Claudio Cantelmi al MAW di Sulmona. Un viaggio nella memoria alla ricerca dei sentimenti tra foto e istallazioni

di Rita RANDOLFI

Lost / Found di Claudio Cantelmi allo spazio MAW di Sulmona

Il cadeau di Natale che Sulmona ha preparato per chi, in questi giorni, vorrà andare a visitare la cittadina, celebre per i suoi confetti, è l’interessante mostra personale di Claudio Cantelmi, sulmonese doc, ospitata nello Spazio Maw a cura di Italia Gualtieri.

Cantelmi è stato allievo ed assistente di Fabio Mauri, una delle personalità più interessanti del panorama culturale italiano del dopoguerra, con il quale ha iniziato a lavorare nel 1988, assimilandone la poliedrica creatività e le multiformi tecniche d’espressione, e ancora oggi lavora nello Studio Fabio Mauri Associazione per l’Arte, l’Esperimento del Mondo.

Cantelmi si concentra sui grandi temi del ricordo del passato e delle persone che lo hanno animato, del significato dei legami d’amore, che danno l’illusione o realmente superano lo scorrere inesorabile del tempo? dell’importanza dei luoghi, che evocano anch’essi ricordi, e lo fa ricorrendo alle fotografie, alla stampa su acetato o su vetro, materiale fragile e pericoloso al contempo, alle sovrapposizioni di immagini, che sprigionano una poesia intrisa talvolta di nostalgia e dolcezza, tal altra di violenza, solitudine, abbandono.

Nella prima sezione della mostra sono esposte le Intime Architetture: sullo sfondo di finestre, a volte aperte a volte chiuse, balconi, portoni, elementi architettonici, dunque, che mettono in comunicazione un esterno ed un interno, l’occhio dell’artista proietta personaggi, che l’abbigliamento demodé colloca immediatamente in una dimensione temporale trascorsa. I volti sorridenti, le pose impettite, l’abito buono della domenica rinviano ad una società semplice, intessuta di sentimenti positivi, dove il valore della famiglia unita (Intima Architettura. Gruppo di famiglia), dell’importanza della scuola, (Intima Architettura: foto di gruppo) del sogno di un futuro migliore e possibile, sia per l’uomo con il cappello che per la veneziana o per la bambina, sono guardati e proposti con delicatezza ed un pizzico di malinconia.

Struggente è il canto dell’artista che racconta un passato perduto, ma recuperabile attraverso la magia del ricordo, in un viaggio introspettivo tra fuori e dentro, tra l’oggetto artistico e l’anima. L’opera Madre, credenza, campagna del 2015 svela l’essenza del ricordo: il viso giovanile della madre dell’artista, tratto da una fotografia in bianco e nero, simbolo del passato, si staglia contro un coloratissimo campo di papaveri, omaggio a Monet e alla vita che esplode in tutta la sua travolgente bellezza, una vita che non si ferma,  come dimostra il cavallo satinato che ornava il vetro della credenza della cucina di casa Cantelmi, un cavallo in corsa, emblema di un ”panta rei” che  annuncia la realizzazione agognata di progetti a lungo vagheggiati. È come se la mamma dell’artista, come qualsiasi altra mamma del mondo, volesse spronare il figlio a guardare al futuro con ottimismo, perché la vita è un’avventura ricca di meravigliose sorprese, che vale la pena di gustare.

Con Museum Piece, L’inganno dei sensi del 2013, ispirato all’omonimo romanzo di Anne Stuart, Cantelmi invita il visitatore a guardarsi dentro, e a cercare una risposta sul significato dell’amore, su come viene recepito e percepito. Lo stesso viso, illuminato in modo diverso, diventa quello di una donna se riceve più luce, o di un uomo se ne raccoglie meno. Nomi maschili e femminili sono tatuati sulla pelle di entrambi i protagonisti e nelle intercapedini tra i vetri sono disposte le pagine strappate dal romanzo della Stuart, che parlano al postodelle labbra serrate di lei.

L’opera si presta a letture diverse, l’amore è un sentimento universale, che tocca tutti, uomini e donne, ma i nomi riportati sui volti dei protagonisti, che non sono mai accoppiati, raccontano di amori finiti tragicamente, addirittura con la morte per mano dell’amato, tuttavia lo scambio continuo di identità sta a significare che dentro ogni uomo c’è una dolcezza tutta femminile e viceversa in ogni donna ci sono tratti di virilità? L’inganno dei sensi, come dice chiaramente il sottotitolo, lascia libero il fruitore di dare una propria interpretazione non solo all’opera, ma all’amore stesso, suscitando un dialogo intimo e profondo tra Cantelmi ed il suo pubblico.

L’argomento dell’amore viene riproposto in A lui e A lei, ma questa volta si intreccia non solo con il ricordo, ma con la natura che, con i suoi contorni disegna i volti evanescenti, carichi di mistero dei due giovani, quel mistero che ogni essere umano è, per sè stesso e per gli altri.

Con Pulcinellata Cantelmi ci accompagna nel mondo incantato degli artisti di strada: la grazia del movimento del trampoliere, che non è altro che egli stesso, accompagnato dal vento che gonfia morbidamente le stoffe del costume trasporta l’osservatore in un’atmosfera irrealistica, quasi di favola, in un regno dove la fantasia fa credere tutto possibile.

Con la serie Memorie torna il tema del ricordo, ma anche quello dei sentimenti e del rapporto tra uomo donna in relazione al tempo, rappresentato dai granelli di sabbia, una volta contenuti in una clessidra.

L’esposizione si conclude con le stampe Ex VotoPer Grazia ricevuta, dove l’artista recuperando un linguaggio di matrice religiosa, se da un lato ringrazia la vita e le persone che ne hanno fatto parte, dall’altra sembra voler denunciare chi rende l’esistenza di alcuni difficile. Il messaggio ultimo che la mostra vuole lasciare è improntato alla speranza, tutti i personaggi ritratti in fotografia e nelle stampe, anche quelli con il viso coperto, rivendicano il proprio diritto di vivere con dignità, una dignità che il gesto creativo di Cantelmi restituisce loro. Il ricordo dunque è un’utopia, ma un’utopia fiduciosa verso l’avvenire.

Rita RANDOLFI    Sulmona dicembre 2019

Catalogo in galleria con testi di Marcella Cossu e Manuela De Leonardis