La Finlandia e il sole di mezzanotte. Cultura e arte di una società straordinariamente animata (e non distante dalla nostra).

di Sergio ROSSI

Geograficamente molto lontane Italia e Finlandia sono però spiritualmente molto più vicine di come si pensi, accomunate ad esempio, nel XIX secolo, dal medesimo spirito irredentista contro la dominazione straniera e dalla lotta per l’affermazione di una nuova identità nazionale. E gli artisti finnici, fin dall’Ottocento, hanno mostrato uno spiccato interesse non solo per la tradizione artistica italiana, soprattutto nelle sue espressioni rinascimentali, ma anche per il nostro patrimonio paesaggistico e ambientale e per l’intensità di una luce tanto diversa da quella delle latitudini nordiche.

Così, il fatto che la più rigorosa e insieme attuale rivisitazione pittorica del nostro primo Rinascimento (Masolino, Masaccio, Piero della Francesca) si debba a Lauri Laine, o che la versione più fedele e qualitativamente eccelsa del perduto S. Matteo e l’angelo di Caravaggio sia stata eseguita da Antero Kahila, può stupire solo chi non conosce la realtà culturale di questo Paese dove l’amore per l’Italia è radicato in un modo che noi stessi stentiamo a comprendere. La Finlandia è del resto l’unico paese al mondo, almeno io credo, dove esiste un Giornale Radio tutto in latino, Nuntii Latini ed anche l’Istituto di Cultura finlandese in Italia, ubicato nella splendida sede romana di Villa Lante al Gianicolo, ha un nome molto significativo: Institutum Romanum Finlandiae.

Se a livello culturale tra Italia e Finlandia vi sono sorprendenti affinità, tra i due Paesi vi sono comunque altrettante differenze, a cominciare da quella del silenzio, perché quello finnico non è il silenzio che nasce dall’assenza totale di rumore, è piuttosto il silenzio di un passo ovattato sulla neve, di un bisbiglio sotto voce in un caffè, il silenzio insomma che tanto stupisce, e spesso affascina, noi italiani quando ci rechiamo ad Helsinki, dove anche gli ubriachi, in genere, sono abbastanza silenziosi: è il silenzio, per intenderci, che risuona nei film dei fratelli Kaurismäki, forse i più finlandesi, e insieme cosmopoliti, tra gli artisti contemporanei.

L’altro elemento fondamentale, poi, è quello della luce. Da noi la luce è luce ed il buio è buio senza mezzi termini e senza mediazioni, in Finlandia no; anche la più cupa notte invernale può essere rischiarata dai bagliori argentini delle distese immense di neve e di ghiaccio così come la luce estiva delle notti bianche è una luce azzurra che sa di mistero e si colora di accenti drammatici nelle parole di Curzio Malaparte in Kaputt:

«Una strana inquietudine, una specie di luce fredda, s’impadronisce dei popoli del Nord nelle notti bianche d’estate…Dormono poche ore, distesi nudi sui letti, bagnati dalla gelida luce abbagliante che entra dalla finestra spalancata. Si stendono nudi sotto il sole notturno come sotto una lampada di quarzo».

E’ ancora lo stesso scrittore a fornire, a proposito della Lapponia, quella che Altti Kuusamo ha definito la descrizione forse più potente della luce estiva finlandese di tutta la letteratura mondiale:

«Un orizzonte immenso, calcinato nella candida luce del Nord, violenta e pura, si apriva in fondo al remoto ondeggiare dei túnturit, le selvose alture che fra molli pieghe nascondono paludi, laghi, foreste, e il corso dei grandi fiumi artici. Io miravo quel cielo vuoto, altissimo, quello squallido abisso di luce sospeso sul freddo bagliore delle foglie e delle acque».

E se posso aggiungere un’esperienza personale, anche io ho ammirato la sera del 18 maggio del 2019 l’enorme “luna blu” (che naturalmente blu non era) che si rifletteva sul mare di Helsinki, dal Kauppatori a Katajanokka: veramente qualcosa di magico che sembrava evocare l’improvvisa apparizione delle allucinate figure della Danza della vita di Münch per completare il fascino misterioso di quell’atmosfera.

