Le “madonnelle” a Roma, le immagini che hanno pianto e quelle che hanno mosso gli occhi

di Nica FIORI

Un credente è un signore che accetta un miracolo, se a questo l’obbliga l’evidenza. Un non credente, invece, è un signore che non accetterà neppure di discutere di miracoli, perché a questo l’obbliga il suo schema, che non può smentire”.
Gilbert K. Chesterton

Questa frase del grande scrittore Gilbert K. Chesterton (1874-1936) rende bene il diverso atteggiamento che si può avere davanti a un evento prodigioso se si è, o non si è, credenti. Ma c’è anche la possibilità che qualcuno, pur essendo sostanzialmente scettico, si aggrappi alla speranza in un miracolo in un momento particolarmente buio della propria vita, e forse potrebbe ritrovarsi a pregare davanti a un’immagine sacra, cui prima non aveva mai dato credito.

La religione cattolica, pur senza cadere nell’idolatria, rivolge ad alcune immagini, ritenute miracolose, una particolare venerazione. Lo stesso papa Francesco, in piena pandemia da covid-19, si è recato nella basilica di Santa Maria Maggiore per pregare davanti all’icona della Madonna col Bambino, nota come Salus Populi Romani, e nella chiesa di San Marcello al Corso, il cui crocifisso miracoloso (XV secolo) ha fatto poi trasportare nella basilica di San Pietro per una funzione da lui celebrata il 27 marzo scorso sul sagrato della basilica davanti alla piazza vuota, impartendo al termine la benedizione Urbi et Orbi.

Papa Francesco davanti al Crocifisso di San Marcello al Corso

IlCrocifisso di San Marcello, realizzato in legno nel XV secolo, è legato a due eventi ritenuti miracolosi, il primo perché fu l’unico oggetto scampato all’incendio che devastò nel 1519 la chiesa dentro cui era custodito, l’altro verificatosi nel 1522, quando, portato in processione nel corso di una grave pestilenza, ne segnò la fine. Quanto alla Salus Populi Romani, tradizionalmente attribuita a San Luca (databile in realtà tra il V e il XIII secolo), sarebbe stata portata in processione già dal papa San Gregorio Magno (ma poteva anche trattarsi di un’altra icona) per chiedere il suo aiuto nel corso della peste inguinale del 590; in quell’occasione sarebbe apparso sopra il Mausoleo di Adriano l’Arcangelo Michele, nell’atto di rinfoderare la sua spada.

Salus Populi Romani

La fine dell’epidemia sarebbe avvenuta per l’intercessione della Vergine Maria, ovvero la fanciulla, nata senza peccato originale, nella quale si sarebbe compiuto il miracolo più grande di tutti, quello di accogliere nel suo grembo il figlio di Dio, come ricorda San Bernardo nel Paradiso di Dante (canto XXXIII):

Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’eterno consiglio,/ tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ‘l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura”.

Certo la Madonna è sempre stata sentita dai cattolici come tramite tra Dio e gli uomini e a Roma, oltre a compiere miracolose guarigioni, si è manifestata alla gente comune dando un segno tangibile della sua presenza attraverso i suoi occhi, che alcune volte hanno pianto e altre volte si sono mossi. A Roma questi miracoli si sono verificati per lo più nelle immagini stradali, provocando sempre grande commozione. Vediamone gli esempi più eclatanti, suddivisi in due tipologie.

Le Madonne che hanno pianto

Le lacrime della Madonna costituiscono un evento tutt’altro che raro nella storia della religiosità cristiana. In realtà ben poche di queste manifestazioni sono state riconosciute dalla chiesa che, oltretutto, lascia il fedele libero di credere o no a questi fenomeni.

Diversi anni fa si è parlato con insistenza di lacrime di sangue sgorgate da alcune statuine (ricordiamo quella di Civitavecchia acquistata a Medjugorie, protagonista di un pianto ripetutosi nell’arco di 14 giorni nel 1995, che ci lasciò alquanto perplessi, perché si è poi constatato che si trattava di sangue umano maschile) e c’è chi ha messo in relazione questo pianto, come del resto le numerose apparizioni mariane di fine millennio, con la scarsa fede religiosa che caratterizza i tempi moderni. Il fenomeno, in effetti, è stato interpretato dalla Chiesa come un invito alla conversione e alla penitenza.

