La scomparsa dell’architetto Jordi Bonet i Armengol, l’unico che capì come affrontare, dopo Gaudi, l’impresa della “Sagrada Famlia”.

di Maria CRIPPA

Maria Antonietta Crippa ha insegnato Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano. È direttore scientifico presso l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda (ISAL) e della «Rivista per la storia dell’arte lombarda».. Dal 2009 è stata accademico Corrispondente della Real Academia Catalana de Belles Artes San Jordi, Barcellona, e dal 2012 membro della Insigne Accademia di Belle Arti e Letteratura dei Virtuosi del Pantheon, Roma. È stata membro della Commissione Tecnico-Scientifica della Regione Lombardia per gli interventi di restauro nel grattacielo Pirelli. Ha preso parte a convegni e conferenze in Italia e all’estero. Numerose le sue pubblicazioni su Gaudi, così come si contano a centinaia gli scritti sulla storia dell’architettura, in relazione a vari fenomeni e fasi tra cui il contemporaneo e il rapporto tra storia e restauro, di cui non è possibile dare conto in questa sede. Con questo articolo inizia la sua collaborazione con About Art.

È scomparso nella notte del 20 giugno scorso l’architetto Jordi Bonet i Armengol, artefice dal 1985 di uno scatto gestionale e costruttivo precedentemente impensabile nella costruzione della Sagrada Familia.

Primo a non essere diretto discepolo di Anton Gaudì, egli accettò l’incarico all’età di sessant’anni e vi si dedicò senza riserve divenendo il referente indiscusso per la comprensione del progetto del grande catalano con il quale condivise anche l’intensa religiosità.

Jordi Bonet i Armengol

La sua attività professionale era stata precedentemente ampia e varia. Nato nel 1925, figlio di Lluis Bonet i Garí in stretto rapporto con Gaudì, si era laureato architetto nel 1949. É stato tra i fondatori dell’associazione La Cantonada, attiva dal 1960 al 1975 a favore della diffusione delle arti, restando libera dai vincoli del franchismo. Ha realizzato edifici per cooperative operaie, scuole, chiese, residenze per anziani, teatri, case unifamiliari e piani urbanistici. Direttore Generale dei Beni Artistici della Generalitat catalana tra 1981 e 1984, è stato nominato, nel 1998, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Sant Jordi.

Ha ricevuto i premi: Ciutat de Barcelona, per il restauro dell’edificio della Fundació Enciclopèdia Catalana; Domènech i Montaner dell’Institut d’Estudis Catalans, per il suo libro El últim Gaudí (1999); Cruz de Sant Jordi della Generalitat de Catalunya. Membro del Consiglio dei Musei della Catalogna, patrono in più fondazioni, questo è il suo profilo steso qualche anno fa da Giralt-Miracle nell’Accademia di Sant Jordi:

“Una grande capacità di lavoro, il desiderio di essere utile alla società e al proprio paese lo hanno portato ad affrontare un compito all’apparenza inarrivabile da parte di un solo uomo. E possiamo parlare di Bonet scout, di Bonet studioso e conservatore del nostro patrimonio architettonico, di Bonet promotore delle arti e degli artisti, difensore della lingua e della cultura catalane e, indiscutibilmente, della causa Gaudì sempre e in tutte le circostanze. Una tenacia mai declinante gli ha consentito di comprenderne quanto a pochissime persone sembrava possibile, vale a dire di trovare le formule per la continuazione della Sagrada Familia, di decifrare il codice geometrico e stilistico che il grande architetto aveva formulato ma che ancora attendeva un interprete”.

In molte pubblicazioni Jordi Bonet ha descritto analiticamente i criteri che gli hanno consentito – con la sicurezza statica fornitagli dagli strutturisti e l’agilità visiva ed esplorativa possibile grazie al disegno assistito e alla modellazione informatica – di raggiungere gli esiti di forza, leggerezza, varietà ed eleganza dell’interno della basilica, proponendovi la naturalistica collaborazione tra scheletro e pelle, tra meccanica statica e forme geometriche progettate dal grande catalano.

Sagrada Familia, giochi di luce all’interno

Nel libro L’ùltim Gaudì, in particolare, ha descritto il rigore geometrico di carattere scientifico del progetto della Sagrada Familia dimostrando, come scrisse, che

“Gaudì era un grande geometra nel senso strettamente scientifico del termine, qualità rimasta inesplorata finora, mentre già risultava evidente che egli fosse grande artista e costruttore”.
Sagrada Familia, interno

Nel 2012, allo scadere del suo mandato, lasciò al successore nella direzione dei lavori alla Sagrada Familia, l’architetto Jordi Faulí i Oller, un cantiere tecnicamente molto aggiornato, popolato da molti operai e tecnici con varie competenze, oltretutto aperto sempre alle visite di esterni divenute più fitte nel tempo e comprendenti anche personalità quali capi di stato, scienziati, esperti d’arte e d’architettura.

Maria Antonietta CRIPPA  Milano 3 Luglio 2022