1 Luna bLu su Katajanokka

Ma il mio primo viaggio in Finlandia risale a molto indietro nel tempo, al novembre del 1993, nell’ambito di uno scambio tra l’Istituto di Storia dell’Arte della Sapienza e quello dell’Università di Helsinki. Ad accoglierci all’aeroporto vi era il professor Yukka Ervamaa, un gigante con codino e barbetta, ottimo conoscitore della lingua e dell’arte italiana e che aveva coinvolto in questa sua passione un ristretto ma motivato gruppetto di allievi e studenti, per cui in questo primo soggiorno ci siamo quasi sentiti a casa nostra. Alloggiavamo presso il Pensionato Universitario di Vironkatu numero 1 (che purtroppo oggi ha cambiato destinazione), in una grande stanza dall’arredo essenziale e con una bella stufa in ceramica bianca, mentre l’ottima prima colazione si svolgeva in una sala adiacente, a base di caffè, salmone, salame, pane nero burro e marmellata e soprattutto le deliziose barchette dolci di segale e riso Karjalanpiirakka, tipiche appunto della Finlandia.

Il pensionato si trovava proprio a metà strada tra due delle principali attrattive della città, il mercato del porto, Kauppatori, e la piazza dove sorge la cattedrale, Senaatintori.

Affacciata sul porto, l’enorme piazza del mercato è uno dei luoghi più tipici e affollati del centro, anche dai turisti attratti dalla lunga fila di bancherelle affacciate sul mare dove si vende di tutto, dalle aringhe e dal salmone ai funghi di stagione ai frutti di bosco e alle piccolissime, buonissime e carissime patate finlandesi; ma vi sono anche le vecchiette che sferruzzano sul momento guanti, cappelli e calzettoni di lana oltre naturalmente agli immancabili coltelli e souvenir. Sulla destra, in una sorta di piccolo hangar vi è il mercato al coperto, un lungo corridoio con ai lati innumerevoli bancarelle piene dei tipici prodotti alimentari locali, dal pesce in scatola alla carne di renna affumicata, con bar e piccoli ristoranti dove sostare e soprattutto con uno dei rari negozi di Alko, la società interamente statale che ha l’esclusiva della vendita degli alcolici in tutta la Finlandia, che invece sono proibiti nei normali supermercati e alimentari.

Evidentemente l’obiettivo è quello di combattere o quanto meno frenare l’abuso del consumo di vini e liquori, obiettivo ampiamente fallito se è vero come è vero che il numero degli ubriachi (purtroppo già dai dodici anni in su), specie nei fine settimana, è veramente spaventoso, anche se a differenza che da noi chi ha bevuto troppo almeno cerca di non mettersi al volante, perché se viene fermato dai numerosi controlli una notte in gattabuia non gliela leva nessuno.

Come accennavo prima un altro luogo iconico di Helsinki è la piazza del Senato. Probabilmente quando si pensa all’architettura finnica il primo nome che viene in mente è quello di Alvar Aalto, che fra l’altro nella capitale non è molto amato, ma in realtà il centro della città deve la sua impronta ad un tedesco, Carl Ludwig Engel (1778 – 1840) che nel 1827 ebbe l’incarico dal rappresentante dello zar Nicola I, Johan Ehrenström, di ricostruire Helsinki appena diventata capitale del nuovo Granducato di Finlandia, dopo l’incendio del 1808 che aveva distrutto la maggior parte delle case costruite in legno. Ad Engel si devono una trentina di edifici, tutti improntati ad un severo classicismo, ad una assoluta purezza delle linee e ad una straordinaria omogeneità stilistica che rende il suo autore, un neo palladiano rigoroso fino all’ascetismo, immediatamente riconoscibile e che a mio avviso, anche per la sua preferenza per il bianco ed i tenui colori pastello è stato sicuramente, anche se non so quanto consciamente, un punto di riferimento imprescindibile per gli architetti finlandesi dell’ultimo dopoguerra.

La Senaatintori è un po’ un compendio dello stile di Engel, con i due bei palazzi gemelli del Senato e dell’Università che si fronteggiano ai lati estremi della piazza, racchiusa dalla cattedrale luterana di San Nicola [fig.2] che domina dall’alto di una lunga scalinata e che con la sua candida superficie e le sue leggere tre cupole color del mare è visibile quasi da ogni punto della città.