Anche Roma ha avuto le sue Madonne che hanno pianto, e si è trattato sempre di umili immagini stradali che sono assurte all’onore degli altari solo dopo il miracoloso evento. Una delle più note è quella di Santa Maria della Pace, una chiesa spettacolare nota soprattutto per l’affresco di Raffaello con Sibille e Angeli (1514) e la facciata di Pietro da Cortona.

Facciata di Santa Maria della Pace
Icona di Santa Maria della Pace

L’immagine della Madonna si trovava un tempo nel portico della chiesetta di Sant’Andrea degli Acquaricciari (chiamata così dai rivenditori d’acqua). Dopo essere stata colpita da un sasso che le era stato gettato contro da un giocatore di dadi, avrebbe sgorgato purpuree lacrime di sangue. Questo fatto scosse profondamente i romani, tanto che lo stesso papa Sisto IV (1471-1484) vi si recò in processione col clero e fece voto alla Vergine che, se si fosse evitata la guerra, che era nell’aria in seguito alla congiura dei Pazzi di Firenze, avrebbe eretto in quel sito una splendida chiesa. Infatti, scongiurata la guerra, fece edificare il magnifico edificio sacro, dove è collocata l’immagine miracolosa, coronata nel 1634. Ricordiamo che l’incoronazione è un rito che viene tributato ad alcune immagini da parte del Capitolo Vaticano, a partire dalla fine del XVI secolo.

Antica icona della Madonna della Vallicella

Un episodio analogo si racconta pure per l’immagine trecentesca della Madonna col Bambino tra due angeli, che si trovava sulla parete di una casa chiamata la Stufa (evidentemente era un bagno pubblico), in via di Parione. Un giorno del 1535 un giocatore la colpì con un sasso, e dall’immagine sprizzò sangue. L’affresco fu poi staccato dal muro e portato nella parrocchia della Vallicella al Pozzo bianco, poi trasformata nel 1575 per volontà di San Filippo Neri nella sontuosa chiesa chiamata comunemente Chiesa Nuova. L’immagine della Madonna vallicelliana, la cui iconografia diventa l’emblema dei padri filippini, venne collocata nel 1608 sull’altare maggiore, inserita al centro di un dipinto a olio su lastre di ardesia, realizzato da Pieter Paul Rubens, raffigurante angeli e cherubini.

Rubens, Madonna della Vallicella part.

Una lastra di rame dipinta dallo stesso artista con una Madonna e Bambino benedicente copre l’antico affresco, ma è sollevabile per mezzo di un meccanismo di pulegge e corde.

Santa Maria del Pianto

Vi è poi la cosiddetta Madonna del Pianto. Si tratta di un’immagine trecentesca della Madonna col Bambino (una Virgo lactans) di autore anonimo, che era collocata un tempo sotto uno degli archi dei portici adiacenti al teatro di Pompeo, di fronte all’Arco dei Cenci.

Si racconta che davanti a essa, il 10 gennaio 1546, scoppiò una rissa tra due uomini; a un certo punto uno dei due estrasse un’arma e stava per colpire l’avversario, quando quest’ultimo, vistosi perduto, gridò: “Per amore della Madonna, non uccidermi!”. L’assalitore allora lasciò cadere l’arma e abbracciò l’avversario, che slealmente lo uccise. A seguito di questo terribile spettacolo, la Madonna si mise a piangere.

Madonna del Pianto

Una gran folla accorse a vedere lo straordinario miracolo e, data la fama dell’immagine, si ritenne opportuno toglierla dal muro e collocarla sull’altare maggiore della vicina chiesetta di S. Salvatore de Cacabariis (cioè dei Calderari), ove fu adornata dal giurista fiorentino Nicola Acciajuoli. La chiesa fu poi rifatta nel 1612 e cambiò il nome in quello di Santa Maria del Pianto. In essa un dipinto, attribuito a Lazzaro Baldi (1624-1703), riproduce l’episodio del miracolo. L’immagine miracolosa della Madonna, posta sull’altare maggiore, fu coronata dal Capitolo Vaticano il 20 maggio1643. Al di sotto si legge “Oculi tui sicut piscinae” (dal Cantico dei Cantici VII, 4).

Non c’è da stupirsi di questi miracoli, dato il rapporto particolare di Roma con la Madre di Dio, tanto che l’intera città può essere considerata un santuario mariano all’aperto per la presenza di un numero impressionante di raffigurazioni della Madonna collocate sulle strade entro tabernacoli o edicole votive, chiamate dai romani “madonnelle”. Dal punto di vista architettonico le edicole sacre non sono una novità del cristianesimo, perché la religione pagana conosceva già piccoli tempietti, chiamati aediculae, che venivano eretti agli incroci delle vie cittadine o di campagna in onore dei Lares Compitales, le divinità preposte alla protezione dei viandanti.

