Il Madrigale senza suono. Delitto e passioni nel romanzo di Andrea Tarabbia tra Gesualdo da Venosa e Igor Stravinskij  

di Claudio LISTANTI

Nella Storia della Musica il nome di Carlo Gesualdo principe di Venosa corrisponde ad un artista che ricopre un importante ruolo nello sviluppo della polifonia musicale a cavallo tre la fine del ‘500 ed i primi del ‘600, periodo nel quale produsse un vasto catalogo di opere vocali costituito da musiche di carattere sacro in stile responsoriale a sei voci e da mottetti composti da cinque fino a sette voci. Da quest’ultimo genere nacque una forma più complessa dal punto di vista musicale tramite l’utilizzo di testi poetici profani dando vita quel genere oggi cosciuto con il nome di madrigale. Di quest’ultimo, Gesualdo, fu uno dei più grandi e prolifici autori attuando una costante ricerca di un efficace rapporto tra parola e musica per giungere ad un ottimale fusione tra espressione e suono. Queste straordinarie composizioni sono contenute nei mitici sei libri di madrigali a cinque voci che sono giunti fino a noi e che sono la base di tutti i concerti che prevedono esecuzioni di queste opere.

Fig. 1 Una immagine di Carlo Gesualdo principe di Venosa

Carlo Gesualdo è senza dubbio figura di grande fascino per i meriti musicali ma della sua vita si conosce molto poco a partire dalle date di nascita e di morte che gli ultimi studi hanno stabilito con una certa attendibilità che sia sviluppata dal 1566 al 1613. Della sua biografia si conoscono due principali episodi: l’uccisione, nel 1590, di sua moglie e cugina Maria d’Avalos colta in flagrante adulterio con l’amante Fabrizio Carafa conclusasi in un sanguinoso epilogo e le sfarzose sue seconde nozze con Eleonora d’Este celebrate nel 1594 a Ferrara.

Lo scrittore Andrea Tarabbia è rimasto attratto dalla figura di questo grande artista la cui vita ha ispirato il suo romanzo, Madrigale senza suono, pubblicato da Bollati Boringhieri nel 2019 ottenendo un buon successo di critica e di pubblico che gli ha consentito di aggiudicarsi, lo stesso anno e con pieno merito, la 57ma edizione del Premio Campiello.

Fig. 2 Lo scrittore Andrea Tarabbia

Più che un vero e proprio romanzo, Madrigale senza suono può essere considerato una ‘biografia romanzata’. Infatti traendo ispirazione dai pochi fatti conosciuti della vita del grande artista, Andrea Tarabbia ha saputo dare vita ad un racconto avvincente dove una serie di circostanze sono utilizzate per creare un collegamento tra il passato ed il presente, la vita di Carlo Gesualdo con quella di uno dei più importanti estimatori, Igor Stravinskij.

 

Fig. 3 La copertina di una edizione del libro Expositions and Developments di Igor Stravinskij e Robert Craft

Noti sono i giudizi del musicista russo circa l’opera di Gesualdo. A tal proposito citiamo quello contenuto nel libro ‘Expositions and Developments’ scritto nel 1962 dallo stesso Stravinskij assieme a Robert Craft, suo amico e celebre direttore d’orchestra che citando Gesualdo disse “… uno dei più personali e più originali musicisti che siano mai stati donati alla mia arte…”.

Ed è proprio questa passione che segna il punto di inizio di un affascinante intreccio tra i contrasti della vita privata e l’amore sviscerato per la musica e la sua struttura del principe e il desiderio di Stravinskij di dare corpo a tutti gli impulsi innovativi che Gesualdo volle dare alla sua poetica musicale che si estrinsecò con la composizione del Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD. Costruito su tre madrigali ricomposti per strumenti è il più straordinario riconoscimento che un compositore possa aver concepito per rendere omaggio all’arte di uno dei maggiori artisti di fine ‘500.