2 Heklsinki Cattedrale di San Nicola

Proprio da qui parte la principale arteria del centro, l’Esplanadi, formata da due vie parallele inframezzate da una curatissima area verde dove appena vi è un po’ di sole si possono vedere gli helsingiensi in costume da bagno sdraiati come se fossero al mare anche a temperature alle quali noi andiamo ancora in giro coi cappotti di lana [fig.3].

3 Esplanadi

Appena all’inizio del viale ci accoglie Kappeli (cappella) un bell’edificio neo classico con ampie vetrate che è molto più di un semplice bar ristorante, è un’autentica istituzione cittadina dove darsi appuntamento per la prima colazione, con i loro ottimi dolci, per il brunch con le tipiche zuppe o per l’ora del the e in estate per sedersi all’aperto ed assistere agli eventi musicali che si susseguono ininterrottamente.

3 Aarikka

Nell’Esplanadi, concentrati in brevissimo spazio, si trovano molti di quei negozi che hanno reso il design di Helsinki famoso nel mondo. Artek, con i suoi mobili e i suoi soprammobili molti dei quali ideati proprio da Alvar Aalto; Aarikka (fig 3)  con i suoi gioielli in vetro e metalli preziosi ma anche con i suoi piccoli e deliziosi souvenir sempre in legno; Arabia con le sue famose porcellane; Iittala con i suoi famosi vetri; Pentik con le sue ceramiche; Marimekko, con i suoi tessuti coloratissimi e dal design inconfondibile. E infine Stockmann, che ancora nel ’93 era un grande magazzino in stile sovietico ed oggi non ha invece nulla da invidiare, per eleganza e grandi firme presenti, agli analoghi empori delle principali capitali europee.

Al termine dell’Esplanadi, incamminandosi sulla destra, tra la Stazione ferroviaria, su cui torneremo e l’austera e incombente sagoma in granito rosso del Parlamento (eduskunta) si trova il Kiasma, l’avveniristico Museo d’arte contemporanea progettato da Steven Holl ed inaugurato nel 1998 [fig. 4].

4 Kiasma

Con le sue forme zigzaganti dove si intersecano un corpo rettilineo e l’altro arcuato, le sue linee irregolari e movimentate, l’alternarsi di vetro e alluminio ed anche con la sua volta ricoperta di zinco l’edificio contraddice la tradizione architettonica finlandese, ma grazie anche alla sua forma che da una certa angolazione ricorda la prua di una nave il Kiasma ha finito per diventare ormai parte integrante del tessuto cittadino, dove si va non solo per assistere alle mostre ma anche per sostare nella bella caffetteria al piano terra.

Il Museo risponde in pieno ai nuovi criteri architettonici d’avanguardia in cui la bellezza e la fruibilità architettonica devono prevalere sulla effettiva capacità espositiva: detto in soldoni, nelle sue superfici tutte vetrate è praticamente impossibile o comunque molto difficile appendere dei quadri come nei musei di una volta ed infatti le esposizioni che si susseguono a ritmo serrato sono dedicate in grande prevalenza a installazioni, performances, video art, insomma al filone più innovativo dell’arte contemporanea. Ma a garantire la storia dell’arte scandinava (e non solo) dei secoli XIX e XX ci pensa l’altro grande Museo non molto distante, l’Ateneum.

Il museo conserva anche opere di Van Gogh, Gauguin, Cézanne, Modigliani, ma la parte più significativa delle sue collezioni è dedicata alla cosiddetta “Epoca d’oro” dell’arte finlandese, quella che si pone a cavallo tra Ottocento e Novecento e segna l’apertura alle grandi esperienze internazionali francesi e tedesche.

Partiti da una formazione essenzialmente naturalista, i principali pittori di questo periodo si aprono ad un simbolismo dalle chiare coloriture romantiche ma al contempo fortemente ancorato allo spirito nazionale ed alle tradizioni della propria terra. Emblematico in questo senso è Akseli Gallen Kallela (1865-1931) forse il più noto tra tutti, anche per aver tradotto in pittura il Kalevala, il poema epico finlandese, con capolavori altamente drammatici come La madre di Lemminkäinen o il Trittico di Aino, capace quest’ultimo di evocare come pochi il senso magico che la natura finlandese a volte sa trasmettere [fig.5].

