In ricordo di Francesco Montuori ad un mese dalla scomparsa.

Per Francesco

Un mese fa, il 25 novembre, ci lasciava Francesco Montuori ( https://www.aboutartonline.com/ci-ha-lasciato-francesco-montuori-perdita-incolmabile-per-about-art-e-per-il-mondo-dellarchitettura/), uno tra i più validi e preparati collaboratori di About Art, oltre che caro amico, autore di articoli di Architettura composti sempre con una profondità, una chiarezza ed una linearità tali da renderli non solo rigorosi ed impeccabili ma anche del tutto accessibili anche ai non addetti ai lavori, come del resto testimonia il numero di lettori che registravano.
Lo ricordano in questa pagina a lui dedicata Massimo Martini, amico e sodale di vecchia data, che con Francesco aveva iniziato gli interventi su About Art nella rubrica “Migranti su About”; Silvia Calamandrei, anch’essa amica da tanti anni e partecipe con lui di moltissimi eventi culturali e politici; Silvia Danesi Squarzina che lo conobbe, lei debuttante alla Biennale di Venezia, divenuta amica del padre di Francesco, Eugenio Montuori e, con una serie di fotografie, Patrizia Nicolosi, tra i fondatori con Francesco, Massimo ed altri, del GRAU, il gruppo di giovani architetti sorto agli inizi degli anni ’60.

Francesco purtroppo non è l’unico caro amico scrittore per About Art che ci ha lasciato da quando About Art ha intrapreso il suo tragitto di diffusione della storia dell’arte e della cultura nel campo delle riviste online; prima di lui Mario Ursino e Roberta Filippi ci hanno purtroppo improvvisamente lasciato. Il ricordo di questi cari amici non scomparirà di certo, dal momento che le loro storie di vita e di impegno culturale si sono intrecciate con le nostre e se il nostro percorso prosegue con successo è anche perché ce lo hanno consentito le loro generose collaborazioni. Li vogliamo ricordare in questo numero speciale che anticipa quello con cui il prossimo 22 dicembre chiudiamo il 2022 di About Art.

Nell’occasione segnaliamo ai nostri lettori che grazie all’intervento di alcuni famigliari da oggi è disponibile su Wikipedia il profilo di Mario Ursino che invitiamo a visitare nel link sottostante

https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Ursino.

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Massimo MARTINI

Con Francesco, migranti sull’About

Provando un notevole fastidio per i curricula e per i riti a orologeria … Di fronte a una figura sfuggente, di carattere ombroso, che spesso spargeva acre ironia per allontanare da sé ogni tipo di attenzione, ambiguo nella sua bandiera … Nel riconoscere che proprio da questo suo lato inafferrabile sia stata attratta di fondo la mia strana attenzione … Nel nobile caos del sistema di scatole cinesi, così come si presenta senza altre pretese la sbiadita parola che dicesi Grau … Nella gratitudine della sua amicizia che merita un lungo sincero sguardo … Non mi rimane che ricorrere alle parole rebus di Giorgio Manganelli (autore che venero), in particolare al centesimo dei suoi piccoli romanzi fiume, nel libro Centuria, per le edizioni Adelphi, 1995. Che qui riporto per naturale necessità e per intero.

“Uno scrittore scrive un libro attorno a uno scrittore che scrive due libri, attorno a due scrittori, uno dei quali scrive perché ama la verità e ad un altro perché gli è indifferente. Da questi due scrittori vengono scritti, complessivamente, ventidue libri nei quali si parla di ventidue scrittori, dei quali alcuni mentono ma non sanno di mentire, altri mentono sapendolo, altri cercano la verità sapendo di non poterla trovare, altri credono di averla trovata, ma cominciano a dubitarne. I ventidue scrittori producono, complessivamente, trecentoquarantaquattro libri, nei quali si parla di cinquantanove scrittori, giacché in più di un libro uno scrittore si sposa con una scrittrice, ed hanno tra tre e sei figli, tutti scrittori, meno uno che lavora in banca e viene ucciso in una rapina, e poi si scopre che a casa stava scrivendo un bellissimo romanzo su uno scrittore che va in banca e viene ucciso in una rapina; il rapinatore è in realtà figlio dello scrittore protagonista di un altro romanzo semplicemente perché gli era intollerabile continuare a vivere assieme a suo padre, autore di romanzi sulla decadenza della borghesia, e in particolare di una sagra familiare, nella quale figura anche un giovane discendente di un romanziere autore di una sagra sulla decadenza della borghesia, il quale discendente fugge di casa e diventa rapinatore, e in un assalto a una banca uccide un banchiere che era anche uno scrittore, non solo, ma anche suo fratello che aveva sbagliato romanzo, e cercava con raccomandazioni di farsi cambiare romanzo. I cinquantanove scrittori scrivono ottomiladue romanzi, nei quali figurano dodicimila scrittori, in cifra tonda, i quali scrivono ottantaseimila volumi, nei quali si trova un unico scrittore, un balbuziente maniacale e depresso, che scrive un unico libro attorno a uno scrittore che scrive un libro su uno scrittore, ma decide di non finirlo, e gli fissa un appuntamento, e lo uccide, determinando una reazione per cui muoiono i dodicimila, i cinquantanove, i ventidue, i due e l’unico autore inziale, che ha così raggiunto l’obiettivo di scoprire, grazie ai suoi intermediari, l’unico scrittore necessario, la cui fine è quella di tutti gli scrittori, compreso lui stesso, lo scrittore autore di tutti gli scrittori”.

