Le delizie di Villa Giulia: storie, architetture, affreschi nella Sala dello Zodiaco, un gioiello della Roma rinascimentale

di Francesca LICORDARI (foto di Francesca Licordari)

La Sala dello Zodiaco di Villa Giulia

Sala dello Zodiaco, volta affrescata

Era il 1555 quando, alla morte del pontefice Giulio III, i lavori della splendida villa romana che da lui prende il nome non erano ancora terminati. E i secoli successivi saranno spietati per la conservazione di quell’edificio che solo nel 1889, con la costituzione del Museo delle Antichità preromane, poi Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, troverà finalmente la giusta valorizzazione. Non sempre le notizie di costruzione di quella fabbrica papale, cui hanno lavorato i più importanti architetti rinascimentali operanti a Roma nella metà del Cinquecento, quali Giorgio Vasari, Jacopo Barozzi da Vignola, Bartolomeo Ammannati, sono chiare e dettagliate. Proprio per questo vi sono degli ambienti nascosti dell’edificio ancora tutti da riscoprire. Dopo la presentazione della Neviera, nello scorso aprile (v. articolo di Nica Fiori su About Art ( https://www.aboutartonline.com/2018/05/06/storia-cultura-tradizioni-conferenze-e-visite-a-villa-giulia-come-si-rilancia-la-ottava-meraviglia-del-mondo/ ) è ora il turno della cosiddetta Sala dello Zodiaco, svelata in una calda sera d’estate per la prima volta al pubblico degli abbonati di Villa Giulia dal direttore Valentino Nizzo, con l’intenzione di renderla fruibile a tutti prossimamente, allestendo al suo interno una sezione dedicata alla storia della Villa. Tale ambiente si trova sotto la Loggia dell’Ammannati, che si affaccia sul celebre Ninfeo, capolavoro indiscusso del suo genere a Roma, e vi si accede scendendo alla terrazza dei Fiumi (il Tevere e l’Arno) attraverso due rampe laterali, utilizzate nel passato anche per l’accesso dei cavalli.

Ninfeo di Villa Giulia

La particolarità del Grottino del Ninfeo – questa è la denominazione fornita dalle fonti antiche per la Sala dello Zodiaco – è la vivace policromia degli affreschi della volta (vedi sopra), attribuiti alla bottega del bolognese Prospero Fontana (1512-1597), che ha diretto il programma pittorico di tutta la villa, dimostrando una vasta erudizione letteraria e mitologica.

Particolare della decorazione

Era una moda nella Roma del Cinquecento dilettarsi di astrologia e gli stessi pontefici, pur disapprovando ufficialmente le arti magiche e astrologiche, in quanto retaggio del paganesimo, ingaggiavano esperti per farsi fare regolarmente gli oroscopi. D’altronde la differenza tra astrologia e astronomia non era così marcata, anzi possiamo dire che la seconda non era altro che un processo di razionalizzazione della prima. Proprio per questo si diffusero ad alti livelli raffigurazioni pittoriche dei segni zodiacali e dei miti legati agli astri, che troviamo anche nella villa di papa Giulio III.

Ariete

Alzando gli occhi si riconoscono subito i segni zodiacali con le raffigurazioni tradizionali, inseriti all’interno di medaglioni ovali o di riquadri rettangolari. La sequenza inizia con l’Ariete, posizionato sopra la porta di entrata destra guardando la sala, e proseguendo in senso antiorario è possibile ricostruire tutta la successione, tracciando idealmente una spirale che sembra alludere al passare del tempo.

Non sono conservati tutti e 12 i segni: al momento risultano

Gemelli

mancanti il Toro e la Bilancia, dei quali non è possibile stabilire se non siano mai stati realizzati o se siano andati perduti, mentre la Vergine e i Gemelli si presentano in un pessimo stato di conservazione. Il resto dell’apparato decorativo allude al ciclo delle Stagioni e del Giorno e della Notte, ricollegandosi, quindi, al concetto del Tempo, il tutto inserito in una raffinata decorazione a motivi naturalistici e grottesche.

