Inaugurata al Museo e Real Bosco di Capodimonte la mostra “Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale”.

redazione

Curata da Riccardo Naldi e Andrea Zezza, si è aperta a Capodimonte, Sala Causa, la mostra che promette di rivisitare in modo più aggiornato ed obiettivo di quanto non sia stato fatto fino ad ora, l’importanza del Rinascimento nel Meridione d’Italia e il ruolo non da comprimari che rivestirono gli artisti spagnoli attivi in quel torno di anni – circa un trentennio, dal 1503 al 1530- a ragione considerato “uno dei più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana”. Obiettivo dichiarato è mostrare come sia stato e sia parziale il giudizio secondo il quale il Rinascimento debba essere considerato e in larga misura studiato come fenomeno essenzialmente cresciuto da Roma in su, come ha rimarcato Sylvain Bellenger – Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte- in un’affollatissima conferenza stampa che ha visto la partecipazione del Ministro della Cultura e delle massime autorità locali, oltre che del Direttore del Prado e dell’ambasciatore di Spagna.

L’esposizione è realizzata in partenariato con il Museo Nacional del Prado, ed è la ideale prosecuzione di quella dal titolo Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles al comienzos del Cinquecento chiusasi a Madrid alla fine del 2022 con grande successo di pubblico.

Tra le attrazioni della mostra partenopea merita particolare citazione la presenza a Napoli per la prima volta dopo 400 anni della Madonna del Pesce, capolavoro di Raffaello, destinato alla cappella della famiglia del Doce in San Domenico Maggiore, che fu un punto di riferimento fondamentale per gli artisti attivi in città durante il Cinquecento, prima di essere trasferita dai governanti spagnoli a Madrid intorno alla metà del Seicento.

Rafffaello, Madonna del pesce

Ma obiettivo dell’evento è mostrare come le novità artistiche elaborate in quegli anni oltre che da Raffaello, da Leonardo, Michelangelo e dai più importanti capiscuola del Rinascimento fecero presa in modo significativo in un ambiente che sotto il dominio della corona di Spagna, estintasi la dinastia degli Aragona, stava effettivamente conoscendo un periodo di grande attività culturale proprio nel segno dell’umanesimo, assumendo il ruolo di vera cinghia di trasmissione della cultura tra le due sponde del Mediterraneo.

“La mostra che apre oggi –come ha giustamente rivendicato Sylvain Bellenger-  continua la tradizi0ne espositiva del Museo che ha visto alternarsi nel corso degli ultimi anni eventi di grande successo oltre che di notevole rilievo scientifico incentrati sull’importanza che hanno assunto figure di artisti napoletani e non che però a Napoli e da Napoli hanno saputo  determinare il corso stesso della storia dell’arte”.

Il Rinascimento meridionale si manifesta attraverso la figura e l’opera di artisti iberici trasferitisi molto per tempo in Italia, quali Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete i quali riuscirono a non seguire pedissequamente la lezione del classicismo tosco romano, mostrando anzi una originalità inventiva che oggi si riesce ad appprezzare pur a confronto con le opere eseguite dei massimi protagonisti del pieno Rinascimento italiano.

Pedro Fernandez, Visityazione, polittico (1508 – 1510)
Pedro Machuca, Madonna del latte,1516
Gabriel Joly, Guerriero, 1532-1536
Girolamo Santacroce, Giustizia, 1525-1528

Sotto questo punto di vista, furono proprio questi artisti spagnoli a divenire i protagonisti della stagione artistica della Napoli di primo Cinquecento, laddove un ruolo di primaria importanza ebbe il mecenatismo degli Ordini religiosi e dell’aristocrazia; va sottolineato anzi che proprio per la necessità di lasciare una traccia indelebile della propria grandezza molti artistocratici divennero committenti, anche in competizione fra loro, di opere di notevole qualità, in particolare, va rimarcato, nel campo della scultura rivisitata alla maniera degli Antichi,  con il ricorso al marmo di Carrara.

Diego de Siloe, Figura femminile giacente, Caterina Pignatelli, 1513

Vero è che il percorso espositivo ideato dai curatori propone una stretta connessione tra pittura e scultura, nella convinzione che il confronto tra le cosiddette «arti sorelle» trovasse proprio a Napoli un terreno particolarmente fertile, al punto di poter individuare l’affermarsi di un’autonoma scuola locale, che vide tra i maggiori protagonisti, pittori come Andrea Sabatini da Salerno e Marco Cardisco e scultori quali Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce.

Andrea da Salerno, San Bertario, 1514

La mostra duqnue focalizza l’attenzione su questa breve ma felicissima stagione, ponendo nel giusto rilievo l’alta qualità delle opere e il loro carattere cosmopolita. In seguito, proprio come avvenne a Roma a causa del celebre ‘Sacco’ del 1527, anche per la capitale del viceregno questa ‘età dell’oro’ venne improvvisamente spezzata dal durissimo assedio francese del 1528 e dalla grave crisi politica che ne derivò.

Alonso Berruguete (1489 – 1561) Deposizione di Cristo
La mostra è realizzata in partenariato Museo Nacional Prado di Madrid, in collaborazione con l’Ambasciata di Spagna in Italia e l’Ambasciata italiana a Madrid, con il Ministero dell’Interno-FEC Fondo edifici di culto e la Curia di Napoli, è finanziata grazie al progetto POC Capodimonte. Le rotte dell’arte della Regione Campania, gode del patrocinio del Comune di Napoli, ha la GESAC come main sponsor ed è stata realizzata grazie al supporto dell’associazione Amici di Capodimonte ets.

Roma 19 Marzo 2023