La Rosa del Lotto. Madonna in Trono, pei frati Zoccolanti di San Francesco al Monte (Pala d’altare).

di Lev M. LOEWENTHAL

ROSA DEL LOTTO

Lorenzo Lotto, Pala di San Francesco al Monte

Madonna in Trono, pei frati Zoccolanti di San Francesco al Monte (Pala d’altare).

Al trillo d’un rosignòlo, solinga e gaia come un frullo d’ali, una rosa in boccio s’erge sopra il poggiolo. Palpita, pallida nell’attesa. Se ne sta, di sguincio, a terra, nascostamente offerto, con umiltà, il rosso galero di San Gerolamo. Come ofide serpeggia, per la scaletta, il cordiglio, e ne fa capolino il fiocco, fin sul gradino del trono della Vergine.

Brucia, ebbro di luce, il frutice sarmentoso. Appena a contatto con un corpo scabroso, gli s’avviticchia, pensandosi madreselva. Spettacolo ridicolo, colle sue barbole, il cespo guarda sbilenco, con devozione, la rosa leziosa. Ubriaco di linfa, impaziente, si drizza ardente sullo stelo. Sussurra la sua preghiera:

balsamo asperso, morbidi labri, petali carnicini, voluttà vellutata, riso tinnulo, stornellando, apri la bocca e chiama il mio nome.

Rosso, athanor degli alchimisti, qui festante lampo di colore.

Di là, il panno bianco, vicino al vecchio San Giuseppe e il rozzo bordone da viandante e la bisaccia. Si confonde col fumo dell’incenso il profumo di sparsi petali di rosa e freschi e soffici; come per natura fioriti sul piancito della chiesetta campagnola.

Corolle sparte: firma di quel pittore estroso e solitario, uomo buono di visceri, senza mai dimora. Ramingo, coi suoi cartoni e le sue rose pinte. Come questa, leziosa e piccinina. Rosa carnicina. Rosa spanta. Bambina ridanciana, amata da lontano.

Rosa vista e persa. Riso tinnulo, bocca di liuto. Rosolio non bevuto. Rosignolo incantato. Rosa santa, oscura e chiara. Chiusa per sempre tra le carmelitane. Madonnina triste. Bimba sacrificata.

Addio, addio, polvere nel frumento, granello nell’arena, acqua errante. Tinteggiata per sempre, rosa non spiccata, tra le Madonne e i Santi. 1

Lev M. LOEWENTHAL   Lugano 11 aprile 2021

 NOTE

1 Non si sa perché Lorenzo Lotto abbia spesso dipinto rose e petali di rosa sparsi sui pavimenti delle chiese. Allusione alla Rosa mystica, forse, alla pietà dell’umile gente? I critici li hanno definiti simboli dell’accidentale, altrove del caduco, sempre espressioni di un muoversi perpetuo, di un perpetuo variare della forma che l’istante determina: una firma del pittore.

Ma cosa ne fu di Rosa Cacciaconti, amata dal pittore e rinchiusa per sempre tra le Carmelitane?