Flavia Rovetta e Rosanna Accordino ad Abou Art: dopo Paratissima due critiche d’arte emergenti indicano novità e strategie per il contemporaneo emergente

redazione

La 18^edizione di Paratissima appena conclusa ha visto come curatrici di tre importanti esposizioni due giovani studiose e critiche d’arte, Flavia Rovetta e Rosanna Accordino. Il successo dell’evento espositivo e della rassegna che ogni anno riempie Torino con decine di iniziative culturali e che vede la presenza di numerosi artisti emergenti che propongono lavori altamente significativi, ha portato About Art a porre alle due curatrici alcune domande per capire come un evento del genere possa evidenziare quali siano le novità nel campo dei variegati linguaggi del contemporaneo in termini di ricerca e nuovi valori. Dalle loro risposte si capisce come la rassegna del capoluogo piemontese sia effettivamente una delle più importanti e rilevanti per l’arte contemporanea in Italia.

Da pochi giorni si è chiusa la 18ª edizione di PARATISSIMA, che vi ha visto come curatrici di tre esposizioni; cosa ha significato per voi un incarico così di rilievo ? Potete tirare un bilancio personale di questa importante esperienza?

Flavia Rovetta: Da ex allieva del corso NICE per giovani curatori, organizzato proprio da Paratissima, è stata una grandissima soddisfazione rivestire il ruolo di curatrice per l’edizione di quest’anno: è stato un riconoscimento della mia professionalità, di cui sono molto grata alla direzione artistica. Per la prima volta ho avuto l’occasione di lavorare ad un evento di grandi dimensioni e di risonanza nazionale: è stato un percorso che ha posto numerose sfide, ma che ha rinforzato la mia vocazione per questa carriera.

Rosanna Accordino: L’incarico di quest’anno è stato del tutto inaspettato, per me ha rappresentato un attestato di stima nei confronti del lavoro svolto nelle precedenti edizioni di Paratissima, 2020 e 2021. Ho avuto l’occasione di collaborare con la Direzione artistica nei periodi più difficili, e poter finalmente vivere l’evento al massimo della sua pienezza, in termini di attività svolte e affluenza di pubblico, è stato molto emozionante.

Cosa ci potete dire sulle tre esposizioni curate? Per cosa si caratterizzavano? E considerando che Paratissima è presentata come la “più esplosiva kermesse torinese dell’arte contemporanea” potete confermare questa affermazione?

Rosanna Accordino: “Antifragilità: l’apologia dell’errore” è il titolo della mostra che ho curato in occasione di questa 18ª edizione. Ispirata dal libro “Antifragile” di Taleb, ho voluto celebrare la capacità di Paratissima di cambiare pelle durante le edizioni precedenti, in piena pandemia, pur di non perdere l’occasione di continuare a lavorare e formare giovani talenti dell’arte contemporanea. È questo che rende Paratissima un evento tanto amato dal pubblico torinese, e non solo, ovvero la capacità di crescere e far crescere chi entra nel suo circuito.

Flavia Rovetta: La mostra che ho curato in autonomia si intitola “Jəune! Un gioco da ragazzi”: è stato un percorso di riscoperta della leggerezza, una risorsa che da adulti perdiamo di vista. Attraverso il viaggio nell’immaginario infantile, si impara a ritrovare quel coraggio istintivo nel mettersi in gioco, che permette di affrontare le piccole e grandi sfide della vita. “Unpredictable” è invece il titolo dell’esposizione coordinata con Rosanna Accordino e si focalizzava sulle possibilità inesplorate dell’imprevedibilità: anche in questo caso è stato fondamentale stare al gioco e aprirci con entusiasmo all’eventualità ignota. Le tre mostre sono in linea con lo spirito di Paratissima, una realtà che ama rimettersi in discussione ed esplorare le nuove possibilità con fiducia e un pizzico di follia creativa.

Torino è stata per un periodo di tempo città all’avanguardia nell’arte contemporanea, tant’è che molti artisti hanno trasferito qui il loro atelier; come stanno invece le cose oggi?

Flavia Rovetta: Ho trovato Torino una città molto vivace e aperta all’innovazione, consapevole dei propri punti di forza, di cui la sua celebre art week è senz’altro un’eccellenza. Mi sembra che gli artisti continuino anche oggi a sfruttare le opportunità che la città offre: la stessa Paratissima ha aperto dei bandi per residenze d’artista, in cui giovani creativi possono stabilire per qualche mese il loro atelier nel capoluogo piemontese e avere l’occasione di esporre il frutto della loro ricerca.

Rosanna Accordino: Confermo quanto detto dalla mia collega Flavia. Torino continua a essere fucina di eventi e occasioni per gli artisti. La tradizione si integra perfettamente con l’innovazione, tanto che in questi giorni Paratissima ha inaugurato la seconda edizione della Biennale di tecnologia in collaborazione con l’università.

Tra le numerose rassegne nazionali dedicate all’arte contemporanea a quale livello si potrebbe porre Paratissima a confronto con le biennali, le quadriennali, le art fiera di Milano, di Bologna e così via?