L’iscrizione dedicatoria di molte madonnelle, “Posuerunt me custodem (mi posero a guardia)”, ci convince che l’usanza di collocarle nelle strade, sulle facciate o sugli spigoli di molti edifici, nacque dal desiderio di porre la città sotto la protezione della Madonna, e in effetti inizialmente furono poste prevalentemente sulle mura e sulle porte di Roma. Erano dapprima immagini semplici e rozze, dipinte a fresco o a secco direttamente sul muro oppure tavole riparate da una piccola tettoia, ma col tempo acquistarono sempre più importanza fino ad arrivare agli esempi più appariscenti dell’età barocca. Davanti a esse era sempre acceso un lume che, in assenza d’illuminazione pubblica, serviva anche a rischiarare gli incroci stradali; anzi si può senz’altro dire che fino alla metà del XIX secolo le luci delle Madonne erano l’unico tipo d’illuminazione che offrisse la città.

L’immagine di Maria era al posto d’onore nelle basiliche, ma evidentemente il popolo aveva bisogno di una quotidiana presenza visiva dell’oggetto del suo culto.

Rispetto all’immagine sacra posta in chiesa, dove ha un valore ufficiale e un culto che le è riservato in particolari ricorrenze del calendario, l’edicola stradale risente soprattutto dell’improvvisazione e della spontaneità dei devoti e quindi il rapporto diventa più intimo (c’è chi le porta i fiori, chi accende regolarmente il lume e c’è anche chi depone gioielli e cuori d’argento). Le edicole sacre non sono tipiche soltanto di Roma, ma in questa città sembrano maggiormente compenetrate nel tessuto urbano ed esprimono vivamente il sentimento popolare con numerose iscrizioni ed ex-voto. Sentimento che sembra essersi molto affievolito ai nostri giorni, dato lo stato di totale abbandono e degrado, che purtroppo contraddistingue molte di esse.

Le Madonne che hanno mosso gli occhi

Alcune immagini stradali, come abbiamo visto per le Madonne piangenti, diventarono nel tempo oggetto di particolare venerazione. Sebbene fin dal ‘400 e dal ‘500 si conoscano molti esempi di miracoli, è soprattutto verso la fine del ‘700, e più precisamente il 9 luglio 1796 e nei giorni seguenti, che accadde qualcosa di veramente straordinario. Moltissime immagini si animarono, soprattutto muovendo gli occhi, ovvero aprendoli e chiudendoli, spostando l’iride e mutando talvolta colore ed espressione.

Madonna dell’Archetto

Il fenomeno era iniziato poco tempo prima ad Ancona (che all’epoca faceva parte dello Stato Pontificio), nell’immagine della Madonna della cattedrale di San Ciriaco; si racconta che lo stesso Napoleone, pur molto scettico, quando esaminò il dipinto ne fu profondamente scosso e lo fece nascondere da un telo, rinunciando a distruggerlo come voleva fare inizialmente.

Se ad Ancona il fatto riguardò una sola immagine, a Roma ci fu una vera e propria esplosione di fenomeni simili, verificatisi quasi contemporaneamente in molte strade (ma anche in cappelle e in case private), a partire dalla Madonna dell’Archetto. Questi fenomeni durarono mesi, sotto gli occhi di duecentomila abitanti, anche non cattolici, provocando un grande fervore religioso, processioni e atti di penitenza.

Per verificare l’autenticità dei prodigi, le autorità ecclesiastiche, pur desiderose di non irritare gli invasori francesi, istruirono un processo di accertamento, diretto dal Card. Vicario Giulio della Somaglia, nel corso del quale sfilarono decine e decine di testimoni attendibili, tra cui l’architetto Giuseppe Valadier. L’inchiesta fu condotta in modo doverosamente sospettoso e nel 1797, al termine del processo, vennero riconosciute ufficialmente miracolose 26 immagini (24 erano mariane e di esse 11 erano stradali), tra le 100 circa prese in considerazione.

