La progettualità creativa dell’Architetto Franco Bianchi Poteca incontra l’arte (Villa Altieri, fino all’11 Ottobre).

di Elena GRADINI

Poesia e logica nella mostra Cardo e Decumano a Villa Altieri

Nella prestigiosa sede espositiva di Villa Altieri di Roma l’Architetto Franco Bianchi Poteca presenta al pubblico la sua mostra personale Cardo e Decumano.

L’evento ha in nuce tutti quegli aspetti identificativi che hanno contraddistinto la lunga e onorata carriera artistica di Poteca. Architetto, Docente, Scrittore, egli è Artista che ama coniugare tutte le interpretazioni possibili che la realtà offre ma plasmate attraverso la sua visione che si fa ricerca, espressione di un puzzle dove ogni segmento è funzionale al suo universo semantico.  Che siano installazioni, opere grafiche, tele, poesie, si coglie sempre quell’allure autoreferenziale che è la sua firma stilistica. Dopo aver esposto già in numerose altre sedi, l’artista ciociaro, originario di Fontana Liri, propone i suoi mondi affascinanti e sconosciuti, che si svelano dinanzi all’osservatore.

Architetto di formazione, ha scelto nel corso della sua pluridecennale carriera artistica e creativa la strada dell’immaginazione decostruttiva che scompone i parametri dello spazio-tempo e utilizza l’occhio come vettore percettivo di un’immagine anamorfica che produce opere ora lievi, ora grevi, mai scontate; sempre destabilizzanti.

La sua recherche é un viaggio complesso attraverso altre realtà, città ideali del nostro tempo in cui siamo ora proiettati verso la decostruzione del segno, del significato semantico, dove tutto diventa presenza e contrario di esso. In queste complesse trame dell’abitare psichico trovano posto all’unisono dipinti, sculture e produzioni poetiche le quali non vanno interpretate in modo disgiunto quanto piuttosto come una complessa iperbole creativa che concorre a creare una trama delicata dove il flusso di coscienza del nostro autore si fa via via più o meno accentuato, scandendo il ritmo di tutte le singole composizioni visive che vanno a ricostruire la trama di una memoria che accumula, decostruisce e disgrega lo spazio architettonico.

Inaccordo con l’eccezionalità del presente luogo espositivo, che è in sé realtà museale e opera d’arte stessa, le opere dell’artista, siano esse dipinti, sculture o idee in versi, convivono e si integrano armonicamente con lo spazio, antico e moderno, in una sintesi bilanciata tra passato e presente, memoria e futuro.  Superfici, stratificazioni, luminescenze arcane animano l’opera, che può essere per la maggior parte delle volte interpretata o come singolo frammento o come trittico, in cui la suggestione di un mondo lontano dal nostro vive in osmosi con la bellezza delle statue classiche di Villa Altieri, si fonde nei tracciati viari, cardi e decumani appunto, che sono lì, sotto gli occhi del visitatore come una muta presenza che tuttavia ricorda gli oltre duemila anni di storia di una città unica come Roma.

Nella loro eleganza solitaria le opere di Bianchi Poteca convivono con la referenzialità dello spazio museale, lo completano, ed attuano la messa in scena di una realtà interpretativa complessa, in cui l’atto del pensiero conduce l’occhio a fare da tramite per accedere al viaggio interiore dove domina uno spazio-tempo governato dalla memoria e dall’inconscio. Il richiamo va ai fasti di Roma tanto quanto alla sua Terra ciociara. Un ritorno alle quiete radici, alla stabilità degli affetti antichi, tradotti nelle sue sculture femminili, rassicuranti presenze all’interno del suo sipario scenico mai scontato.

Nei mondi rappresentati da Franco Bianchi Poteca l’osservatore può scorgere interessanti stimoli abitativi, nuove forme di percezione della realtà che si può interiorizzare e fare in qualche modo nostra.  In questo modo quel viaggio nel colore, nelle sue forme architettoniche, grafiche o letterarie può diventare sentimentale, quando ci sforziamo di comprendere con sentimento logico ed affettivo la complessità della vita e delle sue innumerevoli sfumature.

Piace pensare che il merito dell’artista sia quindi quello di condividere con il pubblico il suo personale modo di interpretare la realtà, di elaborarla e costruirla secondo una progettualità nuova, aggiungendo stimoli, percezioni creative, che diventano delle possibili chiavi di lettura per comprendere l’esistenza, e che vanno molto al di là della banalità del semplice vivere quotidiano per il quale spesso non ci si accorge delle tante opportunità di bellezza che la vita sa offrire.

ERlena GRADINI  Roma 17 Settembre 2023