5 Gallen Kallela, The Aino Triptych
6) Magnus Enkell. Narkisos

E poi Magnus Henckell (1870-1925), pittore di rara sensibilità e grande finezza esecutiva, in grado di passare da una tela vibrante e tardo impressionista come Il concerto, allo struggente e malinconico Narkissos [fig. 6]; Hugo Simberg (1873-1917) il più vicino a Böcklin ed al simbolismo tedesco, come dimostra L’angelo ferito [fig.7]; o ancora Albert Edelfeldt (1854-1905), fine paesaggista, di cui pubblichiamo questa Kaukola Ridge at Sunset [fig.8]. Ma “L’epoca d’oro” è caratterizzata anche da una importante e precoce presenza femminile: su tutte Ellen Thesleff (1869-1954) autrice di paesaggi di raffinato lirismo e ritratti di grande introspezione psicologica [fig.9], anch’essa molto amante dell’Italia, dove ha soggiornato a lungo e Helene Schjerbeck (1862-1946) che con la sua pittura essenziale e dal segno graffiante può considerarsi una delle artista più innovative e singolari del suo tempo [10].

7 Hugo Simberg, l‘Angelo ferito
8 Albert Eldefeldt, Kaukola Ridge at Sunset
9 Ellen Thesleff. Autoritratto
10 Helene Schjerfbeck – Self-portrait

Venendo ai nostri giorni il più importante scultore finlandese è in realtà una scultrice, Eila Hiltunen (1922-2003) su cui presto tornerò.

Questo dato conferma che l’emancipazione femminile in Finlandia è avvenuta in una data molto precoce e non deve stupire se oggi nella Nazione baltica vige un autentico matriarcato e le donne occupano posti preminenti in tutti i principali campi, dalla politica alla cultura alla pubblica amministrazione. Anche per quello che riguarda i diritti civili i finlandesi sono sicuramente all’avanguardia essendo stati tra i primi a riconoscere i matrimoni alle coppie dello stesso sesso.

Sanna MIrella Marin

Dunque che l’attuale premier Sanna Marin sia giovane, dichiaratamente omosessuale e che sia stata cresciuta da due donne è lo specchio esatto del suo Paese. Del resto alcune immagini carpite in feste private e che la riprendevano in atteggiamenti “sopra le righe”, che da noi avevano suscitato scandalo, in Finlandia sono state piuttosto vissute come intromissione indebita nella sua privacy, visto che poi in pubblico i suoi comportamenti sono stati sempre giudicati consoni al suo ruolo. E da questo punto di vista la Marin è come tutti gli helsingiensi, inappuntabili dal lunedì al venerdì pomeriggio, scatenati nei fine settimana e di nuovo inappuntabili dal lunedì successivo: a questo riguardo è noto che nella nave che da Helsinki fa la spola con Stoccolma nel week end succeda di tutto e di più.

Tranquilla meta per famiglie invece Suomenlinna raggiungibile dal Kauppatori in pochi minuti di battello. Si tratta di un gruppo di isolette collegate tra loro da diversi ponti, già fortezza considerata inespugnabile ed oggi piccola città museo e meta obbligata per le scampagnate domenicali degli abitanti della città e dove gli artisti finlandesi, e non solo, sono ospitati per determinati periodi dell’anno potendo vivere e operare in stretta simbiosi con la natura.

Quello finnico, del resto, è mediamente un popolo molto colto, che oltre all’alcool, alla buona cucina, alla sauna, alla natura, alla letteratura, ed all’arte ama molto la musica sia quella classica che quella da ballo, in particolare il tango, popolare in Finlandia almeno quanto in Argentina e anzi i finlandesi e su tutti Aki Kaurismäki che sull’argomento ha girato addirittura un documentario, sostengono che il tango sia nato qui.

Proprio alla musica sono dedicate due delle principali architetture moderne della città, che in qualche modo riprendono in chiave attuale il classico nitore dei palazzi di Engel. Innanzi tutto Finlandia Talo, capolavoro tardo di Alvar Aalto (1898-1976) e costruito tra il 1967 e il 1971, che con le sue bianchissime superfici in marmo di Carrara, la sua struttura orizzontale scandita da regolari file di vetrate e su cui si innestano armoniosi parallelepipedi e proiettata direttamente sul mare è ormai divenuto anch’esso un simbolo della città [fig.11].

