“Caspar David Friedrich. Paesaggi infiniti” A Berlino la grande mostra nel 250° anniversario della nascita del grande pittore del Romanticismo tedesco

di Nica FIORI

“Caspar David Friedrich. Paesaggi infiniti”.

La grande mostra all’Alte Nationalgalerie di Berlino nel 250° anniversario della nascita del grande pittore del Romanticismo tedesco

Chiudi il tuo occhio fisico, così da vedere l’immagine con l’occhio dello spirito”:

 E’ questo forse il messaggio più significativo trasmesso da Caspar David Friedrich (1774-1840), pittore di spicco del Romanticismo tedesco, capace come pochissimi altri di rendere il sentimento del sublime nella natura. Per lui il compito dell’artista non consisteva nella rappresentazione fedele di ciò che vedeva, ma piuttosto nel “riconoscere, penetrare, accogliere e riprodurre lo spirito della natura con tutto il cuore e con tutta l’anima”, come scrisse nel 1830.

1 Caroline Bardua, Ritratto del pittore Caspar David Friedrich, 1810, olio su tela, Alte Nationalgalerie, Berlino

Nonostante la fama di cui godette Friedrich in vita, la sua opera cadde per lungo tempo nell’oblio, probabilmente perché, una volta passati di moda gli ideali romantici, egli iniziò ad essere considerato come una figura eccentrica, dai cui dipinti traspariva spesso una malinconia malata e talvolta mortifera.

La sua riscoperta avvenne solo nel 1906 grazie alla leggendaria “Mostra del Secolo Tedesco”, tenutasi nella Nationalgalerie di Berlino, che lo riportò in auge presentandolo come “un eccezionale pittore di luce e atmosfere e un pioniere del modernismo”.

Quest’anno, in occasione del 250° anniversario della nascita, lo stesso museo (ora Alte Nationalgalerie), in collaborazione con il Kupferstichkabinett di Berlino, lo celebra con una altrettanto importante mostra, intitolata Caspar David Friedrich. Unendliche Landschaften (“Caspar David Friedrich. Paesaggi infiniti”), a cura di Birgit Verwiebe, comprendente oltre 60 dipinti e più di 50 disegni provenienti dalla Germania e dall’estero, tra cui Kreidefelsen auf Rügen (“Scogliere di gesso a Rügen”, 1818/1819, Kunst Museum Winterthur), Hünengrab im Schnee (“Tomba nella neve”, 1807, Staatliche Kunstsammlungen Dresden) e Lebensstufen (“Le fasi della vita”, 1834, Museum der bildenden Künste Leipzig), oltre, ovviamente, ai celebri capolavori del museo ospitante.

2 L’Alte Nationalgalerie, Berlino

Alcuni dei musei prestatori (come quelli di Amburgo, Dresda e Lipsia) dedicano a loro volta a Friedrich mostre indipendenti, mentre la città natale di Greifswald lo celebra con un programma di eventi che durerà tutto l’anno. Ricordiamo che Greifswald era all’epoca della nascita del pittore una cittadina della Pomerania svedese sul Mar Baltico, annessa alla Prussia nel 1815.

Il titolo della mostra berlinese rende subito l’idea di ciò che i visitatori possono ammirare, ovvero paesaggi con orizzonti sconfinati, banchi di nebbia, cieli nuvolosi, mari, rocce, montagne, alberi, rovine che inducono a immergersi insieme al pittore in una strabiliante natura simbolica, che lui amava rappresentare soprattutto all’alba e al tramonto.

3 Caspar David Friedrich, Paesaggio boemo con il Milleschauer, 1808 olio su tela, 70 x 104 cm © Albertinum | GNM, Staatliche Kunstsammlungen Dresden, Foto Elke Estel/Hans-Peter Klut
4 Caspar David Friedrich, Piante di salice al tramonto del sole, 1830-1835 olio su tela, 22 x 30,6 cm © Freies Deutsches Hochstift / Frankfurter Goethe-Museum, Foto David Hall

Le sue figure – piuttosto rare – sono spesso viste di spalle e guardano verso un’immensità che appare misteriosa e porta lo spettatore a porsi delle domande esistenziali, tant’è che sono a disposizione dei visitatori grandi cartoline con i dipinti più significativi, per farli interagire maggiormente con l’esposizione scrivendo sul retro le proprie impressioni, come nel caso del dipinto Mondaufgang am Meer (1822, “Il sorgere della luna in riva al mare”) dove si legge Wonach hast du Sehnsucht? (di cosa hai desiderio?).