Per perpetuare la memoria dei miracoli Pio VI istituì al 9 luglio la festa diocesana dei “Prodigi della Beata Vergine, ma la storia sembra aver dimenticato quei fatti portentosi, che attualmente vengono interpretati per lo più come fenomeni di psicosi e di allucinazione collettiva. Fanno eccezione gli scrittori cattolici Vittorio Messori e Rino Cammilleri, autori del libro “Gli occhi di Maria” (2001), che sostanzialmente credono alla loro veridicità.

Volendo cercare le effigi miracolose stradali, ci rendiamo conto che la situazione è molto cambiata rispetto al passato, perché alcune edicole furono ritirate dai fedeli devoti per sottrarle ai frequenti episodi di profanazione e anticlericalismo, prima con i francesi e in seguito con l’invasione italiana dello Stato Pontificio. Troviamo comunque ancora al loro posto la Madonna della Provvidenza di via delle Botteghe Oscure (all’altezza del n. 35) e la Madonna della Pietà del vicolo delle Bollette, ove iscrizioni ci ricordano l’evento.

La prima, essendo collocata in una via importante, è abbastanza nota, ma versa attualmente in uno stato di abbandono e degrado; tra l’altro sono spariti i numerosi ex-voto, che fino a qualche anno fa  erano raccolti entro alcune teche al di sotto del baldacchino, come ho più volte constatato di persona (probabilmente sono stati tolti nel restauro relativo al Giubileo del 2000). Questa madonnella deve il nome alla scritta su un cartiglio sotto una mensola, dove si legge ancora (a stento) Mater Providentiae, ma una targa attuale la denomina come Madonna Annunciata.

Madonnella di Via delle Botteghe Oscure

La Madonna di vicolo delle Bollette, nonostante l’importanza religiosa, è poco conosciuta, probabilmente per la posizione appartata, pur a due passi dalla Fontana di Trevi. Eppure si tratta di una pregevole tela settecentesca che raffigura la Madonna a mezzo busto, con le mani incrociate sul petto e gli occhi rivolti al cielo con espressione estatica. Conserva al di sotto del vetro protettivo una collana e due bracciali di corallo.

Madonna della Pietà in vicolo delle Bollette

L’iscrizione latina, di dichiarata derivazione biblica, afferma: “Die IX Iulii 1796 / Posuit oculum suum / Super corda illorum / Ostendere illis / Magnalia Operum / Suorum / Cap. XVII Eccles.” (Il 9 luglio 1796 posò la propria luce nei loro cuori e mostrò a essi la grandezza delle sue opere, Ecclesiastico cap. XVII).

Il prodigio del movimento degli occhi cominciò a verificarsi poco dopo che lo stesso fenomeno era stato osservato nella vicina Madonna dell’Archetto, e proseguì poi per alcuni mesi (dagli atti del processo di accertamento risulta fino al 25 novembre). Il primo testimone oculare a deporre nel processo fu il marchese Paolo del Bufalo, che dichiarò: “Le luci di ambedue gli occhi dell’immagine si muovevano e si elevavano al di sopra, tanto che, poco a poco e con moto lento, andavano quasi totalmente a nascondersi sotto le superiori palpebre”.

La Madonna dell’Archetto, che aveva dato il via a questi prodigi, non è più all’aperto, essendo stata sistemata in un piccolissimo santuario costruito appositamente per accoglierla, alla metà dell’Ottocento, su progetto di Virginio Vespignani, che lo considerava il suo capolavoro. Questa è sicuramente la più nota tra le immagini stradali miracolose. Già dal 1690 godeva di una particolare venerazione, quando fu collocata entro un’edicoletta sotto l’arco situato nel vicolo tra via di S. Marcello e via dell’Archetto; sappiamo che il dipinto era stato fatto eseguire su un tegolone dalla marchesa Mellini Muti Savorelli al bolognese Domenico Muratori (1662-1749), un artista della scuola dei Carracci, il quale la copiò da un’immagine di proprietà di suor Ersilia Mellini, monaca cappuccina delle Barberine.

Il prodigio del movimento degli occhi si ripetè più volte nell’arco di molti giorni. Secondo la testimonianza di Camillo de Cupis, il miracolo aveva luogo quando la moltitudine dei fedeli, intonate le litanie, giungeva all’invocazione Sancta Maria. Allora l’effigie “girando le luci da una parte e dall’altra, dava un’amorosa guardata a tutto il popolo”. Pare che qualcuno per verificare da vicino il movimento fosse salito su una scala e avesse misurato con un compasso l’ampiezza dello stesso.