11 Finlandia Talo

L’interno, adibito sia a centro congressi che a sala di concerti e dotato di un’ottima acustica, si impone per la sua luminosa vivibilità. Non molto distante, anch’esso candido e con ampie vetrate prospicienti il mare sorge la Opera House, finita di costruire nel 1994 e progettata dagli architetti Hyvämäki, Karlunen e Parrkkinen. Il capolavoro più recente è però Oodi la gigantesca nuova biblioteca pubblica inaugurata nel 2019 e progettata da Ala Architechts, 17000 metri quadrati dedicati alla cultura ed alla socialità, cioè luogo di incontro e di scambio e non solo di studio e lettura [fig.12].

12 Oodi, Helsinki, esyerno, ph. Kuvio

Come molte architetture della città anche questa struttura può evocare un’immensa nave col suo tetto fluttuante e con all’interno un complesso alternarsi di materiali diversi, dal vetro alla betulla, con la principale sala di lettura che quasi si specchia sulla città ed è inondata dalla luce.

Dal punto di vista cronologico, tra il periodo neoclassico e quello contemporaneo un altro momento particolarmente significativo per l’architettura finlandese è stato quello liberty, che qui si è incrociato con lo stile romantico nazionale, assumendo toni molto più monumentali rispetto ad esempio allo Jugend Stil, come dimostra la poderosa Stazione ferroviaria costruita da Eliel Saarinen tra il 1906 ed il 1914; o anche l’isola di Katajanokka, ormai collegata alla terra ferma da un breve ponte percorribile in pochi minuti, con i suoi eleganti palazzi color ocra, dalle strutture imponenti ingentilite da preziose decorazioni art nouveau e dai portoni piccoli e stretti che contrastano con l’altezza degli edifici dando loro un tono quasi fiabesco. Nel molo all’estremità meridionale dell’isola sono ancorate le enormi rompighiaccio che costituiscono anch’esse uno spettacolo altamente suggestivo [fig.13].

13 Rompighiaccio e Luna Blu

Ed a questo proposito uno dei ricordi che più mi sono rimasti impressi nella memoria è quello di una tersa e gelida mattina di febbraio del 2004, quando ho effettuato una passeggiata sul Baltico ghiacciato a perdita d’occhio, finché non sono stato circondato dalla bianca luce solare delle terre scandinave e mi sono sentito pervadere da una strana sensazione di calore anche se la temperatura era abbondantemente sotto lo zero.

Sempre a Katajanokka si trova anche la monumentale cattedrale ortodossa, la più grande dell’Europa occidentale, edificata nel 1868 su progetto dell’architetto russo Gornostyaev in stile neobizantino [fig.14], che con la sua superficie in mattoni rossi e le sue guglie dorate costituisce per stile ed impatto visivo l’esatto opposto della cattedrale luterana di Engel.

14 Helsinki, Cattedrale Ortodossa di Uspenski

Ma vi è un’altra originalissima chiesa protestante da segnalare, la Tempellaukion Kirko completata nel 1969 su progetto dei fratelli Timo e Tuomo Suomalainen, scavata nella collina di granito che la circonda e di cui all’esterno si nota solo l’enorme cupola circolare formata da un filo di rame lungo 23 chilometri e avvolto a spirale: una sorta di Pantheon contemporaneo all’incontrario che celebra una mistica unione con la natura possibile solo in questo paese, che non a caso è anche la patria della Sauna.

Non si tratta solo un modo particolare di farsi il bagno o la doccia, si tratta piuttosto di una vera e propria filosofia di vita che spiega anche l’atteggiamento del tutto particolare che hanno i finlandesi verso la nudità del proprio corpo, che non è esibizionistico ma assolutamente naturale. E del resto, nelle sere d’inverno è frequente che uomini e donne, giovani e meno giovani escano nudi dalle saune per tuffarsi sotto le superfici ghiacciate del mare o dei laghi e tornare poi al tepore dei bagni e delle case come se nulla fosse.

Tornando ai musei, oltre a quelli citati in precedenza ve ne sono almeno altri due da segnalare, entrambi legati anche a mie esperienze personali: innanzi tutto l’Amos Anderson Art Museum, il più grande museo d’arte privato della Finlandia, ospitato fino a tre anni fa nella casa privata di Amos Anderson industriale e mecenate e che dopo la sua morte è stata trasformata in un moderna Galleria con la seconda più importante collezione  d’arte moderna finlandese dopo quella dell’Ateneum; ma anche sede di un ricco ed articolato programma espositivo.

