale la fama di novello Fidia, come se nella tanto auspicata rinascita delle arti il ruolo cardine dovesse essere interpretato proprio dall’arte scultorea da lui così perfettamente esaltata.

Il nostro dipinto risale a pochi anni dopo, al 1792, quando Canova, come attestano le fonti, aveva già realizzato una Venere con specchio, anche questa creduta opera cinqucentesca, a dimostrazione peraltro di quanto la dimensione pittorica rinascimentale veneziana fosse amata dall’artista tanto quanto l’arte della scultura.

Un’arte scultorea infatti che, come ha osservato bene Fernando Mazzocca, in uno studio sapientissimo dedicato al dipinto e al quale rimandiamo (cfr ANTONIO CANOVA – L’AUTORITRATTO DI GIORGIONE. UN DIPINTO RITROVATO)  “sembra voler raggiungere anche gli effetti della pittura”, conferendo al marmo con la luce e il colore anche il senso di quella che lo stesso Canova chiamava la “vera carne”.

E’ una considerazione che, a rovescio, vale anche per questo eccellente Autoritratto che, a guardar bene, riassume in sé proprio i tratti caratteristici delle due arti, pittura e scultura, laddove l’artista sembra arrivare “a risultati tali da annullare i confini tra la dimensione plastica e quella pittorica. Due dimensioni spesso in conflitto tra di loro”.

Insomma, un Canova grande pittore oltre che sommo scultore e certamente l’Autoritratto di Giorgione sarà una delle attrazioni più interessanti che, per quel che riguarda il punto di vista artistico, la edizione 2018 Tefaf Maastricht presenterà ai suoi visitatori.

P d L            Roma    marzo 2018