Particolarità della raffigurazione delle Stagioni è la scelta di non usare semplicemente le loro personificazioni, ma di celebrarle portando in trionfo le divinità classiche a loro legate. La scelta iconografica di collocare personaggi trionfanti su carri ricorda le processioni delle divinità nelle feste comandate, come pure il trionfo dei condottieri romani, in particolare nella Primavera, dove Flora viene incoronata da una Nike alata.

Trionfo della Primavera

È proprio la Primavera che inizia, anche in questo caso in senso antiorario, il ciclo delle Stagioni. La dea si trova a bordo di un carro trainato da un Ariete e da un Toro. Ricorrono nuovamente i segni zodiacali legati alla stagione di riferimento. Sembrerebbero mancare i Gemelli, ma potrebbero forse essere identificati tra gli Amorini che giocano ai piedi del carro con ghirlande floreali. In primo piano sulla destra si riconosce Apollo, con la cetra in mano, seguito da un gruppo di fanciulle, che fanno pensare alle Muse, mentre sullo sfondo tre figure femminili con in mano mazzi di fiori potrebbero richiamare le Tre Grazie.

È quindi il turno dell’Estate con Cerere, vestita di un abito arancione e azzurro, accompagnata dal dio Apollo nudo con la cetra e illuminato dal Sole sullo sfondo. Le due divinità reggono in mano le messi, attributo della stagione, mentre sulla destra una donna, forse la personificazione del Labor o della Maturitas, è intenta a lavorare con un falcetto e un uomo è colto nel momento in cui beve.

Trionfo dell’Estate

Sulla sinistra i segni zodiacali pertinenti, con il Cancro in primo piano e nascosto sullo sfondo il Leone, mentre la fanciulla con il seno di fuori, che procede con le spighe in mano, potrebbe essere la Vergine.

L’Autunno è la rappresentazione più rovinata e più complicata da interpretare. Le divinità stagionali sono presumibilmente Pomona, dall’abito viola e con frutti sul grembo, e Bacco con le foglie di vite in mano. Dei segni zodiacali è identificabile lo Scorpione, dipinto entro un ovale luminoso, e forse il Sagittario a destra del carro.”

Trionfo dell’Autunno

Infine l’Inverno presenta sul carro Giano, il dio eponimo del primo mese dell’anno, Gennaio, riconoscibile per la particolarità di essere bifronte. Procede con la testa di giovane sbarbato, mentre si lascia alle spalle la testa di vecchio con barba, salutando l’anno appena concluso. Seduto sul carro vi è anche Vulcano con gli strumenti tipici della sua fucina. Dietro il carro le donne con le lanterne simboleggiano le tenebre, mentre la donna sul maiale allude alla Crapula, cioè la gozzoviglia, e l’altra donna personifica forse la Desidia, ovvero la pigrizia tipica dei mesi invernali. Ricordiamo che lo stesso maiale è legato all’inverno, in quanto la sua macellazione avviene di norma nella stagione fredda. Il carro questa volta è trainato da tre uomini nudi, uno con un vaso da cui esce acqua, uno con un pesce e il terzo con un piccolo capro (allusione ai tre segni dell’Acquario, dei Pesci e del Capricorno).

Trionfo dell’Inverno

Per le raffigurazioni del Giorno e della Notte, collocate all’interno di ottagoni sulla volta, si sono scelti pure personaggi mitologici ad essi legati.

Carro del Sole
Carro con Diana ed Endimione

Nel caso del Sole compare il dio del Sole sul carro trainato da cavalli, mentre la Luna è simboleggiata da Diana (o meglio la più arcaica Selene), con la falce lunare in testa, con il giovane pastore Endimione, in atteggiamento amoroso sul carro tirato da cani.