E proprio qui dal 30 novembre 2000 al 28 gennaio 2001 ho organizzato la mostra L’arte a Roma e in Italia nell’età dei Giubilei dal XVI al XVIII secolo, dove per la prima volta è stato esposto in Finlandia un dipinto di Caravaggio, esattamente il S. Giovanni Battista della Galleria Corsini, insieme a dipinti, tra gli altri, di Sebastiano del Piombo, Scipione Pulzone, del Cavalier d’Arpino, di Federico Barocci, Guido Reni, Gian Lorenzo Bernini, Mattia Preti, del Sassoferrato, del Baciccia e di Carlo Maratti, mostra che all’epoca aveva ottenuto un successo che non esiterei a definire epocale. Oggi so che l’Anderson si è trasformato nell’avveniristico spazio espositivo Amos Rex che non ho ancora avuto modo di visitare.

L’altro museo, che ospita la più importante collezione d’arte antica della Finlandia è il Sinebrychoff, situato nel Boulevardi, l’ampio viale alberato che collega l’Esplanadi con la parte al mare di sud ovest, quella opposta al Kauppatori.

Qui, dall’11 marzo al 30 maggio del 2004 ho organizzato la mostra From Magic to Medicine. Science and belief in 16th to 18th century art, in cui, come avevo già fatto in una esposizione a Palazzo Venezia a Roma, ho messo a confronto importanti capolavori pittorici italiani e fiamminghi tra Cinque e Settecento con strumenti medici della stessa epoca, ottenendo anche in questo caso un grande successo. E la mostra, anche grazie alla collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura, è stato accompagnata da un intenso programma di lezioni e conferenze.   Dopo aver portato alcuni dei maggiori pittori italiani in Finlandia, nel 2007 e nel 2008, in due mostre organizzate in Castel S. Angelo a Roma ho invece portato in Italia, anche qui in alcuni casi per la prima volta, molti dei pittori finlandesi citati in precedenza. E visto che in Finlandia vi è l’abitudine, opposta a quella italiana, di preparare le loro esposizioni con minimo due anni di anticipo, è stato nel decennio tra il 1998 e il 2008 che la mia frequentazione del paese scandinavo ha assunto una cadenza intensa e regolare, anche se il mio ultimo viaggio a Helsinki è molto più recente e risale al 2019.

Proprio nel periodo cui ho appena accennato ho avuto il piacere di conoscere e diventare amico di una delle più importanti scultrici europee del Novecento, Eila Hiltunen, legata fra l’altro all’Italia da un amore particolare ed autrice del celeberrimo Monumento a Sibelius conservato all’interno del Sibelius Park [fig.15].

15 Eila Hiltunen, Monumento a Sibelius

Oggi questo gruppo scultoreo sta alla città di Helsinki un po’ come la Tour Eiffel sta a Parigi, anche se le sue riproduzioni in scala ridotta non possono trovarsi sulle bancarelle o nei negozi di souvenir perché l’artista non ha mai concesso l’autorizzazione ad un uso commerciale o turistico del suo capolavoro, essendo un’assoluta assertrice della unicità delle opere d’arte.

Ho incontrato per la prima volta la Hiltunen nel gennaio del 2001 e per raggiungere la bella abitazione-studio dove l’artista ci attendeva nel tardo pomeriggio bisognava attraversare un Sibelius Park già avvolto nel buio dell’inverno finlandese, anche se candido e luccicante di neve; e all’improvviso, magicamente illuminato, mi è apparso il Monumento a Sibelius, opera simbolo della Hiltunen e ormai della Finlandia tutta, autentica sinfonia di linee sincopate, puro movimento di sogno, chiesa gotica in scala ridotta, organo gigantesco, piccola foresta pietrificata, stalattite di acciaio pendente dal cielo o che al cielo sembra rivolgersi,  unendo il fascino di un antico rudere senza tempo alla modernità astratta di un’architettura geometrizzante: in definitiva, visione emozionante e indimenticabile.

