L’Istituto N.le di Fisica Nucleare di Frascati “scandaglia” ai raggi infrarosso un bozzetto di Giacomo Favretto per valutarne lo stato conservativo e non solo.

di Simone DI FILIPPO

Cosa sono e come le moderne tecniche scientifiche possono essere applicate ai beni culturali?

Cercheremo di comprenderlo approfondendo l’argomento raccontando quanto appreso durante la visita presso una eccellenza italiana: il Sincrotrone di Frascati !

Torno a parlare del bozzetto di Giacomo Favretto oggetto di un mio breve articolo del 13 febbraio scorso (Cfr. https://www.aboutartonline.com/ldea-il-bozzetto-e-poi-lopera-un-bozzetto-inedito-spiega-la-tecnica-pittorica-di-giacomo-favretto/ ) per trattare un argomento di grande interesse ed attualità; ossia di come oggi la scienza possa dare un prodigioso contributo a storici dell’arte, ricercatori e restauratori “restituendo” preziose informazioni per accertare epoca, stato di conservazione e fornire elementi capaci di svelare veri e propri misteri riguardanti tecniche e metodi di lavoro di artisti vissuti secoli orsono.

Non parliamo di fantascienza, ma di metodologie che vengono applicate da anni ai beni culturali; come raggi X, infrarosso, UV ed analisi dei pigmenti; ma oggi con l’aiuto dell’informatica e di nuove tecniche di “ispezione” si possono rielaborare digitalmente le immagini celate sotto gli strati superficiali di colore producendo risultati ad altissima risoluzione.

Ed è per tali ragioni che il “nostro” Favretto si è “trasferito” per una giornata presso l’INFN (Istituto Nazionale Fisica Nucleare) per essere esposto alla riflettografia infrarossa (IR) ed alla radiazione ultravioletta (UV) che hanno reso possibile indagare sotto gli strati esterni di materia in modo da comprendere visivamente lo stato conservativo, la presenza di ritocchi e ridipinture posticce, ma soprattutto valutare la tecnica ed il metodo di lavoro con cui è stata eseguita l’opera.

Iniziamo con i risultati dell’esposizione all’ultravioletto ottenuto con ciò che comunemente viene chiamata lampada di Wood per essere stata inventata nei primi del ‘900 dal fisico americano Robert Williams Wood; si tratta di una tecnica che attraverso l’emanazione di onde elettromagnetiche consente di valutare l’omogeneità del pigmento mettendo in risalto restauri e ridipinture . E’ un metodo ben conosciuto da restauratori e conoscitori d’arte che lo usano molto spesso per smascherare firme false e valutare lo stato dei restauri di un dipinto o di qualsiasi altro oggetto antico come porcellane, sculture policrome e non solo; gli usi sono i più disparati ed esistono in commercio lampade UV tascabili alimentate a batteria immancabili nella dotazione di ogni perfetto “connoisseur” d’arte che si rispetti.

Naturalmente la fonte UV utilizzata dai laboratori di Frascati è uno strumento professionale ad alto rendimento che consente di irradiare omogeneamente su grandi superfici ed ottenere il massimo risultato. Risultato raggiunto sulla nostra tavola, che si evidenzia nel pigmento non alterato in alcun punto e priva di ridipinture e restauri, inoltre anche la “regione” della firma appare “genuina” e priva di manipolazioni. Ad onore del vero l’occhio esperto ed allenato da anni di pratica riesce a valutare al primo sguardo anche senza l’ausilio della Wood molte situazioni, ma ciò che non è possibile osservare ad occhio nudo sono gli strati di colore sottostanti a quelli superficiali indagabili con i raggi X e con l’IR.

                  Immagine IR.                                                    Immagine UV.                                           Immagine Favretto

Nel caso di specie sono i raggi infrarosso a darci le informazioni più interessanti perché riescono ad arrivare dentro fino al disegno preparatorio, portare alla luce correzioni, pentimenti e casi di opere eseguite su supporti di riutilizzo. Nel caso del bozzetto in oggetto le immagini all’infrarosso ci restituiscono il “DNA” di un dipinto eseguito di getto con una velocita esecutiva notevole. I tratti del disegno preparatorio sono pochi ma decisi e assolvono la funzione di linee fondamentali atte a definire i tratti basilari entro cui “contenere” la composizione. Le pennellate sono corpose e veloci, assai sciolte ma definitive e mai corrette da altre sovrapposizioni di materia. I bruni appena “velati” del profilo del volto si affievoliscono lasciando trasparire l’abbozzo sottostante a conforto del fatto che Favretto esegue velocemente dal vero per poi tornare a definire successivamente  i particolari; cosi come si nota anche nel fiore posto sul “dècolletè” del vestito che risulta leggermente più piccolo rispetto alla stesura definitiva.