A concludere il ciclo decorativo della volta sono le immagini di importanti divinità del mondo classico con i loro tipici attributi: Mercurio con il caduceo e le ali ai piedi e sul petaso, Apollo con la cetra in mano e con i piedi su una roccia dove si vede il serpente, Giunone con il pavone e Venere con il figlio Cupido.

Da notare la posizione di Apollo nello stesso atteggiamento del celebre Apollo del Belvedere che era stato rinvenuto a Roma verso la fine del XV secolo. Al centro di essi, all’interno di un ovale è Giove, il padre degli dei, sul carro guidato da aquile, in una posizione con il braccio destro teso in avanti, che tanto sembra ricordare quella di Dio nella creazione di Adamo nella Cappella Sistina. D’altronde lo stile di Michelangelo profondamente aveva influenzato la maniera decorativa degli artisti a lui contemporanei.

La scelta di questi dei potrebbe far pensare ai quattro elementi dell’universo: Mercurio in quanto alato – Aria; Apollo in quanto dio del Sole – Fuoco; Venere in quanto divinità nata dal mare – Acqua; Giunone in quanto dea della fecondità – Terra, con Giove a sovrintendere su tutto. D’altronde i quattro elementi influenzano e proteggono anche i dodici segni zodiacali. Sono segni di Fuoco l’Ariete, il Leone e il Sagittario; sono di Terra il Toro, la Vergine e il Capricorno; di Aria i Gemelli, la Bilancia e l’Acquario; di Acqua il Cancro, lo Scorpione e i Pesci.

Apparentemente manca un riferimento sicuro ai pianeti. Anche se cinque divinità rientrano tra quelle cosiddette “planetarie” (Mercurio, Venere, Giove, Sole e Luna), sono assenti Marte e Saturno e non sembra esserci alcuno spazio decorativo rimasto vuoto per poterli inserire. L’assenza dei pianeti rende la decorazione di tale sala come fine a se stessa e non con l’intento di raffigurare un oroscopo, cosa che invece accade in altri contesti rinascimentali quali la loggia della Villa Farnesina alla Lungara con l’oroscopo di Agostino Chigi o la stanza della Segnatura in Vaticano con quello di papa Giulio II.

Giove

Ma, come ha fatto notare il direttore di Villa Giulia Valentino Nizzo, il riferimento al segno astrologico del pontefice (nato il 10 settembre 1487), che era Vergine, è ricordato, almeno nel nome, proprio di fronte a questo che era il Grottino del Ninfeo, nella saletta con il rilievo a stucco dell’Acqua Vergine, che raffigura la leggenda romana, riportata da Frontino, relativa alla scoperta della stessa acqua purissima, il cui acquedotto alimenta il meraviglioso Ninfeo.

Leggenda dell’Acqua Vergine

Nella Sala dello Zodiaco mancano gli stemmi della famiglia del papa Ciocchi del Monte, fatto abbastanza strano perché sono abbondantemente presenti in altri ambienti della villa. Questo ci porta a pensare che forse al momento della morte di Giulio III questo ambiente non fosse stato ultimato.

Ninfeo di Villa Giulia

Del resto Bartolomeo Ammannati nella sua lettera a Messer Marco Bonavides del 1555, in cui descrive

Le Cariatidi del Ninfeo

l’architettura di tutta la villa, pur parlando della decorazione statuaria del Ninfeo, non fa alcun riferimento agli affreschi del Grottino.

Francesca LICORDARI    Roma luglio 2018

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Piazzale di Villa Giulia, 9 – 00196 – Roma. Orario: dal martedì alla domenica 9.00 – 20.00, lunedì chiuso. Biglietto: intero € 8,00; ridotto € 4,00. Abbonamento per ingressi illimitati da 3 mesi (intero € 12,00; ridotto: € 
6,00), 6 mesi (intero € 16,00; ridotto: € 8,00); 12 mesi (intero € 24,00; ridotto: € 12,00). Ingresso gratuito per gli aventi diritto. Tel. +39 06 3226571, per informazioni mn-etru.comunicazione@beniculturali.it