Da Caravaggio a Tiepolo, i capricci pittorici di Nicola Ancona, omaggio ai Grandi Maestri

di Michele CUPPONE

La Natività da Caravaggio a Tiepolo. Capricci pittorici “dal sacro al profano” è il cataloghino (60 pp., bilingue) con cui Nicola Ancona presenta un lato piuttosto interessante della sua produzione. Come fa intendere il titolo, l’artista nativo di Bitonto (ma di adozione leccese) ha voluto omaggiare a suo modo i maestri del passato, combinando di volta in volta due o più opere dello stesso autore. Il risultato, è sorprendente: tanto gli innesti sono generalmente riusciti, se necessario ribaltando anche le singole figure, che, specie all’occhio meno esperto e colto, essi potranno apparire copie conformi di un originale. Ciascun “rebus” pittorico è comunque presto svelato dalle elaborazioni grafiche sui dipinti di partenza, in una sorta di gioco didattico che stimola gli stessi conoscitori. Se siamo qui a parlare delle creazioni di Ancona, va detto, è anche per la qualità dei suoi lavori, di recente esposti a Lecce (Chiostro del Seminario, 23 dicembre 2019-2 gennaio 2020). Un talento personale, il suo, che si sviluppa peraltro a partire dalla sua attività principale, quella di restauratore (per lungo tempo restauratore capo del salentino Museo “Sigismondo Castromediano”), cui si lega la grande dimestichezza con la materia. E che, diremo poi, si manifesta in altri soggetti dipinti, più originali (Cfr http://www.nicolaancona.it)

1. Nicola Ancona, capriccio da Caravaggio, Natività

Ma tornando ai capricci pittorici, il loro valore è ben testimoniato nel saggio d’apertura di Francesco Petrucci, che presenta l’artista, l’opera nel complesso e nel suo significato, fino a decifrare i singoli rebus. A partire dalla caravaggesca «Adorazione dei pastori con san Lorenzo e san Francesco dell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, sottratta in un furto nel 1969 e mai più ritrovata – collocata dalla critica recente al 1600 e non al soggiorno siciliano, come si credeva –, [che] viene ribaltata specularmente e incastonata nella stalla dell’Adorazione dei Pastori del Museo Regionale di Messina (1609). Dalla stessa perduta pala proviene anche l’angelo che scende in volo, mentre i volti dei due pastori sono quelli degli apostoli nella Incredulità di san Tommaso della Bildergalerie di Postdam (1600-1601)» (fig. 1).

Seguono, nel saggio e nelle vivaci riproduzioni, capolavori, tutti di tema sacro e più o meno noti al grande pubblico – invitato nel secondo caso ad approfondire, nell’ottica didattica di cui sopra –, di Rubens, Ribera, de La Tour (fig. 2), Poussin;

2. Nicola Ancona, capriccio da de La Tour, Natività

fino ad Antonio Balestra, Giovan Battista Pittoni e, naturalmente, Giambattista Tiepolo. Solo per citarne alcuni dei ben quindici maestri celebrati in questo progetto, per un numero di fonti iconografiche che è chiaramente superiore al doppio; e che affronta movimenti e correnti artistiche diverse, avvicendatesi tra Sei e Settecento, ma sempre con la stessa curiosità d’indagine e impegno manuale.

3. Nicola Ancona, Genesi

Il progetto tuttavia, accennavamo, va oltre la sperimentazione sul passato e si sposta pressoché tutto sul profano, quando include le opere d’arte contemporanea di Ancona. Per una produzione che, negli anni, si è in fondo mantenuta costante dal punto di vista stilistico, tutta basata com’è su tonalità fredde, con un ruolo rilevante giocato dalla luce, le figure per lo più fluttuanti in uno spazio appena definito, e il punto di osservazione mai scontato (fig. 3).

Per Paolo Marzano, che con un testo critico introduce questa seconda parte del catalogo, l’artista guarda «con maturità le relazioni tra figura e spazio» ed è particolarmente interessato all’effetto scenico. Ma, anche qui, egli non rinuncia al dialogo con il passato, tra richiami michelangioleschi e un’originale rivisitazione della caravaggesca Canestra di frutta del Merisi (fig. 4):

4. Nicola Ancona, La canestra
5. Nicola Ancona, copia da Caravaggio, San Francesco in meditazione

l’artista, quest’ultimo, certamente più omaggiato dal maestro pugliese, che vi ha dedicato l’unica copia intesa in senso tradizionale, il San Francesco in meditazione (fig. 5), in cui emerge peraltro una grande capacità mimetica.

In definitiva, pur nella evidente specificità della propria cifra stilistica, appare altrettanto chiaro quanto Ancona abbia assimilato in profondità e nutra un certo rispetto verso la lezione dell’antico, di fatto ancora per tanti ritenuta imprescindibile. Con l’auspicio finale di poter presto conoscere, anche più da vicino, la sua ‘duplice’ produzione che la piccola pubblicazione ben esemplifica.

Michele CUPPONE   Roma 15 marzo 2020