Novità sulla presenza di Mario Minniti in Sicilia

di Michele CUPPONE

Marcellino Minasi, Ritratto di Mario Minniti, pubblicato in G. Grosso Cacopardo, Memorie de’ pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII sino al secolo XIX, Messina 1821.

La vicenda biografica di Mario Minniti, per quel che si conosce dalla lettura comparata di fonti e documenti e nonostante recenti ricerche d’archivio abbiano restituito nuovi tasselli[1], presenta ancora molti punti oscuri.

Una questione piuttosto rilevante riguarda la partenza da Roma, dove il siracusano avrebbe vissuto per un decennio e conobbe l’amico Michelangelo Merisi da Caravaggio, e il conseguente rientro definitivo in Sicilia, avvenuto in epoca tuttora imprecisata.

Se risale al 2 febbraio 1601 l’ultima presenza accertata di Minniti nell’Urbe, ma egli doveva risiedere ancora lì nel settembre 1603 come lasciano pensare gli atti del processo Baglione, bisogna attendere alcuni anni prima di ritrovarlo in Sicilia. Solo l’8 dicembre 1605, infatti, egli risultava presente a Siracusa, per quanto noto finora, grazie all’atto di commissione di un dipinto per la chiesa di San Filippo (da intendersi naturalmente quella di San Filippo Apostolo).

Tuttavia, un nuovo documento consente di anticipare la sua presenza sull’isola ad almeno i primissimi giorni del 1605[2]. L’11 gennaio di quell’anno, appunto, è registrato nella città aretusea, davanti ai testimoni Antonio Brianti e Andrea Bertoli, un atto notarile con cui il pittore nomina suo procuratore un Giovanni Battista Bonanno siracusano per cause, liti e protesti che lo riguardano – e potranno interessarlo – nelle città di Messina e di Palermo. Evidentemente Minniti era presente dall’anno precedente nell’isola se, tanto più, era già coinvolto in contenziosi, in luoghi anche piuttosto lontani fra di loro e rispetto a quello natio. Questo riporta alla memoria la circostanza, narrata per primo da Francesco Susinno, di un rifugio del pittore presso il convento dei Carmelitani (in Ortigia), per aver ucciso accidentalmente un uomo, apparentemente proprio nei primi tempi del rientro in patria[3]. Tuttavia, l’eventuale fatto delittuoso non sembra collegabile al documento ora emerso, se non a livello di speculazione.

Dunque, si può concludere in prima analisi, Minniti deve essersi trasferito in Sicilia in un momento sì non ancora definibile in maniera puntuale, ma collocabile con buona approssimazione tra il settembre del 1603, quando egli doveva risiedere ancora a Roma (presso via del Corso), e l’autunno o comunque la fine del 1604.

                                                                                                                                                  1605, gennaio 11

Mario Minniti costituisce suo procuratore Giovanni Battista Bonanno giureconsulto siracusano assente (ma come se fosse presente), per curare i suoi interessi nelle cause, liti e protesti che lo riguardano a Messina e a Palermo. Testimoni all’atto di procura: Antonio Brianti e Andrea Bertoli.

Siracusa, Archivio di Stato, not. Giambattista Galizia, vol. 10731, cc. 223v, 224rv.

Pro Mario Minnicti

Eodem die [1605, gennaio 11]

Marius Minnicti pictor civis fidelissime urbis Syracusarum mihi infrascripto notario cognitus sponte, iuxta formam iuris, omnibus melioribus modis, constituit, creavit et sollemniter ordinavit et fecit in eique verum, legitimum et indubitatum procuratorem, actorem, factorem etc. utriusque iuris doctorem Iohannem Baptistam Bonanno syracusanum, licet absentem tanque presentem, ad vice nomine et pro parte ipsius contrahentis in nobili urbe Messane, in felici urbe Panormi et alibi ubi oportuerit comparendi coram excellentissima Magna Regia Curia et in omnibus quibuscumque curiis, iudiciis et magistratibus et eorum quibusvis iudicibus et officialibus maioribus et minoribus, temporalibus et spiritualibus, presentibus et futuris quibuscumque nominibus nuncupent, ibique dictum Marium contrahentem, bona et iura sua defendendi et defendi faciendi in omnibus et quibuscumque causis, litis et questionibus civilibus et criminalibus motis et movendis, incohatis vel incohandis tam pro quam contra quoscumque personas agendi attive et passive …

Michele CUPPONE   Roma 6 dicembre 2020

* Un approfondimento sul documento è in corso di pubblicazione. Si ringraziano Luigi Lombardo per la segnalazione dello stesso e Orietta Verdi per la trascrizione della prima parte e per il confronto personale.

NOTE

[1] Cfr. principalmente il repertorio di fonti e regesto biografico (a cura di Giuseppina Coniglio) e quello di fonti archivistiche (a cura di Giovanni Molonia) in Mario Minniti. L’eredità di Caravaggio a Siracusa, catalogo della mostra (Siracusa, chiesa del Collegio dei Gesuiti, 30 maggio-19 settembre 2004), a cura di G. Barbera e V. Greco, Napoli 2004. Per una sintesi con rimandi alle successive, principali acquisizioni, e per alcune nuove riflessioni e ipotesi, cfr. i contributi di chi scrive e di Nicosetta Roio in Caravaggio a Siracusa. Un itinerario nel Seicento aretuseo, a cura di M. Cuppone e M. Romano, Ragusa 2020.
[2] Siracusa, Archivio di Stato, not. Giambattista Galizia, vol. 10731, cc. 223v, 224rv. La data si evince da un atto precedente, alla c. 220v.
[3] F. Susinno, Le Vite de’ Pittori Messinesi e di Altri che fiorirono in Messina, ms. Messina 1724, ed. Firenze 1960, p. 117.