Sono poi tornato dall’artista un anno dopo, quando mi ha rilasciato una lunga intervista che ho già pubblicato e che non ripeto se non per la domanda finale su “Crescendo” la scultura di proprietà dell’artista che, grazie anche al contributo del Ministero della Pubblica Istruzione finlandese, avrebbe dovuto essere posta di lì a poco davanti all’Auditorium Parco della Musica di Roma, progettato da Renzo Piano, e che sarebbe stato inaugurato da lì a poco:

 «La mia statua è alta tre metri ed è di un tipo di acciaio molto resistente agli acidi e dovrà dialogare con l’edificio di Piano ma anche con la natura circostante, perché tutt’intorno vi sono degli alberi, ed anche con la storia, perché durante i lavori di scavo sono stati trovati dei reperti romani che verranno resi visibili al pubblico. Una situazione ambientale molto complessa, come vede, e sono molto orgogliosa di fare parte di questo progetto, del fatto che una mia statua poggi, ed anzi in qualche misura possa crescere, sulla terra della città eterna. Del resto, come sa, a Roma c’è già una mia scultura, “Orchidea”, vicino al lago artificiale dell’EUR, e con questa mia nuova opera il mio rapporto con la vostra splendida città diventerà ancora più forte».

In realtà la posa ufficiale del monumento avverrà solo il 5 giugno del 2003 e la Hiltunen, ormai malata (morirà il 10 ottobre), non poté assistere alla cerimonia, ennesima dimostrazione della cieca ottusità della nostra burocrazia, aggravata dal fatto che la scultura è stata collocata in una zona antistante l’Auditorium assolutamente priva di alberi e completamente inaccessibile al pubblico, cosa che considero un vero e proprio affronto alla memoria e alla generosità di questa grande artista, affronto al quale il Comune di Roma, se avesse un minimo di coscienza, dovrebbe al più presto porre rimedio.

Cambiando argomento, contrariamente a quanto ebbe a sostenere quell’inarrivabile gaffeur di Silvio Berlusconi quando Helsinki contendeva a Parma l’assegnazione della sede dell’Agenzia per la sicurezza alimentare, poi andata appunto alla città italiana, e cioè che in Finlandia si mangia malissimo e solo renna marinata e non contento aggiunse che per ottenere la sede aveva messo in pratica le sue «arti di playboy» nei confronti di Tarja Halonen, presidentessa della Finlandia (battuta che si commenta da sola); ad Helsinki  posso affermare per esperienza personale che si mangia benissimo e che vi sono ristoranti per tutti i livelli e tutte le tasche. Tanto per cominciare proprio qui vi sono i migliori ristoranti di cucina russa al di fuori della Russia, in primis Bellevue, proprio vicino alla Cattedrale ortodossa, dove ho potuto assaggiare dell’ottima carne di orso.

Chi ama la cucina internazionale soprattutto di pesce e di alto livello, anche nei prezzi, non può perdere il Ravintola Palace, all’ultimo piano di un moderno edificio con splendida vista sul mare, che vanta ben due stelle Michelin. Poco distante vi è Sundmans, altro ristorante di ottimo livello. Mentre il piccolo ma raffinatissimo Ask si trova in Vironkatu proprio di fronte all’ex pensionato universitario. Venendo ai ristoranti tipici e dai prezzi molto più abbordabili ecco Sipuli (cipolla), vicino alla cattedrale ortodossa e con piatti dove il gustoso ortaggio abbonda e Lappi con le famose carni di alce e renna che tanto inorridivano Berlusconi ma che sono cucinate ottimamente.

Chi vuole però assaporare la vera dimensione helsingiense, non solo nel cibo ma anche nell’anima del locale non può prescindere da Sea Horse e soprattutto da Kolme Kruunua, dove sembra veramente di trovarsi in un film di Kaurismäki, con i clienti solitari e già brilli alle sei del pomeriggio che ti sorridono dal bancone degli aperitivi appena entri nel ristorante.

La Finlandia naturalmente non è solo città e centri abitati ma anche, se non soprattutto, immense distese di foreste di abeti e betulle dove si incastonano uno via l’altro laghi di ogni dimensione.

E proprio in questo scenario si trova il luogo più romantico di tutta la nazione, raggiungibile dalla capitale con un treno che ti lascia a destinazione praticamente in mezzo al nulla. Parlo del Valtionhotelli, il più antico albergo della Finlandia, immerso nei boschi dell’istmo di Punkahariu. Costruito interamente in legno all’inizio dell’Ottocento, conserva la struttura originaria anche grazie ad un moderno ed accurato restauro. Ed aggirandosi all’interno della sua struttura, nelle ampie zone comuni con le tipiche sedie a dondolo, nella sala ristorante prima ancora di rifugiarsi nelle proprie camere, sembra proprio di tornare all’epoca in cui la nobiltà russa aveva scelto questo luogo come una delle sue mete preferite. E osservando dalla terrazza dell’hotel il magnifico tramonto notturno sul lago prospiciente in una notte d’estate non le si poteva certo dare torto.