Il romanzo di Andrea Tarabbia inizia proprio con Stravinskij che, nel 1960, invia a Glenn Watkins celebre musicologo dell’epoca un’opera letteraria della quale entrò casualmente in possesso dal titolo ‘Cronaca della vita di Carlo Gesualdo principe di Venosa’ scritta nel 1613, anno della morte di Gesualdo, da Gioachino Ardytti che si autodefinisce servitore fedele del principe.

Fig. 4 Il musicologo Glenn Watkins

Al volume allega anche una lettera con la quale chiede a Watkins, che ricopriva anche la carica professore di Storia della Musica e Musicologia presso l’Università del Michigan e considerato tra i più grandi specialisti nello studio della musica rinascimentale e del ‘900, un parere sulla autenticità di tale cronaca della cui veridicità era piuttosto scettico seppur estasiato dal contenuto, anticipando anche il suo progetto di comporre un Monumentum ispirato ai madrigali di Gesualdo da Venosa.

Ne nasce così una narrazione avvincente dove le pagine del diario dell’Arditty si alternano alle opinioni ed ai pensieri musicali di Stravinskij rendendo però agevole la lettura grazie all’utilizzo del corsivo per le parole del musicista che si interpolano con la narrazione di Gioachino, contrasto anche felicemente evidenziato dallo stile di scrittura: linguaggio moderno per il primo e quello più ricercato di fine 1500 per l’altra parte.

La cronaca della vita di Gesualdo è suddivisa in due grandi capitoli, i fatti fino all’uxoricidio e quelli dalle seconde nozze a Ferrara fino alla morte. Assume, spesso, i connotati di vero e proprio romanzo storico di carattere ‘gotico’ dove a molti elementi di stampo evidentemente romantico si contrappongono episodi di orrore. Molto efficace è la descrizione degli oggetti, dei luoghi e delle azioni che portano al completo coinvolgimento emotivo del lettore grazie a momenti dove traspare una non celata sensualità abbinata però anche scene di straripante violenza come l’uccisione di Maria d’Avalos e del suo amante e i frequenti scatti d’ira del principe.

Fig. 5 Il castello di Gesualdo (Provincia di Avellino)

Il Tarabbia ci presenta un Gesualdo personaggio a doppia faccia. C’è quello dagli impulsi artistici, un principe innamorato della musica impegnato costantemente nella ricerca di quelle architetture musicali avanzate fondate su rapporti armonici insoliti le cui sonorità potessero superare tutti gli steccati imposti dagli schemi musicali del tempo per gettare i semi dell’arte musicale futura. Ma c’è anche quello rude e spietato, certo vittima delle consuetudini sociali del tempo ma che al lettore si presenta uomo dai tratti scostanti ed inquietanti.

Nel romanzo non mancano momenti di estremo orrore come la condizione di Ignazio, un personaggio misterioso dalle sembianze mostruose, imprigionato in una cella dei sotterranei del castello del quale, con il procedere del racconto, si capisce la natura di un essere strappato dal ventre di Maria d’Avalos quando fu uccisa, e di cui il principe vuole cancellare l’esistenza annientando la sua crescita fisiologica con la ferocia dalla prigionia più spietata. Nel racconto c’è anche la stregoneria con la feroce condanna a morte di Polisandra, una ‘janara’ (così erano chiamate le streghe nelle credenze popolari dell’Italia meridionale) accusata assieme alla dama di corte Aurelia di aver messo in atto una fattura per ammaliare il principe.

Fig. 6 Giovanni Balducci. La Pala del Perdono, chiesa di Santa Maria delle Grazie, Gesualdo (Avellino)

Nel procedere del racconto si inseriscono significativi pensieri di Stravinskij che, a parte i dubbi sull’autenticità dei fatti raccontati, riesce a farci comprendere come nella sua mente maturano progressivamente tutti i presupposti per la composizione del suo straordinario omaggio all’arte musicale di Gesualdo da Venosa.

