La forza poetica del ‘gesto’ nelle “Carte” di Anna Di Fusco a la ‘Rome Art Week’ (22 – 27 ottobre)

a cura di Giusy EMILIANO

Caos e silenzio

Lo spazio utilizzato da Anna Di Fusco è sincronico: tele, legno e carta, un continuo divenire di processi elaborati attraverso sensazioni rese tangibili dal gesto artistico nel quale le emozioni dell’artista prendono forma concreta.

Per sua stessa natura l’esposizione temporanea intrattiene con il luogo un dialogo silente e rimanda un ruolo spaziale non solo specifico ma attivo, divenendo egli stesso protagonista.

Lo spazio espositivo non è mai neutro, e anche nel momento in cui si vuole anche solo momentaneamente elidere, sovrascrivere, ha bisogno di essere ascoltato, attraversato, per comprendere il ruolo che tacitamente esercita.

La poetica del cosiddetto white cube, del contenitore asettico e impersonale occupa ancora una posizione forte nell’immaginario e nelle “speranze” di molti progettisti. La nascita di nuovi e inconsueti spazi espositivi, impone ormai il continuo confronto con ambienti apparentemente refrattari a essere piegati alle esigenze dell’esposizione, colma di poetiche e cifre informali.

Il laboratorio d’artista regala a un vasto pubblico un rimando immaginifico per comprendere sempre più a fondo il senso delle opere su carta della mostra Caos e silenzio.

In questo “specie di spazio” citando G. Perec possiamo elaborare una forma d’analisi data dal bianco dei muri che cornicia, inghiotte e restituisce un allestimento espositivo parlante.

Lo strumento di ascolto e di “innesco” messo in campo dall’artista Anna Di Fusco, spinge il pubblico a osservare il galleggiamento di opere bianche e nere (apparentemente) prive di cornice catturando l’attenzione verso il tema sinergico della mostra.

Quest’anno il tema della Biennale di Lucca, svoltasi lo scorso agosto, affrontava il tema di Caos e silenzio. L’artista elabora un elogio alla biennale attraverso il suo segno artistico, esaminando questo tema creando una sinergia tra un caos esterno e un silenzio interno.

L’interesse della ricerca di Anna Di Fusco si focalizza sull’indagine dei sistemi relazionali e sociali attraverso progetti artistici e formativi che coinvolgono la cultura contemporanea e la sfera umana. L’investigazione intercetta i processi in progressione, l’analisi della temporalità, della memoria, delle imperfezioni, delle azioni e mutazioni. Il percorso espositivo parte dalla sperimentazione del colore: il bianco e il nero. Il processo artistico indaga sui colori acrilici e spatolati che sembrano rincorrersi attraverso una danza afona nella quale la carta bianca, base dell’opera, acquisisce un ruolo fondante. Il tema del caos è affrontato nel suo contrario attraverso il ricordo: il gesto ci riporta una memoria storica del primo disegno fatto da bambini. L’artista introduce opere di carta inserendo due colori prestati e ritrovati nel cartone: marrone e rosso. Essi dialogano tra di loro e ribaltano il senso dello spessore che, lasciandolo in una quantità maggiore, diventa materico trasformandosi in forme geometriche bidimensionali.

L’artista attraverso le sue opere scioglie un’insita complessità legata alla malinconia e restituisce un’azione possibilista di un ricordo lontano e sopito.

L’abilità di Anna Di Fusco è far entrare con delicatezza nelle sue opere d’arte regalando un’opportunità di incontrare la propria profondità d’animo nella quale ogni persona può ritrovare una personale forma poetica interpretativa.

Il rimando dell’arte è qualcosa che mi stupisce e mi toglie le parole, solo il silenzio può mantenere e catturare l’emozione che dialoga con il guizzo creativo di Anna Di Fusco.

…] Irriducibile, immediata e tangibile, la sensazione di concretezza del mondo: qualcosa di chiaro, di più vicino a noi: il mondo, non più come un percorso da rifare senza sosta o come una corsa senza fine, non più come una perenne sfida da accettare senza tregua, non come unico pretesto per un’ esasperante accumulazione né come illusione d’una conquista, ma come ritrovamento d’un senso, come percezione di una scrittura terrestre, d’una geografia di cui abbiamo dimenticato di essere gli autori”. G. Perec,Specie di Spazi

Roma ottobre 2018