Questo dipinto raffigura due donne e un uomo seduti su una roccia in riva al mare, che guardano due velieri e il sorgere della luna all’orizzonte. Il disco dell’astro notturno appare seminascosto dietro banchi di nuvole, mentre i riflessi argentei della sua luce brillano sulla superficie scura dell’acqua. Le tre figure, unite forse da parentela, sembrano rassicurate nel vedere le navi che ritornano. La luna con la sua bellezza ultraterrena può essere vista anch’essa come un segno di speranza e forse risveglia un particolare desiderio in chi l’osserva.

5 Caspar David Friedrich, Sorgere della luna sul mare, 1822 olio su tela, 55 x 71 cm Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto Jörg P. Anders

Altre opere trasmettono, al contrario, un sentimento di malinconia e di sconforto, e addirittura di morte, come per esempio Abtei im Eichwald (L’abbazia nel querceto”, 1809-1810), dove una processione di monaci, intenti a reggere una bara, si dirige verso il cancello di una chiesa in rovina (quella gotica di Eldena, vicino a Greifswald, della quale immaginò un portale non esistente), in uno scenario di funebre desolazione.

6 Caspar David Friedrich, Abbazia nel querceto, 1809-1810, 110,4 x 171 cm, Alte Nationalgalerie, Berlino, Google Art Project

Non c’è da stupirsi, visto che la vita di Friedrich è stata segnata da una serie di perdite che hanno inciso sul suo carattere. Orfano di madre a soli sei anni e mezzo, perse precocemente anche due sorelle e nel 1787, quando aveva 13 anni, rischiò di affogare mentre stava pattinando sulla superficie ghiacciata di un lago, che improvvisamente si spezzò facendolo precipitare nelle acque gelide: fu salvato dal fratello Christoffer, che, purtroppo, morì nello sforzo.

Anni dopo, questo tragico episodio ispirerà il pittore per il suo celebre dipinto Das Eismeer (“Il mare di ghiaccio”, 1823-1824, Hamburger Kunsthalle) relativo a una spedizione al polo Nord, condotta con due navi da William Edward Parry tra il 1819 e il 1820. Nel dipinto vediamo i resti del relitto di una nave (la Griper), accumulati l’uno sull’altro insieme a lastre di ghiaccio dai bordi sporgenti e aguzzi, che sembrano anelare verso il cielo. Lo sguardo dell’osservatore è focalizzato quasi esclusivamente sulla parte centrale del dipinto, dimenticando tutto ciò che sta intorno. I colori freddi e cupi contribuiscono a suscitare un senso di ansia e di sgomento.

7 Caspar David Friedrich, Il mare di ghiaccio, 1823/24 olio su tela, 96,7 x 126,9 cm Hamburger Kunsthalle / bpk Foto Elke Walford

La formazione artistica di Friedrich iniziò nel 1790 nell’università di Greifswald sotto la guida di Johann Gottfried Quistorp, docente di architettura e disegno. Furono anni decisivi per il pittore che, unendo la passione per la teologia con quella per la pittura di paesaggio, cominciò a formare il proprio stile. Tra il 1794 e il 1798 proseguì gli studi all’Accademia di Copenaghen, dove conobbe le opere di importanti artisti del suo tempo, e nell’autunno del 1798 si stabilì a Dresda, dove frequentò letterati, poeti e altri pittori della sua generazione.

Nei dintorni della città sassone si immerse nello studio della natura, disegnando con grande precisione alberi, formazioni rocciose e rovine. Nel 1801 ritornò a Greifswald per più di un anno e realizzò delle silografie, con il fratello Christian, disegnando anche malinconiche figure umane, come per esempio Frau mit Rabe am Abgrund (“Donna con un corvo in un abisso”, 1822, Kupferstichkabinett, Berlino).

8 Caspar David Friedrich, Donna con un corvo in un abisso, 1802 ca., silografia di Christian Friedrich, Kupferstichkabinett, Berlino

Prima di cimentarsi nella pittura a olio, egli usò soprattutto l’acquerello e l’inchiostro di seppia. Fu realizzato con questa tecnica il ciclo delle Stagioni, completato nel 1803, quattro opere (delle quali si è persa l’Estate) che danno l’idea del cambiamento della natura e della vita umana, topos centrale nella poetica di Friedrich.

9 Caspar David Friedrich, Autunno, pennello e seppia su disegno a grafite, 1803 Kupferstichkabinett, Berlino

L’affermazione come artista arrivò nel 1805 quando venne premiato a un concorso a Weimar, presieduto da Johann Wolfgang von Goethe.