Quindi raggi infrarosso ed UV per questo bozzetto sono utili per meglio comprenderlo e valutarlo … ma parliamo di indagini basilari, certamente importanti ma conosciute da tempo; al Sincrotrone di Frascati, però, si può fruire di una tecnologia assai più avanzata che può essere applicata ai beni culturali ad un livello tecnologico e scientifico di alto profilo. Ed è questo che è stato chiarito dalla dott.ssa Mariangela Cestelli Guidi primo tecnologo presso i laboratori dell’INFN di Frascati responsabile del funzionamento e della programmazione scientifica della linea di luce di Sincrotrone con la quale ho avuto il piacere di colloquiare.

Ma direi di andare con ordine ed iniziare dal principio spiegando cosa è un sincrotrone.

Il sincrotrone è un apparato che utilizza campi elettrici ed magnetici in sincrono allo scopo di accelerare le particelle per aumentarne la propria energia. L’energia generata tradotta in luce di sincrotrone può essere poi riutilizzata per la ricerca scientifica in vari campi.

I laboratori Nazionali di Frascati sono entrati in funzione nel 1958 e sono stati i primi ad essere operativi nel nostro paese, progressivamente la struttura si è evoluta negli anni  fino al 2002 in cui è entrato in funzione l’attuale apparato denominato “DAFNE” capace di creare fasci ad altissima intensità. Oltre a quello di Frascati,  nel nostro paese, esistono altri acceleratori come quello di Pavia e quello di Trieste; queste strutture seguono progetti sia in modo autonomo che in collaborazione anche con strutture estere che si trovano sparpagliate in tutto il mondo. In altri termini, questi laboratori costituiscono una vera e propria comunità scientifica mondiale che costantemente lavora condividendo risultati, progetti ed idee per il progresso scientifico dell’uomo.

I campi di ricerca sono a tutto tondo come chimica, geologia, elettronica, studio dei conduttori , fluorescenza , studio e conservazione dei beni culturali fino al campo medico non solo per la diagnostica ma anche per la cura delle malattie oncologiche come avviene presso il sincrotrone (CNAO) di Pavia in cui si trattano i malati con “l’Androterapia”  che consiste in una radioterapia avanzata capace “aggredire” il male bombardandolo con protoni e ioni carbonio prodotti dall’accelerazione delle particelle.

Ma veniamo ora all’argomento che interessa nello specifico il mondo dell’arte. Noi sappiamo che nella conservazione ed il restauro dei beni culturali vi è un assioma con la medicina dato che anche le opere d’arte necessitano prima di “diagnosi” e poi di “cure” mirate; aspetti ben conosciuti dai restauratori che pianificano gli interventi avvalendosi sempre più frequentemente di tecniche di indagine non invasive come analisi dei pigmenti e non solo.

Ed in questo ambito le tecnologie disponibili nei laboratori di Frascati trovano una straordinaria utilità come spiega la Dottoressa Mariangela Cestelli Guidi che illustra come la luce di sincrotrone produca radiazioni ad ampio spettro che opportunamente convogliate in un microscopio possano analizzare materiali, pigmenti e leganti di un’opera d’arte per accertarne natura ed esatta composizione. Ed i risultati di queste analisi approfondite sono oggi fondamentali per restauratori e storici dell’arte al fine di pianificare interventi conservativi e studiare le opere; ma si tratta di una tecnologia prodotta da apparati complessi, costosi e di enormi dimensioni. Oggi si parla molto di trasferimento tecnologico e per questo INFN di Firenze, il CERN e l’opificio delle pietre dure di Firenze stanno ideando un acceleratore di particelle “portatile” capace di “importare” la tecnologia prodotta da un grande acceleratore in un laboratorio di restauro o ovunque possa essere utile.

Tutto ciò si traduce in tecnologia avanzata applicata ai beni culturali per conservare e restaurare in modo sempre più efficace e consapevole: e questa è una sicuramente una sfida per il futuro. Ma tali metodologie sono altrettanto utili allo studioso delle opere e questo è testimoniato da quanto sta avvenendo negli ultimi anni. E’ ormai acclarato che lo studio delle strutture pittoriche celate al di sotto degli strati di colore superficiale è fondamentale per meglio comprendere le tecniche esecutive valutando le metodologie di lavoro che gli artisti adottavano, specie nel caso si tratti di supporti riutilizzati su pitture preesistenti.