La fama dei prodigi fu tale che negli anni successivi furono erette altre edicole con la riproduzione dell’immagine miracolosa, che troviamo per esempio nella bella edicola di Piazza di Trevi e in una di via Mario de’ Fiori.

Madonnella di piazza di Trevi
Madonnella in Via Mario de’ Fiori

Un’altra celebre Madonna stradale che ha mosso gli occhi nel 1796rinnovandosi questo miracolo per tre settimane” era la Madonna del Rosario di via dell’Arco della Ciambella, inserita in un’edicola molto suggestiva collocata al di sotto di un rudere (un misero avanzo delle Terme di Agrippa).

Madonna del Rosario, via dell’Arco della Ciambella
Addolorata di piazza del Gesù

Il dipinto originale è purtroppo sparito, in seguito al trasferimento della famiglia di appartenenza, e al suo posto c’è una copia di fine Ottocento, commissionata da un falegname al pittore Pietro Campofiorito. Vale comunque la pena di sostare davanti a quest’edicola, che unisce a un bel tabernacolo di stile rinascimentale in marmo un baldacchino in legno con frange intagliate, una mensola con due lampioni ai lati e un inginocchiatoio al di sopra del quale  vi è una lapide con una poetica iscrizione.

Anche l’Addolorata di piazza del Gesù è ricordata per aver mosso gli occhi. È posta su un edificio di fronte alla chiesa del Gesù, ma questa non è la sua collocazione originaria. Infatti, a seguito della sistemazione urbanistica di corso Vittorio, i proprietari di un palazzo demolito la fecero porre nel sito attuale. Una piccola cornice ovale in stucco, decorata a fogliame e appesa a un nastro metallico racchiude una tela settecentesca raffigurante la Vergine ammantata a mezzo busto. Sotto il vetro di protezione conserva una corona d’argento e numerosi ex voto.

La Madonna all’Arco dei Pantani, situata in via Baccina nei pressi del Foro di Augusto, pare che, nello stesso luglio 1796, avesse fatto rifiorire dei gigli secchi, che rimasero poi freschi per mesi. Il suo aspetto non è dei migliori.

Madonna all’Arco dei Pantani (in via Baccina)

Rispetto alle immagini dell’epoca, la cornice è cambiata, l’affresco appare frammentario e passa quasi inosservato, ma ogni tanto qualcuno si sofferma a leggere la sottostante epigrafe, che afferma:

 “La santità di N. S. Pio VI con indulto del dì XVIII Febrajo MDCCXCVII concede a tutti li fedeli dell’uno e l’altro sesso indulgenza di duecento giorni applicabile ancora alle Anime del Purgatorio ogni volta che divotamente e con il cuor almen contrito reciteranno le litanie della B.ma Vergine avanti questa sacra immagine”.
Madonna di via Baccina
Edicola Sacra di Roma, “Madonna col Bambino” (mosaico), situata in via di Porta Castello.

È un’iscrizione che troviamo quasi identica nella madonnella di piazza del Gesù, in quella delle Botteghe Oscure e in quella di via di Borgo Pio, all’angolo con vicolo del Campanile, il cui movimento degli occhi, pur osservato da alcuni, non è stato però accertato dal processo.

La misteriosa animazione di molte immagini, descritta da centinaia di persone di ogni condizione e interpretata all’epoca come segno di prossime sventure (occupazione della città da parte dei francesi ed esilio del Papa), potrebbe essere spiegata forse proprio con la paura dei francesi. Questa paura, infatti, svolse sicuramente un ruolo nel creare un clima di attesa di fenomeni soprannaturali che puntualmente si verificarono, secondo i credenti, coinvolgendo diverse località dello Stato Pontificio, tra il 1796 e il 1799.

La credenza in questi fatti ebbe nel complesso una larghissima adesione, pur tra lo scetticismo di alcuni e la derisione dei giacobini. Anche la satira dell’epoca se ne occupò in una pasquinata, apparsa nel Monitore di Roma nel 1799, che fa preciso riferimento alla Madonna dell’Arco dei Pantani. Si tratta di una conversazione tra Pasquino e Marforio che termina con queste parole:

Pasquino: “Oh bella! Negli anni passati verso questi giorni non fiorirono i gigli? Ecco che questo gran miracolo è ritornato. Le Madonne non aprivano gli occhi? E questo gran miracolo ritornerà: lo vedrai.”

Marforio: “Ma noi non ci crederemo, e per questo non saremo meno buoni cristiani.”

di Nica FIORI  Roma