Dobbiamo lodare l’intraprendenza che l’artista ha infuso in questo quadro. Il disegno è ben fatto, la processione è geniale e opportuna … quest’opera unisce una grande quantità di fermezza, diligenza e pulizia … anche l’acquarello, geniale … è degno di lode”,

dichiarò Goethe premiando il suo lavoro a inchiostro di seppia Processione al Crocifisso, arrivato primo a pari merito con l’altra sua opera, pure a seppia, “Pescatori a riposo nel lago”.

Le immersioni nella natura ebbero sempre una grande rilevanza sulla sua interpretazione artistica della pittura di paesaggio. Molti dei suoi dipinti sono stati modellati su schizzi e studi dei luoghi panoramici scoperti durante le sue ripetute escursioni in giro per i boschi della Pomerania, nei Monti dei Giganti, sulle montagne della Svizzera Sassone e sull’isola di Rügen.

10 Caspar David Friedrich, Il Watzmann, 1824/1825 olio su tela, 135 x 170 cm Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Leihgabe der Deka, Francoforte sul Meno / Foto Andres Kilger
11 Caspar David Friedrich, Scogliere di gesso a Rügen, 1818/1819, Kunst Museum Winterthur, Stiftung Oskar Reinhart, Foto: SIK-ISEA, Zürich (Philipp Hitz)

Già nei primi dipinti, tra cui Das Kreuz im Gebirge (“La croce in montagna”, detta anche “Pala di Tetchen”, 1807-1808) e Morgennebel im Gebirge (“Nebbia mattutina in montagna”, 1808), Friedrich sposò gli ideali romantici stabilendo il suo stile, caratterizzato da un senso di immobilità e isolamento, e da una simbologia religiosa tratta dalla natura. La Croce in montagna costituisce un punto di rottura con la tradizione, che non avrebbe mai contemplato la crocifissione inserita in un contesto naturale.

12 Caspar David Friedrich, La Croce in montagna, particolare, 1805/1807 © Staatliche Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett / Reinhard Saczewski

La Croce è presentata da un insolito punto di vista obliquo senza alcun riferimento diretto all’episodio evangelico. Si tratta di una notevole presa di distanza dai canoni occidentali, dove mai si era vista una simile sinergia fra il tema religioso e la natura. Il critico Basilius von Ramdohr, in particolare, scrisse in un suo articolo che

sarebbe una vera e propria presunzione, se la pittura di paesaggio dovesse intrufolarsi nella chiesa e insinuarsi sull’altare”.

Per controbattere alle critiche mosse da Ramdohr, Friedrich redasse una relazione dove rese esplicite le proprie intenzioni, paragonando i raggi del Sole serale alla luce di Dio Padre.

Nonostante un’accoglienza fredda, questo fu comunque il primo dipinto di Friedrich ad avere una grande pubblicità. Nel 1810 egli fu ammesso come membro esterno all’Accademia d’Arte di Berlino e Federico Guglielmo III di Prussia acquistò due opere lì esposte, Mönch am Meer (“Il monaco in riva al mare”, 1808-1810) e la già citata Abbazia nel querceto, oggi conservate all’Alte Nationalgalerie di Berlino. Entrambi i dipinti suscitarono un ampio consenso e nel Berliner Abendblätter del 13 ottobre 1810 il drammaturgo e scrittore romantico Heinrich von Kleist commentò il “meraviglioso dipinto” del Monaco in riva al mare, nel cui paesaggio insondabile vedeva riflessi i propri pensieri e sentimenti.

Una volta ottenuto il riconoscimento come uno dei leader del Romanticismo in Germania, Friedrich fu eletto nel 1816 membro dell’Accademia di Dresda.

13 Caspar David Friedrich, Il Monaco in riva al mare, 1808-1810 olio su tela, 110 x 171,5 cm, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto Andres Kilger

Durante gli anni dell’Impero e fino alla caduta di Napoleone nel 1815, Friedrich provò un forte risentimento per l’occupazione francese della Pomerania e nelle sue opere espresse il suo sentimento antifrancese, raffigurando siti tipicamente tedeschi, estratti della cultura e della mitologia nordica che comunicavano simbolicamente il senso di orgoglio d’appartenenza al paese e una volontà di indipendenza dal dominio straniero. Appare particolarmente significativo in questo senso il dipinto del 1813, proveniente dalla Kunsthalle di Brema, intitolato Das Grab des Arminius, ovvero la tomba di Arminio, l’eroe germanico che nel 9 d.C. sconfisse nella foresta di Teutoburgo i Romani guidati da Publio Quintilio Varo. Si trattò di una delle più gravi disfatte per i Romani, che non ricostituirono più le tre legioni perse in battaglia.

