“Caravaggio alle specchio”. Importanti conferme e inedite e puntuali riletture nel libro di Sergio Rossi

di Dalma FRASCARELLI

Sergio Rossi, Caravaggio allo specchio tra salvezza e dannazione, Editori Paparo, Napoli-Roma 2022

Il volume di Sergio Rossi, Caravaggio allo specchio tra salvezza e dannazione, edito da Paparo, presenta numerosi motivi di interesse e offre diversi spunti di riflessione sull’opera e la personalità del grande maestro lombardo.

Il testo ripercorre le vicende umane e artistiche del Merisi individuando dei nodi tematici sui quali l’autore si concentra, apportando importanti conferme o proponendo inedite e puntuali riletture rispetto a quanto stabilito dalla storia critica. In particolare, tra le questioni più rilevanti affrontate, si segnala una nuova considerazione della committenza Mattei; uno studio sistematico dei diversi autoritratti che, con funzioni diverse, compaiono nei dipinti di Caravaggio e, infine, un’indagine sulla controversa iconografia della Vergine, giudicata “sconveniente” dalle fonti coeve e reputata indicativa di un sostanziale ateismo da alcuni studiosi di età moderna.

Un argomento così complesso come quello dell’opera caravaggesca, con i problemi di attribuzione, datazione e interpretazione iconologica ad essa connessi, esige precise scelte di carattere metodologico a cui l’autore non si sottrae. E proprio l’approccio metodologico è uno dei motivi di interesse che qui preme porre in evidenza. Fin dalle prime pagine emerge la considerazione del dipinto alla stregua di un documento ricco in sé di informazioni che vanno sempre osservate e poste in dialogo con quelle fornite dalle carte d’archivio e dalle fonti letterarie.

È questo il senso della premessa che Sergio Rossi pone in apertura scrivendo:

«Se in questa sede non ci si sente di condividere in toto la tesi estremistica di Roberto Longhi, secondo cui l’occhio del conoscitore deve comunque prevalere su qualsivoglia “stravolgimento documentario”, non si può tuttavia negare che oggi si tenda eccessivamente a far prevalere documenti spesso incerti e traballanti rispetto a ponderate ricostruzioni di carattere stilistico e formale».

A seguito di questa premessa, Rossi respinge l’ipotesi di spostare in avanti l’arrivo di Caravaggio a Roma, proposta sulla base dell’interpretazione di alcuni documenti recentemente rinvenuti, opponendo ad essa non solo l’elevato numero di quadri che si dovrebbero concentrare in un periodo troppo breve, ma soprattutto il considerevole scarto stilistico che tali opere indubbiamente presentano e che difficilmente può essere maturato nel giro di un limitato lasso di tempo.

Proseguendo nel testo, il lettore si rende ben presto conto di come la fondamentale importanza attribuita da Sergio Rossi alla valutazione delle informazioni che le immagini contengono non riguardi solamente la forma, lo stile, ma anche i contenuti, le iconografie. Infatti, è proprio grazie ad una lettura attenta dei soggetti che lo studioso riesce a non cadere nell’errore di avallare e seguire i topoi elaborati dai biografi dell’artista, contemporanei o successivi, spesso ripresi dalla critica moderna che li ha considerati come indiscutibili verità.

Rossi rilegge Caravaggio all’interno della sua dimensione storica, ma anche alla luce dell’indubbia singolarità della sua personalità, evitando il rischio di appiattirla su cliché epocali che indurrebbero a ritenere il pittore un devoto acritico o un ateo impenitente, finendo peraltro col dimenticare che compito della ricerca storica non è certamente quello di istituire tribunali della coscienza.

Ancora una volta la questione è metodologica: la complessità non può essere ridotta a facili semplificazioni, ma va affrontata restando tenacemente ancorati a ciò che le immagini pongono di fronte agli occhi di chi le guarda. Seguendo tale approccio, risulta innegabile il fatto che Caravaggio non solo non esclude il divino dall’orizzonte umano, ma lo pone al centro del dramma dell’esistenza stessa dell’uomo, fatta di cadute e redenzioni, tenebre e luci, condanna e grazia. Tuttavia, anche di fronte all’inoppugnabile evidenza offerta dalle immagini e dalle tradizioni iconografiche alle quali esse si riferiscono, sono ancora in molti a sostenere una presunta ignoranza del Merisi che nulla avrebbe conosciuto in fatto di sacre scritture e catechismo, di iconografia sacra e di liturgia, reputati argomenti noti solo a certi eruditi studiosi che si ostinano a vederli nelle opere dell’artista. Scrive lo studioso:

«Non ostante tutte le evidenze, l’immagine di un Caravaggio ignorante e circondato da committenti e mecenati ignoranti quanto lui, eretico o addirittura ateo e capace di dipingere solo quello che aveva davanti agli occhi è purtroppo dura a morire».

E se, a difesa della «cultura e memoria artistica prodigiosa» di Caravaggio evocata dall’autore del volume, si volessero ricordare i libri della famosa cassa inventariata nella casa del pittore, ci sarebbe comunque qualcuno pronto a sostenere, sotto l’azione dell’irresistibile fascino del modello plutarchiano, che tra quei libri ci fossero i testi di Giordano Bruno, senza poter addurre prova alcuna, ma avallando così l’immagine di un Caravaggio eretico.

Il volume di Sergio Rossi ha dunque il merito di condurre il lettore dentro quella cultura controriformata, profondamente intrisa del pensiero allegorico e, allo stesso tempo, dell’urgente necessità di rendere verosimile il sacro, vissuta in modo assolutamente personale dal maestro lombardo, certamente lontano dalla militanza tra le fila degli atei dell’epoca.

L’autore sfata, poi, un altro dei più tenaci luoghi comuni desunti da una lettura non sempre corretta delle fonti. Rilevando con accuratezza alcune soluzioni iconografiche, certi modelli e tipologie di volti che ricorrono in quadri eseguiti dal Merisi anche a distanza di molto tempo, lo studioso evidenzia le straordinarie capacità del pittore di raffigurare la realtà “a memoria” e non solo in presa diretta. Di qui la necessità, sottolineata da Rossi, di accostarsi alle singole opere tenendo a mente l’intera parabola artistica del Caravaggio caratterizzata da una non comune coerenza concettuale e formale. Una coerenza apprezzabile anche nell’attività critica e nell’interessante volume di Sergio Rossi.

Dalma FRASCARELLI  Roma 30 Novembre 2022