“L’Epoca” di Mario De Biasi. Morandi attraverso l’obiettivo”; in mostra a Bologna gli scatti che delineano la geniale personalità di un artista che “dava del lei anche al cane”

di Beatrice BUSCAROLI

“Pensi che dava del lei anche al cane, l’ho sentito io, mentre si andava verso Strada Maggiore: ‘Stia attento a non andare tra le gambe alla gente!’”.

Insomma, Giorgio Morandi non era un personaggio semplice, almeno nel ricordo affettuoso di Carlo Zucchini, suo fedele amico e collaboratore. Esiste, infatti, una mitologia di Morandi: solitario, silenzioso, corrucciato, insofferente agli spostamenti dalla sua piccola casa bolognese che oggi ospita di nuovo il suo studio, in via Fondazza, o da quella che si era costruito a Grizzana. Eppure l’iconografia che lo ritrae è piuttosto vasta: alto, sguardo timido, raramente sorridente, sempre in giacca e cravatta e mai davanti al cavalletto.

L’iconografia che il medium fotografico ci ha consegnato è quanto mai complessa: storica, ovviamente, consegnata alla sua ricerca pittorica e grafica, che attraversa le stagioni della prima parte del secolo scorso (futurismo, metafisica, “valori plastici”, fino a quella maturità espressiva celebrata da Roberto Longhi e da Cesare Brandi, dove la “lentezza meditata e l’affettuosa studiosità” lo conducono al “ritrovamento dell’oggetto”); archeologica, con le immagini dello studio del pittore, quali quelle intime e struggenti realizzate da Paolo Monti e da Luigi Ghirri; biografica, con la sua fisica presenza, dove l’oggetto diventa – e qui tutto risulta complicato – l’autore.

L’immagine “biografica” non è sempre la stessa: la fotografia, attraverso i suoi protagonisti, è stata in grado di differenziare l’avvicinamento a quanto viene rappresentato. È sufficiente mettere a confronto la lunga frequentazione che, fin dal 1928, lega Morandi al collezionista, critico e fotografo Lamberto Vitali, con le “incursioni”, oggi presentate, del reporter Mario De Biasi (Bologna, Casa Morandi, “L’Epoca” di Mario De Biasi. Morandi attraverso l’obiettivo” a cura di Lorenza Selleri e Silvia De Biasi, fino al 5 febbraio 2023).

Diciannove immagini, scelte dalla curatrice con la figlia del celebre fotografo veneto (1923-2013), in cui Morandi appare assolutamente naturale, quasi avesse deciso di dimenticare l’abituale insofferenza per la ribalta.

Momenti intimi, un the con la sorella, il gesto di sfogliare di alcuni libri, e la straordinaria sequenza che lo coglie, attimo dopo attimo, seduto al tavolo tondo che arredava la casa, di fronte al mobile tardo ottocentesco dello sfondo. Fu Enzo Biagi, allora direttore di “Epoca” a commissionare a De Biasi il reportage, nel 1959.

Se Vitali ricerca una via d’uscita dal “pittorialismo” fotografico in favore di quella straight Photography, la “fotografia diretta” cara ad Alfred Stieglitz, De Biasi è già immerso nel clima della foto documentaria che rifiuta ogni impiego di filtri o obiettivi pre-esposti così come di procedimenti di controllo in fase di sviluppo e di stampa dell’immagine.

Come ogni fotoreporter De Biasi ricerca densità, non certo spettacolo: Morandi non deve apparire in pose forzate, ma “in maniche di camicia”. Sottolinea Lorenza Selleri nel testo che introduce la mostra:

“Sembra essere questa la scelta condivisa con De Biasi che in una serie continua di scatti riesce a ritrarre l’artista in atteggiamenti di apparente naturalezza e disinvoltura. Morandi tuttavia non riesce a guardare dritto l’obiettivo e De Biasi non sembra esserne infastidito, ma anzi riesce a trasformare l’evidente imbarazzo dell’artista in un suo punto di forza. Se la postura in piedi non sembra soddisfare nessuno dei due (del resto non è facile atteggiare le mani in modo da allontanare rigidità e goffaggine), quella seduta al tavolo tondo ottocentesco, con le mani intente a sfogliare le pagine di alcuni libri o ad accendersi una sigaretta, è perfetta”.

Insomma, nessuna suggestione nei confronti dell’iconico scatto realizzato da Herbert List nel 1953, ma sforzo di penetrare il luogo dove le immagini di Morandi prendono forma; dove l’”astrazione del mondo visibile” – per ricordare la felice espressione di Andrea Emiliani – si fa viva. Un’atmosfera che De Biasi ricrea grazie a una sequenza, sobria e misurata come sobri e misurati sono il decoro e lo stato d’animo che traspare dal volto del padrone di casa.

Un padrone di casa che non è mai “nudo”, ma sempre protetto dai giochi di luce che incorniciano la sua figura. Ma il reportage di Di Biasi restituisce una porzione decisiva della “verità” di un artista che è stato in grado di sedurre non solo grazie al suo talento, ma anche alla capacità di occultarsi dietro di esso.

Beatrice BUSCAROLI   Bologna 27 Novembre 2022