Si possono fare scoperte epocali e capire meglio gli artisti cosi come è avvenuto nel 2015 presso il sincrotrone australiano di Clayton che ha individuato sotto un ritratto di Degas un altro volto identificato con Emma Dobigny, oppure  le indagini svolte sui Rembrandt effettuate dal sincrotrone europeo di Grenoble, ma anche le analisi riguardo alla Gioconda condotte da Pascal Cotte che sta facendo discutere gli esperti con la sua tecnologia multispettrale con la quale ritiene di avere individuato elementi stupefacenti celati sotto la Monna Lisa che potrebbero riscrivere la storia di una capolavoro universale.

E’ notizia recente anche quanto accaduto al Museo di Edimburgo per la scoperta tramite raggi X di un altro ritratto di Van Gogh “sepolto” sotto strati di colla e cartoni sul retro di un altro dipinto, ed io ritengo che sia solo l’inizio e che le indagini scientifiche regaleranno molte sorprese nel campo dell’arte. Molti guardano con scetticismo la diagnostica applicata alle opere d’arte, forse temono di essere defraudati del ruolo di critici d’arte e conoscitori, forse credono che si possa arrivare al punto in cui la macchina possa sostituirsi a chi la ha creata, ma sbagliano. Il problema non è bloccare il progresso “imbrigliando” la scienza, ma è far si che a tale progresso corrisponda altrettanto progresso etico che è indispensabile affinché non si perdano le finalità e l’onestà intellettuale.

La tecnologia sta avendo una accelerazione formidabile che avrà l’effetto di proiettarci in una nuova era con importanti ricadute sulla società e sui rapporti interpersonali; basti pensare a tutto ciò che riguarda il mondo virtuale come il “metaverso”, ossia quell’intangibile universo digitale dal quale riusciremo a trarre addirittura esperienze sensoriali, fisiche e tangibili. Potremo assaporate del cibo o gustare del vino avvalendoci di trasmettitori connessi al nostro sistema neuronale, ma anche avere esperienze tridimensionali seduti sul nostro salotto, come pure passeggiare in un museo con la possibilità di accarezzare una scultura per percepirne le fattezze. Tutto ciò può sembrare sconvolgente a chi come noi è stato abituato al contatto diretto con le cose; io delle prime visite nei musei, quando mio padre mi conduceva per mano, non ricordo solo la bellezza delle opere, ma ho ancora in memoria l’odore delle sale che sapevano di antico, ed ogni sala aveva il proprio profumo la propria luce che creavano l’armonia con le opere.

Il contatto diretto con la realtà trovo sia imprescindibile perché racchiude in se’ il concetto stesso di “vero” e della verità che è insita nelle cose stesse; ma comprendo che vi sono più modi di “imparare” la realtà ed oggi la tecnologia ci regala la possibilità poter assimilare nozioni e condividere esperienze in tempo reale che possiamo veicolare in tempi brevissimi. Le nuove generazioni saranno avvantaggiate nell’utilizzo delle nuove tecnologie ma sarà nostro compito preparare i giovani a governare il progresso e non a esserne schiavi.

Il futuro è arrivato! Le innovazioni che ieri sembravano inafferrabili oggi sono realtà e ci appaiono talmente eccezionali da sembrare “imbattibili” ma non è cosi, esse diverranno un giorno obsolete e superate da altra tecnologia: è la storia dell’uomo che supera se stesso ed i propri limiti. Penso che in tutto ciò l’ARTE abbia un ruolo importante perché essa racchiude e coniuga l’essenza dell’individuo; l’artista è libero, creativo ed innovatore come è e deve essere lo scienziato ; io credo che fra arte e scienza non vi sia molta distanza ma siano il rovescio della stessa medaglia.  Dobbiamo dire si alla scienza, al progresso , all’innovazione e dobbiamo dire si all’arte perché dire si all’arte vuol dire si all’uomo nella propria essenza; sarà un piccolo contributo per auspicare ad una nuova fase ed ad un nuovo “umanesimo” dove l’etica rappresenti un fondamento imprescindibile su cui costruire il futuro.

Simone DI FILIPPO  Roma 18 Settembre 2022