Dedicato a Gerace , la città dalle Cento Chiese, l’esordio letterario di Francesco Maria Spano’

Giusy EMILIANO

Il passato è presente?

Francesco Maria Spano’ diventa scrittore con il suo primo libro dal titolo “Gerace. Città Magno-Greca delle Cento Chiese. Storie e immagini rivissute” edito da Cangemi Editore. Un racconto che utilizza il viaggio come paradigma per esplorare uno spaccato di vita durante gli anni ‘70 a Gerace in Calabria.

Il lettore già dalle prime pagine affonda i pensieri in un’intercapedine di ricordi storici e inevitabilmente attiva quelli personali-privati. Il libro è costituito di molte fotografie e questa scelta ne evidenzia un grande attaccamento ai luoghi; i racconti, che accompagnano le foto, creano una sorta di film in bianco e nero, dove la cristallizzazione delle immagini prende movimento come una moviola antica. Spanò, traccia una linea temporale nella quale Gerace, pur adeguandosi ai nostri tempi, porta la propria tradizione in giro per il mondo contaminando luoghi e persone. Questo accade a causa, e aggiungo per fortuna, dei suoi figli emigranti altrove che portano nel cuore ricordi e sapori.

La narrazione stilistica scelta dall’autore è delicata e mai didascalica, i ricordi sono riportati alla luce nel tentativo di colmare i vuoti emotivi che la memoria produce con il passare del tempo. Spanò attraverso il suo libro vuole indurre il pubblico a “riguardare” immagini identitarie facendo un viaggio nel passato e tracciando una continua scia nel presente.  Storicamente e fino alla fine del Settecento pochi viaggiatori si spingono fino alla punta della Calabria. Leggendo i diari e gli appunti di quel periodo storico si comprende come il sisma del 1783 abbia cambiato il modo di viaggiare e di ritrarre i luoghi nel sud dell’Italia.

Nella prima metà dell’ottocento i diari di molti scrittori divennero corredati di disegni che rappresentavano fedelmente i luoghi visitati (molte di queste tavole li possiamo trovare all’interno di musei e biblioteche di mezzo mondo). Questo genere di edizioni, che oggi potremmo chiamare giornalistiche, rendeva i lettori più partecipi e coinvolti nel comprendere meglio i luoghi che erano fedelmente rappresentati.

Nell’agosto del 1847 Edward Lear celebre intellettuale d’oltre manica, soggiorna a Gerace ospite di Pasquale Scaglione; egli riporta in uno dei suoi racconti questa frase

Gerace è di gran lunga il più grandioso e superbo luogo come posizione in generale e come città che noi abbiamo finora visto in Calabria”.

Nel 1852 veniva pubblicato il libro Journal of a Landescape painter in Southem Calabria. Questa copia è custodita presso la biblioteca della British School di Roma.

A Settembre Francesco Maria Spanò ha incontrato la responsabile della Biblioteca per fare una donazione spontanea di una copia di un libro di Edward Lear del 1847 dal titolo Edward Lear in Southern Italy. Infatti, la biblioteca aveva un “vuoto letterario colmato da questo nobile gesto e oggi, nella biblioteca britannica, si possono trovare due testi scritti da Edward Lear e una copia del libro edito da Cangemi scritto da Francesco Maria Spanò. A quest’operazione, ho avuto il piacere di partecipare e di quel pomeriggio mi porto il ricordo di un uomo che con rispetto e cura faceva un gesto che sentiva per continuare a rendere omaggio al suo paese Gerace e a tutta la Calabria.

Gerace, veduta dall’alto

Questi atteggiamenti di devozione e di acuta osservazione sono presenti in ogni pagina del libro da lui scritto, perché autobiografico, colmo di umanità, verità e passione per il passato scevro da nostalgia. La scelta delle immagini è stata ponderata in ogni chiaro-scuro. Le foto dall’autore scelte cristallizzano una realtà passata che non tornerà più ma che tiene il passo al nostro presente. Tentativo riuscito di raccontare aneddoti di un paese, Gerace, che porta con sè tradizioni antiche e propone a un pubblico attento i colori della vita reale. Le immagini sono state raccolte da Spanò grazie alla generosità dei suoi concittadini geracesi. La narrazione è equilibrata in ogni sua parte nella quale lo scrittore restituisce spaccati di vita privata e pubblica, donne con volti solcati dal tempo, immagini di feste all’interno di salotti in palazzi illustri, uomini e donne avvolti negli abiti della domenica, altri riversi nella raccolta delle olive…

Non è raro che l’osservazione di una fotografia possa innescare connessioni intime, utilizzando la nostra storia, perché l’immagine, involontariamente, la racconta. Mi riferisco unicamente alle fotografie private, testimonianze che tracciano la storia, la nostra, la mia…Allora mi domando ma il passato è passato oppure resta nel nostro presente?

Giusy EMILIANO    Roma  10 novembre 2019