Rosanna Accordino: Mettere a confronto Paratissima con altre fiere potrebbe essere riduttivo. Ciò che differenzia l’evento torinese dalle altre realtà è l’esperienza che l’artista emergente compie. Questo è l’ambiente giusto per chi inizia a muovere i primi passi nel mondo dell’arte contemporanea e del mercato dell’arte, perché ha la possibilità di interfacciarsi e confrontarsi con curatori junior e senior, gallerie e collezionisti, possibilità che le fiere tradizionali non permettono.

Flavia Rovetta: Paratissima è nata proprio in risposta alle fiere internazionali più famose, ma non ha mai voluto sostituirvisi. Offre piuttosto un’alternativa, rivolta soprattutto agli artisti più giovani ed emergenti che non avrebbero – ancora – l’opportunità di esporre in sedi più “istituzionali”. Il suo focus è sull’accessibilità e sulla scoperta di nuovi talenti, una prospettiva sull’arte contemporanea che talvolta le grandi mostre internazionali tendono a mettere in secondo piano. La scelta stessa di avere due giovani curatrici alla guida è sintomo della volontà di guardare al futuro.

Voi che avete il polso del contemporaneo, potete tracciare un breve quadro della situazione attuale? Quanti sono gli artisti emergenti? Quali generi si può dire che al giorno d’oggi vanno per la maggiore e si affermano di più? Potete individuare e delineare le novità che vi sembrano emergere nel senso di idee e tecniche ?

Flavia Rovetta: Non saprei definire una quantità esatta di artisti emergenti: solo per questa edizione di Paratissima ne abbiamo selezionati 104 nelle nostre tre mostre, ma la realtà è estremamente più complessa e variegata. Chiunque decida di investire sulla propria creatività e sul proprio bisogno comunicativo è un potenziale artista, ma è altrettanto certo che non tutti possono diventarlo: bisogna saper raccontare le questioni della contemporaneità con incisività, immediatezza e senza tralasciare la qualità estetica. Al momento credo che la fotografia sia ancora un ambito che lascia ampi margini di ricerca, anche aprendosi alle possibilità estetiche offerte dalla rielaborazione digitale. Sicuramente gli artisti che lavorano con la tecnologia, con opere immersive sospese tra realtà e virtuale, sono quelli che indagano nel modo più diretto e radicale il mondo in cui viviamo.

Rosanna Accordino: Il panorama dell’arte contemporanea è vasto, ma si distinguono ancora certe influenze che ricalcano moltissimo l’arte performativa e quella concettuale del XX secolo. Sono linguaggi che vengono estrapolati dal passato e ricontestualizzati nel mondo tecnologico e comunicativo di oggi. Posso constatare che ci sia molta libertà di espressione e molte più possibilità di accedere a strumenti e tecniche per realizzare i propri progetti, eppure sono pochi gli artisti che riescono ad andare oltre, a rendere davvero unica la propria poetica: preferirei vedere meno prodotti e più ricerca e profondità di pensiero.

Una domanda sul mercato del contemporaneo. È noto che gli artisti più acclamati, tanto per rimanere in Italia, parliamo di Burri, Fontana, Vedova, Schifano, ecc solo per citarne alcuni raggiungono cifre elevatissime anche a livello internazionale; pensate che i loro prezzi continueranno a salire? E se invece doveste indicare ad un collezionista non proprio danaroso su cosa o chi puntare, cosa consigliereste?

Flavia Rovetta: Non mi definisco un’esperta del mercato dell’arte, anzi ne sono rimasta un po’ ai margini, essendomi focalizzata soprattutto sugli aspetti più teorici e critici del mestiere. L’impressione, però, è che i prezzi vertiginosi di alcune opere siano più il frutto di una speculazione che non una concreta risposta al loro valore: ipotizzando che i collezionisti del domani perdano l’interesse “spirituale” nei confronti di determinate opere, non sarà così difficile assistere anche al crollo del loro valore economico. Invece agli aspiranti collezionisti “squattrinati” mi sento solo di dare il consiglio che ho impiegato io stessa quando ho iniziato la mia piccola raccolta di opere d’arte: non acquistate opere d’arte con il pensiero di arricchirvi, perché è improbabile che voi siate i fortunati scopritori del nuovo Jeff Koons; collezionate quello che porta valore nella vostra vita, ciò che vi fa risuonare l’animo di vibrazioni insondabili.

Rosanna Accordino: Il mercato dell’arte ai livelli dei Maestri citati è frutto di continue speculazioni ed è normale che il loro valore sia destinato a crescere, è nell’interesse di chi compra e rivende a mantenere il trend in crescita, e così a cascata le grandi case d’asta e le più rinomate gallerie d’arte che dall’andamento di questo mercato ci vivono. Tornando con i piedi per terra e dovendomi rivolgere a un piccolo collezionista, per prima cosa gli chiederei cosa gli piace, cosa attira la sua attenzione, e se non fosse in grado di dare una risposta, allora lo accompagnerei in giro per mostre e fiere. Iniziare una collezione è un atto di amore incondizionato per l’arte, disinteressato alla crescita del valore economico dell’opera e del quoziente del suo autore. L’arte, la vera arte è per tutti, non è un immobile che si compra, si ristruttura e poi si rivende al doppio del prezzo. Non si acquista un pezzo in funzione del suo cambiamento di valore nel tempo, ma lo si adotta in virtù del cambiamento che può apportare nella propria vita.

P d L  Roma 13 Novembre 2022