14 Caspar David Friedrich, La tomba di Arminio, 1813 ca., Kunsthalle Bremen

Il 21 gennaio 1818 Friedrich sposò, con grande sorpresa dei suoi amici, una ragazza di umili origini, Caroline Bommer, figlia di un fattore, dalla quale ebbe tre figli. Da questo momento, pur ispirandosi strettamente alla natura, apparvero più spesso delle figure umane. Ricordiamo in particolare Der Wanderer über dem Nebelmeer (Il viandante sul mare di nebbia) del 1818, che è il suo dipinto più iconico (assente nella mostra), raffigurante un viaggiatore romantico, visto di spalle, che si perde di fronte a un baratro nebbioso nella contemplazione dell’infinito, del sublime, del divino, in un’estrema esperienza interiore e spirituale.

Frau am Fenster (“Donna alla finestra”, 1822), raffigura anch’esso una figura enigmatica in contemplazione. Si tratta della moglie Caroline, che guarda fuori dallo studio di Friedrich. Questo dipinto, ora dell’Alte Nationalgalerie, fu esposto all’Esposizione dell’Accademia di Dresda nello stesso anno in cui fu realizzato. All’epoca la rivista Wiener Zeitschrift für Kunst lo descrisse così:

Un piccolo quadro, che raffigura lo studio dell’artista nella sua peculiare semplicità, con la finestra al centro dello sfondo che offre una vista sull’Elba e sui pioppi di fronte, sarebbe molto veritiero e grazioso se solo Friedrich non avesse seguito ancora una volta il suo capriccio, che ama tanto, di raffigurare le persone di spalle”.
15 Caspar David Friedrich, Donna alla finestra, 1822 olio su tela, 45 x 32,7 cm Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Foto Jörg P. Anders

Con questo “quadro finestra”, Friedrich riprende un motivo romantico di desiderio che collega interno ed esterno, vicino e lontano.

Purtroppo per Friedrich, gli ultimi 20 anni della sua vita furono segnati da un lento ma inesorabile declino, dovuto a una malattia di cui la precisa natura ci è sconosciuta. Nel 1835 fu colpito da un attacco di apoplessia, in seguito al quale produsse solo disegni ed ebbe quindi seri problemi economici. Malato, debole e depresso, morì il 7 maggio 1840 e fu sepolto nel cimitero della Trinità di Dresda.

La mostra berlinese, che si sviluppa su due piani, permette di approfondire la conoscenza del pittore sottolineando il ruolo della sua riscoperta da parte della Nationalgalerie, che attualmente è uno dei musei che possiede una delle più ampie collezioni di opere di Friedrich al mondo. Non dimentica, però, in un’apposita sezione, la perdita di quattro sue opere che appartenevano al Museo. Nel corso della II guerra mondiale i nazisti, per preservare le opere d’arte berlinesi di maggior valore, utilizzarono le Flaktürme, tre torri in cemento armato, destinate alla difesa antiarea, in grado di resistere ai bombardamenti, ma negli ultimi giorni di guerra due successivi incendi devastarono la Flakturm di Friedrichshain, dove erano state riposte molte casse piene di opere d’arte. La collezione di scultura perse circa un terzo dei suoi pezzi e oltre 400 dipinti si ritiene siano andati bruciati.

Tra le diverse tematiche affrontate, ricordiamo quella delle coppie di dipinti (tipo “paesaggio mattutino” e “paesaggio serale”), il processo creativo, i ritratti, che ci mostrano le fattezze del pittore e perfino un suo Autoritratto, la sua influenza su altri artisti e le copie di sue opere eseguite da altri. Il percorso espositivo si conclude con le opere dell’artista contemporaneo Hiroyuki Masuyama (nato nel 1968), che sottolineano la continua attualità del grande pittore romantico con fotomontaggi retroilluminati che ricostruiscono e interpretano i dipinti di Friedrich.

16 Fotomontaggio di Hiroyuki Masuyama, ispirato a Mondaufgang am Meer, 2018

Nica FIORI   Roma  5 Maggio 2024

 “Caspar David Friedrich. Unendliche Landschaften

Alte Nationalgalerie, Berlino, Isola dei Musei

Dal 19 aprile 2024 al 4 agosto 2024