Manoscritti miniati medievali e prerinascimentali occidentali. Biblioclastia e ricostruzione digitale. Scoperte 4 miniature di J. P. Ballester

di Carla ROSSI

Biblioclastia e ricostruzione digitale, presentazione del progetto a cura di Carla Rossi

Come scriveva Virgil Cândea nel 1974, in una pubblicazione curata dall’Unesco [1]:

«I manoscritti miniati, per la loro stessa natura, costituiscono un caso particolare ed estremamente doloroso nella sempre tragica storia delle opere d’arte smembrate. I problemi legati alla loro ricostituzione sono tra i più difficili da risolvere e i risultati finora ottenuti sono piuttosto limitati e in molti casi insoddisfacenti» [2].

Da allora molte cose sono cambiate, grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia digitale, ma gli atti di vandalismo nei confronti dei manoscritti medievali e prerinascimentali occidentali sono, se possibile, addirittura aumentati.

Cinquant’anni fa, Cândea lamentava gli scarsi risultati ottenuti nel tentativo di ricostruire fisicamente i manoscritti smembrati, poiché poche istituzioni potevano (e possono tuttora) permettersi non solo di seguire materialmente tutte le aste dei singoli fogli di un manoscritto smembrato, ma soprattutto il costo che un riassemblaggio fisico comporta “altissimo”, visti i prezzi dei singoli fogli; Cândea, pur cercando di trovare una soluzione per arginare il problema, ammetteva che la ricostituzione materiale di un manoscritto non sembrava fattibile, se non in casi molto rari.

La soluzione sulla quale sono modellati i restauri presentati in questi numeri di About Art, non prevede di rimettere materialmente insieme, in tutto o in parte, i manoscritti smembrati. Queste ricostruzioni si basano infatti esclusivamente su frammenti digitali e sono completamente virtuali.

Nell’ambito del WayBack Recovery Method [3] un frammento digitale altro non è che un file immagine caratterizzato da URI, che riproduce (in tutto o in parte) un foglio di manoscritto messo in vendita attraverso vari canali (sia su piattaforme come eBay, Abebooks, Catawiki, o sui siti di galleristi e case d’asta come Sotheby’s e Christie’s). Il metodo offre la possibilità di separare il contenuto grafico e testuale originale dal suo contenitore fisico.

Sebbene lavorare con un frammento digitale di un foglio manoscritto non sia la stessa cosa che operare sul suo originale, disporre di un metodo scientifico sicuro per trovare, riconoscere e riassemblare (in un nuovo contenitore, meno deperibile) il maggior numero possibile di frammenti digitali dello stesso manoscritto, offre l’opportunità di ricreare un manoscritto altrimenti ormai inaccessibile, che rende l’idea di come poteva apparire l’originale, permettendo così confronti stilistici e testuali e ricerche di ogni tipo, con la comodità, inoltre, della consultazione libera del codice riassemblato.

L’enorme numero di Libri d’Ore da riassemblare digitalmente

È un dato di fatto che alcuni dei più grandi dipinti del tardo Medioevo e del primo Rinascimento non sono esposti nelle sale dei musei, ma risplendono dalle pagine dei manoscritti, in particolare dei Libri delle Ore (d’ora in avanti LdO). Nell’Europa tardo-medievale, il LdO era un manoscritto devozionale utilizzato dai laici come guida nelle loro preghiere quotidiane. Questo oggetto privato che stava nel palmo di una mano (un po’ come un cellulare) di lunghezza variabile (da due a cinquecento pagine), veniva prodotto non solo per re, regine e aristocratici, in versioni riccamente miniate, ma anche per i borghesi, in esemplari meno appariscenti, ma comunque ricchi d’oro e di miniature preziose. Dalla metà del XIII secolo fino all’avvento della stampa, i LdO furono oggetto di una produzione massiccia. Ogni persona in grado di leggere ne possedeva più di uno, commissionato per occasioni speciali come matrimoni e nascite.

Essendo dei veri e propri best-seller medievali, i LdO sono anche i manoscritti più smembrati in assoluto e venduti sul mercato del libro antiquario in singoli fogli a prezzi molto alti. Tra questi, il numero di fogli dispersi dei LdO prodotti a Rouen (1450-1525) è immenso.

A partire dal 1998, un gran numero di fogli singoli di Ore di Rouen è stato messo in vendita da diversi rivenditori, dai più piccoli ai più grandi.

Il team di RECEPTIO sta attualmente lavorando alla ricostruzione digitale di circa cinquanta LdO prodotti a Rouen: uno di questi, le cosiddette Ore Whitney, viene descritto poco oltre da Nancy Impellizzeri, promettente ricercatrice del centro RECEPTIO. Ma numerosi sono anche i LdO italiani (estremamente costosi), fiamminghi e spagnoli le cui disiecta membra circolano da due secoli sul mercato antiquario.

La sensazionale scoperta di quattro miniature di un ricco LdO di fattura valenziana, attribuibili a Joan Pere Ballester

Nei giorni scorsi, durante uno dei lavori di ricostruzione digitale, ho rinvenuto quattro fogli con miniature a piena pagina, provenienti da un LdO di fattura spagnola, di cui il Fitzwilliam Museum di Cambridge (fig. 1 e 2)

Fig 1 Cambridge, The Fitzwilliam Museum. Marlay cuttings Sp. 1a, dimensioni : ca 140x100mm
Fig 2 . Cambridge, The Fitzwilliam Museum. Marlay cuttings Sp. 1b, dimensioni: ca 140x100mm

e la Biblioteca Nacional de España (fig. 3 e 4) possiedono ciascuna due fogli.

