Michael Pergolani torna e raddoppia; tra “Nudo” e “Solitude” una “lettura che non vorresti mai interrompere” tra Eric Clapton e Billie Holly.

di Marco FIORAMANTI

Un Pergolani è per sempre. Figuriamoci due…

Nudo  (Ed. L’Altra Città 2021)

Solitude. 23 piccoli racconti metropolitani ( EdiPsy Editrice 2023)

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NUDO

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» / «Dove andiamo?» / «Non lo so, ma dobbiamo andare».

(Jack Kerouac, On the Road, p. 17)

I’m a blues man ! Non poteva che identificarsi in quest’affermazione l’autore di questa autobiografia in parte (a suo dire) romanzata. Il blues, ci dicono i trattati, nato dalla tradizione popolare degli schiavi, presenta come caratteristica peculiare “la trasmissione degli stati emotivi”.

Tutto torna. Come torna la scelta del titolo e l’immagine giovanile scattata da Fabio Ciriachi, fotografo, poeta e scrittore (fabio l’ho conosciuto a parigi. faceva il pittore e tanta bohème in una monocamera ammobiliata vicino a place d’italie…) che lo mostra seduto in vasca da bagno concentrato sulla Olivetti 22 sotto lo sguardo sbarazzino di Petta-bella-tetta. Così come il suo narrar di sé diventa uno e trino.

C’è Michael con Micky, l’adolescente capelli a spazzola e gli occhi malinconici, e c’è Tolomeo, l’alter ego “storico”, fratello/amante/sposo della Cleopatra d’Egitto. Sì, perché ha deciso di chiamarle tutte Cleo le donne fondamentali della sua vita.

Nato sotto l’alto patronato di san michele cyberarcangelo – si legge nel frontespizio – questo romanzo, scritto in modalità flusso-di-coscienza non prevede l’uso di maiuscole. Una baruffa sentimentale in movimento, scrive l’autore.

Può essere letto a partire da una pagina qualunque, ogni paragrafo a inizio frase dichiara il suo tempo storico e spesso è commentato, in corsivo, da citazioni musicali rock.

Prendo un paragrafo a caso:

giovedì 12 dicembre 1974. non vedevo l’ora di arrivare alla civic hall di guildford per assistere a questa data del tour di eric slowhand clapton che tornava tra i vivi con  461 ocean boulevard, ma anche per vedere il miracolo di disintossicazione ottenuto with a little help from his friend pete townshend [p.76] durante il bis c’eravamo messi tutti a saltare, a cantare, a urlare fino a scoprire che sul palco insieme a eric erano arrivari george harrison, elton john e muddy waters [p.80].

Oppure 14 gennaio 1972.

michael? sono chris blackwell e lui è bob. li guardo entrambi e sorrido, è la prima volta che mi trovo a tu-per-tu con bob marley e i suoi occhi neri e profondi come un pozzo [p.112].

Una lettura che ti avvince dalla prima all’ultima pagina, e non vorresti mai interrompere, tanto è il coinvolgimento che riesce a trasmettere al lettore, trascinandolo nel suo vortice esistenziale, nel profondo dolore delle perdite, nell’effetto più o meno straniante delle sostanze più diverse, nel fascino erotico degli incontri di donne, nella conoscenza sapiente della musica rock.

Nella primavera del 2020 Michael mi ha concesso una lunghissima intervista pubblicata sulla mia rivista NIGHT ITALIA con splendide foto di Paola Spinelli. L’ultima domanda si riferiva proprio a NUDO, all’epoca ancora in fase di revisione. Questa la sua replica.

Ti rispondo leggendoti la prefazione al libro, che è davvero esaustiva”.