Dall’hotel, attraverso incontaminati sentieri si raggiunge a piedi Lusto, sede del Museo della Natura forestale, che naturalmente poteva sorgere solo qui e dove ho comprato tra l’altro una cravatta in legno estremamente leggera e indossabile come una normale cravatta di stoffa. Nelle vicinanze si trova anche uno dei musei più originali al mondo, purtroppo ora temporaneamente chiuso. Si tratta di Retretti, un enorme centro espositivo situato in una grotta sotterranea artificiale, con cascate, sala da concerto, luci, suoni e ombre che arricchiscono il fascino delle esposizioni temporanee che si susseguono, o almeno susseguivano fino a qualche tempo fa, a ritmo incessante. A suo tempo mi ricordo di aver assistito ad un’interessante mostra sui pittori naïves haitiani, che visti a queste latitudini davano veramente l’idea dell’incontro di due mondi molto diversi.

A soli venti minuti di treno o di bus si trova poi Savonlinna [fig. 16], il principale centro abitato della regione, famoso soprattutto per la sua imponente fortezza medievale, la meglio conservata della Finlandia, dove nel mese di luglio si svolge uno dei Festival operistici più apprezzati e suggestivi d’Europa.

16 Savonlinna

Non posso ora soffermarmi per motivi di spazio sulle altre città finlandesi che ho avuto modo di visitare e che meriterebbero tutte un’adeguata narrazione, da Turku a Tampere, da Rauma ad Oulu ma non posso non spendere due parole conclusive su Rovaniemi, la capitale della Lapponia, da noi conosciuta soprattutto per essere la città di Babbo Natale, che da qui spedisce le sue cartoline a tutti i bambini del mondo, ma che io preferirei definire la città di Alvar Aalto, che vi ha lasciato un segno indelebile. Quasi interamente distrutta durante la seconda guerra mondiale, al grande architetto fu affidato il compito di ricostruire la città, che egli ebbe la geniale intuizione di avvolgere entro un’immaginaria testa di renna, con lo sportivo Keskuskenttä come occhio e le strade che la attraversano come corna.

Il suo capolavoro è comunque l’intero centro amministrativo edificato tra il 1965 ed il 1976, anno della sua morte e comprendente la biblioteca, la Casa Lappia [fig.17], sede del Teatro comunale ed infine il Municipio completato dalla moglie Elissa nel 1986.

17 Alvar Aalto.Lappia Talo

Ed è qui che i termini razionalismo e funzionalismo acquistano il loro esatto significato perché tutto è appunto, razionale, funzionale, essenziale e insieme estremamente armonico e, mi si passi il termine, rasserenante. Certo gli sconfinati spazi della Lapponia hanno sicuramente contribuito alla riuscita dell’esperimento, ma per così dire Aalto non ne ha minimamente approfittato perché il tutto è allo stesso tempo raccolto e quasi intimo nella sua severità. Sempre a Rovaniemi (e dove se no) si trova Artikum [fig.18], l’avveniristico museo interamente costruito in vetro e dedicato alla storia della Lapponia ed alla sua cultura.

18 Artikum

Naturalmente si tratta di una cultura esclusivamente orale e gelosamente custodita e in alcuni casi ricostruita nel centro, dove è possibile ascoltare registrazioni di dialetti locali ormai scomparsi o in via di estinzione. E proprio in questa città ai confini del mondo ho vissuto una delle esperienze più interessanti e quasi surreali dei miei soggiorni finnici: si tratta di una conferenza in italiano su Artemisia Gentileschi tenuta nella sede della locale Società Dante Alighieri davanti ad un pubblico prevalentemente femminile interessatissimo e attento, che si è conclusa con una cena a casa di una delle socie, naturalmente a base di zuppa di salmone e stufato di renna, con dell’ottima vodka al posto del vino.

Sergio ROSSI   Helsinki 2 Aprile  2023