Fig 3 Madrid Biblioteca Nacional de España, Res. 124. 19, dimensioni: 137 x 103 mm.
Fig 4 Madrid Biblioteca Nacional de España, Res. 124. 20, dimensioni: 135 x 103 mm.

Si tratta di un ritrovamento estremamente importante, che contribuisce a meglio delineare la figura del miniatore valenziano Joan Pere Ballester, responsabile dell’illustrazione di un Messale oggi conservato presso l’Archivio della Cattedrale di Valenzia (Cod. 97) del 1479, il quale ha inoltre contribuito all’unica miniatura a piena pagina del noto Messale di Toledo (Archivio della Cattedrale, Res.1) realizzato per Alfonso Carrillo, arcivescovo di Toledo dal 1446 al 1482 (per entrambi i manoscritti, si veda L. Bosch, Art, Liturgy, and Legend in Renaissance, Toledo, 2000, pp.130-34).

Di recente, la collega Josefina Planas Badenas, dell’Università di Lleida, grande esperta di LdO di produzione spagnola e direttrice della collana HoræHours, della casa editrice Receptio Academic Press, che accoglie le edizioni commentate dei manoscritti ricostruiti nell’ambito del progetto Biblioclasm & Digital Reconstruction, ha pubblicato un interessante articolo sui quattro fogli conservati a Cambridge e a Madrid (Disjecta Membra: cuatro folios procedentes de un Libro de Horas iluminado en el Reino de Valencia, Matèria, Num. 20, 2022, pp. 85-100).

Il LdO da cui provengono tutte queste miniature venne smembrato già nei primi anni dell’Ottocento, verosimilmente dopo una vendita nel Regno Unito, dal momento che le miniature oggi al Fitzwilliam Museum vennero esposte ad una mostra del Burlington Fine Arts Club del 1886 (no. 29, fig. 5), erroneamente schedate come provenienti da un manoscritto fiammingo.

Fig 5 Fig. 5. Catalogo della mostra di frammenti manoscritti presso il Burlington Fine Arts Club, 1889, nr. 29

Ne era proprietario, a quell’altezza cronologica, Charles Brinsley Marlay (1831-1912), membro del Burlington Fine Arts Club, politico e grande appassionato d’arte, che nel 1912 lasciò per legato testamentario al Fitzwilliam Museum una ricchissima collezione di opere, tra cui anche i due frammenti miniati, catalogati sotto la segnatura Marlay Cuttings Sp. 1a e 1b.

Le miniature oggi a Madrid, invece, sono un acquisto recente e questo perché, da quanto ho potuto ricostruire, dal 2018 alcune miniature sconosciute, ma ricollegabili allo stesso LdO di quelle di Cambridge, hanno iniziato a circolare sul mercato del libro d’antiquariato.

Quello che mi pare interessante anticipare in anteprima in questa sede è che le quattro miniature che ho individuato in Svizzera, sino ad oggi sconosciute (figg. 6, 7 e 8, di un’ultima miniatura, quella del Cristo deriso, non posseggo il file ad alta risoluzione), vendute da una nota galleria di Basilea, non solo per dimensioni (135 x 103mm) e stile decorativo provengono senza dubbio dallo stesso codice delle quattro già note, ma possono contribuire a svelare qualcosa in più sulla committenza del manoscritto, data la presenza, in due di esse, del monogramma: CC.

Fig. 6. Miniatura ritrovata, messa in vendita in Svizzera nel 2018, Preghiera nel Giardino del Getsemani Dimensioni: 135 x 103mm
Fig. 7. Miniatura ritrovata, messa in vendita in Svizzera nel 2018, Il Bacio di Giuda, dimensioni: 135 x 103mm, tra le decorazioni in foglie di acanto, nel bordo inferiore, si nota una lettera S e un monogramma CC con lettere giustapposte
Fig. 8. Miniatura ritrovata, messa in vendita in Svizzera nel 2018, Deposizione, dimensioni: 135 x 103mm, tra le decorazioni in foglie di acanto, nel bordo inferiore, a sinistra, si nota il monogramma CC con lettere giustapposte

Provengono tutte dal ciclo iconografico delle Ore della Croce e illustrano la Preghiera nel giardino del Getsemani, il Bacio di Giuda e la Deposizione. Come le miniature conservate a Cambridge e a Madrid, anche queste, secondo quella che era una tradizione fiamminga, si trovano al verso del foglio, con il recto bianco. Questo perché, nel manoscritto originale, il foglio miniato e quello latore del testo (altrettanto riccamente bordato e con iniziale miniata o istoriata) risultavano giustapposti, con grande impatto visuale.

Senza dubbio questa scoperta aiuterà gli storici dell’arte a meglio delineare la produzione di Ballester, la cui carriera valenciana è ben documentata, ma un vuoto tra gli anni 1474 e 1479 indica che il miniatore si trovò lontano dalla città natale.

Carla ROSSI   Zurigo 4 Settembre 2022

NOTE

[1] V. Cândea, Dismembered illuminated manuscripts, in An illustrated inventory of famous dismembered works of art, European painting, Unesco Paris, 1974, Verlag Dokumentation München, pp. 188-194.
[2] Ibidem, p. 188.
[3] Carla Rossi, WayBack Recovery, Manuale Metodologico per la ricostruzione digitale di manoscritti smembrati, Receptio Academic Press, Lugano/London, giugno 2022, DOI 10.55456/WBRM.