Il Cardinale Niccolò Perrelli; tra arte, economia e politica ricostruita la figura di un “burocrate esemplare della Camera Apostolica” e della storia romana nei decenni centrali del secolo XVIII.

redazione

Il Direttore dell’Archivio di Stato di Roma, Michele Di Sivo, invita alla presentazione del libro di Antonella Pampalone, Il cardinale Niccolò Perrelli (1696-1772) burocrate esemplare della Camera Apostolica e committente per caso

Il libro ricostruisce per la prima volta la personalità e l’operato di questo illustre personaggio del Settecento romano finora rimasto nell’ombra. Viceversa, nel delicato ruolo di amministratore dei beni della Chiesa, fu un protagonista per responsabilità e oculatezza non comune in tempi assai difficili per le finanze pontificie.

Nato a Napoli nel 1696 da nobile famiglia di origine calabrese, completati gli studi a Roma, dette avvio a una brillante carriera curiale snodatasi sotto sei pontificati, da Innocenzo XIII a Clemente XIV. Funzionario efficientissimo, si mosse con abilità tra le maglie della burocrazia dimostrando integrità rigorosa, discrezione diplomatica, grande prudenza, forte idea di giustizia. Apprezzato da tutti per la specchiata onestà, fu prediletto da Benedetto XIV che gli conferì il prestigioso incarico di tesoriere generale (1754-1759), poi coronato dalla porpora cardinalizia. Ma ancor prima lo aveva nominato soprintendente del porto di Anzio, poi dei lavori del nuovo braccio del porto di Ancona lasciato interrotto da Vanvitelli, incarico che mantenne a vita con zelo encomiabile anche durante il cardinalato; in merito sono molte le novità documentali e le precisazioni aggiunte a quanto acquisito dagli studi precedenti.

Gli incarichi istituzionali gli permisero di entrare in contatto con numerosi artisti e di promuovere l’attività di molti architetti: Luigi Vanvitelli, Carlo Murena, Giuseppe Panini, Giovan Domenico Navone e altri minori, importanti capomastri come i Prada e agrimensori come Qualeatti; ma egli fu committente solo in questo contesto pubblico, mai per coinvolgimento personale, così come il moderato interesse per le opere d’arte non lo convertì in un mecenate: lo dimostra la quadreria esposta nei suoi appartamenti in Palazzo Doria Pamphilj, formata da molti quadri ordinari e da pochi dipinti di paesaggisti e vedutisti in voga, van Bloemen, Locatelli, Giovan Paolo Panini, o di pittori di figura come Chiari e Trevisani. Si spiega così la definizione di “committente per caso” come recita il sottotitolo.

La sua indole riservata, affabile e mite è restituita dal suo ritratto e dal vasto epistolario inedito (quasi 2000 lettere) da cui affiorano in modo schietto i rapporti con i vari corrispondenti, in particolare con gli architetti Carlo e Filippo Marchionni (un centinaio di missive tutte trascritte).

Dall’ampio scavo documentario condotto dall’autrice in tempi diversi e in diversi archivi, ma su tutti domina l’Archivio di Stato di Roma, è emersa una quantità impressionante di materiale che al quadro dettagliato delle modalità operative della Camera Apostolica affianca uno spaccato di grande interesse socio-economico attinente alla storia romana focalizzato sui decenni centrali del secolo XVIII. Questa parte è trattata con scrupolosa minuzia e una varietà di approfondimenti nella seconda parte del libro concepito come un regesto ragionato dei fatti presi in esame in un’ottica di interdisciplinarietà corredata dalla bibliografia, da un vasto repertorio di piante inedite e di altre immagini tutte a colori. Ampia è l’appendice documentaria e accurati sono gli indici analitici di nomi e di luoghi.

Roma 18 Febbraio 2024