JR e “la Ferita” a Palazzo Strozzi; un esempio di Infiltration Art da leggere oltre le apparenze

di Giorgia TERRINONI

Da qualche giorno su Internet e sui social più frequentati imperversa la medesima foto che ritrae parte della facciata di Palazzo Strozzi lacerata a mostrare un interno al contempo realistico ed immaginario.

JR, La Ferita, 2021, Firenze, Palazzo Strozzi. Photo by JR

La Ferita – che somiglia sia a una pagina di giornale strappata con l’incuria tipica che si riserva alla cartastraccia sia alla parete di un edificio che viene divelto – è un intervento site-specific e temporaneo (sarà in loco fino al prossimo 22 Agosto) realizzato da un artista noto con il nome di JR.

Si tratta di un monumentale collage fotografico – alto 28 metri e largo 33 – in bianco e nero costruito attraverso l’anamorfosi e che offre al passante più che allo spettatore uno squarcio su vari ambienti del palazzo fiorentino. È facilmente deducibile che l’opera intende essere una riflessione sull’odierna e forzata inaccessibilità ai luoghi della cultura.

Posso dirlo? A me La Ferita non piace e, da un punto di vista “clinico”, non mi sembra neanche propriamente un’anamorfosi.

JR portrait 2019

Questa seconda affermazione è dubitativa perché non ho potuto vedere di persona l’intervento e perché, al momento, il museo non ha a disposizione una cartella stampa con immagini dettagliate. Ma faccio riferimento alla definizione di anamorfosi come immagine aberrata, la cui lettura è possibile guardandola da un solo e preciso punto di vista (basti pensare al teschio “nascosto” ne Gli Ambasciatori di Holbein il Giovane). E faccio riferimento anche all’uso molto imperfetto dell’anamorfosi che JR ha messo in opera in altri interventi, più affine al trompe l’oeil. Ma questa era solo una puntualizzazione!

Quanto alla prima affermazione, quella per cui l’opera che sta piacendo a tutti a me non piace, vorrei dire qualcosa in più. L’immagine è bella e sicuramente è d’impatto anche se, sempre basandomi solo sulle numerose fotografie viste su Internet, mi pare avere un che di posticcio, somiglia a un’impalcatura e si discosta troppo dalla facciata dell’edificio…il che va benissimo poiché Palazzo Strozzi è uno dei più bei palazzi rinascimentali, guai a intaccarlo irreparabilmente. Ma il vuoto che separa il collage dalla facciata finisce per impoverire molto l’opera e per niente il palazzo!

Ancora La Ferita non mi piace poiché trovo posticcio anche il messaggio di cui si fa portatrice. Posto che l’inaccessibilità ai luoghi della cultura è un fatto attualmente reale – come lo è l’inaccessibilità a qualsiasi altra attività che assembri persone – siamo così sicuri che la vista del cortile porticato di Palazzo Strozzi sia ciò di cui abbiamo più bisogno? Io capisco il disagio che molti provano guardando a una cultura e a un’arte sepolte all’interno di edifici chiusi, così come capisco il bisogno di ripraticarle.

Ma siamo onesti, è ciò che ci manca di più? Negli ultimissimi mesi la maggior parte di noi non ha avuto esaltanti occasioni di praticare piaceri o immaginare proiezioni di vita che si rivolgessero all’esterno! Io ho passeggiato molto e a lungo nella città in cui vivo, Roma. Durante queste forzate ma “vitali” derive cittadine assai di rado mi è capitato d’incontrare qualcuno che salisse verso il Palatino a dare un’occhiata all’Arco di Tito o che osservasse con meraviglia quel proliferare d’indizi di storia e di arte che si nascondono all’interno dei mercati di Traiano. Per non parlare dei pochissimi che ho incontrato nella Chiesa di San Luigi dei Francesi disposti ad accendere Caravaggio!

Così m’irrita che in un momento tanto oscuro ma che potrebbe offrirci l’opportunità di essere – almeno un po’ – intellettualmente onesti, vogliamo credere che l’inaccessibilità alla meraviglia sia tanto importante! È solo il mio punto di vista, ma ho idea che per la maggior parte delle persone che al momento popolano le nostre città Palazzo Strozzi sia stato e continuerà ad essere un luogo inaccessibile. E che a nessuno al momento possa servire uno spaccato più o meno corretto e più o meno en abîme del suo interno. Queste cose servono agli amatori e tanto anche ai turisti, convinti che un’abbuffata di cultura italiana basterà loro per la vita. E, in tal senso, l’intervento di JR non rispetta alcun parametro della vera public art (non parliamo di street art, termine ormai modaiolo che è diventato un contenitore di tutto ciò che si fa all’esterno)!

L’odio

L’apparizione del collage sulla facciata dell’edificio fiorentino mi ha riportato alla mente alcune riflessioni sul cinema scaturite da un confronto con i miei studenti di scuola superiore. Insieme abbiamo guardato alla differenza che intercorre tra un film potente e indimenticabile come L’odio di Mathieu Kassovitz del 1995 e una pellicola più recente intitolata Les Misérables (2019). Questo secondo film – di Ladj Ly – si caratterizza anch’esso per una notevole qualità. Lo definirei anche un film importante. Ma mentre il primo è ancora sconvolgente poiché, pur nel suo essere una finzione cinematografica, è realisticamente crudo e banalmente violento, il secondo è edulcorato! E infatti è stato selezionato per rappresentare la Francia agli Oscar del 2020.

Torno, per concludere, a JR. L’artista ha descritto il proprio lavoro in termini di infiltrating art e, diversi anni fa, ha portato a monumentale visibilità la vita degradata – quasi la coraggiosa sopravvivenza – dei veri miserabili. Penso soprattutto a Women Are Heroes, una serie di azioni che s’infiltravano con la rispettosa meraviglia dell’effimero in quelle No Man’s Lands che sono i villaggi della Sierra Leone, la baraccopoli di Phnom Penh in Cambogia o il Morro da Providência di Rio de Janeiro.

JR, Sierra Leone

Non so se gli abitanti delle terre di nessuno avessero davvero bisogno degli interventi di JR ma è possibile che, anche solo per un istante, i suoi collage in bianco e nero possano aver portato un’ombra di bellezza in mezzo al ciarpame di lamiere delle favelas. Invece, a chi serve La Ferita se non a un’ingorda élite culturale che, a mio avviso, sotto sotto piange più l’assenza dei turisti stranieri che non l’inaccessibilità ai luoghi della bellezza? Io non so se nell’ultimo anno il centro di Firenze si è riempito di poveri che vivono per strada come è successo a Roma, dove i gradini di alcune chiese e fontane sono diventati dei cenciosi rifugi per disperati.

Se così fosse, ho idea che nessuno di loro alzerebbe lo sguardo o trarrebbe qualcosa dall’interno rassicurante e lindo di Palazzo Strozzi. JR si è perduto o forse è stato solo riassorbito nel circo mainstream dell’arte contemporanea. Nel primo Ottocento Stendhal scriveva che la bellezza è una promessa di felicità. Più di un secolo dopo, e trascorse due guerre che hanno irrimediabilmente distrutto il futuro di molti esseri umani, Adorno completava l’affermazione dello scrittore francse aggiungendo che la promessa non viene mai mantenuta!

Giorgia TERRINONI   Roma  21 marzo 2021