Un sacco di gente mi ha detto di scrivere la mia storia ma io non volevo farmi la biografia da vivo, allora mi è venuto da scrivere un libro che fosse un romanzo perché vi si mischiano fatti reali e fatti di fantasia. Questa è la storia del mio viaggio che non necessariamente porta da un luogo all’altro, una storia che non segue un ordine cronologico ma saltella tra le pieghe del tempo. Se dovessi scegliere una sola definizione per identificarla, direi che si tratta di un viaggio o meglio di una baruffa sentimentale quantistica. È un andare fatto di avvenimenti realmente accaduti in luoghi come Roma, Lübeck, Londra, Malta, New York, Rimini e di altri frutto di un cocktail tra realtà e finzione, ingredienti che una volta shakerati insieme anch’io trovo difficili da separare. Pensate a quando andate in macchina da soli, ci sono le cose che accadono fuori dal finestrino, c’è il traffico, gli autobus, i turisti ai musei vaticani, c’è poi tutto ciò che accade dentro all’abitacolo in cui siete seduti, cambiare le marce, frenare, la musica di giuliano leone a radio rock… e infine anche le cose che accadono nella vostra mente e allora ecco i ricordi, i sogni, gli incubi, ecco le fantasie erotiche, le nostalgie, ecco le vostre donne, il bel culo di Ivonne, le labbra di Cleo, la lista delle cose da fare, l’appuntamento con silvio per il pranzo dal cinese… Ecco, forse non l’avete mai fatto prima, ma adesso pensate a tutto questo insieme, pensate anche a quanto spesso tutto questo rimescolio accada nella giornata e senza che ve ne rendiate conto, immaginate attraverso quanti avvenimenti e quanti livelli temporali siete in grado di transitare, pare una follia ma credo che il racconto cuore del romanzo sia proprio il racconto attraverso gli infiniti livelli spazio temporali, sì’, un viaggio quantistico che scorre cavalcando la distorsione dei fatti e del tempo, essendo esso stesso distorsione e movimento, un movimento che mi piace chiamare cubista. Un viaggio cubista con seduto accanto Pablo Picasso che si fuma l’ennesima Gauloises mentre sintonizza la radio in cerca di notizie sulla caduta di Madrid… mi viene anche in mente Guernica, Les Demoiselles d’Avignon, il ritratto di Marie Therese Walter, mi viene in mente un pomeriggio assolato del 16 agosto 1936, la fucilazione di García Lorca… Ecco quest’è il mio romanzo, in definitiva qualcosa che potrebbe benissimo essere la storia di qualcun altro, di qualcuno che non sono io, di uno che nella distorsione mi assomiglia e di cui scrivo usando un falso nome, il mio…

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SOLITUDE. 23 piccoli racconti metropolitani

Un secondo libro, SOLITUDE, il cui dattiloscritto era chiuso nel cassetto da decenni e letto soltanto a pochi amici cari, è composto da una serie di racconti brevi, ironici, erotici e dissacranti, in chiave bukowskiana, per capirci. L’idea della pubblicazione del libro nasce in uno degli incontri del giovedì al Circolo Pickwick, in un bar in viale delle Medaglie d’oro, dove – dice Michael in un’intervista – con romanità sorniona, si esorcizza il dolore della “abrasione sempre pronta ad infettarsi e si sperimenta una vita da ottimisti e non da depressi cronici”.

Mia, devo dire, fu l’idea della mise-en-page e della copertina, la cui foto è, inutile dirlo, del solito Fabio Ciriachi. E in breve tempo il libretto vide la luce. Lascio ora allo stesso Pergolani, nel testo in prefazione, spiegarne la genesi e il contenuto.

“Solitude” è il titolo di un blues cantato da Billie Holiday, ma anche da altre grandi voci nere. Una canzone, intensa e malinconica, zuccherina ed amara, un giro perfetto sulla pista da ballo evocato in modo perfetto da Billie. Non c’è nulla da aggiungere o da togliere o da modificare. “Solitude” di Billie Holiday è quella cosa lì e basta. Ogni altra versione è qualcos’altro e, per quanto mi riguardi, marginale. E così i 23 racconti. Non “il romanzo” ma racconti come canzoni blues, un intreccio a volte malinconico a volte ironico e sensuale delle solite 7 note. Racconti buttati lì come i blues che si suonano per strada, nelle strade di una grande città piena di anonime solitudini come Roma. E allora ecco 23 racconti tenuti insieme dalla voce di Billie, dal vecchio suono della “solitude” che conosciamo alla perfezione come apriamo gli occhi di mattina. Solitudine ed erezione cocktail perfetto del mattino del coglione. Oh rime! “Solitude” quella di sempre e di dovunque, quella delle tangenziali e degli appartamenti di ogni città del mondo dove frigni un neonato o si vesta il morto, dove sega e scopata è la stessa cosa. Ecco qua, è tutto. Avete capito, c’è da divertirsi perché a volte anche le solitudini s’incontrano ma senza grilli per la testa.

Marco FIORAMANTI  Roma 5 Maggio 2024