Non nego di essere stato tentato dal proseguire aggiungendo, di mio, qualche traccia di decriptazione del rebus. Ma quasi violentemente mi sono ribellato a me stesso. Preferendo trasferire, come da codice, l’onere al lettore. Posso solo aggiungere che il medium di questo lungo viaggio deve rimanere unico e unicamente Francesco Montuori e che rivendico in questo mio fare una ennesima, lecita, del tutto criticabile, ma irriducibile maniera di fare architettura insieme.

A pura prosecuzione delle parole scritte e non come utile immagine redazionale, si chiude l’articolo con un quadro di Ennio Morlotti (altro autore che venero) intitolato Collina, 1945.

Ennio Morlotti, Collina, 1945, Milano, coll. privata.

Poi rileggendo l’articolo, ho una strana sensazione, come di dover tornare sulla terra, a quella semplice umana pietà che tutti lega, così difficile da esprimere in poche sincere parole. Così provo a parlare di noi due, brevemente, per bilanciare l’apparente distacco emotivo dell’inizio e, anche, per salvarlo nel suo orizzonte culturale proprio. A complemento quindi, vedo bene un cenno all’inizio dell’avventura sull’About, la nostra ong che dio la benedica … Subito ci vedemmo Francesco e io, per verificare una qualche linea comune su cui lavorare. Come da copione ci trovammo non disponibili a tutto o quasi, ma del tutto favorevoli a procedere a intuito, in piena libertà, nell’attesa della prossima telefonata o del silenzio fragoroso dell’altro. Così lui per due o tre volte mi propose, raccattandomi gentilmente con la sua Panda grigia forse azzurra, di fare sopraluoghi assieme dentro porzioni di città, che dicesi unitarie. Che lui voleva fare oggetto di “articolo”. Tutte ovviamente ambigue, molto ambigue e irrisolte, tipo Decima di Moretti e altri, tipo la Città universitaria di architetti allora molto emergenti, coordinati dal macabro Piacentini (io salvo, eccome!, solo Pagano…). (Ma quello che penso non ha alcun valore). Così ebbi una ben strana sorpresa quando, appena arrivati, ognuno se ne andò in automatico per suo conto, come fossimo in visita ad un museo e per tacita intesa. Lui procedeva con sistema e già una qualche conoscenza della geografia urbana, comandato quasi dal dover testimoniare, con foto passo dopo passo, la correttezza di un conoscere nuovo e diretto. Particolari architettonici, scorci, insomma quello che dicesi mestiere e rispetto verso se stesso. Io praticamente in fuga, alla ricerca di panchine (con la scusa dei postumi di un ictus…), la frustrazione di non trovare un bar in cui proteggermi e guardare non guardare da lontano, cercando rifugio nei passanti o in episodi fisici inattesi, che denotassero una qualche mia attiva testimonianza. Avevo un atteggiamento puramente egoistico, forse perché protetto dalla sistematicità dell’altro, forse perché non volevo ritornare a fare i conti con la storia dell’arte tutta che, con il tempo, mi ha sempre più infastidito e di cui, scientemente, mi sono più volte liberato per procedere meglio in un mestiere che percepivo ridotto a pure sequenze di stereotipi… Al ritorno si continuava a parlare ma più svogliatamente, lui soddisfatto di avere materiali e notizie su cui lavorare, io del tutto fuori controllo dopo il busco risveglio che mi era stato teso, un semplice tranello che risuonava come una goliardica amicale beffa. Nell’eterno girotondo del Grau che a intermittenza continua a sferragliare, nell’indifferenza dei più, nella civiltà dell’ong About, in appuntamenti dati e non dati, così come ci deformò uno strano destino, ora più povero.

 Grazie Francesco di essere stato Francesco… un lungo abbraccio ancora.


Silvia CALAMANDREI

Amico e compagno di una vita, Francesco teneva moltissimo ai suoi contributi su AboutArt, che gli consentivano di spaziare sui temi a lui cari dell’architettura, dell’urbanistica e della storia dell’arte, con una eleganza narrativa che aveva affinato negli anni come divulgatore nelle sue attività didattiche e come commentatore di mostre e visite d’arte con gli amici.