Il racconto termina con una lettera che il musicologo Glenn Watkins scrive a Stravinskij in risposta alla sua spedita assieme al testo della cronaca. Anche Watkins è piuttosto scettico sulla veridicità del contenuto dell’opera letteraria di Arditty giudicata molto probabilmente apocrifa anche se contiene delle notizie circostanziate come quelle relative alla cosiddetta ‘Pala del Perdono’ conservata presso la cappella privata della chiesa di Santa Maria delle Grazie nella città di Gesualdo e commissionata al pittore Giovanni Balducci dal principe di Venosa, da sempre considerata una sorta di estrema vendetta nei confronti di Maria e Fabrizio per il loro tradimento, rappresentati avvolti dalle fiamme dell’inferno.

Alcuni documenti contrastano con una idea di odio e vendetta e proprio nelle pagine di questo diario emerge una sorta di certificazione degli intenti devozionali relativi alla richiesta del ‘perdono’ per i peccati commessi. Tutto ciò valorizza le parole pronunciate da Carlo Gesualdo in corrispondenza dell’uccisione degli amanti:

Voglio che tu sappia che io la uccido come marito e come futuro principe di Venosa ma, come uomo, la perdono, la accolgo di nuovo nel mio letto e nella mia casa, e la amo.’
Fig. 7 Il compositore Igor Stravinskij

La lettera termina con tre ipotesi possibili circa il contenuto di questo insolito ‘diario’: si basa su documenti veri, è tutto inventato oppure si può ravvisare la mano dello stesso Carlo Gesualdo. Ma il musicologo avanza una quarta ipotesi particolarmente suggestiva: l’immedesimazione di Stravinskij nella personalità di Gesualdo per trarre la linfa vitale necessaria al compimento del Monumentum. Queste le sue parole:

“…troppo era il fascino di immaginarLa trascorrere l’inverno diviso tra il pianoforte, dove componeva il “Monumentum” e la macchina da scrivere, dove provava ad entrare nella testa di un musico di cui voleva comporre una traduzione.”

Chiudiamo la nostra recensione focalizzando i contenuti di questa particolare composizione di Stravinskij. Il titolo esatto è Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD annum. Tre madrigali ricomposti per strumenti. Fu composta nei primi mesi del 1960 e la prima esecuzione fu a Venezia presso il Palazzo Ducale il 27 settembre del 1960.

Video 1

Igor Stravinskij: Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD annum

Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, direttore Paul Sacher

https://www.youtube.com/watch?v=stUmTP2u3Oo

Il compositore volle rendere omaggio ai 400 anni dalla nascita di Gesualdo come recita il titolo. Come anticipato la data di nascita di Gesualdo è incerta ma oggi si tiene a considerare plausibile quella del 1566. All’epoca di Stravinskij, invece si considerava quella del 1560.

Quanto contenuto nel sottotitolo (Tre madrigali ricomposti per strumenti) valorizza quanto scritto nel romanzo nel quale sono immaginate le parole di Stravinskij a proposito della sua composizione che giudichiamo particolarmente ‘calzanti’ per descrive le intenzioni artistiche dell’autore:

‘Farò dei madrigali senza voce… tre madrigali di Gesualdo suonati e danzati, è questo ciò che ho in mente. Dopotutto, fare musica vuol dire spesso riscrivere, rimescolare, immaginare di nuovo.’

Video 2

Carlo Gesualdo principe di Venosa

Asciugate i begli occhi. Madrigale XIV dal Libro V, Ensemble La Venexiana (Ed. Glossa)

https://www.youtube.com/watch?v=QdBE5f_CoFY

I tre madrigali originali utilizzati sono: Asciugate i begli occhi e (XIV madrigale dal Libro V), Ma tu cagion (XVIII madrigale dal Libro V) e Beltà poi che t’assenti (II madrigale dal Libro VI). Stravinskij riesce a produrre una partitura per certi versi magistrale che riesce a condensare la polifonia vocale tardo cinquecentesca basata quindi solo sull’espressione vocale filtrandola in senso squisitamente novecentesco con un contrappunto affidato ad una piccola orchestra di 18 strumenti con il seguente organico: 2 oboi, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, 2 violini, viola e violoncello.

Claudio LISTANTI   Roma 12 aprile 2020