Caravaggio Napoli, scoop rinviato, trionfa la diagnostica. Il commento di Stefania Macioce

di Stefania MACIOCE

Nelle giornate del 13 e 14 gennaio 2020 si è svolto a Napoli, nella Sala degli Arazzi del Museo di Capodimonte, il convegno Caravaggio a Napoli. Ricerche in corso, una riflessione da parte di un cospicuo parterre di studiosi a chiusura della mostra Caravaggio Napoli terminata nell’aprile 2019.

Le relazioni hanno avuto come oggetto i risultati delle indagini sulle problematiche aperte relative a diversi ambiti di ricerca, con particolare riguardo alle approfondite esplorazioni nel campo della diagnostica  sulle opere napoletane del Merisi. Prima tra tutte la grandiosa tela caravaggesca con le  Sette Opere di Misericordia (cm.390 x 260) analizzata in particolare da Marco Cardinali e Bruno Arciprete, mentre M. Beatrice Ruggeri si è soffermata sulla Flagellazione.

In relazione ai risultati diagnostici, di grande interesse l’intervento di Rossella Vodret sulla Giuditta di Tolosa, la cui vicenda è stata, come noto, oggetto di un animato dibattito critico circa i problemi attributivi: tale analisi, cui ha fatto seguito l’intervento di Gianni Papi, ha fornito ulteriori elementi di valutazione sulla presenza di Caravaggio nella bottega del pittore fiammingo Louis Finson. Notevoli per qualità gli apporti critici dati dalla ricerca documentaria, con particolare riferimento all’intervento di Francesca Curti, che ha sapientemente ricostruito le vicende della Maddalena in relazione alla proprietà del dipinto da parte di una facoltosa famiglia perugina.

Ricchissimo di spunti e novità è stato poi l’intervento di Giacomo Berra, che ha analizzato un quantitativo rilevante di lettere inedite della famiglia Colonna, attraverso le quali lo studioso ha seguito il viaggio marittimo che la marchesa di Caravaggio Costanza Colonna e il di lei figlio Fabrizio Sforza Colonna, comandante generale delle galere maltesi, intrapresero nel luglio del 1607 da Genova a Napoli, con soste anche in altri porti. A Napoli Costanza Colonna, grande protettrice del Merisi lo ricordiamo, incontra a lungo il Ricevitore di Malta fra Giovanni Andrea Capece, che si occupava per conto dell’Ordine anche degli imbarchi sulle galere: è dunque probabile che in tale occasione abbia avuto luogo l’accordo per il passaggio di Caravaggio da Napoli alla volta di Malta, forse sulla galera di Fabrizio Colonna, come ebbi a sostenere in accordo con Maurizio Calvesi diversi anni fa.

Inizia a Napoli la cruciale vicenda dell’ultimo Caravaggio dopo i drammatici fatti romani, una vicenda che di certo ha contribuito ad alimentarne lo straordinario mito. L’artista è sempre in fuga verso una sorta di terra promessa, una fuga che si concluderà nel 1610 con la tragica morte sulla spiaggia di Porto Ercole, così come narrano le discusse fonti, nel tentativo di riavvicinarsi a Roma e ottenere la revoca del bando capitale.

I viaggi di Caravaggio sono un elemento non trascurabile nella costruzione di quell’epopea caravaggesca che ha dato origine a una letteratura sul personaggio e motivo della sua crescente fascinazione. Il potere attrattivo dell’arte di Caravaggio oltre cha dal suo indubbio genio, sembra quasi trarre vigore dall’azione di forze ancestrali antiche, eco lontana di un’altra straordinaria vicenda, quella di Odisseobello di fama e di sventura’, l’eroe acheo che per anni cerca di tornare a Itaca e l’Odissea del resto è in realtà la narrazione di un viaggio.

Caravaggio nuovo eroe la cui inquietudine sembra quasi l’evocazione subliminale dell’eroe antico: Roma come Itaca è un paragone forse ardito, ma la trepidazione del viaggio, il desiderio del ritorno in patria divengono metafora di una inappagabile ricerca, come cantava Konstantinos Kavafis:

”E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso./Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso/già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”.

Stefania MACIOCE   Roma  19 gennaio 2020