Oltre ai tanti progetti individuali e comuni con Anna Di Noto e altri architetti dello studio GRAU, va ricordata questa sua attività saggistica, che ci teneva a condividere con gli amici e che testimoniava la sua tenace volontà di approfondire e mettere in comune le sue conoscenze nell’ambito della creazione artistica. Negli ultimi anni erano rare le occasioni di incontrarsi, anche poer le limitazioni imposte dalla pandemia, ma Francesco non mancava di segnalare l’uscita di un suo articolo on line, come per proseguire una conversazione amicale che tanto ci mancava. Ancora negli ultimi giorni era intento a scrivere qualcosa su Raffaello, forse una bozza da recuperare dal suo computer.

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Silvia DANESI SQUARZINA

Francesco Montuori, indimenticabile studioso e collaboratore assiduo di Aboutartonline, era figlio di Eugenio Montuori, importante architetto (1907-1982), esponente del movimento Razionalista, che volle rinnovare l’architettura italiana sin dagli anni Venti del Novecento. Le sue opere più note sono la progettazione di Carbonia, città mineraria nel Sulcis, in Sardegna, e la Stazione Termini di Roma. Collaborò con Adalberto Libera, con Giuseppe Nicolosi e numerosi altri architetti di quella generazione. Lo conobbi personalmente quando preparavo la mostra “Il Razionalismo e l’architettura durante il Fascismo” promossa dalla Biennale di Venezia, che si inaugurò a Venezia, nella grande chiesa sconsacrata di San Lorenzo. Presentai circa 800 disegni inediti degli architetti italiani del Ventennio fascista e 30 plastici originali (Terragni, Cattaneo, Figini e Pollini, Piccinato, Ridolfi, Moretti, Del Debbio…). La mostra poi venne richiesta da vari paesi stranieri e si trasferì a Barcellona, Madrid, Parigi, Delft, Berlino, in varie sedi museali. Il catalogo “Il Razionalismo e l’Architettura durante il fascismo”, volume a cura di S. Danesi e L. Patetta, ed. Electa, Milano 1976 (con contributi di Castronovo, Gregotti, Ciucci, De Seta, Patetta, Danesi, ecc.), venne tradotto in varie lingue; la ricerca documentaria, svolta negli studi degli architetti del Ventennio ancora viventi, era la mia tesi di Laurea, relatore Giulio Carlo Argan, correlatore Maurizio Fagiolo. Eugenio Montuori mi fece dono di un prezioso manoscritto di Giuseppe Pagano, con le tavole dell’intero progetto di Portoscuso, che conservo religiosamente.


Patrizia NICOLOSI

ti ricordi Francesco quando…. ?

Un ricordo, un grazie, una dedica di cuore

Vorrei fare proprio così come si usa fare fra artisti, in occasioni random, in un gesto di intesa o di semplice gentilezza reciproca. Quando si dona qualcosa di personale, magari un proprio disegno, fosse anche un semplice abbozzo non finito. Senza tanti fronzoli. C’è un luogo personale e segreto dove ci si capisce … Quando nel 2014, prendendo spunto dai 50 anni del Grau, a studio da Anna e Francesco ci si vedeva tutti, intorno a un tavolo e riprendeva in forma collettiva e cosciente, un discorrere in realtà mai interrotto negli anni … Si valutava il lavoro fatto, opinioni divergenti, anche molto, molti anche i silenzi rumorosi, qualche intesa prima sottovalutata. La solita fascinosa irraccontabile boscaglia di intuiti, attenzioni, fastidi. Così, e non mi ricordo quando, forse all’apparire delle prime idee su e-book da editare in proprio, Francesco disse più o meno queste parole: “Nel vasto universo dei linguaggi figurativi elaborati dallo studio, dobbiamo ammettere che uno di questi non può non dirsi quello di Patrizia. Specie nella produzione degli ultimi anni, nella doppia veste (felicemente ambigua) di architetta-fotografa”…

Non me lo aspettavo, ne fui felice, il mio grazie sincero non smette di farmi sentire quasi in debito verso di lui. Comunque c’è sempre quel luogo personale e segreto dove ci si intende … Ecco perché, qui su About, la cosa più semplice e sincera che posso fare è dedicare di cuore alcune di queste immagini a Francesco, scelte non so come e perché, nel detto e non detto di un irripetibile rapporto. Grazie, grazie Francesco e ben oltre quelle parole che mi fecero felice.

1 Immaginiamo di essere come in un lungo viaggio. Che inizia con te e il fascinoso Partenone
2 Poi in luoghi del caso, dove “ogni cosa illuminata è”.
3 Di fronte a una lavagna, in una scuola in restauro, in Albania, grazie a Roberto.
4 All’interno di quel “campionario di grigi”, che sbiadiva il Grau monumentalista.
5 Dentro la lotta fra il buio di una finestra senza infisso e il segno bianco verticale che qualcuno tracciò.
6 Nell’orizzonte negato del “vista lago di Bracciano”, in un lungo, eterno, giro in tondo.
7 Senza parole
8 In frenetica compagnia di un genio nato in America, da genitori austriaci di cognome Austerlitz.
9 Io e te nel giardino a Piazza Vittorio, Anna e Pino lì attorno, dentro un film MGM, e via dicendo, ciao.

Roma 18 Dicembre 2022